VI. TUTTE VOCAZIONISTE * (1)Oggi è la festa, o meglio <la> la domenica dedicata a Gesù buon Pastore; egli che si è dichiarato e lo ha ripetuto:Ego sum Pastor bonus [Gv 10,11]. La prova che egli è buon Pastore l'ha data lui stesso e cioè: "il buon Pastore sacrifica la sua vita per le pecore" [cf. Gv 10,11]. E la buona pastorella sacrifica i suoi giorni, la sua salute, la sua intelligenza, la sua attività e in sostanza tutta la sua giornata, finché il Signore concede, per le anime.
Ecco il buon Pastore! Ecco la buona Pastorella!
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Gesù offerse la sua vita, e la sua passione durò dal momento in cui <ha isti> ha istituito l'eucaristia e la preghiera seguente nell'andare al Getsemani sino al momento in cui, verso le tre del giorno seguente, ha provato che è il buon Pastore: "Il buon Pastore dà la vita per le pecorelle" [cf. Gv 10,11]. L'ha data là e dandola, la sua vita, per le pecorelle, ha voluto con sé la migliore, la prima, la perfetta pastorella, Maria. Maria, la quale accompagnò il Salvatore, il buon Pastore al grande sacrificio e poi accolse l'invito del buon Pastore: "/Giovanni/ (a) ecco tua madre" [Gv 19,27], che significa la Chiesa.
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La Chiesa ha una madre, cioè Maria, la prima pastorella. La prima pastorella! Ed ella accompagnò, assistette, incoraggiò i pastori stessi cioè nei quaranta giorni che sono dedicati alla pasqua, cioè <alle> alla continuità della celebrazione della pasqua. E come accompagnò i pastori! E cioè nel cenacolo, là dove ella si mostrò madre e si mostrò regina, maestra di preghiera. Oh, come si mostrò ella la madre dei pastori, cioè degli apostoli e dei fedeli, perché erano centoventi secondo il testo della scrittura! Quindi esercitava il suo ufficio di pastorella riguardo ai pastori e riguardo al gregge dei pastori cioè ai seguaci, ai fedeli che avevano seguito e che volevano vivere secondo [quanto] Gesù Cristo aveva predicato.
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E Maria fu lasciata ancora sulla terra per un certo tempo - non sappiamo precisamente quanti anni, ma parecchi anni - per assistere i pastori, incoraggiare il popolo, i seguaci di Gesù. Sì, la pastorella! E certamente il suo ufficio fu particolare in riguardo a Pietro e in riguardo a S. Paolo, se anche soltanto dopo che s. Paolo aveva accolto il cristianesimo, quando cioè domandò il battesimo, dopo giorni di digiuno e di pianto.
Ecco la Regina degli apostoli s. Pietro e s. Paolo!
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Quest'oggi abbiamo da fare una considerazione alquanto necessaria. Il Papa ha voluto destinare una domenica, destinarla <alle>, come giornata mondiale, alle vocazioni. E allora se si è buone pastorelle in primo luogo si domandano al Signore, al buon Pastore i pastori, le vocazioni sacerdotali, e non solamente le vocazioni sacerdotali, ma tutte le vocazioni: sacerdotali, religiosi e religiose e istituti secolari. Ecco, la pastorella in primo luogo chiede al Signore i pastori, e poi la grazia di collaborare e lavorare assieme, per camminare assieme, per arrivare assieme in paradiso. Che grande missione questa!
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Il Papa ha voluto dedicare appunto questa giornata mondiale, come egli <si è esprima> si è espresso nella sua eloquenza alle otto di ieri sera quando ha rivolto un invito a celebrare questa giornata dedicata alle vocazioni. Ora che cosa vuol dire questo? Se si ama il pastore Gesù, si opera come il pastore Gesù. Gesù quando iniziò il suo apostolato, la sua vita pubblica, si procurò le vocazioni e le cercò. E le cercò, andando sul lago che c'eran là dei pescatori, andando anche nella cittadina dove Matteo esercitava il suo ufficio di esattore delle imposte. E poi, ecco alla fine, dopo che aveva radunati quelli che intendeva /chiamare/ (a), dopo una notte di preghiere, al mattino scelse tra i seguaci i dodici, i dodici.
