Beato Giacomo Alberione

Opera Omnia

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LA SPERANZA

[72] Quando facciamo le nostre cose, quando eseguiamo i doveri della giornata, giova sempre tener presente queste tre verità: 1) che il Signore è presente per comunicarci la sua volontà: ci ispira, ci invita a compiere quel sacrificio, quell'opera buona; 2) mentre ci comanda, egli ci offre la grazia di compiere l'opera, perché conosce la debolezza dei suoi figli. È di fede che ognuno riceve le grazie sufficienti per adempiere la volontà di Dio; 3) il Signore ci promette il premio. Ad ogni azione anche più piccola, è legato il premio: «Ciascheduno riceverà il premio secondo la propria fatica»1.
Sovente noi guardiamo solo la cosa che si deve fare e ci sembra pesante, difficile. Bisogna che esercitiamo sempre la speranza che ha per | [73] fondamento la bontà e l'onnipotenza di Dio. La speranza ha due oggetti: gli aiuti necessari e il Paradiso. S. Paolo la definisce «fortissimum solatium: fortissimo conforto»2. E la speranza è veramente il fortissimo conforto della vita. È l'ancora sicura per la nostra anima. Con questa speranza dobbiamo camminare verso il cielo dove Gesù attende i suoi. La speranza è la vigilia della beata eternità.
La speranza è definita «quella virtù teologale che il Signore ci ha infuso nel Battesimo e con la quale noi confidiamo di ottenere il Paradiso e le grazie necessarie per meritarlo».
Chiunque fa un'opera buona acquista tre cose: aumento di grazia e di merito; le grazie attuali necessarie per compiere le opere buone; la vita eterna. Ma - notate bene - queste tre cose si ottengono sempre dall'anima in grazia, ed è di fede. Dunque non è una specie di fiducia, cioè una speranza vaga, ma è di fede in modo che se uno dubitasse commetterebbe peccato grave.
Ma notate: quali sono le grazie che si ottengono sicuramente? Forse che non tempesti? No. Quelle che otteniamo sicuramente, di fede, de condigno ossia per giustizia, sono: aumento di grazia e di merito; grazie attuali, premio. Quali sono gli
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oggetti della speranza? Sono due: materiale e formale. Oggetto materiale: aumento di meriti; grazie, premio. Oggetto | [74] formale: motivo della speranza: perché Dio è buono, ha promesso, è fedele alle sue promesse.
Gli atti della speranza si riducono a quattro: 1) Attesa del premio. Viviamo in attesa della ricompensa. 2) Desiderio del Paradiso (amore di concupiscenza): «Cupio dissolvi et esse cum Christo»3. Amare Gesù, desiderare il Paradiso per unirsi a lui è, in pratica, la stessa cosa. Quindi quanto più un'anima ama Gesù tanto più desidera il Paradiso e quanto più un'anima desidera il Paradiso, tanto più ama Gesù. 3) Ferma fiducia di ottenere tutte le grazie necessarie al conseguimento del premio che si desidera. 4) Timore di perdere Dio e quindi il Paradiso, col peccato. Quindi la speranza è un conforto, ma temperato dal timore di offendere Dio (timore filiale).
Il frutto degli Esercizi di quest'anno dev'essere questo: aumentare la speranza. La speranza è virtù necessaria di necessità di mezzo e di precetto, poiché, come «senza la fede è impossibile piacere a Dio»4, così «noi siamo salvati per mezzo della speranza»5. La speranza è necessaria come è necessario respirare per vivere. Chi non spera non può andare in Paradiso. Inoltre questa virtù è di precetto. S. Paolo dice a Timoteo: «Praecipe sperare: comanda che sperino»6.
Vi sono delle animucce, le quali quasi quasi credono di fare un atto di presunzione a desiderare | [75] il Paradiso. Errore gravissimo! Dobbiamo sperare! Tu non ti fondi sull'incerto, ma su Dio vivo! Gli impedimenti a ben sperare sono tre. [Il primo è] l'affetto a questo mondo. Vi sono persone così attaccate alla terra che non riescono più a staccarsi e ve ne sono altre invece così elevate che vivono col cuore più in cielo che in terra. S. Filippo Neri era talmente staccato da tutto ciò che è terreno che, quando il Papa gli offerse il berretto cardinalizio, lo buttò in aria esclamando: Paradiso, Paradiso!
