Beato Giacomo Alberione

Opera Omnia

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MEDITAZIONE XIX

La divozione alle Anime Purganti

SACRA SCRITTURA

«Dal profondo io grido a Te, o Signore.
O Signore, ascolta la mia voce. Siano intente le tue orecchie alla voce della mia preghiera.
Se guardi alle colpe, o Signore, o Signore, chi potrà reggere?
Ma presso di te è la misericordia e per la tua legge confido in te, o Signore.
L'anima mia confida per la tua parola, l'anima mia spera nel Signore.
Dalla veglia del mattino fino alla notte, Israele speri nel Signore.
Perché nel Signore è la misericordia, ed egli è generoso redentore.
Egli stesso redimerà Israele da tutte le sue iniquità
».

(Salmo 129, 1-8).

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La vita è un viaggio all'eternità. Infatti viviamo «ansiosamente aspettando la rivelazione dei figli di Dio» (Rom. 8, 19).
La nostra vita quindi deve essere una continua preparazione all'eternità; poiché il massimo e unico problema è quello di salvarsi. A questo fine devono tendere tutte le azioni nostre, e tutta la nostra preghiera. Per innalzare il pensiero a questa meta sono utili il ricordo e la preghiera per i moribondi - che sono prossimi al grande passo finale - e la preghiera per le anime purganti che attendono, come noi, di possedere Dio, però con sicurezza di non più perderlo, mentre, per noi, vi è la triste possibilità del peccato che ci può meritare il castigo eterno.
Consideriamo:
1) Che cos'è il purgatorio; 2) Motivi per suffragare le anime del purgatorio; 3) Doveri che scaturiscono dalla considerazione del Purgatorio.

