I MEDITAZIONE
Quali grazie chiedere al Signore
SACRA SCRITTURA
E quando pregate non fate come gli ipocriti, che amano stare a pregare nelle sinagoghe e sugli angoli delle piazze, per essere veduti dagli uomini. In verità vi dico: han già la ricompensa loro. Ma tu quando vuoi pregare, entra nella camera e, chiuso l'uscio, prega il tuo Padre in segreto, e il Padre, che vede nel segreto, te ne darà la ricompensa. E quando pregate non vogliate usare tante parole, come i Gentili, che stimano di essere esauditi per il molto parlare. Non l'imitate, poiché sa bene il Padre Vostro, avanti che gliele chiediate, di quali cose avete bisogno.
Voi dunque pregate così: «Padre nostro che sei nei cieli, sia santificato il tuo nome, venga il tuo regno, sia fatta la tua volontà come in cielo così in terra. Dacci oggi il nostro pane quotidiano, e rimettici i nostri
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debiti come noi li rimettiamo ai nostri debitori, e non ci indurre in tentazione, ma liberaci dal male. Così sia.(Matteo 6, 5-13)
*** Nella Sacra Scrittura si incontra ad ogni passo la raccomandazione che il Signore rivolge alle anime di pregare. Circa cinquecento volte parla della preghiera. L'obbligo di pregare è contenuto nel primo comandamento: «Io sono il Signore Dio tuo, non avrai altro Dio fuori di me».
Questo comandamento nella parte negativa proibisce: la superstizione, l'idolatria, la divinazione, la vana osservanza, il maleficio, l'irreligiosità come il tentare Dio, il sacrilegio e la simonia; ma nella parte positiva impone il culto a Dio e cioè: la devozione, l'orazione e l'adorazione.
Perché la preghiera è ordinata nel primo comandamento? Perché è il mezzo per praticare tutti i comandamenti.
Dio, sapientissimo, dice Sant'Agostino «Non comanda cose impossibili, ma comandando esorta a fare ciò che puoi e chiedere ciò che non puoi». In questa meditazione: 1) Considereremo le grazie contenute
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nelle domande del «Pater noster»; 2) faremo qualche applicazione pratica accennando ai vari ordini di grazie, che più ci occorrono.
I. - La preghiera più bella ed efficace.
Ai discepoli che interrogavano: Quis ergo poterit salvus esse? «Chi potrà dunque salvarsi?» Gesù rispose: Apud homines hoc impossibile est: apud Deum autem omnia possibilia sunt: «Questo è impossibile agli uomini, ma a Dio tutto è possibile» (Matteo 10, 25-26). «Niente, esclama S. Giov. Grisostomo, vince in potenza l'uomo che prega».
In generale bisogna chiedere: la gloria di Dio e la pace degli uomini. In particolare poi, si soddisfa a questo precetto domandando quanto è contenuto nel Pater noster.
Gesù infatti non ha solo dato precetti e consigli di preghiera, ma ha dato l'esempio ed ha insegnato anche il modo e la formula: «Quando pregate dite così: Padre nostro che sei nei cieli, sia santificato il tuo nome, venga il tuo regno, sia fatta la tua volontà come in cielo così in terra. Dacci oggi il nostro pane quotidiano e rimetti a noi i nostri debiti come noi li rimettiamo ai nostri debitori, e
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non ci indurre in tentazione, ma liberaci dal male» (Matteo 6, 9-13).
Le domande del «Padre nostro», corrispondono a tutti i doveri e i bisogni.
PADRE. «Quale onore per noi chiamare Dio Padre!» (S. Cipriano). Pater meus es tu, Domine! «Tu sei il Padre mio, o mio Dio» (Salmi 88, 27).
Il S. Curato d'Ars affermava: «Non vi è nulla di più confortevole nei momenti difficili che il pensare: Ho un padre in cielo che può e vuole aiutarmi, un Padre, il quale anche quando dispone qualcosa di doloroso, lo dispone per mio bene». Domine, pater noster es tu, nos vero lutum: «O Signore, tu sei il nostro Padre, e noi siamo fango» (Isaia 64, 8).
