Beato Giacomo Alberione

Opera Omnia

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MEDITAZIONE XI

L'Anno Liturgico

SACRA SCRITTURA

«O Dio, o Dio mio, per te veglio dalla prima luce. Ha sete di te l'anima mia e molto di più la mia carne.
In una terra deserta e impraticabile e senza acqua. Così mi presentai nel santuario, per contemplar la tua potenza e la tua gloria.
Perché più preziosa della vita è la tua grazia; le mie labbra ti loderanno.
Così io ti benedirò tutta la vita e nel nome tuo alzerò le mie mani.
L'anima mia sarà sazia come di midollo e di grasso e con voci di giubilo ti loderà la mia bocca.
Se mi ricordo di te nel mio letto, te mediterò nelle mie veglie. Perché tu sei il mio aiuto. Io esulto all'ombra delle tue ali; a te si tien stretta l'anima mia, mentre la tua destra mi
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sostiene. Essi invano han cercato la mia vita, sprofonderanno negli abissi; cadran sotto la spada, saran preda degli sciacalli.
Il re invece si rallegrerà in Dio, saran lodati quelli che giuran per lui, perché sarà chiusa la bocca dei malignatori»


(Salmi LXII, 1-12).


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La comunicazione della grazia può avvenire in vari modi, sia da parte di Dio, sia da parte della Chiesa, sia da parte dell'uomo. Nel trattato De Sacramentis la S. Teologia insegna per quali vie Gesù Cristo comunichi a noi la sua grazia e nel trattato De Sacramentalibus spiega come la grazia venga a noi comunicata da parte della Chiesa. E' bene che ricordiamo alcuni principi di teologia. La Chiesa ha una triplice potestà: la dottrinale, che appartiene all'intelletto - verità; la giurisdizionale, che riguarda la volontà - via; la sacramentale o liturgica per l'esercizio del culto - vita.
I Sacramenti sono di vario genere: costituiscono la materia di tutta la scienza liturgica. Se si eccettua ciò che riguarda l'essenza del sacrificio e la materia e la forma dei sacramenti, tutte le altre azioni sacre e funzioni religiose che si compiono in chiesa e fuori appartengono ai sacramentali.
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Che cosa sono dunque i sacramentali? Sono liturgiche istituzioni che procedono dalla potestà della Chiesa, per comunicare ai fedeli i frutti dell'impetrazione della Chiesa.
Noi in questa meditazione considereremo qualche cosa intorno ad uno di essi mediante il quale la Chiesa comunica a noi la grazia: il corso dell'anno liturgico. Vediamo: 1) che cosa sia l'Anno Liturgico; 2) che cosa significhi; 3) come trarre profitto da questo sacramentale.

