Beato Giacomo Alberione

Opera Omnia

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MEDITAZIONE XVI

Il Santo Rosario

SACRA SCRITTURA

«Chi ama lei ama la vita, e chi veglia per lei godrà della sua pace. Chi la possiede avrà in eredità la vita e ovunque entrerà vi sarà la benedizione di Dio. Chi la serve obbedirà al santo, e chi l'ama è amato da Dio. Chi l'ascolta giudicherà le nazioni e chi in lei tien fisso lo sguardo starà sicuro. Se crederà in lei l'avrà in eredità, che sarà confermata ai suoi discendenti, perché lo accompagna nella prova. Prima di tutto lo sceglie, poi manderà sopra di lui timori, paure e prove, lo tormenterà con la forza della sua disciplina, finché non l'abbia provato nei suoi pensieri e non possa fidarsi di lui. Essa gli darà stabilità, tornerà a lui per diritto cammino e lo renderà contento. Scoprirà a lui i suoi arcani, metterà in lui
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tesori di scienza e d'intelligenza della giustizia. Ma se egli uscirà di strada, essa l'abbandonerà e lo lascerà in mano del suo nemico»

(Eccli. 4, 13-22).


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Nella Enciclica di Pio XI sulla divozione al S. Rosario si dice:
«Molte volte abbiamo affermato che ai mali sempre più gravi del nostro tempo non si può dare nessun rimedio se non col ritorno a Nostro Signore Gesù Cristo e ai suoi santissimi precetti.
Egli solo infatti «ha parole di vita eterna»; e non possono né gli individui, né la società fare qualcosa, che ben presto e miseramente non abbia a cadere, se lasciano da parte la maestà di Dio e ripudiano la Sua legge.
Chiunque però studi con diligenza gli annali della Chiesa Cattolica, facilmente vedrà congiunto con tutti i fasti del nome cristiano il valido patrocinio della Vergine Madre di Dio.
Quando infatti gli errori, diffondendosi per ogni dove, s'accanivano a dilacerare la veste inconsutile della Chiesa e a mettere a soqquadro l'orbe cattolico, a colei che «sola tutte le eresie del mondo distrusse», si rivolsero i
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nostri padri con animo fiducioso, e la vittoria conquistata per lei fece ritornare tempi più sereni.
E quando l'empia potenza maomettana, confidando in poderose flotte ed in eserciti agguerriti, minacciava rovina e servaggio ai popoli di Europa, allora, per suggerimento del Sommo Pontefice, si implorò fervorosamente la protezione della celeste Madre; i nemici furono sconfitti e le loro navi sommerse.
E come nelle pubbliche sventure, così nei privati bisogni i fedeli di ogni epoca si rivolsero supplichevolmente a Maria, perché ella, tanto benigna, venisse in soccorso, impetrando sollievo e rimedio ai dolori del corpo e dell'animo. E mai fu indarno atteso il suo potentissimo aiuto da coloro, che lo implorarono con pia e fiduciosa preghiera».
La protezione di Maria è invocata dai fedeli particolarmente col S. Rosario.
Consideriamo dunque:
1) Che cosa sia il Rosario. 2) I vantaggi del Rosario. 3) La pratica del Rosario.

