Beato Giacomo Alberione

Opera Omnia

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9.
LO SPIRITO SANTO

(PB 2, 1938, 611-616)

I.

1. Dottrina dello Spirito Santo. - L'albero della vita è il Redentore Gesù, il quale morendo sulla croce ci ha meritato la grazia, ossia la vita; ma la comunicazione della grazia nei cuori nostri viene operata dallo Spirito Santo, secondo il detto di Cristo: «Egli... [lo Spirito Santo] riceverà del mio e ve lo farà conoscere» (Gv 16, 14). Ogni giorno emettiamo un atto di fede. Abbiamo nel Simbolo Atanasiano: «La fede cattolica è questa: che veneriamo un solo Dio nella Trinità, e la Trinità nell'unità... Altra è infatti la persona del Padre, altra quella del Figlio ed altra quella dello Spirito Santo... Il Padre da nessuno è fatto...; il Figlio dal Padre solo... è generato; lo Spirito Santo procedente dal Padre e dal Figlio» (Denzinger n. 39). Lo Spirito Santo è dunque Dio come il Padre ed il Figlio: «Andate... ad ammaestrare tutte le genti, battezzandole nel nome del Padre e del Figliuolo e dello Spirito Santo» (Mt 28,19), «E questi tre sono uno solo» (1Gv 5,7). E come il Padre è sempre la bontà diffusiva, ed il Figlio sempre vive ad intercedere per noi, così lo Spirito Santo sempre vigila per vivificarci.
Adoro il Datore dei santi sette doni: «E sopra di lui si riposerà lo spirito del Signore, spirito di sapienza e d'intelletto, spirito di consiglio e di fortezza, spirito di scienza e di pietà; lo riempirà lo spirito del timor di Dio» (Is 11,2s.).
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2. Nell'Antico Testamento, lo Spirito Santo esercitò, su tutto il genere umano, qualche missione; una missione speciale sul popolo ebraico, con la rivelazione mosaica, con il lume dei profeti, e con l'ispirazione delle Scritture.
Il Signore dice a Geremia: «Prendi un volume e scrivici tutte le parole che ti ho dette» (Gr 36,2), e ad Abacuc: «Scrivi la visione, stendila sopra tavole» (Ab 2,2). S. Pietro dice: «Non furono pronunziate per umano volere le profezie, ma ispirati dallo Spirito Santo parlavano i santi uomini di Dio» (2Pt 1,21). Chi volesse negare che i libri della Scrittura sono divinamente ispirati, costui sarebbe eretico (cf Denzinger n. 1809).
Riceverò la divina Scrittura come libro dello Spirito Santo; la leggerò secondo la mente della Chiesa, memore della raccomandazione fatta da S. Girolamo ad una sua discepola, di avere notte e giorno la Bibbia tra le mani. Questo sarà abitualmente il mio libro, quale lettera di Dio agli uomini.
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3. Lo Spirito Santo esercitò una continua missione sull'umanità di Cristo. Gesù Cristo fu concepito per opera di Spirito Santo: «Lo Spirito Santo verrà sopra di te, e la potenza dell'Altissimo ti coprirà della sua ombra» (Lc 1,35), disse l'angelo a Maria; la quale dopo «si trovò incinta per virtù dello Spirito Santo» (Mt 1,18). Nel battesimo di Cristo, lo Spirito Santo discese su di lui; Gesù si allontanò dal Giordano ripieno di Spirito Santo. «Lo Spirito del Signore è su di me» (Lc 4,18), dice Gesù. Per impulso di Spirito Santo rivelò le beatitudini, spiegò i misteri, pronunciò delle profezie, consacrò se stesso, e dopo la sua morte risorse.
Prego perciò affinché, come in Cristo, così in me discenda la virtù dello Spirito Santo: «Chi non rinascerà per acqua e Spirito Santo, non può entrare nel regno di Dio» (Gv 3,5); perché venga rinnovato in me l'effetto della confermazione, col darmi la forza per resistere al diavolo; ravviverò la grazia che mi fu data nell'ordinazione per l'invocazione dello Spirito Santo e per l'imposizione delle mani del vescovo.
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II.