I. - Che cos'è il Purgatorio.
Il Purgatorio è uno stato di transizione tra la terra e il Paradiso. Stato in cui si trovano le anime che, uscite dalla vita in grazia, non meritano l'inferno, ma tuttavia non sono ancora degne di essere messe alla presenza di Dio,
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perché in cielo non entra nulla di macchiato.
Il purgatorio è uno stato di purgazione e di riparazione, in cui si pagano gli ultimi debiti contratti con la divina giustizia, stato in cui l'anima si purifica nell'ardore del desiderio di Dio. «Il Signore purifica sulla terra gli eletti con molte tribolazioni, ma se essi partono per l'eternità non del tutto mondati, dovranno subire pene temporali» (S. Agostino). Quanto tempo rimarranno le anime nel purgatorio? Si può dire che vi rimarranno in proporzione delle colpe commesse e delle grazie ricevute. Tuttavia questa regola non è assoluta perché il Signore ha molte vie e bisogna considerare la sua misericordia, l'intensità delle pene ed i suffragi.
La Chiesa su questo punto non dà alcuna sentenza. Solo due cose ha definite: l'esistenza del purgatorio e la possibilità di suffragare le anime purganti. E' certo che esiste il purgatorio, e la dottrina della Chiesa su questo punto fu costante. Molto presto fu introdotto l'uso della liturgia mortuaria. Quando sorsero i protestanti a negare la libertà dell'uomo nel commettere il peccato e quindi la necessità dell'espiazione, il Concilio Tridentino affermò contro di loro: «Esiste il purgatorio, e le anime là trattenute possono essere aiutate
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dai suffragi dei fedeli, particolarmente con la S. Messa». Ed ancora: «Se alcuno osa asserire che per la grazia della giustificazione, la colpa e la pena eterna vengono così pienamente rimesse al penitente che nessuna parte più gli resta a soffrire della pena temporanea o in questo mondo o nel purgatorio, prima di entrare nel regno dei cieli: sia scomunicato».
Anche la S. Scrittura ci parla dell'esistenza del purgatorio e della necessità di suffragare le anime purganti. Si legge nel libro II dei Maccabei: «Fatta poi una colletta (Giuda Maccabeo) mandò a Gerusalemme dodici mila dramme d'argento perché fosse offerto il sacrificio per i peccati di quei defunti, rettamente e piamente pensando intorno alla risurrezione. Infatti, se non avesse sperato nella loro risurrezione, superfluo ed inutile (gli) sarebbe sembrato pregare per i morti. Egli invece pensò che grande ricompensa è riservata a coloro che muoiono piamente. Santo dunque e salutare è il pensiero di pregare per i morti, affinché sian sciolti dai loro peccati» (II Macc. 12, 43-46).
Nel Nuovo Testamento si hanno due testi che provano questa verità: «Chi avrà sparlato contro il Figlio dell'uomo sarà perdonato, ma chi avrà sparlato contro lo Spirito Santo non sarà perdonato né in questa vita né in
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quella futura» (Matteo l2, 32). Di qui si deduce che vi sono peccati che si rimettono nella vita futura. Ora non possono essere i peccati mortali, perché questi meritano immediatamente l'inferno; saranno quindi i peccati veniali, la cui remissione, se non si ebbe sulla terra, si otterrà nell'altra vita col purgatorio.
Ancora più chiaramente si esprime S. Paolo: «Badi però ciascuno al come tira su la fabbrica, perché nessuno può gettare altro fondamento che quello già posto: cioè Gesù Cristo. Se si fabbrica su questo fondamento con oro, argento, pietre preziose, legno, fieno, paglia, apparirà qual sia l'opera di ciascuno, perché il Signore la farà conoscere, dovendosi manifestare per mezzo del fuoco, e così il fuoco proverà qual sia l'opera di ciascuno. Se il lavoro che ciascuno ha fatto sul fondamento resterà, egli ne avrà ricompensa; se invece ne piglierà fuoco ne soffrirà il danno, sarà però salvo, ma come attraverso il fuoco» (I Cor. 3, 10-15).
Gesù ancora conferma la stessa verità quando esorta: «Mettiti presto d'accordo col tuo avversario mentre ti trovi con lui per la strada, ché egli non ti consegni al giudice e questi alle guardie e sii cacciato in prigione. In verità ti dico: non ne uscirai finché non ne
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avrai pagato l'ultimo spicciolo» (Matteo 5, 25-26).
La Tradizione è unanime, ed in una antichissima liturgia cui s'accordano le altre si dice: «Preghiamo per i nostri fratelli che si sono addormentati in Cristo, affinché Dio che ha somma carità verso gli uomini e che ha ricevuto l'anima dei defunti, rimetta loro ogni peccato, e propizio e benevolo li collochi nella regione dei vivi».
La ragione stessa ci addita l'esistenza del purgatorio: 1) Perché il purgatorio è richiesto dalla giustizia di Dio. Ogni male merita il castigo e la purificazione. Nessuno può essere ammesso in Paradiso con qualche colpa, perché Dio santissimo, non può ricevere alla sua presenza alcuna macchia.
2) Perché il purgatorio è richiesto dalla misericordia di Dio. Dio non può ricevere in cielo nulla di macchiato, ma dovrà per questo mandare all'inferno tante anime belle che lo amano e che pure non sono totalmente pure? No. Quindi Dio ha creato questo luogo di purgazione come ultimo segno della sua misericordia infinita verso gli uomini.
3) Il purgatorio è il desiderio stesso dell'anima. Uscendo dalla vita essa si sente fortemente attratta da Dio, vuole slanciarsi verso
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di Lui, ma vedendosi ancora macchiata, ed amando immensamente Dio, desidera purificarsi e non piange la sua pena ma la sua colpa.
Le anime del purgatorio soffrono rassegnatissime, e se Dio non avesse creato questo luogo, le anime stesse l'avrebbero richiesto, per l'amore vivo che le unisce a Dio, e il loro desiderio di essere tutte sante e degne di Lui. S. Caterina da Genova, nel suo trattato sul purgatorio, scrive: «A proposito del purgatorio l'anima separata dal corpo, non trovandosi in quella purezza nella quale fu creata, e vedendo in sé l'impedimento che non le può essere tolto se non per mezzo del purgatorio, presto vi si getta dentro e volentieri; e se non trovasse questa ordinazione, atta a levarle quell'impaccio, in quell'istante in lei si genererebbe un vero inferno, vedendo di non poter accostarsi (per l'impedimento) al suo fine che è Dio, il quale le è tanto a cuore che il purgatorio è da stimarsi nulla, benché come si è detto, sia simile all'inferno» (Capo VII).
«Più ancora dirò che io vedo Dio essere di tanta purezza che l'anima che abbia in sé un briciolo di imperfezione si getterà piuttosto nell'inferno che starsene così innanzi al Signore. E vedendo perciò il Purgatorio disposto per levarle via quelle macchie, subito vi si getta entro e non vuol uscirne se non purificata».
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I pagani stessi avevano qualche idea del purgatorio; poiché presso tutti i popoli, vi è l'idea di un luogo di purificazione in cui passano le anime prima di essere introdotte nella felicità eterna. Le loro credenze sono superstiziose e vane e ordinariamente fanno consistere il purgatorio in numerose metempsicosi o passaggi dell'anima attraverso vari corpi; tuttavia confermano in qualche modo l'esistenza del purgatorio.

