Beato Giacomo Alberione

Opera Omnia

Effettua una ricerca

Ricerca Avanzata

34.
UBBIDIENZA, POVERTÀ ED UMILTÀ DI MARIA SS.

(PB 6, 1942, 236-240)

I.

1. L'ubbidienza di Maria. - L'ubbidienza è una virtù soprannaturale che inclina l'uomo a fare la volontà di Dio e la volontà degli uomini costituiti in autorità. Perché siamo creature, siamo soggetti a Dio; perché siamo redenti, seguiamo Gesù Cristo che si fece ubbidiente fino alla morte; perché siamo stati ricomperati con il sangue di Cristo, siamo sudditi suoi nel suo regno. Dio e Cristo poi, attraverso l'autorità stabilita da Dio, ci dirigono: «Chi ascolta voi, ascolta me, e chi disprezza voi, disprezza me» (Lc 10,16). «Come Eva disubbidiente divenne causa di morte per se stessa e per tutto il genere umano, così Maria... Vergine ubbidiente divenne causa di salvezza per sé e per tutto il genere umano» (S. Ireneo, Adversus haereses, 1. 3, c. 22, n. 4). L'ubbidienza di Maria fu tale, che essa non ebbe maggiormente a cuore altro titolo che quello di «serva», secondo le sue stesse parole: «Ecco l'ancella del Signore» (Lc 1, 38); e: «Ha rivolto i suoi sguardi all'umiltà della sua serva» (Lc 1,48).
454
2. Maria non trasgredì mai la volontà di Dio: «O vera serva, che né con le parole, né con le opere, né col pensiero mai contrariò l'Altissimo; non si riservò nessuna libertà, ma in ogni cosa fu soggetta a Dio» (S. Tommaso da Villanova, Cant. de Ann.). L'ubbidienza di Maria fu più perfetta di quella di tutti i santi; Ella era sempre disposta; il suo cuore era docile, perché immune dal peccato originale. «Nella beata Vergine non vi fu nulla di ritardativo; era una ruota che girava secondo che lo Spirito Santo le dava l'impulso» (S. Bernardino da Siena, T. 3, serm. 11, a. 2, c. 1). Da ciò ne derivava che «la Vergine teneva sempre rivolto lo sguardo al beneplacito di Dio, ed al generoso assenso a questo beneplacito» (S. Bernardino da Siena, T. 2, serm. 51, a. 3, c. 2). A questo fatto viene applicato il testo: «L'anima mia era venuta meno mentre egli parlava» (Cn 5, 6 Vg). In Maria non vi è nulla di caparbio, ma mentre il diletto parla, la volontà di Maria aderisce totalmente e con amore alla divina parola.
«In quel tempo fu emanato un editto da Cesare Augusto per il censimento di tutto l'impero» (Lc 2,1). Maria andò prontamente da Nazaret a Betlemme, durante la stagione invernale, per una via lunga, ed in condizioni sfavorevoli.
Di notte Giuseppe si alzò, e come gli aveva comunicato l'angelo, prese il fanciullo e la Madre di lui, e fuggì in Egitto. Maria non fece alcuna resistenza od obiezione. Durante la passione lei offrì a Dio il Figlio suo, conforme al divino volere.
«Mentre Gesù... parlava, una donna alzò la voce di mezzo alla folla e gli disse: Beato il seno che ti ha portato e le mammelle che hai succhiato! Ma egli disse: Beati piuttosto quelli che ascoltano la parola di Dio e la mettono in pratica!» (Lc 11,27s.). Perciò Maria è doppiamente beata: perché portò il Verbo incarnato, e perché ascoltò il Verbo di Dio e ne custodì perfettamente le parole, come commenta san Beda Venerabile.
455
3. O Maria, Madre, maestra e regina, insegnami a fare la volontà di Dio. So, o signora e maestra, quali sono i precetti di Dio e della Chiesa, ed i miei doveri pastorali; dammi di amare e di compiere quello che piace a Dio, e di ricevere la mercede del servo fedele. Io guardo agli esempi tuoi ed a quelli di Gesù Cristo; infatti Gesù è via: i figli di Maria devono essere i suoi imitatori. Sia la mia ubbidienza completa e perfetta: di mente, di cuore e di opere. Concedimi, o Dio misericordioso, per intercessione della Vergine Maria, che la mia ubbidienza sia soprannaturale: «Da servi di Cristo che fanno di cuore la volontà di Dio» (Ef 6,6); sia universale: comprenda cioè tutto ciò che legittimamente viene comandato; sia integrale, ossia costante e lieta: «Dio ama chi dà con gioia» (2Cr 9,7).
456
II.

