Beato Giacomo Alberione

Opera Omnia

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XXII. LA NOSTRA SANTIFICAZIONE (III) (1)
Perché le pratiche di pietà: la meditazione, la messa, la confessione, l'esame di coscienza, ecc.? Tutte le pratiche di pietà a quale fine? Come arrivano queste pratiche al Padre celeste? Attraverso a Gesù Cristo.
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Tutte le divozioni che ci sono: la divozione - supponiamo - all'angelo custode, a san Giuseppe, altre divozioni, anche la divozione medesima a Maria santissima queste divozioni sono per la divozione, e cioè tutte le pratiche di pietà e tutte le divozioni sono per arrivare al Padre celeste, ma sempre attraverso a Gesù Cristo. Quindi infine c'è solo una divozione. E' la via.
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Tutte le altre divozioni e tutte le pratiche di pietà sono come tante stradette, piccole strade, le quali poi si uniscono <e> in Gesù Cristo, unica via per cui tutto va a Dio e per cui noi cresciamo in santità. Infine c'è solo una divozione: in Gesù Cristo. Egli è via, egli è la verità, ma egli è anche la vita.
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Cosa vuol dire la vita? Vuol dire la vita soprannaturale, vuol dire la grazia. La grazia prende anche altri nomi. Supponiamo l'acqua: Fons aquae salientis /ad/ (a) vitam aeternam [Gv 4,14], la fonte dell'acqua che sale a vita eterna: la grazia. Così la linfa, abbiamo ricordato. La linfa, la quale è nella vite e questa linfa passa ai rami. E questa linfa passa ai rami, cioè a noi, che è la grazia. Questa divina grazia. Ora, chi ci ha meritato questa grazia? Gesù Cristo. Gesù Cristo.
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Egli, Gesù, ha fatto per sé meriti e ha fatto per noi meriti. Tutti sono infiniti di valore. Tutti, perché? Perché in Gesù Cristo vi è la natura umana e vi è la natura divina. E sopra <le> la natura umana e la natura divina l'unica persona, la seconda Persona della santissima Trinità, la quale dà il valore alle opere: un valore infinito alle opere di Gesù Cristo.
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Se anche il figliuolo di Dio incarnato Gesù Cristo avesse fatto una piccola preghiera al Padre celeste per noi o avesse fatto una piccola mortificazione per noi, /sarebbe/ (a) bastato secondo la teologia. /Sarebbe/ (a) bastato a salvare tutti gli uomini, a salvare milioni di mondi, perché ogni piccola sua azione o preghierina ecc. [ha] un valore infinito. Egli Gesù Cristo ha una grazia /che chiamiamo capitale/ (b). Questa grazia è in Gesù Cristo che è capo e [la] diffonde nelle membra che siamo noi, che siamo noi.
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Quanto a questa grazia due <ef> effetti ci sono: primo: serve, ha servito a soddisfare i peccati degli uomini; e secondo: a fare i meriti per noi, cioè meritare le grazie per noi. Sì.
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La prima parte e cioè la grazia, i meriti di Gesù Cristo: soddisfazione per i peccati degli uomini. Sì, per tutti i peccati che son stati da Adamo fino alla fine del mondo. Fino alla fine del mondo. E se ci fossero anche altri milioni di mondi, quello che Gesù ha fatto per soddisfare i peccati, tutto /basterebbe/ (a) per milioni di mondi per pagare <chiun> qualsiasi peccato si fosse fatto dagli uomini.
Ecco: la grazia, la soddisfazione.
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Nessuno si scoraggi. Per quanto abbian commesso dei peccati gravi o peccati neri o peccati tanti, se vi è il pentimento, la soddisfazione è in Gesù Cristo, cioè Gesù Cristo applica i suoi meriti; applica la sua soddisfazione <e se> e quindi il peccato è cancellato. Il peccato è cancellato. Perciò nella confessione il peccato è soddisfatto per la passione di Gesù Cristo e per tutti i meriti <e quello>, tutti i meriti che Gesù Cristo ha fatto. E' quindi la sua soddisfazione di un valore infinito. Nessuno si scoraggi: ne ho commessi troppi! Mai, perché la misericordia di Dio è infinitamente superiore.
