Beato Giacomo Alberione

Opera Omnia

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XXIV. IL ROSARIO (1)
Ottobre è il secondo mese dell'anno, consecrato alla divozione a Maria; prima maggio e poi ottobre perché è il mese, in particolare, per la divozione del rosario. La divozione al rosario è divozione che da una parte istruisce la mente e dall'altra parte rafforza la volontà e orienta il cuore. Quindi qual è <la> la maniera di ottenere un vero progresso spirituale mediante la recita dei rosari? In ogni mistero vi è da fare una contemplazione o riflessione, poi vi è un esame sopra di noi, e chiedere una grazia particolare in /conformità/ (a) al mistero che si recita.
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Il rosario ha una storia lunga e tutta piena di grazie. Le grazie più numerose sono quelle che appartengono ad ogni anima, quelle individuali e segrete, per lo più spirituali. Quanto invece a delle grazie pubbliche e che riguardano gli interessi della Chiesa: la conversione degli albigesi, la vittoria sopra i turchi che minacciavano di arrivare fino a Roma (e quindi la vittoria di Lepanto e l'altra vittoria a Vienna) i quali volevano raggiungere Roma e quindi dicevano: "Andremo a mettere i nostri cavalli <nella chiesa> nella chiesa maggiore della cristianità, san Pietro". La loro audacia! Ma ora sono ritirati e sono ancora una piccola nazione.
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Leone XIII, nei tempi in cui egli governava la Chiesa, si è incontrato con tante difficoltà: il massonismo o meglio massoneria e poi tutte le ostilità che venivano dal liberalismo. Allora Leone XIII ha scritto varie lettere per <indic> invitare i fedeli alla preghiera, <med> in particolare alla preghiera del rosario. E quante grazie ha ottenuto! Quante grazie ha ottenuto!
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Alla fine del secolo passato <le> le cose che riguardavano la Chiesa erano molto migliorate, talmente che [di] tutte le nazioni del mondo, quando si è celebrato il 25° di Leone XIII come Papa - è stato un lungo papato -, solamente una nazione ha mancato a portare i propri ossequi, gli auguri, i doni.
Le grazie pubbliche!
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Attualmente vorrei raccomandarvi questo: di risvegliare lo spirito pastorale in tutto il mondo. Il principale scopo del Concilio Vaticano II che è in corso, tutti gli argomenti finiscono con quello che è necessario e che /venga/ (a) applicato e praticato: la vita pastorale, lo spirito pastorale. Vi sono giornate intiere, ad esempio son quattro giornate, sempre sulla vita pastorale. E d'altra parte è lo scopo <di quest>, scopo principale. Ve ne sono anche altri, ma scopo principale: risveglio della vita pastorale. E voi pastorelle, <impe> siete interessate in una maniera particolare, secondo la vostra vocazione e secondo l'istituto: vita pastorale. Vita pastorale.
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Oh, ecco, in generale questo, nei rosari di questo mese: perché la vita pastorale <si> risorga sempre di più e progredisca e si adatti ai tempi. Perché vi è <la> la pastorale per <pastorale per> i fanciulli, vi è la pastorale per gli operai, per gli emigrati <e> e un po' per tutte le categorie delle persone, vi è una pastorale propria. Una pastorale propria. Ecco, per esempio, in questi giorni la pastorale dei laici. Oh, voi nei vostri rosari, questa intenzione!
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Ma perché si dicano bene i rosari, si annunzia il mistero. Si annunzia il mistero: supponiamo il primo mistero gaudioso <il primo mi>, poi il secondo mistero gaudioso, poi ci sono i misteri dolorosi, poi i misteri gloriosi. E molte volte le avete sentite le spiegazioni a questo riguardo, a riguardo dei misteri. Ma Giovanni XXIII ha mandato una lettera a tutta la cristianità perché <si re, si ce> si reciti il rosario e perché si reciti bene. E poi, ha fatto una applicazione e cioè ha spiegato, presentato e spiegato <ogni> ciascheduno dei misteri, perché da ogni mistero [bisogna] ricavare una verità da considerare e poi fare una riflessione intima e poi chiedere una grazia.
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Supponiamo: primo mistero gaudioso è il momento dell'incarnazione del figlio di Dio. E' venuto il tempo, il più grande avvenimento dove Dio prese la umanità. Il figlio di Dio prese l'umanità. Unita a noi è quella umanità. Il figlio di Dio con la sua umanità è poi l'ostia santa che riceviamo, il Pastore divino.
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Il primo mistero gaudioso ricorda in primo luogo, l'incarnazione del Verbo di Dio. Le virtù da chiedere: due. Basterebbe veramente una in generale per ogni mistero, ma molto giova unire l'umiltà alla fede. Sempre devono essere queste due grazie <chiede> chieste insieme, perché diffidiamo da noi e confidiamo in Dio, e Dio farà tutto.