I. - Che cosa sia il Rosario.
«Rosario» è parola dolcissima. Quante volte raccolti davanti a Dio, pensando alle nostre responsabilità per il male commesso e più
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per il bene non compiuto ci assale una specie di pessimismo, di scoraggiamento che ci fa esclamare: Chissà come mi trovo davanti a Dio! In quei momenti si presentano subito alla mente due oggetti di speranza: La croce: «Ave crux spes unica»; e la Santa Madonna con la corona del Rosario: «Salve Regina, Madre di misericordia, vita, dolcezza, speranza nostra, salve!».
Che cos'è il Rosario? E' l'oggetto della nostra speranza. I figli afflitti appena stringono la corona sentono rinascere in sé una speranza nuova, forte, serena.
Non so, dopo la croce, quale cosa possa confortare di più un'anima della corona. La Chiesa la raccomanda a tutti e vuole che i religiosi l'abbiano sempre con sé, onde vivano sempre sotto la protezione di Maria.
Ripetiamo ancora la domanda: Che cos'è il Rosario? e rispondiamo con Leone XIII: «Il Rosario è una forma di preghiera in cui si meditano particolari misteri della nostra religione, intercalando la meditazione colla recita del «Pater» e dell'«Ave Maria».
Anticamente i fedeli usavano una specie di corona consistente in una cordicella in cui vi erano tanti nodi per contare le preghiere. Chi ha dato la forma definitiva della corona si crede sia S. Domenico, che certo, lo fece per
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ispirazione di Dio. Non vi è certezza di questo, ma comunemente si ritiene così da tutti ed è pure confermato da almeno quaranta documenti pontifici.
Nella sua sensibilità Domenico ricorreva ad aiuti anche materiali per la preghiera; e tra le altre industrie usò anche questa di contare le preghiere mediante la corona. Vedendo poi tanta ignoranza nel popolo, e dovendo combattere gli Albigesi che negavano le verità fondamentali del Cristianesimo, ispirato da Dio credette bene far considerare una verità speciale ogni dieci «Ave Maria». Così, mentre dava al popolo una pratica facile dava pure un mezzo di profonda istruzione.
Il Rosario è quindi una forma speciale di preghiera in cui si ricordano quindici misteri principali della Religione. Vi sono certo altri misteri importanti che nel Rosario non sono ricordati, ma qui si portano alla considerazione dell'anima i misteri in cui ebbero parte Gesù e Maria: Gesù è la salvezza, Maria è la via alla salvezza: la mediatrice; Gesù è il frutto, Maria è la Verga che lo porta.
S. Domenico voleva che questi misteri fossero ricordati ogni giorno e si imprimessero così bene nella mente da non dimenticarsi più e aiutassero alla conversione degli Albigesi. Accipe sanctum gladium in quo dejicies
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adversarios populi mei: «Prendi questa spada santa... con essa abbatterai i nemici del mio popolo» (II Macc. 15, 16).
La considerazione era favorita dalla recita del «Pater» e delle dieci «Ave Maria». Così entrarono a formare il Rosario le preghiere più belle: il Pater, preghiera divina, che ripetono i grandi coscientemente e con fede, e che ripetono i piccoli con semplicità e fiducia; che ripetono i ricchi ed i poveri, i sapienti e gl'ignoranti, tutti però con gli stessi sentimenti, perché è la preghiera comune dell'indigente, dell'esule, del figlio bisognoso. Segue l'Ave Maria, il saluto angelico alla Vergine tutta pura e piena di grazia. Questa preghiera si ripete dieci volte in ogni mistero per implorare da Maria la conversione. Il Rosario è prevalentemente una preghiera per l'evangelizzazione dei pagani, per la conversione degli eretici, per il ravvedimento degli scismatici, per infervorare i cristiani superficiali e freddi.
Il Rosario è la preghiera più completa, considerato secondo la guida: «Io sono la Via, Verità, Vita», perché mentre da una parte propone verità da credere, dall'altra offre mirabili esempi di virtù, ed intreccia le migliori orazioni.
Il Rosario è una rugiada benefica che scende
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sul terreno arido delle anime nostre. Il Rosario è come un rosaio profumato che rallegra Maria. Quasi plantatio rosae in Jerico: «Come un roseto di Gerico» (Eccli. 24, 18). Il Rosario è un'esposizione che fa conoscere le più belle, care e fulgenti glorie di Maria SS.