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E nel Vangelo di stamattina (a) Gesù conchiudeva quel tratto: "Sono venuto non a cercare i giusti, ma son venuto a cercare i peccatori" [Cf. Mt 9,12]. E' venuto a soddisfare per i peccatori. Ecco. Il sangue che ha sparso <ha lava> lava tutte le anime e tutte le anime per quante siano tante e per quanto siano tanto macchiate di peccato.
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Secondo: i meriti di Gesù Cristo sono di valore infinito. Di valore infinito! Questi meriti che ha fatto Gesù, li ha fatti per noi. Perché ha fatto per sé e per la sua santità, per la santità della sua anima, ma ha fatto <dei me> i meriti per noi, che sono infiniti di valore. Questi meriti sono <a nostr> a nostra disposizione. E tutte quelle volte che facciamo un'opera buona, ben disposti che siamo, si applicano i meriti di Gesù Cristo.
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Noi sovente parliamo: mi son fatto un merito, mi farò un merito. Sono i meriti di Gesù Cristo veramente! Noi mettiamo la nostra parte, cioè - supponiamo - facciamo <un> una mortificazione e cioè non parliamo fuori di tempo, oppure facciamo un'altra mortificazione di spostarci per pregar meglio, ecc.... Gesù applica a noi i suoi meriti quando noi facciamo un'opera buona: o un pensiero santo o un desiderio santo o una preghiera o quello che fai adesso, quel che hai fatto... Se hai fatto bene, Gesù aggiunge il suo merito.
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Bisogna forse fare <il para il paragra> il paragone, perché sia più facile a chiarire. Ecco: Gesù Cristo ha istituito l'eucaristia, la comunione. E Gesù ha detto: "Chi mangia la mia carne e beve il mio sangue, /avrà/ (a) la vita" [Gc 6,54]. Venite ad me omnes [Mt 11,28], venite tutti a me. "La mia carne è veramente cibo" [Gv 6,55]. "Prendete e mangiate" [Mt 26,26]. Ecco: a disposizione l'eucaristia per tutti gli uomini. Per quanti uomini <volessero> arrivassero <a a> a un numero, per quanti? <***>. La comunione non si esaurisce. La comunione non si esaurisce. Per tutti gli uomini <è pro> è offerta la comunione. l'eucaristia, il pane consacrato.
Lo stesso è dei suoi meriti. Gesù li ha fatti per noi, sono a disposizione nostra. Totalmente a disposizione nostra. Eh, sì.
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Se molti <non fan> non vanno alla comunione non hanno il merito, non hanno i vantaggi. E se noi <non facciamo> non facciamo atti buoni, ecco che noi non abbiamo i meriti di Gesù Cristo <non facciamo ***>, cioè la grazia <viene appl> non viene applicata a noi, i meriti che sono a nostra disposizione. Se noi diciamo al Signore <che appl> che /li/ (a) applichi con grande misericordia, con la grande larghezza verso di noi, al Padre celeste piace questo! A Gesù piace, perché Gesù ha guadagnato i meriti per noi. E allora: ad quid? a che cosa servono? Perduti, come chi non va alla comunione: per chi non va alla comunione, non c'è. E così per chi non fa opere buone, offrendole al Signore Gesù per cui egli poi applichi i suoi meriti, no, quei meriti di Gesù Cristo non sono applicati. Non sono applicati.
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E il Padre celeste ha mandato appositamente il suo figlio a far questi meriti. E questi meriti li ha proprio fatti il suo figlio, il figlio redentore Gesù Cristo. Allora, quando noi domandiamo perdono dei peccati e quando noi facciamo un'opera buona e per cui ci viene applicata la grazia, ecco, <il> il Signore ottiene il suo fine. <Per> Qual è il fine? Il fine della redenzione. <Il fin> Il Padre ha mandato il suo figlio: Sic [enim] Deus dilexit mundum ut filium suum unigenitum daret [Gv 3,16], e il figlio è venuto e nulla ha risparmiato: <ha compiu> ha compiuto quello che era nei disegni del Padre celeste.
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Adesso domandiamoci: <al> questi meriti così applicati, costituiscono l'aumento di grazia, la santità. Ma in generale come ci viene applicata <questa> grazia, come ci vengono applicati questi meriti di Gesù Cristo? Specialmente per tre vie: primo: i sacramenti; secondo: le opere buone; e terzo: lo spirito di fede.