I. - Che cos'è l'Anno Liturgico?
Bisogna innanzi tutto notare che l'anno si può considerare in vario modo: vi è l'anno civile che coincide col 1.o Gennaio e 31 Dicembre; l'anno scolastico, l'anno agricolo, finanziario, commerciale; e vi è anche un anno liturgico, che è l'anno della Chiesa. Comincia colla prima domenica di Avvento e termina coll'ultima domenica di Pentecoste.
Che cos'è l'anno liturgico? L'anno liturgico è una ordinata successione di tempi sacri e di feste stabilite dalla Chiesa. Questa ordinata successione ha scopi spirituali e cioè mira alla maggior gloria di Dio e al profitto spirituale delle anime. L'anno liturgico comprende due ordini e cioè: l'ordine dei tempi e l'ordine delle feste.
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1) L'ordine dei tempi. Questo comprende: l'Avvento, il Natale, l'Epifania, le domeniche dopo l'Epifania, la Quaresima, il tempo di Passione, Pasqua, Pentecoste, le Domeniche dopo Pentecoste.
L'ordine dei tempi ha due centri: Natale e Pasqua. Da questi due centri si determinano gli altri tempi che da essi dipendono. Il centro del Natale è dato dal giro del sole o anno solare ed è fisso: il 25 dicembre; il centro della Pasqua, invece è dato dal giro della luna o anno lunare, ed è mobile.
Dal Natale si determinano le domeniche di Avvento e le domeniche successive prima dell'Epifania, quindi l'Epifania e le domeniche dopo l'Epifania, che possono essere tre o sei secondo la posizione della Pasqua che anticipa o ritarda la Settuagesima. Le domeniche dopo l'Epifania, che non si possono celebrare a suo tempo, vengono trasportate dopo Pentecoste, in modo che nel corso dell'anno tutte le domeniche vengano celebrate.
Dalla Pasqua dipendono gli altri tempi, che sono mobili per la mobilità della stessa Pasqua. Pasqua è determinata dal giro della luna, e, secondo una regola stabilita da antica tradizione e confermata da concilii e decreti, si celebra sempre la prima domenica dopo il
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plenilunio, che segue il 20 Marzo. Poiché il mese lunare è più breve del mese solare e quindi non coincide col principio e col termine dei mesi ordinari, così si può avere la Pasqua più o meno alta. I limiti estremi sono il 22 Marzo in cui si ha la Pasqua più bassa possibile, e il 25 Aprile in cui si ha la Pasqua più alta.
Determinata la Pasqua rimane determinata la domenica di Settuagesima (nona domenica prima di Pasqua); di Sessagesima (ottava domenica prima di Pasqua); di Quinquagesima (settima domenica prima di Pasqua); la Quaresima (40 giorni prima della settimana santa); la Domenica di Passione (15 giorni prima di Pasqua); le Palme (8 giorni prima di Pasqua).
2) L'anno liturgico ha ancora un ordine di feste che comprende tre cicli: ciclo Domenicale o feste del Signore; ciclo Mariale o feste della Madonna; ciclo santorale o feste dei Santi.
Il ciclo Domenicale comprende quelle feste del Signore che sono fisse: Circoncisione, Epifania, Trasfigurazione, Prezioso Sangue, Invenzione della S. Croce, Esaltazione della S. Croce, festa di Gesù Cristo Re, le Dedicazioni delle Chiese ecc.
Il ciclo Mariale comprende le feste della
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Madonna. Le principali sono l'Immacolata e l'Assunta. Seguono: la Natività di Maria, il Nome di Maria, la Presentazione al Tempio, l'Annunciazione, la Visitazione, l'Aspettazione del parto, la Purificazione, l'Addolorata, la Madonna del Rosario, la Madonna del Carmelo, della Mercede, le apparizioni di Lourdes, il S. Cuore di Maria, l'Ausiliatrice, la Consolata, Maria Mediatrice di grazie, la Divina Maternità, la Regina degli Apostoli, ecc.
Innumerevoli sono le feste della Madonna. Se ne celebrano una ventina nella Chiesa universale ed altre sono celebrate in luoghi particolari.
Ve ne sono poi altre, in numero straordinario, che sono celebrate nei diversi luoghi, Missioni, Istituti, sotto i titoli più vari. De Maria numquam satis.
Il ciclo Santorale comprende le feste dei Santi, e cioè: Angeli, Apostoli, Martiri, Vergini, Confessori, ecc. La maggior parte dei santi, però non può essere ricordata nell'anno liturgico per la ristrettezza del tempo, ed a questo supplisce la festa di «Ognissanti» sapientemente istituita dalla Chiesa.