Gesù ci fa chiamare Dio col nome di Padre per ricordarci che siamo suoi figli. Gesù ci dà l'esempio: almeno sessanta volte lo invoca col nome di Padre: Pater venit hora... Pater sancte, serva eos in nomine tuo... Pater quos dedisti mihi, volo ut ubi sum ego, et illi sint mecum... Pater juste, mundus te non cognovit..., «Padre, è giunta l'ora... Padre santo, conservali nel tuo nome... Padre io voglio che dove sono io, sian pure con me quelli che mi affidasti... Padre giusto, il mondo non ti ha
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conosciuto...» (Giov. 17, 1.11.24.25). Pater mi, si possibile est, transeat a me calix iste: «Padre mio, se è possibile passi da me questo calice» (Matt. 26, 39); Pater, dimitte illis, non enim sciunt quid faciunt: «Padre perdona loro, perché non sanno quel che si fanno» (Luca, 28, 34); Nemo venit ad Patrem, nisi per me: «Nessuno viene al Padre se non per me» (Giov. 14, 6); Estote ergo vos perfecti, sicut et Pater vester caelestis perfectus est: «Siate perfetti come è perfetto il Padre vostro celeste» (Matt. 5, 48).
Nessun è tanto degno di essere chiamato Padre quanto Dio, che ha creati tutti gli uomini. Quale Padre! Padre celeste, eterno, onnipotente: «Credo in Dio Padre onnipotente, creatore del cielo e della terra».
Dal cielo Egli vede i suoi figli, che sulla terra cercano di compiere la sua volontà per salvarsi; Egli è sempre pronto ad assisterli, per sostenerli quando stanno per cadere, per rialzarli se caduti.
PADRE NOSTRO. Con questa espressione «nostro» Gesù ricorda che Dio è Padre di tutti gli uomini, quindi siamo tutti fratelli e dobbiamo amarci vicendevolmente.
Non si può amare Dio se non si ama il prossimo. Dice Sant'Ambrogio: «Ciascuno
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prega per tutti e tutti pregano per ciascuno» e soggiunge S. Cipriano: «Gesù vuole che ciascuno preghi per tutti, come egli ci ha portati tutti in se medesimo».
lnoltre questa parola «nostro» ci ispira confidenza, aumenta in noi la speranza di ottenere quanto domandiamo.
CHE SEI NEI CIELI. Dio è dovunque, ma in cielo egli regna con gli angeli e coi santi. Con questa espressione ricordiamo la sua grandezza, la sua potenza, la sua bontà. Ricordiamo che Dio è in cielo e là tutti ci attende: quella è la nostra patria: la vita è la prova. Ricordiamo ancora che la terra è l'esilio, è luogo di ingiustizie, di odi, di miserie, il cielo invece è luogo di pace e di gaudio eterno. Non habemus hic manentem civitatem sed futuram inquirimus: «Non abbiamo quaggiù città permanente, ma andiamo cercando la futura» (Eb. 13, 14).
A queste espressioni preliminari seguono domande che riguardano: la gloria sua.
Le altre domande sono in favore nostro e del prossimo: pace agli uomini.
SIA SANTIFICATO IL TUO NOME. Sit nomen tuum Deus Israel, benedictum: «Sia
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il nome tuo, o Dio d'Israele, benedetto» (Tob. 3, 23).
Non vi è nome maggiore di quello di Dio. Dio è infinito in ogni perfezione, merita ogni lode e adorazione: Sit nomen Domini benedictum: «Sia benedetto il nome del Signore» (Giob. 1, 21); Quam admirabile est nomen tuum in universa terra: «Quanto è ammirabile il nome tuo in tutta la terra» (Salmi 8, 2); Laudate nomen Domini: «Lodate il nome del Signore» (Salmi 112, 1); Afferte Domino gloriam nomini eius: «Portate al Signore la gloria dovuta al suo nome» (Salmi 28,2); Terra adoret te... psalmum dicat nomini tuo: «La terra ti adori... inneggi al tuo nome» (Salmi 65, 4); Cantate Deo, psalmum dicite nomini eius: «Cantate a Dio, salmeggiate al suo nome» (Salmi 67, 5); Bonum est psallere nomini tuo Altissime: «È bello... cantare inni al tuo nome, o Altissimo» (Salmi 91, 2); Psallam nomini Domini Altissimi: «Innalzerò inni di lode al Nome dell'Altissimo Signore» (Salmi 12, 6). La Sacra Scrittura è tutto un inno di lode e di glorificazione del nome santo di Dio.
