Beato Giacomo Alberione

Opera Omnia

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5. UMILTÀ*

Gesù diede una buona lezione di umiltà ai farisei: Quando sei invitato a tavola «recumbe in novissimo loco»1.
Noi a che posto ci mettiamo davanti a Dio? Può essere che ci crediamo più santi di altri, può essere che facendo il confronto tra noi e gli altri, crediamo di avere più virtù e quindi di essere stimati di più dal Signore. Invece tu tienti per l'ultimo peccatore, poi, al giorno del giudizio può darsi che il Signore ti dica: Vieni più avanti.
Grande lezione quella che ha dato Gesù, lezione di umiltà e carità, di saggezza, lezione degna di lui. Vi sono persone che si credono ignoranti, deboli in tutto, coperte di molti difetti e quasi non osano guardare il tabernacolo. Queste persone che camminano nell'umiltà, che sono sempre pronte ad obbedire, a rendere un servizio alle altre, queste persone che si credono inferiori a tutte, sono molto care a Dio ed il giorno del giudizio il Signore dirà loro: «Ascende superius»2, allora le vedremo andare avanti, nei primi posti.
La più grande intelligenza, la più grande salute, la più grande abilità, senza l'umiltà faranno poi mettere all'ultimo posto: «Chi si esalta sarà umiliato»3 ha detto Gesù. Se voi non vi farete semplici e umili come questo fanciullo non entrerete nel regno dei cieli4. È grave questo: neppure la salvezza senza l'umiltà perché il Signore permette che il superbo cada in colpe gravi che lo allontanano sempre più da lui e non si salverà neppure. Quella che ci rende cari a Dio è l'umiltà di cuore, non quella di ufficio (uno potrebbe avere l'ultimo posto materialmente, ma nel suo cuore tenersi al primo posto ed essere quindi superbo). Un garzone dei muratori che aveva settant'anni e portava la secchia, diceva che lavorava alle Belle arti. Alle volte il nostro cuore è così superbo, non avendo altro di che gloriarsi, si gloria della sua
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astuzia e del male che fa. Ecco a che punto si arriva. L'umiltà del cuore è possibile nel Papa, nei governanti, nei superiori, in tutti, perché l'aveva Gesù che era Dio! Anche la superbia del cuore però è possibile a tutti, purtroppo. Noi, talvolta, fatti i calcoli, ci mettiamo proprio al primo posto, prima degli altri. Invece «recumbe in novissimo loco». S. Francesco di Assisi si credeva l'ultimo di tutti, il più grande peccatore, e ciò senza dire bugie, perché si sa che ci sono delle profonde ragioni per stimarsi sinceramente tali. Per imparare come si esercita l'umiltà, non occorre servirsi di trattati speciali. Si legga il Rodriguez Esercizio di perfezione5, La formazione all'umiltà6 e il Libro aureo dell'umiltà. Soprattutto si mediti il S. Vangelo. Noi non ci arriveremo mai ad abbassarci come Gesù che nacque in una greppia e morì su di una croce. Ci dia il Signore la sapienza che c'è nell'umiltà di cuore. Ah, se ci tenessimo davvero nell'ultimo posto, chissà quante grazie ci farebbe il Signore, quanto bene opererebbe per mezzo nostro!
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* Meditazione dattiloscritta, carta vergata, fogli 1 (22x29). I curatori dei dattiloscritti successivi hanno messo il titolo: “Umiltà e carità”. Per la sua brevità, fa pensare piuttosto a una sintesi. Fu tenuta nella domenica del 10 ottobre 1943.

1 Lc 14,10: «...va' a metterti all'ultimo posto».

2 Lc 14,10: «...passa più avanti».

3 Lc 14,11.

4 Cf Lc 18,17.

5 A. Rodriguez, Esercizio di perfezione e di virtù cristiane, 6 voll., Alba-Roma PSSP, 1933-35.

6 L. Beaudenom, Formazione all'umiltà, Marietti, Torino 1934.