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Ecco: i sacramenti. Il bambino nato appena, era un semplice uomo. Portato al battesimo riceve la grazia e diventa un cristiano. Egli possiede la grazia. Ecco. E perché? Il sacerdote ha versato /l'acqua sulla testa del/ (a) bambino e ha detto formula. E, ecco, il sacramento. E per mezzo del sacramento è entrata la grazia nell'anima. Tolto il peccato originale e aggiunta la grazia. Così nella confessione, l'assoluzione <delle> dei peccati <che ci sono sta> che ci sono stati e poi l'aumento di grazia nell'anima: conferimento della grazia per cui sono applicati a noi i meriti di Gesù Cristo nella confessione.
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E se però uno si è confessato ed aveva sulla coscienza peccati gravi, allora non aveva la grazia <perché era> perché aveva peccato gravemente, ma avendo l'assoluzione, viene <l'assol> tolto il peccato e <viene> al posto del peccato viene la grazia. La comunione invece comunica solo la grazia. La confermazione che ci ha dato la cresima è solamente la grazia. Può anche la comunione, però anche la confermazione o ogni altro sacramento, può scancellare delle venialità, quando ci siano le disposizioni di amore a Dio, perché il peccato veniale viene anche assolto per semplice amore al Signore. Parlo di peccati veniali. Oh, in primo luogo quindi i sacramenti.
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E quanto si riceve di grazia nel sacramento della penitenza? Quanto sono le disposizioni, secondo le disposizioni. E le disposizioni /essenziali sono due/ (a): il dolore e il proposito. Il dolore che riguarda il passato dei mancamenti, e invece il proposito che riguarda il futuro cioè vivere più santamente, osservare <lo> i propositi che <si> si fanno dalla confessione. Perciò molta importanza al dolore e molta importanza al proposito: molta importanza, sì.
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Inoltre, vi è la comunione. La comunione è istituita sotto forma e sotto le specie di pane, ecco, che <cont> vi è realmente il corpo, il sangue, l'anima e la divinità di Gesù Cristo. E' un nutrimento spirituale. E cioè quella vita che è in noi aumento. E come il cibo per il fanciullo lo fa crescere, così il pane eucaristico che si riceve spesso e anche quotidianamente porta <al> all'uomo, porta al cristiano un aumento di forza, un aumento di grazia. Un aumento di grazia. Il fanciullo crescerà fino a venti-ventidue anni, ma per /quanto riguarda il/ (a) cristiano la grazia cresce fino all'estremo della vita. E si dice allora: la maggior età di Gesù Cristo. Si arriva alla maggiore età di Gesù Cristo perché è finito il tempo della santificazione per quell'anima. Quindi <si> si aumenta la grazia e fino all'ultima comunione e fino all'atto più santo, ultimo.
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Secondo: oltre che per mezzo dei sacramenti, la grazia si comunica per mezzo delle azioni buone. Azioni buone che facciamo: pratica di virtù, della fede, speranza e carità, umiltà, obbedienza, povertà <e> e poi tutto quel che riguarda la carità, la pazienza, la prudenza, la giustizia, la temperanza, ecc. Tutti atti <vittoriosi vi> virtuosi. Gesù Cristo aggiunge <la sua> il suo merito. Ecco. Allora si può dire: porteremo all'eternità un merito. Da parte nostra c'è stata l'opera, e il merito perché di Gesù Cristo, applicato, e quest'opera ha il suo valore eterno di merito. E quindi ciascheduno porterà al di là le opere buone fatte, le virtù esercitate, i doveri compiuti. I doveri: dal mattino fino alla sera; dall'alzata fino a /quando/ (a) si ritorna a letto, al riposo.
