Beato Giacomo Alberione

Opera Omnia

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43. DOMENICA I DI AVVENTO

Meditazione alla Comunità delle Pie Discepole del Divin Maestro.
Roma, Via A. Severo 56, 3 dicembre 19671

Il Vangelo secondo Luca2. Il Vangelo della domenica scorsa si parlava del giudizio universale, fine del mondo. E nel Vangelo di oggi, ugualmente.
In quel tempo: Gesù disse ai suoi discepoli: «Ci saranno dei segni nel sole, nella luna e nelle stelle, e sulla terra angoscia di popoli atterriti dal fragore dei flutti del mare; gli uomini si sentiranno paralizzati per lo spavento, terro... l'attesa di ciò che sta per venire sul mondo; infatti le potenze dei cieli saranno scosse. E allora vedranno il Figlio dell'uomo venire sulle nubi con grande potenza e maestà. Quando questi eventi cominceranno a compiersi alzatevi e levate il capo perché la vostra liberazione è vicina». E disse loro una parabola: «Osservate il fico e gli altri alberi. Quando [vedete] i germogli, voi capite che l'estate è vicina. Così anche voi, quando vedrete compiersi queste cose, sappiate che è vicino il regno di Dio. In verità vi dico: Non passerà questa generazione prima che tutto si compia. Il cielo e la terra passeranno, le mie parole non passeranno».
Nel Vangelo [della domenica] antecedente, [si parlava] della caduta di Gerusalemme e il giudizio universale; e qui si insiste sopra il giudizio universale. Giudizio universale! La risurrezione di tutti gli uomini, sì, la risurrezione di tutti gli uomini. Le anime che si riuniscono con i corpi propri. È la risurrrezione. Coloro che han fatto una vita buona, santa, e allora la gloria e la gioia, il gaudio del corpo stesso che si riunisce all'anima; perché, oltre la gloria dell'anima, è anche la gloria del corpo, perché anche il corpo ha fatto la sua parte. E quindi il corpo: e gli occhi e l'udito e il gusto, e tutto il corpo, e quindi la glorificazione anche del corpo con l'anima assieme. Quanto a coloro che vengono risuscitati, anche quelli che hanno commesso il peccato e vissuti col peccato, infelicità insieme l'anima e il corpo che hanno peccato insieme, e allora la sofferenza e l'eternità infelice; infelice per tutta l'eternità. Possiamo migliorare bene le nostre cose. Come ci troviamo? Ecco, la risurrezione.
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Allora tutta l'umanità sarà unita. Ma per mezzo degli angioli, la divisione fra coloro che erano buoni e risuscitati gloriosamente, e, l'altra parte, la divisione infelice dei dannati. La grande divisione, dopo tanti secoli, quanto sarà stato e saranno nei secoli precedenti e nei secoli seguenti. La divisione, la grande cosa. Bisogna che ci mettiamo bene dalla parte di Dio, e mai dalla parte che porta... del diavolo, e la passione e l'infelicità. Ringraziare il Signore che ci ha dato tanta grazia.
Dopo la divisione, l'apparizione di Gesù Cristo glorioso a dividere e a separare. Gesù Cristo preceduto dalla croce, la croce che è il segno della salvezza. E tutti quelli che hanno seguito la croce, allora la felicità. E quelli che hanno disprezzato la croce, hanno il peccato, la rovina. E sul calvario vi erano persone buone, quando Gesù fu crocifisso ed elevato sulla croce, e, dall'altra parte, i nemici di Gesù Cristo, ecco. E l'umanità che si divide così: quelli che amano Gesù Cristo, e quelli che odiano Gesù Cristo. Allora la sentenza di Gesù Cristo. Lassù, la gloria di Gesù Cristo, il quale circondato dagli angeli: Venite, o benedetti, nel regno del Padre mio. Andate lontani voi che siete gli infelici1.
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Oh, che cosa bisogna conchiudere? Bisogna che tutti con l'impegno, noi, quanto ci è possibile, pregare, pregare per la salvezza di tutta l'umanità. Siccome si è religiosi, bisogna che si moltiplicano le preghiere, sì; non tanto la quantità, ma la bontà delle preghiere, e accompagnate dallo spirito, dalla fiducia, sì, nella misura in cui siamo disposti, perché la nostra preghiera entri nell'intimo, perché possiamo allora portare aiuto a molte anime.
La separazione. E tutto il bene che si fa viene poi manifestato da tutta l'umanità, il bene fatto. E quello che è di perdizione, sì, il peccato che si è portato appresso il cattivo, infelice, ecco. E non si può più fare nessuna separazione (...). Separazione definitiva: per i santi buoni, e per i cattivi tristi (...). Possiamo avere un po' di compassione per tutta questa gente che è trascinata dietro al peccato? Pregare, pregare.
