MEDITAZIONE XXI
S. Paolo e la preghiera3
SACRA SCRITTURA
«Intanto Saulo ancora spirante minacce e strage contro i discepoli del Signore, presentatosi al Sommo Sacerdote gli chiese lettere per le Chiese di Damasco; affine di menare legati a Gerusalemme quanti avesse trovati di quella fede, uomini e donne.
E durante il viaggio avvenne che, avvicinandosi a Damasco, d'improvviso una luce del cielo gli sfolgoreggiò d'intorno. E caduto per terra sentì una voce che gli disse: Saulo, Saulo, perché mi perseguiti? ed egli chiese: Chi sei o Signore? E l'altro: Io sono Gesù che tu perseguiti; dura cosa è per te ricalcitrare contro il pungolo. E tremante e stupefatto Saulo disse: Signore, che vuoi che faccia? E il Signore: Alzati ed entra in città; lì ti sarà detto quello che devi fare. E i suoi compagni di viaggio
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restarono attoniti, udendo la voce, ma non vedendo nessuno.
Saulo poi s'alzò da terra, ma aperti gli occhi non vedeva niente. Allora menatolo per mano lo condussero in Damasco, ove rimase tre giorni senza vista, senza prendere né cibo né bevanda.
Or c'era in Damasco un certo discepolo chiamato Anania, al quale il Signore disse in visione: Anania. Ed egli rispose: Eccomi, o Signore. Ed il Signore a lui: Alzati e va nella strada chiamata la Diritta, e cerca in casa di Giuda uno di Tarso che si chiama Saulo; ecco egli già prega (ed ha veduto in visione un uomo di nome Anania andare ad imporgli le mani perché ricuperi la vista) . Anania rispose: Signore, ho da molti sentito dire, riguardo a questo uomo, quanti mali abbia fatto ai tuoi santi in Gerusalemme. E questi ha dai principi dei sacerdoti il potere di arrestare qui tutti quelli che invocano il tuo nome. Ma il Signore gli disse: Va', perché egli è uno strumento da me eletto a portare il mio nome davanti ai gentili, ai re e ai figli d'Israele. Ed io gli mostrerò quanto debba patire per il mio nome»
(Atti 9, 1-16).
***Consideriamo: 1) S. Paolo praticò e raccomandò la preghiera. 2) I caratteri della
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preghiera di S. Paolo. 3) La pratica della pietà paolina.
I. - S. Paolo pregò e raccomandò la preghiera.
S. Paolo, giudeo, figlio di farisei, fu osservatore scrupoloso della legge mosaica di cui riconosceva tutto il valore e da cui faceva dipendere tutta la perfezione. I suoi genitori molto pii, lo educarono rettamente, e per tempo lo avviarono allo studio accurato della Sacra Scrittura, perché Saulo bramava divenire rabbino, ossia maestro della legge ebraica.
Seguace fedelissimo dei farisei, ricevette da loro tutti i falsi concetti sul Messia, e poiché non avvicinò e non conobbe Gesù, mantenne la persuasione che il popolo ebreo, uccidendo Gesù, avesse compiuta un'azione lodevolissima. Per questo, nel suo zelo per la legge e nella sua rettitudine si mise con grande energia a disperdere i cristiani.
Egli perseguitava in buona fede, credeva di compiere opera di apostolato, si mostrava perciò fedelissimo alla preghiera ed a tutte le pratiche legali.
Anche dopo la sua conversione si mostrò esatto osservatore della legge nell'osservare il voto del nazzareato.
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Saulo pregava, e certo si deve ascrivere anche a questa preghiera la grazia della sua conversione perché chi prega, pur essendo lontano da Dio, merita la conversione.
Dio esaudì la preghiera, e conoscendo la rettitudine di Saulo gli apparve in modo meraviglioso per operare in lui quella prodigiosa trasformazione che lo mutò da persecutore in Apostolo.
