Beato Giacomo Alberione

Opera Omnia

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35. DOMENICA XVI DOPO PENTECOSTE

Meditazione alla Comunità delle Pie Discepole del Divin Maestro.
Roma, Via A. Severo 56, 3 settembre 19671

[Dal Vangelo secondo] Luca2.
In quel tempo: Gesù entrò a prendere cibo, di sabato, nella casa di un capo dei farisei e questi lo osservavano. Ed ecco davanti a lui, un idropico. Gesù prendendo la parola disse ai dottori della legge ed ai farisei: «È lecito [guarire] in giorno di sabato?». Ma essi tacquero. Ed egli prese il malato per le mani, lo guarì e lo congedò. Poi, rivolto a loro, aggiunse: «Chi di voi, se il suo asino o il suo bue cade nel pozzo, non s'affretta a tirarlo fuori in giorno di sabato?». A questa domanda essi non potevano rispondere. Ed ancora disse questa parabola agli invitati, notando come essi scegliessero i primi posti: «Quando sei invitato alle nozze, non metterti al primo posto, poiché potrebbe essere stato invitato uno più degno di te e chi ha fatto l'invito a te e a lui potrebbe venirti a dire: Cedigli il posto! E allora tu con vergogna dovresti occupare l'ultimo posto. Invece quando sei invitato, va' a metterti nell'ultimo posto, perché colui che ti ha invitato venga a dirti: Amico, sali più in alto. E allora ne avrai onore davanti a tutti i commensali. Perché chi si esalta sarà umiliato, e chi si umilia sarà esaltato».
E perciò da questo Vangelo dobbiamo in particolare considerare e chiedere al Signore la grazia dell'umiltà. L'orgoglio, la superbia è il contrario dell'umiltà. L'umiltà rende cara l'anima a Dio, e cioè perché: «Chi si esalta sarà umiliato, chi si umilia sarà esaltato». E allora, chi si umilia riceverà dal Signore tutte le grazie; e tutte le opere che si fanno in umiltà, in ordine a Dio, sono di merito. Se invece l'amor proprio ci entra nelle cose cercando la soddisfazione o l'onore, le azioni sono inutili, non portano merito per la vita eterna. Questo si può applicare a tutti.
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«Anche disse questa parabola agli invitati, notando come essi scegliessero i primi posti». Quel giorno Gesù era entrato in una casa per il cibo, sabato, sì. E allora, quelli che erano, in giorno di sabato, in quella casa, che cosa succedeva? Che gli uni volevano cercare i posti più alti. «Quando sei invitato a nozze non metterti al primo posto perché potrebbe essere stato invitato uno più degno di te». Persone che vogliono parlare più presto, che vogliono dimostrare di sapere di più. Quando c'è l'umiltà si attende a sentire quelli che anche parlano, sì. Ma per la nostra vita pratica, primo lasciare in avanti gli altri e anche aspettare quel che dicono, sì. E intanto si può imparare da chi parla, sì, da chi ti parla e poi conservare i pensieri che sono stati dati.
«Chi ha fatto l'invito a te e a lui potrebbe venirti a dire: cedigli il posto». E questo è un modo di orgoglio, e cioè di mettersi ai posti più avanti. E chi invece nell'umiltà si mette al posto più in basso, e allora ci sarà chi lo invita a passare più innanzi.
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L'umiltà non è solamente nelle parole, e neppure [nel]le opere, ma negli stessi sentimenti e negli stessi pensieri. Gente che è superba (...) in se stesso credendo di saperne più degli altri, e credendosi più virtuoso, di saperne di più. Questo può essere anche nell'intimo, senza dirlo, ma c'è dentro la superbia dei pensieri, della mente. E poi se si pensa che c'è il desiderio che venga ciascheduno messo avanti a molti, che si mettono avanti anche solamente nell'intimo, nei pensieri, nel sentimento. Quindi l'umiltà è nei pensieri e nei sentimenti del cuore, e poi le parole, e poi le azioni, sì. Ecco, l'umiltà, quindi, prende tutta la persona, cioè il pensiero, il sentimento, l'azione, la parola, sì. L'umiltà, sì, nella mente, nel cuore, nella parola e nell'attività. E nella superbia ci sono i pensieri di superbia, i sentimenti di superbia, le parole di superbia e le azioni di superbia, sì. Oh! allora, un esame sopra l'orgoglio, superbia, e l'umiltà. È utile un esame di coscienza. Libri che sono intieramente, libri che parlano dell'umiltà, sì. Però, quando si ha da dire quel che è necessario, e allora è giusto che si dica, realmente, sì, quando è necessario; quando invece non è necessario, allora si può stare nell'umiltà. Oh! la conclusione: «Chi si esalta sarà umiliato, e chi si umilia sarà esaltato». Oh! Sono stati anche umiliati quelli che erano a tavola.
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Gesù prendendo la parola disse ai dottori della legge e ai farisei, ecco: «È lecito guarire in giorno di sabato? Ma essi tacquero». Perché non sapevano, non potevano essi mettersi in imbroglio. «Ed egli preso il malato per mano, lo guarì e lo congedò».
«Chi di voi se il suo asino o il suo bue cade nel pozzo, non s'affretta a tirarlo fuori in giorno di sabato?». E cioè, se si fa questo, caduto l'asino o il bue nel pozzo, e anche di sabato si lavora a tirarlo fuori, e allora, quanto di più guarire il malato. «E preso il malato per mano lo guari e lo congedò», sì. Anche questo dimostra quel che è l'umiltà e quel che invece è l'orgoglio, superbia. Quante persone anche lavorando e magari esercitando anche cose che sembrerebbero (...) virtuose, e che entra nell'intimo, invece, sono ispirati dalla superbia. E vi sono tanti che servono nell'umiltà, nel sentimento. «Chi si umilia sarà esaltato». L'esterno ha la sua parte, ma la principale parte è proprio l'interiore, l'interiore, lo sappiamo.
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Quanto è stata l'umiltà di Gesù! Stando per 30 anni, Nazaret, a lavorare, falegname, Figlio di Dio incarnato! La vita di umiltà: Figlio di Dio incarnato che si mette a lavorare come san Giuseppe. Umiltà.
E quanti sono invece superbi cercando cose che ci portino la lode. Quindi mettere a confronto l'orgoglio con l'umiltà e pensando che l'una e l'altro: come sono i pensieri, come sono i sentimenti, i desiderii, e come son le parole e come sono le azioni. Sì, possono essere tutti ispirati dall'umiltà e possono anche essere ispirati dall'orgoglio. Domandar dunque il perdono, domandar perdono, allora. L'orgoglio. E approfondire sempre in noi lo spirito di umiltà.
Sia lodato Gesù Cristo.
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1 Nastro 150/c (= cassetta 241/b.1). In PM, nessun indizio cronologico (cf PM e nostra nota in c276). - dAS, 3 settembre 1967 (domenica): «m.s. (cf dAS in c220). [Il PM] rimane a casa»

2 Lc 14,1-11.