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Non è che sempre gli aspiranti, i chiamati seguano; le tentazioni del mondo, le tentazioni della carne, le tentazioni del demonio sempre ci sono; e beati quei che sono illuminati e che, fortificati dalla grazia, son fedeli. Fedeli le pastorelle, fedeli i pastori!
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E' una cosa eccezionale questa, una giornata mondiale! E quello che sopra un certo punto che meraviglia: vi sono messe votive per una grazia, per un'altra, supponiamo una messa che si celebra, perché è votiva, per la pace, per le persone inferme; ma per le vocazioni la santa Sede, cioè la Chiesa: cinque messe per le vocazioni; cinque, non una messa votiva. A qualcheduno parve esagerato, ma non è esagerato perché se ci sono i pastori e le pastorelle, allora il gregge sarà aiutato, il popolo sarà aiutato, le anime con i catechismi e con l'istruzione in generale, e con l'esempio, con la preghiera e con tutte le forze.
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Ecco, cinque messe: per la professione [dei] religiosi, per la professione delle religiose, per il clero secolare, per la perseveranza di tutti e perché tutti, tutte le anime consecrate a Dio rispondano. Ma non stiano solamente vestite e in una casa [quelle] che si /chiamano/ (a) pastorelle, ma quelle che sono pastorelle e cioè che s'istruiscano e imparino la loro missione. E perché? Accompagnandosi con l'azione del sacerdote, ecco, si rappresenta: Gesù è il pastore, la suora: pastorella. Come il Signore volle, fin dal momento in cui il Signore promise la riparazione del peccato di Adamo: è annunziato il Messia e la madre del Messia. E così, sempre: la donna associata allo zelo sacerdotale.
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Entrare nello spirito della redenzione! Quindi Maria associata a Gesù. Maria, la quale per l'opera dello Spirito Santo dà <abbiamo> il figlio di Dio incarnato e che <egli> compie la redenzione del mondo. Ma non solamente per compiere la redenzione del mondo è associata Maria a Gesù, ma nella distribuzione delle grazie. Le grazie vengono tutte come fonte da Gesù, ma la distribuzione, la mediazione: Maria!
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Quindi la nostra santificazione; la fonte di santità e di grazia è sempre l'unica fonte: Gesù Cristo. Gesù Cristo. Ma la mediazione perché ci venga applicata e perché noi corrispondiamo, ecco: Maria la mediatrice, Maria la distributrice della grazia. Quindi come si è compita la redenzione assieme così si compie la distribuzione della grazia: Gesù e Maria assieme.
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Gesù, il pastore che è vivo, non è morto! Non dobbiamo solamente pensarlo 1963-64. Vivo e vero, vive in mezzo al popolo, sì. Vive in mezzo al popolo cioè ai fedeli, in mezzo a noi. E lo avete ricevuto e lo pregate. E insieme sempre l'azione di Maria con la sua preghiera. Quanto ama! Sempre c'è da ringraziare il buon Pastore. Quando sopra il calvario ci ha dato Maria per madre, ci ha dato una madre a cui ha /attribuito/ (a) una grande sapienza, a cui ha attribuito una grande potenza e un grande cuore, il suo cuore tutto pieno di bontà e di misericordia.
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Venendo all'applicazione adatta per la giornata: le vocazioni! Negli istituti generalmente si stabiliscono dei vocazionisti, delle vocazioniste. E allora bisogna accompagnarle con la preghiera e poi, per quanto è possibile, facilitare l'opera che non è facile in sé. Non è facile in sé: basta leggere il Vangelo! Quindi tutte assieme pregare per chi ha quest'ufficio di vocazioniste, vocazionista.