II. - Motivi per suffragare le Anime Purganti.
1) La gloria di Dio. Dio riceve gloria se si soddisfa per i peccati in maniera che la sua giustizia sia pienamente compensata. Gesù ha la sua gloria se quelle anime, comprate dal suo sangue, giungono al cielo. Aiutiamole dunque e soddisferemo il Padre e il desiderio di Gesù. Queste anime liberate canteranno eternamente gloria a Dio coi beati comprensori. Mortuo ne prohibeas gratiam: «Stendi la tua liberalità fino ai defunti» (Eccli. 7, 37).
2) La sofferenza delle anime purganti. Le pene che quelle anime soffrono devono muoverci a suffragarle. Esse subiscono la pena del senso che è il complesso di sofferenze con cui l'anima è tormentata come se avesse i
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sensi. Tra queste pene maggiore è quella del fuoco, che le cruccia senza consumarle. Che pena terribile è il fuoco! Basterebbe questa pena per eccitarci a compassione verso quelle anime! «Il fuoco del purgatorio è più cocente di ogni pena che si possa soffrire in questa vita» (S. Agostino).
Inoltre le anime purganti soffrono la pena del danno, che consiste nella privazione temporanea della vista di Dio. Noi non possiamo farci un'idea del tormento che prova l'anima che desidera Dio, ha sete vivissima di Lui e non può soddisfare la sua brama. Uscita l'anima dal corpo le rimane un solo desiderio: unirsi a Dio, unico oggetto degno d'amore, da cui è attratta come il ferro dalla più potente calamita, perché ha conosciuto quale bene sia il Signore e quale felicità essere con lui. E non lo può! S. Caterina da Genova adopera questa similitudine: «Se in tutto il mondo vi fosse un solo pane, il quale dovesse levare la fame a tutte le creature, e che queste col solo vederlo si saziassero, quale desiderio di vederlo in tutti! Eppure sarà proprio Dio il pane celeste capace di saziare le anime tutte dopo la vita presente. Ora se questo pane fosse negato; e ogni volta che l'anima tormentata da penosa fame lo avvicinasse per gustarlo, le venisse tolto via, che succederebbe? Il loro
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tormento si prolungherebbe quanto tardano a vedere il loro Dio».
Se comprendessimo il tormento delle anime purganti quanto saremmo solleciti nel salvarle! Esse ci supplicano: Miseremini mei, miseremini mei, saltem vos amici mei: «Abbiate pietà di me, abbiate pietà di me, almeno voi che siete miei amici» (Giobbe 19, 21). Heu mihi, quia incolatus meus prolongatus est: «Misero me, il mio pellegrinaggio è prolungato» (Salmi 119, 5).
3) Il nostro obbligo. Non è solo un atto di carità, un consiglio pregare per le anime purganti, ma spesso è un obbligo più o meno grave. Per obbligo di pietà filiale siamo tenuti a suffragare i nostri consanguinei; per obbligo di carità siamo tenuti a suffragare i fratelli nel Signore, tutti gli uomini; vi è inoltre il vincolo di riconoscenza che ci obbliga verso tutti i benefattori; il vincolo di giustizia che ci obbliga a quanti ci hanno lasciati i beni che possediamo, le comodità della vita presente. Lo stesso vincolo ci obbliga per quelli che hanno lasciato legati di Ss. Messe, preghiere, beneficenza, ed ancora verso coloro che forse gemono in quel carcere per causa nostra.
Infine la redenzione universale di Gesù ci obbliga verso tutti. Il comandamento
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dell'elemosina, della carità è grave: Quod superest date pauperibus; ora la carità non è solo fatta di danaro o di pane, ma specialmente di preghiera.
Se ogni ricco di beni materiali ha il dovere di fare carità al povero, tanto più ha il dovere di beneficare spiritualmente il prossimo chi è ricco di beni spirituali. Ora noi abbiamo abbondanti mezzi di preghiera, di grazia, di indulgenze; abbiamo la S. Messa, la Comunione... siamo perciò tenuti a sollevare quelle anime amanti e care a Dio, che si trovano lontane da lui e non possono fare nulla per se stesse. Il suffragio è quindi per noi un dovere.
4) Il nostro vantaggio. Un ultimo motivo che deve spingerci a suffragare le anime purganti è il nostro vantaggio. Animam salvasti? Animam tuam praedestinasti (S. Agostino). La persona che suffraga le anime purganti ottiene per le loro preghiere molte grazie perché manda in cielo delle anime che pregheranno per lei finché sia salva con esse. «L'anima procliva alla misericordia attira le benedizioni sull'anima propria».
Se vogliamo anime che intercedano bene per noi ed efficacemente, mandiamo in cielo le anime purganti, le quali ci otterranno a loro volta la grazia di essere liberati dal purgatorio. «Tutto ciò che si offre a Dio per carità
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ai morti si cambia in merito per noi, e dopo morte ne ritroviamo il centuplo» (S. Ambr.).