II. - Vantaggi del S. Rosario.
Molti sono i vantaggi che ci vengono dalla recita del Rosario: vantaggi sociali e pubblici, vantaggi individuali e privati.
L'umanità disgusta Gesù Cristo, e mentre il Redentore offre al Padre le sue piaghe per intercedere ed ottenere misericordia, dal mondo salgono nuove colpe e conoscenze. Chi dunque placherà Gesù? Maria, ecco la grande mediatrice. Il suo apparire rallegra Dio e lo disarma, ella è il Paradiso di Dio: Paradisus Domini; così la immaginò Leone XII [XIII] e così la presentò al mondo nelle sue undici Encicliche sul Rosario. Egli dice: «Il Rosario riaccende la fiaccola della fede, solleva a speranza e rinsalda la carità». Il Rosario di Maria è la grande leva, è l'àncora di salvezza per la società e per gl'individui. Lepanto e Vienna sono nomi legati al Rosario. La vittoria sugli Albigesi, sul filosofismo francese, e infinite altre non registrate dalla storia, trovano il loro motivo nel Rosario.
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Innumerevoli sono i vantaggi privati: il Rosario ha ottenuto vittorie strepitose come in Ratisbonne, in Ermanno Cohen; ha dato forza nelle lotte contro le tentazioni e passioni violenti come in S. Alfonso, S. Francesco di Sales; ha conservato l'innocenza come in S. Luigi, in S. Rosa da Lima.
Nel Rosario tante anime trovano la forza per dedicarsi all'apostolato. Uomini eminenti come Manzoni, Contardo Ferrini, Ludovico Necchi, Bartolo Longo trovarono nel Rosario la grazia di una vita santa nei doveri comuni e familiari. Un professore che in un concorso pubblico subì l'umiliazione di una sconfitta per l'inimicizia e l'invidia dei suoi esaminatori, esclamava: «Ah, se non avessi la corona non so a che cosa mi abbandonerei in certi momenti tristi della vita!».
Sentiamo quanto dice del Rosario il medico Rècamier:
«Quando son inquieto sul conto di un ammalato, quando la scienza non mi suggerisce più nulla, mi rivolgo a Colui che sa guarire tutti e tutto. Però uso un po' di diplomazia; e siccome essendo molto occupato, non ho il tempo di pregare a lungo, prendo la Vergine come mia interprete, e recandomi in visita dagli infermi, dico una o due poste di Rosario. Niente di più facile, capite? Me ne
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sto tranquillo nella mia vettura: metto una mano in tasca, e... comincio la conversazione. Il Rosario mi fa intermediario. Amico mio, il Rosario è come un campanello: ogni Ave Maria, è uno squillo, una petizione ben raccomandata. Per parlare alla Vergine si suona il campanello, cioè si sgrana il Rosario, e tosto la porta viene aperta; e la Vergine è sì buona che, tolti casi eccezionali, la preghiera è senz'altro esaudita».
Il Rosario è utile per le anime che hanno grandi ideali da raggiungere, aiuta le anime che hanno gravi doveri da compiere, è un ricostituente spirituale per ogni male.
Tutti potrebbero narrare la storia di tante grazie, di tanti conforti, di tanta luce ricevuti mediante il Rosario. Quante difficoltà si sono vinte col Rosario! soprattutto le difficoltà della giovinezza e le difficoltà per la perseveranza.
Seguire la vocazione significa lottare continuamente perché il demonio che è invidioso fa ogni sforzo per rovinare le vocazioni e quando riesce vittorioso è soddisfatto. Ebbene la corona è il grande mezzo di vittoria. Il Rosario, con la S. Messa, Comunione e Visita al SS. Sacramento costituisce uno dei mezzi capitali per conservarsi e progredire nella via tracciata da Dio per ciascuno.
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III. - Pratica del Rosario.
Per quanto riguarda la pratica del Rosario diciamo tre cose: il Rosario si deve recitare, recitare bene, diffondere in mezzo al popolo cristiano.
1) Recitare il Rosario. In che modo? Usando la corona; Dove? Dappertutto. Il Rosario si può dire ovunque: la strada, il treno, la chiesa, le scale, le anticamere, tutti i luoghi possono adattarsi alla recita del Rosario. Quando? In tutti i tempi liberi, in tutte le circostanze, in tutte le necessità, in sostituzione di tante pratiche devote. Il Rosario è la preghiera di efficacia universale, adatto a tutti i tempi e luoghi.
2) Recitarlo bene. Non è l'ambizione del numero dei Rosari che conta, è l'amore e la diligenza con cui si recita. Perché il Rosario sia ben detto occorre meditare i misteri. E' utile ricavare da ogni mistero una verità da considerare, una virtù da praticare, una grazia da ottenere.