1. La povertà di Maria SS. - Tra i pericoli umani, la concupiscenza degli occhi adesca molti e li rende quasi dementi. Il disordinato amore verso le sostanze di questo mondo, spesso appare quasi lo scopo della vita per coloro che sono avvolti nelle mondanità; il fine vero invece è Dio sommo bene, amico, tesoro e perfetta letizia. Tutto ciò che vi è nel mondo ci viene concesso per il tempo, affinché possiamo guadagnare la felicità dell'eternità. L'avarizia è una forma di pazzia, la povertà dei santi è beatitudine, secondo il detto: «Beati i poveri in spirito, perché di essi è il regno dei cieli!» (Mt 5,3). Dice S. Paolo: «Quelli che comprano, come se non possedessero; quelli che si servono di questo mondo, come se non ne godessero: poiché passa l'apparenza di questo mondo» (1Cr 30s.).
La povertà è una virtù che proibisce ogni attaccamento immoderato alle sostanze di questa vita. La povertà può poi essere o affettiva, che è a tutti necessaria; o effettiva che è lo stato dei religiosi stretti dal voto, o lo stato degli indigenti e di quelli che si procurano il vitto quotidiano con il sudore della loro fronte.
457
2. Maria, ancorché fosse di stirpe davidica, condusse una vita povera, non tanto per condizione, quanto piuttosto per libera scelta. Gesù Cristo, maestro degli uomini, volendoli correggere della loro esagerata sollecitudine e concupiscenza degli occhi, si associò la povertà, dal presepio al Calvario. Così dice S. Paolo: «Da ricco che egli è si fece povero per amore vostro, a fine di farvi ricchi con la povertà» (2Cr 8,9). Inoltre il buon Maestro, al giovane che cercava perfezione, dice: «Se vuoi essere perfetto, va', vendi quanto hai, dàllo ai poveri e avrai un tesoro nel cielo; poi, vieni e seguimi» (Mt 19, 21). Parimenti Gesù si scelse una Madre povera ed amante della povertà. Maria fu sempre una sua perfettissima scolara, e condusse sempre un'esistenza povera. S. Pier Canisio asserisce che Maria, dei beni avuti in eredità, ne diede una parte ai poveri, riservandosi solo la parte assolutamente necessaria. Dal Vangelo apprendiamo che Maria, nella presentazione del suo Bambino al tempio, non offerse un agnello, che era l'offerta solita farsi dai ricchi, ma offerse un paio di tortore, o due colombine, che erano il dono dei poveri. S. Bernardo dice: «L'oro che le avevano donato i magi, e che non era poco, data la maestà regia degli offerenti, [Maria] non lo tenne per sé, ma lo distribuì ai poveri per le mani di Giuseppe» (Ap. Par. p. 2, c. 2).
458
Secondo la sentenza comune, Maria fece voto di povertà. È certo che Maria ebbe somma cura del tempo, durante tutta la sua vita, e sempre lavorò fin dalla sua gioventù. Serviva con tutta la diligenza nel tempio del Signore; si sposò con Giuseppe povero; in Betlemme essi non vennero ricevuti nell'albergo; avvolse Gesù in panni e lo adagiò nella greppia; visse molti giorni con le offerte fatte dai pastori; profuga in Egitto visse di elemosina; per circa trent'anni visse in Nazaret come una qualsiasi moglie di un falegname; era parca nel suo vitto quotidiano; era modestissima nel vestire; ordinata nella sua piccola e povera casa, aveva le suppellettili strettamente necessarie; tutto ciò che era superfluo lo donava ai poveri; Maria filava e cuciva; seguiva il Salvatore durante il ministero pubblico; con le pie donne, ella serviva il collegio apostolico; dopo l'ascensione di Cristo al cielo, fino alla sua morte, visse povera come prima, ed accettò l'alloggio da Giovanni, che «la prese con sé» (Gv 19,27). Conforme al divino precetto: «Accumulatevi dei tesori nel cielo» (Mt 6,20), Maria, povera ed umile, entrò ricchissima in cielo.
459
3. Orsù, dunque, o nostra avvocata, donaci lo spirito di povertà: infatti non la povertà, ma l'amore alla povertà è virtù, secondo S. Bernardo. Volgi altrove i miei occhi, affinché non veggano la vanità. Da' a me la grazia di cercare il regno di Dio e la sua giustizia, sapendo che tutto il resto mi sarà dato in soprappiù. Concedimi l'intelligenza della povertà, affinché io non abbia a disperare trovandomi nelle necessità, pensando che il Signore sa quello di cui abbisogno. Se verranno le ricchezze, fa' che io non vi attacchi il cuore. Dammi l'intelligenza per comprendere i poveri, affinché dia ad essi ciò che mi avanza. Dammi, o Madre benigna, di tesoreggiare per il cielo, dove i ladri non scassinano e non rubano, e dove la ruggine e il tarlo non demoliscono.
Chi possiede Dio è abbastanza ricco, ancorché sia povero. Chi non ha Dio è misero e miserabile, ancorché sia ricco. «Non darmi né povertà né ricchezze; ma del vitto passami la mia razione» (Pv 30,8). Gesù pastore, esempio di povertà, sia la mia regola. Mi stiano sempre davanti agli occhi il letto su cui il mio Maestro ha voluto nascere e quello su cui ha voluto morire. Gesù esclama: «Le volpi hanno delle tane, e gli uccelli del cielo dei nidi; ma il Figlio dell'uomo non ha dove posare il capo» (Lc 9,58). Beata sarà la morte del pastore povero, se ai suoi funerali interverranno i poveri che egli ha nutrito con le sue sostanze.
460
III.