S. Paolo non tardò a manifestare la sua buona volontà e pietà: appena stramazzato a terra da una forza invisibile esclamò: «Signore, che vuoi che io faccia?». Gesù gli manifestò la sua volontà ed egli guidato dai compagni, si recò in Damasco e là nella cecità che lo aveva colpito, rimase tre giorni digiunando e pregando in preparazione al battesimo. La preghiera fu il segno che lo fece riconoscere ad Anania, e fu anche l'elogio che Gesù fece di lui: Disse il Signore in visione ad Anania: «Anania. Ed egli rispose: Eccomi, o Signore. Ed il Signore a lui: alzati e va' nella strada chiamata la Diritta e cerca in casa di Giuda uno di Tarso che si chiama Saulo: Ecco egli già prega» (Atti 9, 10-11).
Nella preghiera S. Paolo si preparava all'ardua missione che Dio voleva affidargli: Vas electionis est mihi iste ut portet nomen meum coram gentibus, et regibus et filiis
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Israel. Ego enim ostendam illi quanta oporteat eum pro nomine meo pati: «E' uno strumento da me eletto a portare il mio nome davanti ai gentili, ai re e ai figli d'Israele. Ed io gli mostrerò quanto debba patire per il mio nome» (Atti 9, 15-16).
Da questo punto la preghiera di S. Paolo si fa sempre più viva. Animato da santo zelo voleva darsi subito all'apostolato, ma comprendendo la necessità di una preparazione più lunga, si ritirò nel deserto per tre anni a pregare e fare penitenza. Datosi poi alla vita apostolica egli non riconobbe all'apostolato altra efficacia che la preghiera.
S. Paolo non solo dava l'esempio ritirandosi a pregare o sulle navi, o prolungando la preghiera nelle notti e nelle oscurità del carcere, ma confessava la propria preghiera. Così scrive ai suoi fedeli: Non cesso gratias agens pro vobis memoriam vestri faciens in orationibus meis: «Non cesso di rendere grazie per voi e di ricordarvi nelle mie preghiere» (Ef. 1, 16). Sine intermissione memoriam vestri facio semper in orationibus meis: «Mi ricordo continuamente e sempre di voi nelle mie orazioni» (Rom. 1, 9-10).
Di più, esorta alla preghiera e chiede carità di preghiera. Sine intermissione orate: «Non cessate mai di pregare» (I Tess. 5, 1 ).
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Spe gaudentes: In tribulatione patientes: Orationi instantes: «Siate allegri per la speranza, pazienti nella tribolazione, assidui nella preghiera» (Rom. 12, l2). Per omnem orationem et obsecrationem orantes omni tempore in ispiritu: «Pregate continuamente in ispirito con ogni sorta di preghiere e di suppliche» (Ef. 6, 18).
S. Paolo dava alla preghiera un'importanza fondamentale e nella preghiera si preparò a chiudere la sua vita col martirio. La tradizione narra che S. Paolo abbia passato tutta la notte in preghiera nell'attesa della esecuzione capitale, nel carcere angusto ed oscurissimo che ancor oggi si vede alle Tre Fontane a Roma, sotto la Chiesa di «Scala caeli».
La preghiera di S. Paolo fu ancora la preghiera più elevata che un'anima possa compiere. Tutti i gradi della mistica più alta sono dati dalla dottrina di S. Paolo. Egli ha vissuto questa preghiera e lo confessa, allorché narra il suo rapimento al terzo cielo: «Conosco un uomo in Cristo, il quale quattordici anni fa, se fu col corpo o senza il corpo non lo so, lo sa Dio, fu rapito fino al terzo cielo. E so che quest'uomo, se col corpo o fuori del corpo, non lo so, lo sa Dio, fu rapito in Paradiso e udì parole arcane che non è lecito all'uomo proferire» (II Cor. 12, 2-4).
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II. - I caratteri della preghiera di S. Paolo.
1) La preghiera di S. Paolo è riconoscente. Il ringraziamento è mezzo importante per ottenere grazie, è dovere di ognuno. Perciò San Paolo nella sua preghiera dà il primo luogo al ringraziamento ed insiste: Et grati estote: «Siate riconoscenti» (Coloss. 3, 15). Obsecro... fieri... gratiarum actiones pro omnibus hominibus: «Raccomando... che si facciano ringraziamenti per tutti gli uomini» (I Tim. 2, 1). Gratias agimus Deo semper pro omnibus vobis, memoriam vestri facientes in orationibus nostris sine intermissione: «Rendiamo sempre grazie a Dio per tutti voi, facendo continuamente memoria di voi nelle nostre orazioni» (I Tess. 1, 2).