Si domanda la lode di Dio, che tutti gli uomini cerchino Dio e la sua gloria. Che il nome suo sia benedetto da tutti: in cielo e in terra. «Che la vostra maestà, o Signore, la
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vostra grandezza, la vostra potenza, la bontà, la misericordia, la giustizia, la provvidenza ecc. siano conosciute, proclamate, benedette, encomiate in ogni tempo, luogo, per sempre... Ogni uomo vi lodi, vi ami, vi tema, vi ringrazi...» (A Lapide).
VENGA IL TUO REGNO. - Regnum tuum, regnum omnium saeculorum: «Il tuo regno è regno di tutti i secoli» (Salmi 144,13). Con questa domanda preghiamo che si estenda il regno di Dio su tutta la terra.
Il regno di Dio è la Chiesa e si prega che questa Chiesa raccolga tutte le genti, salvi tutti i popoli, estenda a tutti gli uomini la verità e la giustizia. Tutti si stringano al Sommo Pontefice e si formi un solo ovile sotto un solo Pastore. Et fiet unum ovile: «E si avrà un solo ovile» (Giov. 10, 16).
La Chiesa per mezzo di schiere compatte di zelanti Missionari e Missionarie va acquistando ogni anno nuove città e regioni e noi preghiamo, affinché presto riesca ad abbracciare tutti i popoli. Il peccato ha disgregati gli uomini, li ha allontanati da Dio; Gesù vuole riunirli tutti e la Chiesa è la grande società stabilita per questa unione. È una società in cui non è libero dare o no il proprio nome, ma bisogna che, conoscendola, si entri
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assolutamente per salvarsi: non è una cosa di libera scelta.
Ricordiamo quindi la diffusione del Vangelo, l'opera dei missionari, il misero stato degli scismatici, l'abiezione dei pagani. Dio ci cerca, ci sostiene, ci mantiene in vita, ci guida in tutto; e gli uomini con insipienza e superbia innominabile affermano: «Dio non esiste». Dixit insipiens in corde suo: Non est Deus: «Lo stolto dice nel suo cuore: Dio non esiste» (Salmi 13, 1). Per il ritorno di tutti questi erranti preghiamo: Adveniat regnum tuum: «Venga il tuo regno».
«Cercate anzitutto il regno di Dio e la sua giustizia, e tutte le altre cose (le materiali) vi saranno date in aggiunta» (Matt. 6, 33).
SIA FATTA LA TUA VOLONTÀ COME IN CIELO COSI' IN TERRA. - Tutti gli uomini osservino i comandamenti di Dio; da tutti si abbracci la verità di Dio; si seguano gli esempi di Gesù Cristo, si usino i mezzi di grazia. La volontà di Dio è questa: che ci facciamo santi: Haec est voluntas Dei, sanctificatio vestra (Tess. 4, 3). E nella volontà di Dio sta tutta la perfezione e santità. Non importa che si tratti di cose piccole o grandi, avverse o prospere; non importa ci vengano manifestate dai superiori o dipendano da eventi e
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circostanze; ciò che conta è la volontà di Dio. Nunc Domine, secundum voluntatem tuam fac mecum: «Or dunque, Signore, fa' di me secondo la tua volontà» (Tob. 3, 6).
Nella volontà di Dio tutto riceve il suo valore e il merito eterno. «Il riposo, la pace, la gioia, la santità, la perfezione del cristiano consistono nel rinnegare la propria volontà per uniformarla a quella di Dio, sia nell'avversa che nella prospera fortuna, e nella sanità e nelle malattie, e nella vita e nella morte» (A Lapide). «Che altro abbomina e punisce Dio, dice S. Bernardo, se non la volontà dell'uomo? Cessi adunque questa volontà e non vi sarà più inferno». «Fiat voluntas tua» ecco il mezzo facile e sicuro di santità, il mezzo scevro di ogni inganno, di superbia, di illusione.
DACCI OGGI IL NOSTRO PANE QUOTIDIANO. - Dopo la gloria di Dio domandiamo le grazie per la pace degli uomini e prima di tutto il «pane quotidiano». Con queste parole si intende chiedere: 1) il pane della parola di Dio; 2) il pane eucaristico; 3) il pane materiale.