II. - Significato dell'Anno Liturgico.
L'Anno Liturgico ha un significato cronologico, uno cristiano, ed uno mistico.
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1) Significato cronologico o storico. - In questo è presentata la storia dell'umanità. L'Avvento indica i quattro mila anni in cui l'umanità aspettò il Messia; dal Natale all'Ascensione il significato cronologico si identifica col cristiano, infatti: il tempo che intercede tra il Natale e la Domenica di Settuagesima, indica la vita privata di Gesù. La Quaresima e la Pasqua indicano la vita pubblica di Gesù e la redenzione. Da Pasqua all'Ascensione si ricorda la perfezione e conferma della redenzione. Le domeniche che seguono la Pentecoste indicano lo sviluppo della Chiesa, che, nata nella Pentecoste, cresce attraverso i secoli ed estende in ogni luogo l'opera sua, superando ogni ostacolo, perché: «portae inferi non praevalebunt».
La Chiesa è la Madre che accompagna i figli nel tempo fino alla soglia dell'eternità, introducendoli nella Chiesa Trionfante. Quindi, l'ultima domenica di Pentecoste, presenta la scena del giudizio universale, dove sarà conclusa eternamente l'opera della Chiesa in favore dei figli. I ribelli saranno condannati al supplizio eterno, i buoni introdotti nel gaudio eterno.
2) Significato cristiano. - Nel significato cristiano l'Anno Liturgico ci offre la narrazione
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della vita di Gesù. Quindi: l'Avvento indica l'attesa di Maria, la santificazione del Battista operata da Gesù portato dalla Vergine, la predicazione del Battista per preparare il popolo a ricevere il Messia. Il Natale ci ricorda la venuta di Gesù: Uomo-Dio, bambino in mezzo a noi.
Segue la Circoncisione, il Nome di Gesù, l'Epifania, la fuga in Egitto, il ritorno a Nazaret, lo smarrimento e il ritrovamento di Gesù, che ci descrivono la sua vita privata. Ed ancora alcune domeniche nelle quali il racconto dei miracoli di Gesù prelude alla sua opera Messianica e Redentrice.
Nelle domeniche di Settuagesima, Sessagesima, Quinquagesima, e particolarmente nella Quaresima, si ricorda la penitenza e il digiuno di Gesù ed in parte la predicazione della sua vita pubblica.
Intanto giunge la domenica di Passione in cui Gesù annuncia la sua morte. Poi la domenica delle Palme ricorda il suo trionfo; ma da questo alla morte il passo è breve e si entra subito nella settimana santa, che ricorda particolarmente la storia dolorosa della passione e morte di Gesù. Finalmente si arriva a Pasqua: si ricorda la risurrezione di Gesù e si esulta con lui.
Le domeniche seguenti indicano i quaranta
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giorni in cui Gesù si fermò sulla terra per confermare i discepoli; poi viene l'Ascensione: Gesù sale al Cielo e dopo dieci giorni manda lo Spirito Santo e si celebra la Pentecoste.
Dopo Pentecoste si ha un seguito più o meno lungo di Domeniche in cui viene esposta la dottrina e gli esempi di Gesù che prima non furono considerati.
Così dopo aver seguito ordinatamente la venuta di Gesù, la sua vita privata e pubblica, la sua morte, la risurrezione e l'ascensione al cielo, l'anima si prepara sui suoi esempi e prega per salire degnamente al cielo dopo morte.
3) Significato mistico. - Questo riguarda i frutti di santificazione, che l'anima deve ricavare dall'Anno Liturgico. Nell'Avvento l'anima deve prepararsi a ricevere Gesù, quindi preghiera, dolore, penitenza. Nel Natale l'anima nasce spiritualmente ed entra in uno stato d'innocenza. In seguito dovrà crescere in questa vita, dovrà irrobustirsi, lottare, lavorare: tutto ciò le è insegnato dalla vita privata e pubblica di Gesù. Nonostante la crescenza e lo sforzo per conservarsi, l'anima cade, septies cadit iustus, allora occorre il pentimento e la penitenza per risorgere ed a questo offre occasione la Quaresima. Pasqua
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segnerà poi la risurrezione completa e decisa. Dopo la risurrezione l'anima deve confermarsi in essa ed allora si tratterrà con Gesù, finché la sua ascensione al cielo le darà nuovo animo per il Paradiso che le sta preparato: Vado parare vobis locum (Giov. 14, 2).
Intanto per avere forza invoca lo Spirito Santo e nella Pentecoste lo riceve per la promessa di Gesù: Rogabo Patrem, et alium Paraclitum dabit vobis, ut maneat vobiscum in aeternum: «Pregherò il Padre e vi darà un altro Consolatore, che resti con voi per sempre» (Giov. 14, 16). Paraclitus autem Spiritus Sanctus, quem mittet Pater in nomine meo, ille vos docebit omnia et suggeret vobis omnia, quaecumque dixero vobis: «E il Consolatore, lo Spirito Santo, che il Padre vi manderà nel nome mio, egli vi insegnerà ogni cosa, vi rammenterà tutto quello che vi ho detto» (Giov. 14, 26).
Nelle domeniche susseguenti l'anima pone tutto lo studio per comprendere la dottrina di Gesù, imitare i suoi esempi e prega, cercando di perfezionarsi sempre più. In questo lavoro spirituale in cui l'anima si sforza di vivere di Gesù, non è lasciata sola: Maria SS. che meglio di tutti ha inteso l'opera di Gesù ed ha approfittato della redenzione, l'aiuterà. «Ecce Mater tua...» (Giov. 19, 27). Le
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feste mariane offrono appunto l'esempio della vita mistica di Gesù e Maria.
Questo stesso esempio in modo più o meno perfetto si trova anche nei santi, i quali ogni giorno presentano all'anima un modello, seguendo il quale giungerà a vivere la vita mistica di Gesù, come essi hanno vissuto di Lui e per Lui.