La preghiera di S. Paolo è un cantico di riconoscenza. Egli riconosce che tutto viene da Dio e lo loda e lo ringrazia. S. Paolo non conosce egoismo ed imita Gesù nei suoi ringraziamenti al Padre. Pater, gratias ago tibi quoniam audisti me: «Ti ringrazio o Padre, di avermi esaudito» (Giov. 11, 41).
2) La preghiera di S. Paolo chiede santificazione e progresso. - Et hoc oro ut caritas vestra magis ac magis abundet in scientia et in omni sensu: «E questo io domando che la
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vostra carità abbondi sempre più nella conoscenza ed in ogni finezza di discernimento» (Filip. 1, 9). Oramus autem Deum ut nihil mali faciatis: «Preghiamo Dio che non facciate alcun male» (II Cor. 13-7). Non cessamus pro vobis orantes, et postulantes ut impleamini agnitione voluntatis eius (Dei) in omni sapientia et intellectu spiritali: «Non cessiamo di pregare per voi e di chiedere che siate ripieni della conoscenza della volontà di Dio con ogni sorta di sapienza ed intelligenza spirituale» (Coloss. 1, 9).
S. Paolo non comprende le meschinità, la terra per lui non ha alcuna importanza, perciò la sua preghiera si eleva, spazia nel cielo e domanda: santità, progresso e diffusione del Vangelo, conoscenza ed amor di Dio.
3) La preghiera di S. Paolo è universale. Il Vangelo di S. Paolo ha due caratteri ben distinti: la vita mistica in Cristo e l'universalità. S. Paolo si rivolge a tutte le genti, abbraccia tutti gli uomini, specialmente i peccatori, per i quali ha fatto tracciare le parole più belle e più commoventi della misericordia divina. Come fu la sua predicazione così fu la sua preghiera: Obsecro igitur primum omnium fieri obsecrationes, postulationes, gratiarum actiones pro omnibus hominibus: pro regibus, et omnibus qui in sublimitate sunt.
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ut quietam et tranquillam vitam agamus in omni pietate, et castitate: «Raccomando dunque prima di tutto che si facciano suppliche, orazioni, voti, ringraziamenti per tutti gli uomini, per i re e per le autorità costituite, affinché possiamo menare una vita pacifica e tranquilla con tutta pietà ed onestà» (I Tim. 2, 1). Volo ergo viros orare in omni loco, levantes puras manus sine ira et disceptatione: «Voglio che gli uomini preghino in ogni luogo, alzando le mani pure, senza ira né dispute» (I Tim. 2, 8).
La preghiera di S. Paolo si rivolge ai bisogni di tutti gli uomini perché nel suo cuore portava tutti i popoli, e piuttosto «mancarono i popoli a Paolo che Paolo ai popoli» come dice S. Giovanni Grisostomo, e S. Paolo stesso confessa: Os nostrum patet ad vos o Chorinthii, cor nostrum dilatatum est... eandem autem habentes remunerationem, dilatamini et vos... capite nos: «O Corinti, il nostro cuore si è dilatato... rendeteci il contraccambio, allargate anche voi il vostro cuore... dateci luogo nel vostro cuore» (II Cor. 6, 11- 13; 7, 2).
4) La preghiera di S. Paolo si appoggia sempre su Gesù Cristo. S. Paolo è il dottore della vita mistica in Gesù Cristo, ed il dottore della Redenzione. Solo in Gesù e da Gesù deriva
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ogni bene, e tutta la forza di S. Paolo è in Gesù Cristo. Come nella vita, così nella preghiera S. Paolo afferma: Mihi enim vivere Christus est: «Il mio vivere è Gesù Cristo» (Filipp. 1, 21). Egli non conosce che Gesù e di Gesù ha riempito la sua predicazione e le sue epistole: Non enim iudicavi me scire aliquid inter vos, nisi Jesum Christum: «Io non credetti di saper altro tra di voi se non Gesù Cristo» (I Cor. 2, 2).