1.o Il pane della parola di Dio. Non in solo pane vivit homo, sed in omni verbo quod procedit de ore Dei: «Non di solo pane vive l'uomo, ma di ogni parola che procede dalla bocca di Dio» (Matt. 4, 4). Tutti possano sentire
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bene la parola di Dio e praticarla. Esto mansuetus ad audiendum verbum ut intelligas: «ascolta con docilità la parola per capirla» (Eccli. 5, 13); Qui verbum meum audit, et credit ei qui misit me, habet vitam aeternam: «Chi ascolta la mia parola e crede in Colui che mi ha mandato, ha la vita eterna» (Giov. 5, 24); Audi fili mi, et suscipe verba mea, ut multiplicentur tibi anni vitae: «Dai ascolto, o figlio mio, accogli le mie parole, affinché si moltiplichino gli anni della tua vita» (Prov. 4, 10).
La parola di Dio non cada in terreno sassoso, ma in terreno buono e produca frutti abbondanti. Alia autem ceciderunt in terram bonam: et dabant fructum, aliud centesimum, aliud sexagesimum, aliud trigesimum: «Una parte poi cadde in terra buona e portò frutto, dando dove il cento, dove il sessanta, dove il trenta» (Matt. 13, 8); Estote factores verbi, non auditores tantum: «E mettetela in pratica questa parola; non l'ascoltate soltanto» (Giac. 1, 22).
2.o Il pane Eucaristico. L'Eucaristia è il vero pane dell'anima. Ego sum panis vitae. Patres vestri manducaverunt manna in deserto, et mortui sunt. Hic est panis de caelo descendens: ut si quis ex ipso manducaverit,
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non moriatur. Ego sum panis vivus qui de caelo descendi: «Io sono il pane della vita. I padri vostri mangiarono nel deserto la manna e morirono. Questo è il pane disceso dal cielo, tale che chi ne mangia non muore. Io sono il pane vivo disceso dal cielo» (Giov. 6, 48-51); Qui manducat hunc panem vivet in aeternum: «Chi mangia di questo pane vivrà in eterno» (Giov. 6, 59); Pro quibus Angelorum esca nutrivisti populum tuum, et paratum panem de caelo prestitisti illis sine labore, omne delectamentum in se habentem et omnem saporis suavitatem: «Il tuo popolo lo nutristi col pane degli Angeli, e dal cielo gli donasti un pane belle fatto, senza fatica, contenente in sé ogni delizia ed ogni soavità di sapore» (Sap. 16, 20).
L'Eucaristia ripara le forze perdute: è robustezza nella lotta, è medicina nelle infermità, è conforto nel dolore, è viatico ai morenti, è «la vita». Non timebo mala: quoniam tu mecum es: «Non temerò alcun male perché tu sei meco» (Salmi 22, 4).
Chiediamo qui la divozione alla S. Messa, la frequenza alla Comunione, il fervore nelle visite al SS. Sacramento; e preghiamo perché l'uso della comunione e il culto eucaristico si estendano sempre più.
3.o Il pane materiale. Anche questo
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chiediamo ogni giorno per la necessità presente; lo chiediamo quotidiano, attendendo la Provvidenza di ogni giorno, senza affanni e preoccupazioni per il domani. Chiediamo il pane per mantenerci nel servizio di Dio.
Dio vuole che chiediamo questo pane non perché non voglia darcelo, egli è provvido, ma perché lo meritiamo con la preghiera e con l'opera. Lo merita chi, potendo, lavora. Dice infatti S. Paolo: Si quis non vult operari, nec manducet: «Se uno non vuol lavorare non mangi» (II Tess. 3, 10). E lo merita anche chi non potendo lavorare lo chiede a Dio. In questo modo anche il cibo ci acquista merito.
Nella domanda del pane quotidiano intendiamo il necessario alla vita, il vitto, il vestito, l'alloggio ecc., e ricordiamo quindi tanti bambini, tanti poveri, tanti miseri, tante vocazioni, che abbisognano di tutto.
RIMETTI A NOI I NOSTRI DEBITI COME NOI LI RIMETTIAMO AI NOSTRI DEBITORI. - Il Signore vuole che sempre chiediamo il perdono dei peccati, nelle confessioni, nelle visite al SS. Sacramento, negli esami di coscienza... perché così si dimostra di odiare sempre più il peccato, e di amare Dio. Questa è una protesta di fedeltà a Dio.