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E il riposo stesso è merito. E' merito perché è volontà di Dio. Come è merito il mangiare e come è merito riposarsi, quando questo si fa nell'ordine di Dio, perché lo vuole Iddio, fatto, questo, nella misura giusta, per mantenerci cioè nel servizio di Dio e mantenerci <in> nell'apostolato. Ecco. <E> E come Gesù dormiva, meritava. Ipse vero dormiebat [Mt 8,24] dice a un certo punto il Vangelo. E gli apostoli erano spaventati del temporale: Ipse /autem/ (a) dormiebat [Mt 8,24] egli intanto dormiva! (b). E entrò nella casa manducare panem. E così <e e> in tutte le sue azioni, in tutte le nostre azioni: contare <sul> sui meriti che si fanno <nella> notte, perché è tutta obbedienza. Non c'è il merito quando c'è pigrizia solo, eh! Ma quando uno si prende quella misura di riposo che è conveniente e necessaria nella volontà di Dio, quindi è <come farla> come fare poi <un altro lo> un altro lavoro, un altro compito. Così.
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Terzo: la grazia di Dio ci viene applicata per mezzo della fede. Lo spirito di fede. E cioè pensare alle cose soprannaturalmente. Soprannaturalmente, ecco. Non pensare umanamente soltanto <soltanto>. Vedere in tutto Dio, la sua volontà. <E vere> E vedere in tutto l'occasione di meriti: tutto, anche le minime cose, anche se ti tagli le unghie, la pulizia, tutto, quando c'è lo spirito di fede. O quando si guarda solamente con ragionamenti umani: eh, perché ci vuol la pulizia per andar <a> in presenza di altri... Ma [in] questo c'è anche lo spirito di fede? Lo si considera come un dovere <che deve avere> che deve seguire il buon cristiano?... Certo, quando c'è la fede nella misericordia di Dio, nella bontà di Dio che aumenta in noi la grazia. Perché? E perché c'è fede nell'intimo dell'anima secondo [quanto] chiaramente esprime san Paolo. Oh.
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Ora aggiungiamo qualche parola. Ho ricordato che l'amore perfetto a Dio si ha quando si cerca la gloria di Dio in tutto e cioè quando i pensieri nostri, i nostri pensieri, i nostri fini nel far le cose, quando è così: pensieri, fini, intenzioni di Dio stesso, allora siamo ordinati a avere come fine nelle nostre cose la gloria di Dio.
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La gloria di Dio! Allora l'anima è già sulla terra in una condizione che previene il paradiso. E cioè comincia a fare qua quello che è di là. E non avrà più bisogno di preparazione perché ha già imparato. Come quando uno si esercita - supponiamo - nel canto, ecco che poi viene l'ora e canterà. Viene l'ora della messa e canterà. Oh, perché? Sì, così quando sulla terra arriviamo a cercare sempre e pienamente fortemente la gloria di Dio, ecco allora che l'anima si trova nella posizione più alta di santificazione, qua secondo la fede, e di là secondo la visione di Dio.
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Oh, abbiamo però una preghiera nella messa che ce lo fa ricordare. Questa preghiera, accompagnata da una cerimonia, si fa dopo la consecrazione, dopo il nobis quoque peccatoribus e prima del Pater. E cioè, a un certo punto il sacerdote scopre il calice, fa la benedizione e poi prendendo l'ostia fra le dita, fa sul calice con l'ostia tre segni di croce, poi fa due segni di croce sul corporale e nel mentre che fa questa cerimonia dice le parole: Per ipsum et cum ipso et in ipso est tibi Deo Patri omnipotenti in unitate Spiritus sancti, *** (a) omnis honor et gloria (b). Ecco il punto centrale.
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Il sacrificio della messa omnis è per la gloria di Dio: omnis honor, niente a noi di gloria di vanità di ambizione. Ma per ipsum cioè per Cristo, et cum ipso. Cioè cum Christo, con Cristo, et in ipso, cioè in Cristo. <Est tibi Deo Patri unitate Spiri> Est tibi Deo Patri omnipotenti, in unitate Spiritus Sancti *** (a) omnis honor et gloria (b).
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Questa preghierina breve <rassume> tutta l'ascetica e tutta la mistica. Se noi la volessimo considerare e sviluppare questa preghiera <e presentare> e presentarla <sotto tutto> il senso pieno avremmo <fa> fatto il trattato di ascetica e mistica. E con la <ri> riforma della liturgia si darà a questa preghiera ancora una maggiore importanza durante la messa.