Vuole che tutto si compia in Gesù Cristo: Omne quodcumque facitis in verbo aut in opere, omnia in nomine Domini Jesu Christi, gratias agentes Deo et Patri per ipsum: «Qualunque cosa diciate o facciate, fate tutto nel nome del Signore Gesù Cristo, rendendo per mezzo di lui grazie a Dio Padre» (Col. 3, 17).
E ne dà l'esempio: Gratias ago... Christo Jesu: «Rendo grazie a Gesù Cristo» (I Tim 1, 12). Fiduciam autem talem habemus per Christum ad Deum: «Abbiamo fiducia per Gesù Cristo davanti a Dio» (II Cor. 3, 4).
Da Gesù Cristo ogni carità, ogni grazia e da Gesù l'efficacia della preghiera, perché: Similiter autem et Spiritus adiuvat infirmitatem nostram: nam quid oremus, sicut oportet, nescimus sed ipse Spiritus postulat pro nobis gemitibus inenarrabilibus: «Lo Spirito sostiene la nostra debolezza, perché noi non sappiamo
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pregare come si deve, ma lo stesso Spirito chiede per noi con gemiti ineffabili» (Rom. 8, 26).
III. - La pratica della pietà paolina.
Per praticare la pietà di S. Paolo occorre conoscere bene S. Paolo, rendersi perciò familiare la lettura delle sue lettere, della vita, degli Atti degli Apostoli.
Chi avvicina S. Paolo a poco a poco si trasforma, impara a vivere come lui, a pregare come lui.
Chi ama S. Paolo dilata presto il suo cuore, diventa generoso, largo nelle sue vedute e San Paolo non gli appare rigido maneggiatore della spada, ma il più ardente e tenero amante di Cristo. S. Paolo ha un cuore quale raramente si trova, il cuore di una madre e di un padre ad un tempo: di madre che ama immensamente; di padre che sostiene e fortifica.
PREGHIAMO. - A S. Paolo per ottenere la pazienza.
O glorioso S. Paolo che da persecutore del nome cristiano, sei divenuto un Apostolo ferventissimo per zelo e che per far conoscere il Salvatore Gesù fino agli estremi confini del mondo hai sofferto carcere, flagellazioni, lapidazioni, naufragi e persecuzioni di ogni genere, e in
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ultimo hai versato fino all'ultima goccia il tuo sangue, ottieni a noi la grazia di ricevere come favori della divina misericordia, le infermità, le tribolazioni e le disgrazie della vita presente, affinché le vicissitudini di questo nostro esilio non ci raffreddino nel servizio di Dio, ma ci rendano sempre più fedeli e fervorosi. Così sia. (300 g. d'indulgenza)
ESEMPIO
Preghiera efficace di S. Paolo A Troade, nell'ultimo viaggio, S. Paolo voleva salutare i cristiani; sapeva di salutarli per l'ultima volta: li radunò quindi tutti per la S. Messa, la Comunione generale e l'Agape fraterna. I cristiani vennero numerosissimi e la funzione cominciò a sera e durò fino a mezzanotte, e dalla mezzanotte fino al mattino. Il cenacolo fu addobbato e molte lampade s'accesero ad onor del SS. Sacramento. Il cuore di S. Paolo si sciolse in una lunghissima predica.
Il giovanetto Eutico, che sedeva sopra una finestra, sopraffatto dal sonno, cadde dal terzo piano sulla via e si sfracellò, e fu raccolto esanime. Gesù Sacramentato operò il miracolo. S. Paolo discese sulla via, abbracciò il fanciullo e disse: «Non vi affannate, l'anima sua è ritornata in lui». Lo aveva risuscitato.
Risalì al cenacolo, continuò la S. Messa, distribuì la S. Comunione, e parlò ancora di Gesù, della sua religione, e dei doveri cristiani fino all'alba, sciogliendo tutte le difficoltà dei fedeli.
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3 In attesa del volume, pubblicata in CI, 9(1938)4.