III. - Come approfittare dell'Anno Liturgico
L'anno Liturgico con le sue feste è ordinato a tre fini: conoscere Gesù; imitare Gesù; vivere di Gesù.
1) Conoscere Gesù. - Bisogna studiare Gesù perché questo è il sommo e primo compito del cristiano. Summum igitur studium nostrum sit in vita Christi meditare... (Imitazione di Cristo - Libro I, Capo I). E' perciò utile seguire l'Anno Liturgico che ci propone un quadro completo della vita di Gesù ed offre ogni anno un corso di studio sempre superiore.
Procurare di istruirci sempre più: Donec occurramus omnes in unitatem fidei, et agnitionis filii Dei, in virum perfectum, in mensuram aetatis plenitudinis Christi: «Finché non arriviamo tutti per l'unità della fede e della conoscenza del Figlio di Dio, all'uomo perfetto,
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alla misura dell'età piena di Cristo» (Ef. 4, 13). Non sono cose nuove quelle che vengono presentate, ma cose che si devono intendere in modo sempre nuovo e più perfetto. Non nova sed noviter.
2) Imitare Gesù. - Imitare la povertà del presepio, l'umiltà, la semplicità, il lavoro, il nascondimento della vita privata; imitare la preparazione di penitenza all'apostolato; lo zelo, il fervore, la costanza, la dolcezza della vita pubblica. Imitare infine lo spirito di sacrificio, il dolore, la rassegnazione piena della passione.
Non si riuscirà mai ad imitare interamente Gesù e quindi ogni anno tutti possono e devono impegnarsi secondo l'età, condizioni e grazie, in questa imitazione per poter raggiungere l'ideale proposto da Gesù stesso: Estote ergo vos perfecti, sicut et Pater vester caelestis perfectus est: «Siate perfetti come è perfetto il Padre vostro celeste» (Matteo 5, 48).
3) Vivere di Gesù. - Nel Natale nasca Gesù in noi e viviamo in lui la vita di nascondimento; quindi si cresca in lui apprendendo la fedeltà ai doveri quotidiani e si rafforzi questa vita con la penitenza, col dolore, colla riparazione del peccato, con la risurrezione dal male e l'esercizio della virtù.
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Ogni anno liturgico deve aumentare la grazia, deve segnare un passo nella perfezione e crescere i meriti. L'Anno liturgico è come la via che sale un monte in modo circolare. Il viandante che la percorre si trova ad ogni giro in un punto parallelo a quello di partenza, ma sempre più in alto, finché raggiungerà la cima che termina la vita e l'introduce nell'eterna visione, possesso, gaudio di Dio, in unione di Maria SS. e dei Santi.
Chi vive la vita liturgica si stacca sempre più dalla terra, si solleva nel bene.
Se siamo incapaci e non possiamo salire, siamo sulle braccia della Chiesa, che ogni anno ci porta su verso il cielo.
A questo fine sono utili mezzi l'uso del Messalino, del Vesperale, del Martirologio; il seguire il canto liturgico e le cerimonie.
La liturgia fedelmente seguita darà sempre maggior luce, forza nel bene e grazia.
PREGHIAMO. - «Quanto sono amabili i tuoi tabernacoli, o Signore degli eserciti: l'anima mia sospira e struggesi per gli atrî del Signore.
Il cuor mio e la mia carne esultano (pensando a te); Dio vivo.
Poiché la passera si è trovata una casa e la tortorella un nido, ove riporre i suoi nati.
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Io desidero i tuoi altari, o Signore degli eserciti: mio Re e mio Dio.
Beati coloro che abitano nella tua casa, o Signore, ti daranno lode nei secoli dei secoli
».

(Salmo 83, 1-8).


ESEMPIO

Vita di preghiera e penitenza di S. Giovanni Fisher

La pietà dei primi biografi del Vescovo Giovanni Fisher ci ha lasciata una testimonianza molto completa della sua vita quotidiana. Il santo soleva recitare l'Ufficio da solo per poter pronunziare ogni parola con profondo raccoglimento suggeritogli dalla sua profonda pietà, e per gioire pienamente della dolcezza della parola sacra. Il suo amore per la preghiera era così intenso, che quando un monaco certosino, un giorno, lo felicitò per un libro da lui scritto contro Lutero, scosse dubbiosamente la testa dicendo: «Se avessi dedicato alla preghiera il tempo speso nello scrivere, avrei probabilmente recato maggior vantaggio alla Chiesa e all'anima mia». In una parete della sua camera era praticata un'apertura per consentirgli di vedere l'altare e l'interno della Cattedrale. Gran parte delle notti, Giovanni le dedicava al colloquio con Dio, perché sul suo durissimo giaciglio non mai dormì più di quattro ore. Inoltre portava sempre il cilicio, che spesso feriva il misero e macerava il corpo. Seguiva strettamente i digiuni prescritti dalla Chiesa, aggiungendone molti altri, spinto a ciò dalla sua pietà. Alla sua mensa vi eran sempre molti
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cibi prelibati per i suoi ospiti, ma anche nei giorni in cui il digiuno non era prescritto, egli altro non mangiava che una meschina zuppa con poca carne, della quale per solito lasciava la maggior parte intatta. Quando non c'erano ospiti, spesso sedeva in mezzo ai suoi Cappellani incitandoli a qualche discussione su cose di scienza e di teologia. Per solito ascoltava i loro pareri con grande attenzione, ma se poi parlava di Dio e dei suoi amori, la Madonna e i Santi, gli si illuminava il volto e una tenerezza meravigliosa splendeva nei suoi occhi e la sua voce aveva inflessioni di infinita dolcezza.

(Vita di G. Card. Fisher del Smith pag. 50...).

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