Un altro motivo ancora ci spinge a fare
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questa domanda: ogni giorno manchiamo, dunque ogni giorno dobbiamo chiedere il perdono. Septies enim cadet iustus, et resurget: «Il giusto cadrà sette volte e risorgerà» (Prov. 24, 16). «Perché nessuno, dice S. Cipriano, si compiaccia di se stesso e si creda innocente e s'insuperbisca, la voce divina gli insegna che egli pecca ogni giorno, poiché gli è fatto comando di implorare ogni giorno il perdono dei propri peccati».
Ed in che misura la remissione? «Come noi li rimettiamo ai nostri debitori». Ecco la condizione alla quale Dio lega il nostro perdono. Saremo perdonati come perdoniamo. Se perdoneremo completamente..., completamente saremo perdonati. Si enim dimiseritis hominibus peccata eorum; dimittet et vobis Pater vester caelestis delicta vestra. Si autem non dimiseritis hominibus: nec Pater vester dimittet vobis peccata vestra: «Se voi perdonerete agli uomini i loro falli, anche il Padre celeste vi perdonerà i vostri peccati, ma se non perdonerete agli uomini, nemmeno il Padre vostro perdonerà le vostre mancanze» (Matteo 6, 14-15). La misura del perdono è data dalla carità che si ha verso il prossimo. Dimittite et dimittemini... eadem quippe mensura qua mensi fueritis, remetietur vobis: «Perdonate e sarete perdonati...
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perché sarà a voi rimisurato con la stessa misura colla quale avrete misurato» (Luc. 6, 37-38).
Per conseguenza, chi pronuncia queste parole del Pater, mentre nutre in cuore pensieri di odio o desideri di vendetta e non cerca di scacciarli, pronuncia la propria condanna. Nulla deve turbare la pace col prossimo, né dividere gli animi. Si ergo offers munus tuum ad altare, et ibi recordatus fueris quia frater tuus habet aliquid adversum te: relinque ibi munus tuum ante altare, et vade prius reconciliari fratri tuo: et nunc veniens offeres munus tuum: «Se tu stai per fare la tua offerta all'altare ed ivi ti ricordi che il tuo fratello ha qualcosa contro di te, lascia la tua offerta lì innanzi all'altare, e va prima a riconciliarti col tuo fratello e poi torna a fare la tua offerta» (Matteo 5, 23-24).
NON C'INDURRE IN TENTAZIONE. - Vi sono tante tentazioni cui possiamo andare incontro. Alcune sono tali che senza aiuto speciale di Dio non potremo vincerle. Vi sono tentazioni violente, prolungate, umilianti, ostinate. Vi sono tentazioni che vengono da noi, dalla fantasia, dal cuore, dalle passioni; altre vengono dal mondo, dal demonio. Da tutte abbiamo bisogno di essere liberati. La liberazione può
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essere duplice: o non permettendo la tentazione o non permettendo la caduta.
Vigilate et orate ut non intretis in tentationem: «Vigilate e pregate per non cadere in tentazione» (Matteo 26, 41). Bisogna temere, vigilando e pregando. Avverte S. Gregorio M.: Cum vicisti, geras te quasi mox pugnaturus: «Appena vinto un nemico, preparati a nuove battaglie».
La tentazione non è mai superiore alle forze, ma proporzionata anche quando, per vari motivi, si scatena violenta. Fidelis autem Deus est, qui non patietur vos tentari supra id quod potestis, sed faciet etiam cum tentatione proventum ut possitis sustinere; «Dio è fedele e non permetterà che voi siate tentati oltre le vostre forze, ma con la tentazione darà anche il modo di trarne profitto, dandovi la forza di poterla sopportare» (I Cor. 10, 13). Egli è sapientissimo e permette la tentazione a maggior nostro bene. Beatus vir qui suffert tentationem: quoniam cum probatus fuerit, accipiet coronam vitae, quam repromisit Deus diligentibus se: «Beato l'uomo che soffre tentazioni, perché quando sarà provato riceverà la corona di vita da Dio promessa a quelli che lo amano» (Giac. I, 12). Non si deve credere che le persone meno tentate siano più perfette, anzi: quia acceptus eras
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Deo, necesse fuit ut tentatio probaret te: «Siccome tu eri accetto a Dio fu necessario che la tentazione ti provasse» (Tob. 12, 13). Così: Deus tentavit Abraham: «Dio mise alla prova Abramo» (Gen. 22, 1).