III. - I doveri che scaturiscono dalla considerazione del Purgatorio.
1) Evitare il purgatorio. Consideriamo: quel luogo di pene così desolanti è per le anime tiepide; noi siamo forse tra queste? E' per le anime che non hanno scontato la pena dei loro peccati, e noi siamo tra queste? E' per le anime che sono uscite di vita con peccati veniali e noi vorremmo essere di quelle?
Prendiamo quindi i mezzi per evitare il purgatorio: vivere nel fervore: «l'amore copre la moltitudine dei peccati», essere attivi, compiere bene le pratiche di pietà, specialmente l'esame di coscienza, detestare il peccato veniale, vivere di fede senza lasciarsi ingannare dalle massime mondane: «Purché non mi perda. Se vado in purgatorio uscirò ancora... mi rassegno!...». Certo non pensano così le anime purganti!
2) Vuotare il purgatorio. Fare per le anime purganti una santa crociata. Molti sono i suffragi che si possono mandare, soprattutto la Santa Messa. Ascoltare per quelle anime la S. Messa è la più grande carità che si possa loro fare, perché nella S. Messa è Gesù che
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prega, Gesù che versa su quelle fiamme il suo sangue prezioso.
S. Gregorio Magno dice che la «pena dei vivi e dei morti si rilascia a quelli per i quali si dice la Messa, specialmente a coloro per i quali si prega in particolare». S. Girolamo afferma che «per una S. Messa devotamente celebrata molte anime escono dal purgatorio».
S. Agostino asserisce che le anime che sono tormentate nel purgatorio, mentre il Sacerdote prega per esse nella Messa, non soffrono alcun tormento. San Giovanni d'Avila, interrogato in morte quali suffragi desiderasse, rispose con prontezza e forza: «Messe, Messe, Messe!».
Altri suffragi preziosi sono la S. Comunione, la Visita al SS. Sacramento, la recita del S. Rosario, le orazioni indulgenziate, la pratica del mese di Novembre.... Oltre la preghiera sono ottimo suffragio le opere buone: opere di carità e di zelo: istruire, catechizzare, soccorrere i deboli, i bambini, gli infermi... Ricordiamo che tutto quello che facciamo per le anime purganti Gesù lo ritiene fatto a sé. Dirà infatti: «Venite benedetti dal Padre mio, prendete possesso del regno preparato per voi fin dalla fondazione del mondo. Perché ebbi fame e mi deste da mangiare; ebbi sete e mi deste da bere; fui pellegrino
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e mi albergaste; ignudo e mi rivestiste; infermo e mi visitaste; carcerato e veniste a trovarmi.
Allora i giusti gli risponderanno: «Signore, quando mai ti vedemmo affamato e ti abbiamo dato da mangiare? assetato e ti abbiamo dato da bere? Quando ti vedemmo pellegrino e ti abbiamo accolto? ignudo e ti abbiamo rivestito? Quando ti vedemmo infermo e carcerato e siamo venuti a visitarti?
E il re risponderà loro: In verità vi dico: Quando ciò faceste a uno dei minimi di questi miei fratelli, l'avete fatto a me» (Matteo 25, 34-40).
La carità è grande suffragio, e l'anima delicata nulla risparmia per sollevare le anime del purgatorio. Ricordiamo specialmente le anime più abbandonate, i Sacerdoti e i Religiosi.
Quante non hanno nessuno che le ricordi!
E' sempre molto sapiente la regola: «Fate agli altri ciò che desiderate sia fatto a voi».
Un ultimo dovere è quello di diffondere la divozione alle anime del Purgatorio.
Proporre i libri e la stampa che più direttamente parli del Purgatorio, dei Defunti e far conoscere le iniziative e i mezzi di maggior suffragio.
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Tutti hanno dei defunti, tutti li amano, ed è carità fare conoscere il dovere del suffragio e suggerire i mezzi. «Santo e salutare è il pensiero di pregare per i morti» (II Maccabei 12, 46).
PREGHIAMO. - Signore Gesù Cristo, Re della gloria, libera le anime di tutti i fedeli defunti dalle pene dell'inferno e dal profondo dell'abisso: liberale dalla bocca del leone, ché non le inghiotta il tartaro e non cadano nel buio; ma S. Michele, il portabandiera, le porti nella santa luce: che già promettesti ad Abramo ed alla sua discendenza.
Signore, ti offriamo ostie e preghiere di lode: tu accettale per quelle anime di cui facciamo memoria: falle passare, o Signore, dalla morte alla vita: che già promettesti ad Abramo ed alla sua discendenza.


