Beato Giacomo Alberione

Opera Omnia

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ISTRUZIONE IV
PREPARAZIONE ALLA MORTE

[37] Nostro Signore, nel S. Vangelo, non ci dice di prepararci alla morte, ma di stare preparati.
Egli ha istituito dei mezzi che si devono ricevere come preparazione immediata alla morte (gli ultimi sacramenti), ma alla morte dobbiamo fare una preparazione mediata, con una vita buona. Per questo Gesù ci dice: «Estote parati»1, perché molti muoiono di morte improvvisa senza poter ricevere gli ultimi sacramenti e quindi vanno al di là come sono. E bisogna dire che, anche quando la morte è preceduta da una malattia lunga, non sempre questa malattia serve di buona preparazione alla morte, perché non sempre è santificata. Inoltre, nei casi ordinari la morte coglie l'infermo quando questi meno se l'aspetta, anzi, quando crede di star meglio. E | [38] vi sono anche le lusinghe di quei che lo circondano e che si ascoltano sempre volentieri, nella speranza di una prossima guarigione. Ascoltiamo invece il divino Maestro che ci avverte di stare sempre preparati. Gesù fece la morte più bella, ma a tale morte egli si era preparato non solo con una preparazione immediata nell'orto del Getsemani, nell'accettare la sentenza di Pilato, sulla croce, ma anche con una preparazione mediata: tutta la vita santa.
Noi moriamo perché siamo nati. Gesù nacque per morire: cioè prese un corpo e un'anima per redimerci e meritarci la salvezza colla morte. Gesù disse di stare preparati: infatti, chi è che sul letto di morte si confessa bene, riceve i sacramenti in modo edificante, chi è che premette sante espressioni e perfetta rassegnazione alla volontà di Dio? Chi fu sempre pronto con una vita buona. Chi invece non fece una vita fervorosa, in punto di morte resta agitato e turbato.
Leggiamo le parole di Gesù: «Sint lumbi vestri praecincti et lucernae ardentes in manibus vestris et vos similes hominibus exspectantibus dominum suum quando revertatur a nuptiis: State pronti pel viaggio all'eternità, coi fianchi cinti e con le lucerne accese, come coloro che aspettano il loro padrone quando torni
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dalle nozze per aprirgli appena giungerà e picchierà alla porta»2. Chi sta in attesa della morte, non si stupisce quando questa viene, come chi sta in una | [39] stanza ed aspetta una persona, non si stupisce quando sente bussare. Mentre chi non aspetta la morte, al suo arrivo resta stupito, sconvolto, agitato. Chi è preparato alla morte, al suo arrivo si allieta al pensiero della vicina ricompensa e cerca solo di passare con più fervore le ultime ore di vita.
Beati i servi di Dio i quali sono così pronti che, quando arriva il padrone, li trova intenti a fare il bene. Essi non provano vergogna. Facevano la volontà di Dio, il piacere di Dio, consideravano Dio presente. E ora sono lieti di una visita così sensibile del Signore. Si vergognerebbero forse i mietitori se, arrivando il padrone nel campo, li trovasse intenti al lavoro e coperti di sudore? Non si vergognerebbero certamente, ma sarebbero contenti del suo arrivo. Beati i servi che il padrone troverà coperti di sudore tutti intenti a lavorare con intensità! E se anche il padrone verrà di notte, magari alle due o alle tre, e troverà i servi nell'atto di compiere la volontà di Dio, beati quei servi, poiché allora egli si cingerà e li servirà a mensa3, ossia li introdurrà ai gaudi eterni che occhio umano non vide mai né orecchio poté mai udire4.
Le condizioni per essere sempre pronti alla morte sono quattro:
1) Essere senza peccati sia gravi e sia veniali.
2) Bisogna che ci sia ancora una buona provvista di meriti, perché in punto di morte non | [40] v'è più il tempo di farne, ma di trovarne fatti. Si potrà dire: Io mi confesso. Confessarsi è buono
e necessario, per ottenere il perdono dei peccati, ma la confessione non ci dà mica i meriti che non ci siamo fatti!
Se uno morisse a quaranta - cinquant'anni, dopo una vita trascurata, può confessarsi, sì, ma i suoi anni vuoti resteranno vuoti per tutta l'eternità in cui ognuno riceverà la mercede secondo il lavoro5 che ha fatto. Ma chi non ha lavorato? Ognuno si porterà appresso ciò che ha fatto in vita, sia di bene come di male: ciò che manca non si improvvisa.
3) Per essere pronti alla morte occorre che ci sia già stata la penitenza dei peccati commessi, perché sia cancellato anche il Purgatorio.
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4) Essere in disposizione di fervore perché l'anima rimane poi nello stato in cui la morte la coglie. La vita è preparazione al Paradiso. Preparazione della mente, della volontà, del cuore e del corpo. Preparazione della mente vuol dire: vivere di fede; pensare secondo i principi della fede; considerare il nulla della vita, l'importanza delle cose eterne; escludere dalla mente tutto ciò che spiace a Dio; pensare a Dio o alle cose che sono di servizio di Dio. Preparazione della volontà. Che la volontà sia ferma nella virtù. Bisogna orientare la vita in modo che sia mezzo per acquistare il Paradiso. | [41] Preparazione del cuore. Amare solo Dio; escludere l'amore a tante sciocchezzuole della terra. Santificare il cuore con delle belle Comunioni e sante Messe; santificarlo amando santamente le persone che ci circondano, le sorelle. Amare la SS. Vergine, i santi, le cose sante. Preparazione del corpo, perché anche il corpo è destinato al Paradiso. Andrà in Paradiso il corpo di chi è mortificato, vigilante sui sensi; il corpo che si è consacrato a Dio nella purezza; il corpo di chi si affatica e soffre per Dio.
La morte è la fine della vita. È la separazione dell'anima dal corpo. Il corpo muore e l'anima vola a Dio fino a che, nella risurrezione finale non si riuniranno e al giudizio universale non andranno insieme a ricevere la ricompensa di quello che assieme operarono sulla terra. Ma la morte conviene attenderla ogni giorno, perché - dice il Signore - viene come un ladro di notte6.
La conclusione è chiara. Noi vogliamo star pronti, con l'anima pura da ogni peccato, con la penitenza fatta, con i meriti radunati, ricchi di fervore e particolarmente con una buona preparazione della mente, della volontà, del cuore e del corpo.
Santificare tutti i giorni della nostra vita per meritare di uscire da questo mondo nella grazia di Dio.
Una buona morte bisogna meritarla con una buona vita. Può darsi che uno il quale è vissuto | [42] male faccia una buona morte, ma non bisogna fidarsi di convertirsi all'ultimo momento, bensì assicurarsi la buona morte con una buona vita. Vediamo dunque qual è la nostra vita, come sono le nostre opere: se sono oro o argento, o pietre preziose o legno o fieno o stoppia.
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1 Cf Mt 24,44: «Voi state preparati».

2 Cf Lc 12,35-36.

3 Cf Lc 12,37.

4 Cf 1Cor 2,9.

5 Cf 1Cor 3,8.

6 Cf Mt 24,43.