La tentazione per sé non è peccato. L'unico male è il consentirvi. La tentazione anzi giova sotto certi aspetti: mette alla prova l'uomo, ne eccita la vigilanza, lo porta a diffidare di se medesimo, a fuggire il pericolo, a staccarsi dalla terra, a pensare al cielo. E' occasione di grandi meriti per coloro che combattono; i grandi santi furono ordinariamente i più tentati. Delicatus, dice S. Giovanni Grisostomo, es miles, si putas te sine pugna vincere, sine certamine triumphare: «Ti mostri troppo delicato, o soldato di Cristo, se pensi di vincere senza lotta, di trionfare senza combattimento». E S. Cipriano: Nisi praecesserit pugna, non potest esse victoria: «Non vi può essere vittoria senza combattimento». E quasi sorpreso domanda S. Ambrogio: Quid coronam exigis antequam vincas? Quid requiescere cupis, antequam stadium solvatur?: «Perché domandi la corona prima di avere vinto? Perché cerchi il riposo prima di avere compiuta la casa [corsa]?»
Soccombere alla tentazione è perdersi, resisterle è piacere a Dio, è onorare di brillanti la
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propria corona, accrescere la propria ricompensa, accertare la propria salvezza. Per multas tribulationes oportet nos intrare in regnum Dei: «Attraverso a molte tribolazioni dobbiamo arrivare al regno di Dio» (Att. 14, 21).
MA LIBERACI DAL MALE. - Da tutti i mali ci liberi il Signore. Il sommo male è il peccato nella vita presente e l'inferno nella vita futura.
Chiediamo anche di essere liberati nella volontà di Dio dai mali temporali, dalla morte improvvisa, dalle disgrazie sulle persone e cose nostre, dalle malattie, dalle guerre, dalla carestia, ecc. Che se invece vorrà il Signore permettere sofferenze e tribolazioni a nostro riguardo, domanderemo di sopportarle con pazienza e rassegnazione, ricordando che Gesù pregò: Pater mi, si possibile est, transeat a me calix iste: verumtamen non sicut ego volo sed sicut tu: «Padre, se è possibile passi da me questo calice, peraltro non come io voglio ma come vuoi tu» (Matt. 26, 39). Fu liberato Gesù? No, ma Dio gli mandò un Angelo per consolarlo, per sostenerlo nella durissima prova e Gesù sopportò: l'agonia, l'abbandono, il tradimento, la flagellazione, l'incoronazione di spine, gli sputi, gli schiaffi e gli scherni di ogni genere, il viaggio al calvario, la morte di
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croce. Humiliavit semetipsum factus obediens usque ad mortem, mortem autem crucis. Propter quod et Deus exaltavit illum, et donavit illi nomen quod est super omne nomen: ut in nomine Jesu omne genu flectatur caelestium, terrestrium, et infernorum et omnis lingua confiteatur quia Dominus Jesus Christus in gloria est Dei Patris: «Umiliò se stesso fattosi obbediente fino alla morte e alla morte di croce. Per questo però anche Dio lo esaltò e gli donò un nome che è sopra ogni altro nome, tale che nel nome di Gesù si deve piegare ogni ginocchio in cielo, in terra e nell'inferno, ed ogni lingua deve confessare che il Signore Gesù Cristo è nella gloria di Dio Padre» (Filipp. 2, 8-11). Alla sofferenza corrisponde la glorificazione: Proposito sibi gaudio sustinuit crucem, confusione contempta, atque in dextera sedis Dei sedet: «Propostosi il gaudio, sopportò la croce sprezzando l'ignominia e siede alla destra del trono di Dio» (Ebr. 12, 2).
II. - Applicazioni pratiche.
1) Tra le grazie necessarie alla nostra santificazione occupano certo il primo posto quelle che riguardano il buon esercizio delle pratiche di pietà. Chiederemo dunque al Signore la grazia di:
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a) Praticare diligentemente l'esercizio del mattino e della sera: essi sono il buon principio e la buona conclusione della giornata; fra di essi si può stendere santamente tutto il complesso delle nostre azioni quotidiane.
b) Fare bene la Meditazione: L'argomento ci può sempre portare accrescimento di fede e di carità.
c) Fare con fervore la Visita al SS. Sacramento. La visita, che può essere dapprima un sacrificio; sarà poi un gran conforto; infine una dolce necessità.
d) Recitare devotamente il S. Rosario: il Rosario ci assicura di camminare con la Madre nostra Maria.