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Ora cosa vuol dire: per ipsum, cioè per Cristo? Noi presentiamo il sacrificio che è li - il sacrificio c'è: il calice è il sangue, e c'è l'ostia, il pane consacrato - per ipsum. E cioè noi offriamo al Padre celeste e offriamo per mezzo di Gesù Cristo tutto a suo onore e gloria: per ipsum. E passa tutto attraverso Gesù Cristo. Tutto.
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Secondo: cum ipso, e cioè con Cristo. Allora abbiamo questo: fare le cose con Gesù Cristo, cioè farle come faceva Gesù Cristo. Come dormiva? Come dormiva! Dormir così, nel senso con cui Gesù riposava. Come egli pregava? Il suo senso, il suo modo, le sue intenzioni: di Gesù Cristo. <Cum> Con Cristo! E così il sollievo, e così qualsiasi altra opera, e sia che mangiate e sia che beviate, sia qualche altra cosa buona che fate: omnis honor et gloria [cf. 1Cor 10,31]. Tutto va a Dio perché vengono fatte le nostre azioni con Gesù Cristo. Ed è prima di tutto Maria che faceva [tutto] con Gesù Cristo, la quale stava con Gesù a mangiare. Con Gesù stava lavorando. E ella faceva il suo lavoro mentre che Gesù faceva il suo lavoro. Oh.
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In ipso poi vuol dire che noi uniamo a Gesù Cristo e con Gesù Cristo offriamo a Dio <ogni> ogni onore e gloria. Allora c'è la nostra azione e c'è anche l'azione di Gesù Cristo, per cui <lo la lo> questa cerimonia /è/ (a) di un valore immenso. Le nostre intenzioni in Gesù Cristo <hanno di> hanno un valore immenso, ecco. Perciò abbiamo da considerare che se il fine ultimo e quello che ci dà la perfezione è la glorificazione di Dio e se questo è il paradiso, ecco qui quello che viene insegnato: tutta l'ascetica, cioè come vivere <e> la parte mistica perché: in unitate Spiritus Sancti e quindi la parte mistica omnis honor et gloria.
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Oh, adesso, alcune cose si sono dette, ma questo libretto estratto (a), quante volte lo volete leggere? Potete leggerlo finché lo vivete. Può essere dieci volte, può esser cento volte e poi si può leggere per venti giorni; si adopera <per la> per l'adorazione, ad esempio. E poi si riprende.
E' la nostra spiritualità; perché nella Famiglia Paolina i vari istituti hanno un apostolato proprio ognuno, supponiamo: l'apostolato che hanno le Figlie; l'apostolato che hanno le Pie Discepole; l'apostolato che avete voi. Le divozioni che ci sono e per esempio a Gesù buon Pastore è per indicar l'apostolato, ma come spirito è uno. E' uno, e cioè quello che è descritto in quell'estratto. Da sempre è stato predicato questo, fin dall'inizio dell'istituto, dal 1914, ma poco per volta <si è> si deve approfondire sempre di più ed è la via facile per la maggior santificazione.
Arrivare a maggior santificazione.
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Quindi i tre punti accennati cioè, primo: la gloria di Dio; secondo: la nostra santificazione come mezzo alla gloria di Dio; e terzo: in Gesù Cristo via, verità e vita.
Manca poi ancora il quarto punto: troveremo tutto facile se faremo con Maria ogni cosa, sia la preghiera e sia qualsiasi altra azione. Tutto sarà reso facile quando noi sentiremo e praticheremo una vera divozione a Maria.

Ariccia (Roma)

21 settembre 1964
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(1) Ariccia (Roma) 21 settembre 1964

645 (a) V: in.

647 (a) R: avrebbe.(b) R: capitale che chiamiamo.

649 (a) R: basterebbero.

651 (a) Festa di San Matteo apostolo ed evangelista. Il Vangelo proposto era Mt 9,8-13. Cf. Messale, pag. 1394.

654 (a) V: ha.

655 (a) R: ci.

658 (a) R: la testa sul.

660 (a) R: due essenziali sono.

661 (a) R: riguardo al.

662 (a) R: quello che.

663 (a) V: vero.
(b) In tono lieto.

667 (a) R: Deus.
(b) Dossologia eucaristica. Cf. Messale, pag. 808.

668 (a) R: Deus.
(b) Dossologia eucaristica. Cf. Messale, pag. 808.

672 (a) R: ha.

673 (a) Cf. Estratto riportato in appendice.