Il Rosario è inesauribile e molte sono le considerazioni che in esso si possono fare.
E' necessario meditare lungamente? No, basta un pensiero almeno, mentre si enuncia il mistero. Durante la recita del «Pater» e delle «Ave Maria» si cerca di mantenere il
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pensiero su tale verità ricavata o sulla virtù che si intende considerare...
La meditazione però è necessaria per acquistare certe indulgenze. Si possono infatti legare al Rosario le indulgenze di due Ordini: quelle dei Padri Crocigeri e quelle dei Domenicani; per l'acquisto delle prime occorre la meditazione del mistero, per le altre no.
Se il Rosario viene detto mentre si lavora, quando la mente deve essere occupata in altro, allora è sufficiente che mediti chi guida il Rosario, e se neppure questo è possibile, si dica con retta intenzione e si acquisterà almeno una parte delle indulgenze. In ogni caso, vi sarà almeno la preghiera, la lode a Maria, vi sarà la pratica dell'intenzione posta al mattino di voler lodar Maria, invocare il suo aiuto, dirle tutto l'amore.
Per l'uomo retto tutto coopera al bene, e la glossa dice: etiam peccata «anche il peccato». Se anche il peccato può essere occasione di bene per l'anima che ama il Signore, quanto più sarà meritoria la recita del Rosario anche se, per motivo ragionevole, mancasse l'attenzione desiderata!
E' pure utile curare bene la pronuncia delle parole, affinché la lode a Maria sia decorosa anche nella forma.
3) Diffondere la pratica del Rosario. Pio XI
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nella sua Enciclica sul Rosario dice ai Vescovi di tutto il mondo:
«Vi stia a cuore, Venerabili Fratelli, che questa pratica tanto fruttuosa sia sempre più diffusa, sia da tutti altamente stimata ed aumenti la comune pietà.
Per opera vostra e per quella dei sacerdoti, che vi aiutano nella cura delle anime siano predicate e ripetute ai fedeli di ogni classe sociale le sue lodi e i suoi vantaggi.
Da essa i giovani attingano nuove energie con cui domare gli insorgenti stimoli del male e conservare intatto e intemerato il candore dell'animo; in essa pure i vecchi ritrovino nelle loro tiepide ansie, riposo, sollievo, pace. A quelli poi che si dedicano all'Azione Cattolica sia sprone che li spinga ad una più fervida ed alacre opera d'apostolato; e a tutti quelli che in ogni maniera soffrono, particolarmente ai morenti, porti conforto ed aumenti la speranza della felicità eterna.
E i padri e le madri di famiglia in particolare anche in questo siano di esempio ai loro figli; specialmente quando, al tramonto del giorno, si raccolgono dopo le fatiche della giornata, tra le pareti domestiche, recitando loro per i primi a ginocchia piegate dinanzi all'immagine della Vergine, il S. Rosario insieme fondendo la voce, la fede, il sentimento.
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Usanza questa bellissima e salutare, da cui certo non può non derivare al consorzio domestico serena tranquillità e abbondanza di doni celesti».
Si faccia amare Maria, si invitino e si portino a Lei tutti gli uomini. Dove arriva Maria, penetra Gesù. Per Mariam ad Jesum. Si curi che in ogni famiglia si reciti il Rosario. I frutti saranno innumerevoli e li vedremo in cielo. Si diffondano libri e fogli sul Rosario, si parli di questa pratica, si esorti in ogni buona occasione quanti si avvicinano. E si dia anche l'esempio: la corona predica da sé. Chi vedrà la corona in mano ad una persona sarà invogliato a fare il bene, riceverà certo una prima grazia, concepirà almeno un buon pensiero. La corona è l'ornamento più prezioso. Il Rosario ci accompagni in vita e ci accompagni in morte. S. Francesco di Sales, sul letto di morte aveva la corona legata al braccio, ed a chi lo incoraggiava ad avere fiducia nella Madonna ripeteva: «Oh, la Madonna, l'ho pregata ogni giorno della mia vita e mi è caro invocarla ora».
La Madonna in quel momento terrà lontano dall'anima il demonio e la presenterà a Gesù.
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PREGHIAMO. - O Dio, il cui Unigenito colla sua vita, morte e risurrezione ci ha guadagnato il premio della eterna salute, concedici, te ne preghiamo, che richiamando alla mente, col santissimo Rosario della Beata Vergine Maria, questi misteri, imitiamo ciò che contengono e conseguiamo ciò che promettono.