2) Altro ordine di grazie è dato dalle virtù. Giova avere nell'elenco le virtù teologali: fede, speranza, carità; le virtù cardinali: prudenza, giustizia, fortezza, temperanza; i doni e frutti dello Spirito Santo; le beatitudini; inoltre tutte le virtù e grazie necessarie per il proprio stato: virtù di famiglia: pazienza, bontà, longanimità, silenziosità, laboriosità; virtù di apostolato in ogni genere di vita: spirito di preghiera, di sacrificio, zelo, disinteresse, retta intenzione; virtù religiose, se chiamati a vita perfetta, castità, obbedienza, povertà.
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PREGHIAMO. - Dio Padre, fonte di ogni essere, da cui emana ogni paternità sulla terra e nel cielo. Voi che, prima della creazione del mondo, ci predestinaste nel vostro divin Figliuolo, e dando a noi lo stesso Unigenito per nostra redenzione e salvezza, ci adottaste in lui per vostri figli, fate che noi sempre vi adoriamo in ispirito di verità, ed osservando fedelmente la vostra legge meritiamo di partecipare cogli Angioli alla eterna eredità del Paradiso. (Dalla Filotea del Riva)
ESEMPIO
Il "Pater" di San Francesco d'Assisi
Ecco il «Pater» che San Francesco d'Assisi soleva recitare in ciascun'ora del giorno: «Santissimo nostro Padre, nostro creatore, nostro redentore, nostro salvatore, nostro consolatore; che sei nei cieli, negli angeli, nei santi; illuminandoli affinché ti conoscano, perché, o Signore, sei luce; infiammandoli del tuo divino amore, perché tu, o Signore, sei amore; abitando in loro e riempiendoli di felicità; perché tu, o Signore, sei il bene sommo ed eterno dal quale vengono tutti i beni e fuori del quale non è sorta di vero e solido bene. Sia santificato il tuo nome; fatti conoscere a noi, affinché non ignoriamo la larghezza dei tuoi benefizi, la lunghezza delle tue promesse, l'altezza della tua maestà, la profondità dei tuoi giudizi. Venga il tuo regno, affinché tu regni in noi con la tua grazia e ci faccia arrivare al tuo regno, dove si trovano la chiara visione e il perfetto amore, la beata società e l'eterno
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possesso di te medesimo.
Sia fatta la tua volontà in terra come in cielo, affinché ti amiamo con tutto il cuore, pensando continuamente a te; con tutta l'anima sospirando a te con incessante desiderio; con tutto lo spirito a te volgendo le nostre intenzioni e cercando il tuo onore in ogni cosa; con tutte le nostre forze, applicando ogni facoltà ed energia sì dell'anima che del corpo, all'esercizio del tuo amore; ed ancora affinché amiamo il nostro prossimo come noi medesimi, eccitandolo con tutto il nostro potere ad amarti, rallegrandoci dell'altrui bene come del proprio, compatendo ai suoi mali e non offendendo nessuno.
Dacci oggi il nostro pane quotidiano; dacci il Signor Nostro Gesù Cristo tuo Figlio, facendo così che ricordiamo, comprendiamo, onoriamo, e l'amore che ci ha dimostrato, e tutto quello che ha fatto, detto e sofferto per noi.
Perdona a noi le nostre colpe, per la tua misericordia, per l'ineffabile virtù della passione del tuo Figlio diletto, il Signor nostro Gesù Cristo, per i meriti e l'intercessione della Beata Vergine Maria e di tutti i Santi.
Perdonaci, come noi perdoniamo a quelli che ci hanno offesi. E perché noi non perdoniamo mai abbastanza, fa', o Signore, che perdoniamo interamente, che amiamo i nostri nemici per amor tuo, e intercediamo divotamente per loro; fa' che non rendiamo a nessuno male per male, e che col tuo aiuto possiamo essere utili a loro in ogni cosa.
Non lasciarci soccombere alla tentazione, sia nascosta, sia potente, sia impreveduta e passeggera, sia importuna e persistente;
ma liberaci dal male passato, presente e futuro. Così sia, secondo la tua volontà, o Signore, e come a te parrà meglio.
(Biblioth. Ss. Patr. T. V).
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