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E poi si chiede la grazia. La grazia qual è? Seguire, seguire Maria, quando ella cominciò l'esercizio, cioè la pratica, la vita della sua vocazione. La vita della sua vocazione è stata <in quella> in quell'incontro fra l'arcangelo Gabriele e <e la e con> Maria. Questo incontro: Ecce ancilla Domini, fiat mihi secundum verbum tuum [Lc 1,38]. Lì la sua vocazione è stata determinata e non solamente la vocazione determinata, ma anche il suo ministero proprio. Il ministero proprio, quando ella diventò la madre di Gesù buon Pastore.
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Così del primo mistero doloroso. <Il mist> Il primo mistero doloroso: l'orazione di Gesù nell'orto del Getsemani. E qual è la verità di ricavarsi in primo luogo? Il Redentore, il Redentore, ecco. La redenzione è stata compita in tre maniere, cioè in tre funzioni, e prima la predicazione delle verità che egli ha voluto comunicare agli uomini, e poi gli esempi della sua vita santissima, e poi, ora, la passione e morte.
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E nel Getsemani Gesù accetta la volontà di Dio: "Padre (...) non la mia /volontà/ (a), ma la <sua> tua volontà sia fatta" [Lc 22,42]. Quindi <il> il pensiero, la verità da ricavare: il Redentore. Gesù redentore, il buon Pastore che sta per dare la vita per le pecorelle. E come riflessione, l'obbedienza: non sia fatta la mia volontà ma la tua, o Padre.
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E quindi una grazia particolare: di sapere accettare dal Signore anche le croci. Gesù l'ha accettato di andare a patire e morire. Accettare anche qualche piccola croce che si incontra, ecco. E se il Signore non ci dà qualche croce, lasciamo sempre che Gesù solo porti la croce? Dobbiamo /portarla/ (a) anche /sulla/ (b) via del calvario qualche piccola croce che possiamo offrire. /"Chi/ (c) vuol venire dietro /di/ (d) me, rinneghi se stesso, <e prende la sua croce> e prenda la sua croce e mi segua" [Mt 16,24 e par.].
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Così poi vi è il primo mistero glorioso. Primo mistero glorioso: la risurrezione di nostro Signore Gesù Cristo. Quando si celebra la messa, in due preghiere si ripete: "In memoria della passione, risurrezione e ascensione" (a). Si ricordano tutte queste tre verità le quali, messe insieme, formano la redenzione. Oh, allora il pensiero da ricavare è Gesù Cristo risorto. Credo la risurrezione di Gesù Cristo e credo la risurrezione della carne. E in secondo luogo noi chiediamo la grazia di risorgere! E poi, come Gesù una vita nuova, una vita gloriosa. Ecco, risorgere <e una vita> a una vita nuova, sì.
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Occorre che di tanto in tanto, riflettendo sopra di noi stessi, specialmente nei ritiri mensili [ci domandiamo]: che cosa ho fatto in questo mese passato? Vi è stato un vero risveglio nella mia anima? Vi è stato qualche progresso? E cosa voglio fare nel mese nuovo? Come voglio comportarmi? Ecco. E discendere alle piccole cose, secondo l'età, secondo lo stato in cui vi trovate: e le bambine e le aspiranti e le postulanti e le novizie e le professe <e> e poi tutte coloro che si trovano in uffici, in impegni particolari che riguardano la vita pastorale, la vocazione stessa.
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Generalmente si recita una terza parte di rosario, ma vi sono molte anime consecrate a Dio che ne recitano due parti del rosario, e vi sono anche religiosi e religiose che non lasciano finir la giornata senza avere recitato tutta la corona, cioè le tre parti: misteri gaudiosi, misteri dolorosi e misteri gloriosi.
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Però non dar la <primi> principale importanza alla quantità, ma la maggiore importanza darla alla qualità, cioè rosari buoni. Pei i quali <si e> si considerano misteri e quindi si ricava una verità da considerarsi e un insegnamento da darsi e una grazia da chiedere. Allora durante <il Padre no> il Pater noster e le dieci Ave Maria, ecco, ricaviamo il frutto da ogni mistero.
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Quante grazie particolari <avrà cias> riceverà ciascheduna. E nelle maggiori necessità quante volte ho recitato [il rosario], non per una settimana o per un mese, ma per anni, per riuscire <in> in cose che erano più difficili, contrariate dal nemico, satana!
Recitare con costanza, voler ottenere la grazia, e particolarmente: voglio esser santo. <voglio ess> Volete esprimere così: Voglio esser santa, ognuna dica. Insistere, insistere! "Ma... non riesco!". Insistere, insistere e riuscirai!
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Questa Madre celeste è tutta per noi. Ce l'ha data Gesù dalla croce: "Ecco tua madre" [Gv 19,27]. E ci ha dato una madre sapientissima, santissima, misericordissima. Quindi: buoni rosari e fiducia. In certo modo ostinarsi a domandare e cercar sempre la miglior disposizione, <perché sia> perché siamo esauditi, cioè sempre più umiltà e sempre più fede.

Albano laziale (Roma)
12 ottobre 1964

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(1) Ariccia (Roma) 12 ottobre 1964
705 (a) R: conforme.

709 (a) R: divenga.

716 (a) V: omette.

717 (a) R: accompagnarla.
(b) R: la.
(c) V: se qualcuno.
(d) V: a.

718 (a) Cf. Messale, pagg. 790, 805.