1. Grazia dello Spirito Santo. - Lo Spirito Santo, con la grazia, comunica all'uomo una vita nuova e più eccellente, ossia la vita soprannaturale. La grazia è: abituale, perché aderisce all'anima a modo di un abito; giustificante, perché rende l'uomo libero dal peccato e giusto davanti a Dio; santificante, perché gli conferisce virtù e doni soprannaturali. Perciò, come l'uomo è composto di anima e di corpo, così il cristiano è costituito, per così dire, quasi da tre elementi: anima, corpo e grazia dello Spirito Santo. Quest'ultima è il vero principio costitutivo ed operativo della vita spirituale; si attua in questo modo l'inabitazione di Dio nell'anima nostra per mezzo della grazia. Dice S. Atanasio: «In noi vi è lo Spirito... però in colui che è caduto non vi è più il Paraclito il quale si è ritirato» (cf Adversus Arianos orationes IV, 3,24s.).
Richiamerò alla mente: «Se uno mi ama,... e il Padre mio lo amerà, e verremo a lui, e dimoreremo in lui» (Gv 14,23). «Lo Spirito di Dio abita in voi. Che se qualcuno non ha lo Spirito di Cristo, a lui non appartiene... Ora se lo Spirito di Colui che risuscitò Gesù da morte, abita in voi, egli, che risuscitò Cristo Gesù da morte, vivificherà anche i vostri corpi mortali per mezzo del suo Spirito abitante in voi» (Rm 8,9-11). «O non sapete che il vostro corpo è tempio dello Spirito Santo, che è in voi...?» (1Cr 6,19).
I peccati sono la morte dell'anima; perciò temerò il peccato e ne fuggirò le occasioni.
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2. Affinché si possa meglio comprendere che cosa essa sia, la grazia abituale così viene descritta: dono soprannaturale di Dio, inerente in modo permanente all'anima, per cui l'uomo in modo immediato e formale viene giustificato, reso santo e gradito a Dio. Per la grazia, infatti, viene cancellato il peccato e la pena eterna, l'uomo viene realmente fatto buono, santo, dotato delle virtù annesse allo stato di grazia, che sono la fede, la speranza e la carità. Con la fede rettamente l'uomo crede in ordine alla vita eterna; con la speranza ordina le sue opere al premio di Dio; con la carità resta unito a Dio con un legame che dura in eterno.
La grazia di Dio è perciò il più prezioso bene, ed i peccatori possono nuovamente riacquistarlo in due maniere: con l'attrizione unita alla confessione; con la contrizione perfetta. L'attrizione è un dono di Dio e un impulso dello Spirito Santo, non già inabitante, ma movente, mediante il quale il penitente viene disposto a ricevere la giustificazione nel sacramento della penitenza. La contrizione invece è superiore, poiché il peccatore si duole di aver offeso la bontà di Dio, e con amore di benevolenza promette a Dio di non più peccare in avvenire.
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3. Con la grazia l'uomo diventa inoltre consorte della natura divina, figlio adottivo ed amico di Dio, capace di compiere azioni meritorie per la vita eterna, ed erede della medesima vita. «Ci ha date grandissime e preziose promesse, per farvi, mediante queste, partecipi della divina natura» (1Pt 1,4).
I tralci vivono della vite e nella vite; l'uomo per la grazia vive di Cristo ed in Cristo: «Io sono la vite, voi i tralci; chi rimane in me ed io in lui, questi porta molto frutto» (Gv 15,5). «Tu che eri un olivastro,... sei stato innestato sopra un olivo domestico...» (Rm 11,17.24).
Per adozione «esclamiamo: Abbà! o Padre!» (Rm 8, 15); infatti per grazia, «a quelli che credono nel suo nome, diede il potere di diventare figli di Dio» (Gv 1, 12), e: «Carissimi, ora noi siamo figli di Dio» (1Gv 3, 2). «E, se figli, siamo pure eredi; eredi di Dio, coeredi di Cristo» (Rm 8,17). «Furono resi partecipi della divina amicizia» (Sp 7,14 Vg); e con queste coincidono le parole di Cristo: «Voi siete miei amici... Non vi chiamo più servi;... vi ho chiamati amici» (Gv 15,14.15).
Io devo perciò usare grande diligenza nel conservare ed aumentare la grazia con opere buone, dato che i suoi frutti sono divini: «Il frutto invece dello Spirito è carità, gioia, pace, pazienza, affabilità, bontà, fedeltà, dolcezza temperanza» (Gt 5,22s.); «Non stanchiamoci nel fare il bene: poiché, se ora non ci rilasciamo, a tempo opportuno mieteremo. Adunque, mentre ne abbiamo il tempo, facciamo del bene a tutti, e in particolar modo ai nostri fratelli nella fede» (Gt 6,9s.).
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III.