1. L'umiltà di Maria SS. - Il Signore e maestro Gesù Cristo ci ha proposta all'imitazione l'umiltà e la mansuetudine del suo Cuore: «Imparate da me, perché sono dolce ed umile di cuore» (Mt 11,29). Fatte le dovute proporzioni, noi troviamo la stessa virtù nel cuore di Maria, il quale, dopo il cuore di Gesù, è un modello perfetto di santità. L'umiltà è la verissima conoscenza di se stesso e conseguente disprezzo. Ha il suo fondamento nella sapienza; la sua pratica nella giustizia; il suo frutto nell'esaltazione della santità. Senza umiltà non vi è alcuna virtù; l'umiltà è la prima virtù. Nell'umiltà vi è la pace; gli occhi del Signore sono volti a chi è umile di mente e di cuore; l'umiltà è la custode delle virtù.
461
2. Maria non commise mai alcun peccato, perciò non poteva giudicarsi peccatrice, ma attribuiva completamente a Dio tutti i suoi doni e le sue virtù, meditava continuamente l'infinita maestà di Dio e la propria nullità: «La Vergine aveva di continuo una conoscenza attuale della maestà divina e della propria nullità» (S. Bernardo).
L'umiltà di Maria fu eroica: poiché anche avendo ricevuto da Dio grandissimi doni, privilegi e dignità, si riteneva una serva: «Ecco l'ancella del Signore» (Lc 1, 38). Inoltre S. Bernardino dice: «Come dopo il Figlio di Dio nessuna creatura salì tanto in alto in grazia, così nessuna discese tanto nell'abisso dell'umiltà» (T. 1, serm. 51, c. 2).
462
Maria occultava, per quanto le riusciva, i doni celesti; così fece anche, con eroismo, quando Giuseppe, non conoscendo il mistero dell'incarnazione, pensava «di rimandarla segretamente» (Mt 1,19). Maria taceva, né aperse la sua bocca quando il motivo di parlare sembrava imperioso. Maria quando venne salutata dall'angelo: «Ave, o piena di grazia... Benedetta tu fra le donne!» (Lc 1,28), si turbò, e «si domandava che cosa potesse significare un tale saluto» (Lc 1,29). Maria quando sentì dirsi da Elisabetta: «Benedetta tu fra le donne... E come mai mi è concesso che la Madre del mio Signore venga presso di me?» (Lc 1,42.43), rispose: «L'anima mia magnifica il Signore,... perché ha rivolto i suoi sguardi all'umiltà della sua serva» (Lc 1,46.48); il che equivale a dire: «All'unico Dio, onore e gloria» (1Tm 1,17). Perciò S. Agostino dice: «O veramente beata umiltà, che generò Dio agli uomini, che aprì il paradiso, e che liberò le anime dall'inferno» (Serm. 57 de sanctis ).
Gli umili volentieri servono: Maria nella casa di Elisabetta venne non per essere servita, ma per servire. Gli umili fuggono la lode: Maria, durante l'ingresso trionfale del Figlio in Gerusalemme, rimase nel nascondimento. Gli umili cercano il disprezzo: Maria, mentre il Figlio pendeva crocifisso, ed era dalle turbe e dai farisei schernito, stava presso la croce.
463
3. Tra le virtù, l'umiltà è la più necessaria, ma è anche la più difficile; e tuttavia, senza umiltà non è possibile piacere a Dio ed alla Vergine: «Chi è fanciullo accorra qua» (Pv 9,4). S. Bernardo dice: «Se non puoi imitare la verginità, imita l'umiltà dell'umile Vergine» (Hom. 1, sup. Miss.).
«La Vergine riconosce ed ama quelli che l'amano ed è vicina a quelli che l'invocano, specialmente a quelli che vede fatti conformi a se stessa nella castità e nell'umiltà» (S. Bernardo, In Salv. Reg.). Chi ama veramente l'umiltà, sale per tre gradi: nel primo grado, non si attribuisce alcun bene; nel secondo grado, riconosce i propri peccati e li lava con le lacrime; nel terzo grado, chiede costantemente la grazia di comprendere le parole di Cristo: «Senza di me non potete far niente» (Gv 15,5).
Colui che conosce se stesso e Dio, pensa umilmente; chi con giustizia dà ad ognuno (a Dio, al prossimo, a sé) il proprio, vive umilmente; chi cerca di farsi dei meriti, ama l'abiezione, fa penitenza, ha un basso concetto di sé, e cerca di essere disprezzato dagli altri.
O Vergine umilissima, prega per noi!
464