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Però sono vocazioniste quali, le altre? Tutte vocazioniste! Quelle che vivono la propria vocazione danno il contributo principale alle vocazioni: coloro che vivono la propria vocazione, non solo con la preghiera, ma proprio con la fedeltà, con l'osservanza quotidiana, con l'applicazione agli uffici, a quello che si deve fare cominciando dalla cuoca e fino a quella che fa i letti e che manda a dormire... E tutta la giornata <e tutta> e la notte stessa compresa, tutta l'opera... Quando vi è una suora che è la più diligente, oppure sono le molte - speriamo tutte - diligenti a vivere la propria vocazione: tutte vocazioniste. Tutte vocazioniste!
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Non guardare tanto a chi /compie/ (a) questo ministero, questo apostolato - e lo si accompagna con la preghiera - , ma pensare a ognuno di noi: il contributo più efficace per le vocazioni. E cioè la preghiera sì, ma soprattutto la vita, la preghiera vitale. C'è la preghiera orale, c'è la preghiera mentale, ma c'è la preghiera vitale quando uno segue in tutto il volere di Dio, osserva in tutto le costituzioni, accetta gli uffici e li compie con diligenza, vive umilmente e tuttavia con la mente rivolta a Dio, rivolta a Gesù buon Pastore. Quelle son le vocazioniste!
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Desidero tanto che <questo> [rimanga] impressa questa cosa nelle anime vostre perché in questa settimana non ho altro predicato che quello. <Se si> Se si voglion le vocazioni, che noi corrispondiamo alla nostra vocazione! Quelle <che> che <sanno> stanno in casa, quelle che studiano, quelle che fan noviziato, quelle che son già professe e quelle che stan nelle parrocchie, tutte assieme compiere ciò che è il volere di Dio e ciò che è la vita delle pastorelle, modellata sul buon Pastore.
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Ma quale protettore avete, su che modellar la vita? Su un modello divino. Divino: il buon Pastore! Oh, benedette se sempre considererete la cosa nella vostra vita e nella vostra missione soprannaturalmente, non con occhio umano, non perché /si/ (a) è in un posto, /sì/ (a) è in un ufficio, /in/ (b) un altro. Chi ha l'ufficio più grande? Colei che esercita l'umiltà e la fede: quella è la prima pastorella. Quella è la prima vocazionista, <in> nel grado di umiltà che si esprime con la carità e con l'obbedienza, e nel grado insieme di contributo. Umiltà e fede! "Signore, mandate buoni operai nella vostra messe!". La giornata, quindi, del tutto rivolta e indirizzata a questo.
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Questo l'impegno che c'è nell'istituto di progredire giorno per giorno, di assomigliarsi sempre di più al buon Pastore, questo impegno quanto piace a Gesù! Eh, sì! Suore pastorelle che spendono tutte le forze per le pecorelle in collaborazione ai sacerdoti. Me lo ha ricordato anche l'altro ieri il Papa nell'incontro. Oh, questo impegno!
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Allora considerarvi tutte vocazioniste. Questo può essere la migliore intenzione che riguarda l'apostolato, la migliore intenzione delle vocazioni; ma la migliore intenzione che riguarda noi stessi è la nostra giornata <santifica> santificata sempre, un giorno dopo l'altro. Tutte vocazioniste! Quanto sarete ascoltate, sì, anche in minime cose, cose che sembrano così lontane dall'apostolato, supponiamo andare a riposare, supponiamo nelle relazioni e in tutte le piccole osservanze.
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Chi è meno vocazionista è sempre chi è superbo e chi crede che il cercar vocazioni sia come andare a cercar i pesci nel mare. Eh no! Dio! Dio ha destinato delle anime per questa vocazione, e però a noi <a> scoprirle, invitarle, persuaderle. E quello è il primo passo, è un primo passo. Ma vocazioniste tutte e voglio dire in modo particolare quelle che le formano spiritualmente, intellettualmente, apostolicamente e religiosamente.