1. Culto allo Spirito Santo. - Allo Spirito Santo deve essere tributato un culto pubblico di latria, come a Dio nostro. Ma mentre egli è vita nostra e noi strettamente siamo uniti a lui, spesso tuttavia, per i fedeli, egli è quasi il Dio ignoto. Avendo egli speciali relazioni colla nostra salvezza, bisogna pure avere verso di lui una devozione speciale: come nelle feste natalizie si pensa al Figlio, così nella novena, nella festa e nell'ottava di Pentecoste, ed in tutto il ciclo liturgico di Pentecoste, dobbiamo pensare in modo speciale allo Spirito Santo.
La parte scritturale che si trova nel Breviario è opera dello Spirito Santo; l'altra parte è stata composta dalla Chiesa dietro mozione dello Spirito Santo. Tutti i Salmi, gli inni e le orazioni, con il Gloria, la dossologia e la conclusione, glorificano anche la Persona divina dello Spirito Santo, e così, ogni giorno, i Sacerdoti, lo nominano almeno sessanta volte.
I sacramenti vengono conferiti con l'invocazione delle Tre Persone e perciò anche dello Spirito Santo. Similmente gli esorcismi, le consacrazioni, le benedizioni, i segni di croce, sono anche un atto di culto verso la Terza Persona della SS. Trinità.
Ottimamente perciò domandiamo l'ardore e la luce dello Spirito Santo con l'inno «Vieni, o Spirito creatore», e con la sequenza: «Vieni, o Spirito Santo».
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2. Il culto principale deve consistere nell'aumentare la grazia, mediante la quale si rafforza la vita spirituale, e così, progredendo nella virtù, avanzeremo «sino a comparire innanzi a Dio in Sion» (Sl 83,8).
I fedeli presteranno il dovuto culto allo Spirito Santo, corrispondendo alla sua azione, leggendo la sacra Scrittura, sottomettendosi umilmente al magistero infallibile della Chiesa, ubbidendo ai loro pastori, partecipando alla liturgia delle sacre funzioni, ricevendo devotamente i sacramenti di Cristo.
Invochiamo spesso lo Spirito Santo. Discenda Egli in ciascun Sacerdote ogni giorno; e lo adombri la virtù dell'Altissimo onde in lui si formi il Cristo. «È lo Spirito che dà la vita; la carnalità non porta frutto» (cf Gv 6, 64). La parola di chi ha lo Spirito di Dio apporta la vita soprannaturale alle anime.
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3. Specialmente per me interessa moltissimo l'opera dello Spirito Santo nell'anima mia. Devo apprezzare moltissimo la grazia, tanto da anteporla a tutti gli altri beni, secondo quel detto del Sapiente: «E l'ho preferita agli scettri e ai troni, e le ricchezze le stimai un niente in paragone di lei, non ho paragonate con lei le pietre preziose... L'amai più della sanità e della bellezza... Insieme con essa mi venne ogni bene...» (Sp 7,8-11). Devo essere diligente ad aumentare la grazia con le opere buone e con l'esercizio delle virtù, chiedendo a Dio l'aiuto con il continuo spirito di orazione, in modo da ottenere, in tutte le occasioni, la forza di combattere contro i maligni spiriti. Devo con coraggio cercare di progredire nella via della santità, memore delle parole di S. Paolo: «Poiché la volontà di Dio è questa, che vi santifichiate» (1Ts 4,3).
Disporrò perciò nel mio cuore questo progresso, con diverse tappe: dagli incipienti passerò nei proficienti, dai proficienti avanzerò tra i perfetti. «Pertanto, o fratelli miei carissimi, siate fermi ed incrollabili, sempre più lavorando per la causa del Signore, sapendo che il travaglio vostro non è infruttuoso nel Signore» (1Cr 15, 58). «Vieni, o Spirito creatore!» (Breviario Romano: Festa di Pentecoste: Inno dei Vespri).
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