Guardarsi bene dall'affetto a questo mondo. Quando si è cambiate di casa pensare al Paradiso. Nessun attaccamento alle sorelle
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agli uffici. Non farsi un piccolo nido e poi pretendere di non essere più disturbate: la vita è battaglia!
Secondo impedimento alla speranza è la disperazione, lo scoraggiamento. Questo può avere tre gradi: il primo è la tristezza, la noia; il secondo è il languore, il raffreddamento; il terzo è un certo qual torpore per cui l'anima dice: Non riesco a farmi santa, e fa quasi un proposito determinato di non lavorare più per santificarsi.
Terzo impedimento è la presunzione, cioè la fiducia di salvarsi anche senza tanto sforzo.
Può avere tanti gradi: credersi già buone; avere molta fiducia in quello che si è fatto. Non fidatevi mai di quello già fatto: è poi sempre ben fatto? E Dio - che trova macchie negli angeli7 - non troverà poi nessuna macchia? Non | [76] disperare, ma neanche presumere. E se il nostro passato è tanto meschino di meriti? Guardare il Crocifisso: in lui troviamo i veri meriti. «In te, Domine, speravi!»8. Non sperare nei nostri meriti, ma nella bontà e misericordia di Gesù.
La suora può e deve sperare il Paradiso e le grazie necessarie per meritarlo non solo come tutti gli altri cristiani, ma ancora per motivi speciali: per la sua vocazione che è vocazione ad un Paradiso più bello che si deve meritare con una vita più bella, più santa. La vita religiosa è solo un mezzo: il fine è un maggior premio in cielo. Se voi avete fatto i voti, siete sicure di essere chiamate alla vita religiosa e quindi ad un Paradiso speciale. Inoltre voi avete, nella vostra vita, la prova di una misericordia speciale di Dio. La vostra vita non è forse la storia delle finezze, delle delicatezze della SS. Trinità? Chi è chiamato alla vita religiosa vuol dire che ha già ricevuto un'anima superiore a quella comune.
Si è adoperato per voi il Padre celeste; si è adoperato Gesù comunicandovi le sue grazie; si è adoperato lo Spirito Santo infondendo nelle vostre anime un fuoco celeste. La prova dunque che la suora deve sperare più degli altri la porta in se stessa. Dio non abbandona coloro che non lo abbandonano. E voi non volete abbandonarlo. Anzi siete qui apposta, fate gli Esercizi per confermare i vostri cuori nell'amore.
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Noi siamo sicuri della nostra risurrezione perché Gesù è risorto9 - dice S. Paolo - e S. Leone | [77] va più avanti e soggiunge: «Se
Gesù Cristo è asceso al cielo anche noi ascenderemo al cielo»10.
La speranza deve essere la virtù dell'anno in corso. Se voi avrete molto viva la fede nell'ultimo articolo del Credo: «Credo vitam aeternam», camminerete più svelte nella via della perfezione, anche senza ricorrere a tanti metodi. Camminate svelte! Amate! Come si fa ad amare? Si ama. Si desidera il Paradiso. Farsi sempre coraggio col pensiero del Paradiso. Tendere a Dio direttamente e fissare in lui i nostri sguardi sicure di ottenere in ogni nostro lavoro aumento di grazie e di meriti e alla fine della vita, il premio. Allora troveremo Gesù che ci dirà: «Veni, coronaberis!»11.
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1 Cf 1Cor 3,8.

2 Eb 6,18.

3 Cf Fil 1,23: «Desidero di morire e di essere con Cristo» (Volgata).

4 Eb 11,6.

5 Rm 8,24.

6 Cf 1Tm 6,17.

7 Cf Gb 4,18.

8 Cf Sal 31,15: «Io confido in te, Signore».

9 Cf 1Cor 15,20.

10 Dai Discorsi sull'Ascensione, riportato nel Breviario Romano, Solennità dell'Ascensione, II Notturno, lectio VI.

11 Ct 4,8: «Vieni... tu sarai coronata» (Volgata).