(Offertorio della Messa dei Defunti).


ESEMPIO

Il Beato Cafasso e le Anime Purganti

Degna di menzione è la divozione del Beato Cafasso per le Anime Purganti. Egli, così amante delle anime, così pietosamente caritatevole in ogni loro bisogno e sofferenza, non poteva certo dimenticare le pene dolorose delle anime sante del Purgatorio. I suoi suffragi erano abbondantissimi ed era «ghiotto assai delle
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indulgenze» sia come mezzo per schivare egli stesso il Purgatorio, non potendo sopportare il pensiero di aver dopo morte dilazionato neppur d'un solo istante il possesso del suo Dio; sia per aiutare quelle povere anime a raggiungere presto il loro sommo Bene in Paradiso. Ne predicava quindi spesso la divina efficacia ed esortava ad acquistarne il più gran numero possibile. Anzi a fine di assicurare a se stesso ed agli altri l'indulgenza plenaria in «articulo mortis» anche in caso di morte improvvisa, o d'impossibilità di aver a fianco un sacerdote che la imparta, sollecitò ed ottenne da S. Santità Pio IX, che la medesima si potesse lucrare all'unica condizione che in vita, con esplicito atto e piena sommissione al divino volere, si accettasse qualsiasi genere di morte con cui fosse piaciuto al Signore di colpirci.
Pio X si degnò rinnovarla ed estenderla a tutti i fedeli che, confessati e comunicati, dicono con vero affetto di carità verso Dio il seguente atto: «Signore, Dio mio, fin d'ora spontaneamente e volentieri io accetto dalla vostra mano qualsiasi genere di morte con cui vi piacerà colpirmi, con tutti i dolori, le pene e gli affanni che l'accompagneranno».
Siamo ancor noi solleciti a procurarci un tanto tesoro per l'ora della nostra morte».

(Da «Breve vita del B. Giuseppe Cafasso» pag. 64).

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