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E poi, che noi possiamo veramente compiere quella che è la nostra vocazione. Una volta che si è fatto la Professione, tutto dev'essere buono, santo, non soltanto di opere, ma il , l'intimo, sempre ispirato dalla fede, fiducia con la speranza, e la grazia e comunione con Gesù Cristo; sempre uniti. Con la Professione siamo sempre nelle mani di Dio, siamo del tutto di Dio, di Dio che domina il nostro essere. Bisogna proprio che noi, che non perdiamo delle occasioni; bisogna che le 24 ore della giornata devono essere intieramente consecrate, e tutto il nostro intimo, e il corpo e gli occhi e l'udito e il gusto; tutto. Fare la Professione vuol dire dare tutto al Signore. Se invece poi abbiamo un po' il nostro io, il nostro amor proprio, e poi un po', sì, con le parole, perdere il tempo. Evitare i discorsi fuori tempo e che non sono convenienti. E sì, vorrebbero conoscere il mondo stesso. Bisogna che sia totalmente [di Dio] il nostro essere; è di Dio, di Dio, è di Dio, ecco tutto. E allora l'essere di cui si è consecrato al Signore, e arriva, come è sulla terra, così in cielo. Sulla terra non c'è ancora il gaudio, ma tutto è consecrato al Signore dalla mattina alla sera, e di notte; tutto offerto e tutto sempre più offerto, tutto al Signore, tutto. È il grande dono della vocazione e della Professione. «Venite, o benedetti, nel regno del Padre mio»1, del Padre (...).
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Noi dobbiamo impiegare tutto il nostro essere per la salvezza delle anime; diversamente, se perdiamo del tempo, e delle varie tendenze, e tante volte un po' i sensi che attirano al male. Dobbiamo governare il nostro io, sì. E quale conclusione? Venite, o benedetti, nel regno del Padre mio. Andate, o maledetti, nel regno infelice, stato, inferno1, sì.
Pensando ai tre miliardi e mezzo di persone che vivono adesso sulla terra, pregare per tutti. Ed essere sempre raccolti e occupare bene tutto il nostro essere; sì, il nostro essere tutto è del Signore. Ciò che è più pericoloso è sempre l'amor proprio, l'amor proprio; ma ci sono anche le tentazioni di satana. Quindi, rimanere sempre nella parte destra, mai nella parte sinistra che è per il male.
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Possiamo fare, allora, l'esame di coscienza. E fare degli esami di coscienza non con scrupoli, ma con chiarezza: quel che c'è di buono è dono di Dio, e, invece, se noi seguire o satana o il corpo, le tendenze, le passioni. Dominare tutto l'essere. E se si vuole anche discendere ai particolari: povertà e castità e obbedienza. Sì, Perfectae caritatis, il Decreto della vita religiosa, Perfectae caritatis1.
Conclusione: che siamo totalmente di Dio, intieramente; anche quando si è stanchi, è anche un servizio, un servizio, e quindi un merito. E se invece cerchiamo un po' di soddisfare noi stessi, come ci troveremo? Proposito, allora.
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Pensando che oggi incomincia la liturgia, che comincia con l'Avvento, l'anno della liturgia, come civilmente l'anno comincia col 1° gennaio; ma per quello che è la liturgia comincia da oggi fino alla fine del mondo. E sì.
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E anche fare una riflessione: giorno 8, l'Immacolata. Invocare Maria la quale è stata totalmente di Dio, cominciando che non ha avuto il peccato originale, il peccato umano. Ma non ha portato il peccato originale: Immacolata. Che è stato definito dal Papa Pio IX, 1854, la decisione. Quindi questo mese è un'occasione di tante riflessioni.
Come è passato l'anno? E come vogliamo passare l'anno prossimo? che è cominciato stamattina?
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E questa notte è stato dato l'Olio Santo a don Bagliaccino e si trova nell'agonia. E pregare per tutte, per tutti. Che santo uomo (...). Quanto ha sofferto nella sua vita, e come ha impiegato tutte le sue forze per il servizio di Dio1!
Sia lodato Gesù Cristo.
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1 Nastro 152/b (= cassetta 244/b.1). Per la datazione, cf PM: «Pensando che oggi con l'Avvento comincia l'anno di liturgia» (cf PM in c320 e in c329). «E questa notte è stato dato l'olio santo a don Bogliaccino...» (è poi deceduto il 5 dicembre 1967). - dAS, 3 dicembre 1967 (domenica): «Celebra il PM alle ore 5,15, cappella CGSSP e tiene la meditazione alle PD della comunità».

2 Lc 21,25-33.

1 Cf Mt 25,34.41.

1 Cf Mt 25,34.

1 Cf Mt 25,34.

1 Cf Decreto Perfectae caritatis, 2 ottobre 1965. - AAS 58 (1966) 702-712.

1 BOGLIACCINO GIOVANNI M. LUIGI, sacerdote della Pia Società San Paolo (nato 21.6.1913; morto 5.12.1967 a Roma).