(Dal Messale)


ESEMPIO

L'Apostolo della "Vera divozione"
a Maria Beato M. Grignion De Montfort

«Maria, scrive il Beato Grignion, è la montagna di Dio. Felici e mille volte felici le anime che voi, o Signore, avete scelte e predestinate, per dimorare con voi su questa abbondante e divina montagna!».
Il Beato Grignion fu una di quelle felici anime scelte e predestinate. Egli è costantemente occupato a pregare, ad amare Maria, ad attingere dal cuore di Maria grazie di ogni sorta, per spanderle sui popoli. Egli rammollì i cuori, cambiò popolazioni intere, condusse una vita straordinaria e fu un taumaturgo. Ma consultava in tutto Maria e non lavorava che per Lei: e questo era il suo sospiro: O Maria venga il tuo regno, affinché venga il regno di Gesù Cristo.
Era figlio della forte Bretagna. Al sacro fonte il giorno dopo la nascita, fu chiamato Luigi ed egli, per divozione a Maria si chiamò Luigi Maria, e chiamò la Madonna la sua buona Madre.
Precocemente sentì il gusto delle cose del cielo; la sua felicità era di starsene ai piedi del Tabernacolo e dell'altare di Maria.
Sua virtù principale era l'ubbidienza, perfino ai
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desideri dei parenti e dei maestri; preludio della sua divozione alla Chiesa.
Caratterizzava soprattutto la sua fanciullezza, dicono gli storici, l'amore tenero di Maria. Davanti all'altare di Maria pareva che più non conoscesse alcuno. Vi rimaneva ore intere a pregarla, a onorarla, a consacrarle la sua innocenza, che portò fino al tribunale di Dio.
Studiò presso i Gesuiti a Renners. Soleva dire che «Maria è la madre onnipotente e tenerissima, la cui felicità è fare il bene ai suoi figliuoli». Tutti i giorni passava un'ora a visitare Maria, ai piedi dell'immagine miracolosa di N. S. della Pace, e più volte al giorno «veniva a salutare la sua buona Madre, e a domandarle la benedizione». Entrò nella congregazione mariana, ed era modello di devozione. Amava il lavoro per servire Maria e fu uno dei grandi santi, la cui formazione è riservata a Maria. Apprendeva da Maria ciò che doveva fare: Maria lo chiamò al sacerdozio e si portò a Parigi a S. Sulpicio dal Ven. Olier. Portava un abito nuovo e dieci scudi; ma donò i dieci scudi ad un povero, e l'abito nuovo ad un altro, e ai piedi di Maria fece voto di povertà, e s'affidò come fanciullo alle provvidenze della Madre. «Ogni volta, Maria manda ciò che è necessario» diceva, ed in ogni difficoltà ricorreva a Maria e, se aveva pregato Maria, non dubitava più.
Celebrò la prima Messa e fu detto un angelo dell'altare.
A S. Sulpicio imparò la perfetta divozione a Maria, l'abbracciò, vi si consacrò, da Maria fu chiamato a svilupparla e a farla risplendere.
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