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E' un giorno fortunato! Pregate in questo senso, tutti assieme, sempre nello stesso spirito, nell'umiltà. Quando uno è superbo non vale niente, guasta la congregazione e non è buono poi a fare anche il ministero pastorale. QUando c'è la superbia, si rende inutile uno, quando c'è l'orgoglio in qualche cosa. Come sarebbe la parte esterna se non ci sono le parti interne? Quello che costituisce la pastorella, quello che costituisce la vocazionista! E, fino a arrivare a giudicare il clero, voler insegnare....
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A parte questo, l'umiltà e la fede sono i due requisiti perché le vocazioni siano cercate e trovate, soprattutto per la formazione, e poi gli esperimenti in principio del ministero nelle parrocchie. E ognuna si guardi sempre dai nemici: il primo nemico è l'orgoglio, la superbia; e il secondo nemico il diavolo, il quale ha tentato anche il buon Pastore e lo ha tentato anche di superbia: "Se vuoi, tutti i regni ti darò" [cf. Mt 4,8-9; Lc 4,5-6]. Quando si entra nell'apostolato in orgoglio si crede di essere qualche cosa. Eh, vi era quell'individuo il quale diceva: "Anch'io son qualche cosa", secondo gli atti degli apostoli; diceva: Se esse aliquod/ (a) [At 5,36].
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Disgraziato il giorno in cui ci entra la superbia, e felice il giorno in cui c'è l'umiltà e la fede. Sì! Domandatele. Ma il Signore le vuol dare, le vuol formare, le rende attive, efficaci nell'apostolato. Siamo sempre noi uomini, noi poveretti che abbiam <la> la testa rotta, superbia e fiducia in noi, oppure scarsità di fede. Siamo sempre noi che impediam le grazie, perché il Signore quando ha chiamato, ha preparato tutte le grazie e siamo noi che le impediamo le grazie.
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Il Signore non può dare a noi l'onore, è contro se stesso: "Io non darò mai ad altri la gloria" [cf. Is. 42,8] perché non può darla, non può darla! Non poteva neppure creare il mondo, tanto meno la redenzione e tanto meno la santificazione [se non fosse stato per la sua gloria]. E anche se questo non capite filosoficamente o teologicamente, è così!
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Dunque giornata di umiltà [e] di fede e raccogliete nel vostro cuore, oggi, tutte le sorelle che sono sparse nel mondo e date anche una preghiera speciale alle sorelle che hanno iniziato con fedeltà e generosità le due nuove case (
a) che vuol dire le due nuove nazioni a cui si è arrivate(
b).
Albano Laziale (Roma)
12 aprile 1964
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(1) Albano Laziale (Roma), 12 aprile 1964
* Festa congregazionale di Gesù buon Pastore. Il Primo Maestro ha celebrato la santa messa ed ha tenuto la presente omelia. Nella circostanza ha benedetto la nuova biblioteca ed ha visitato una mostra sulla Chiesa ed una di ricamo allestite dalle "studenti". Nel pomeriggio ha assistito ad una accademia preparata per festeggiare i suoi 80 anni. Erano presenti anche alcuni sacerdoti paolini della casa degli scrittori di Albano Laziale.
Alla conclusione il Primo Maestro si è espresso press'a poco così: "Vi ringraziamo tanto. Ci avete fatto passare due ore di sollievo e di distensione. Avete scelto bene, avete cantato ed eseguito tutto bene. Credo che tutto vi serva molto perché nelle parrocchie porterete un progresso per attirare maggiormente la gioventù ed anche quelli che sono più avanti negli anni. Continuate così! La giornata del Buon Pastore si chiude bene e santamente (cf. Quaderno della cronaca tenuta da Suor M. Liliana Fava sgbp, conservato in archivio).
104 (a) V: Omette.
107 (a) R: di chiamare.
110 (a) R: chiamino.
113 (a) R: contribuito.
116 (a) R: compiere.
118 (a) R: vi.
(b) R: ve n'è.
123 (a) V: aliquem.
126 (a) Allude all'apertura delle case: in Colombia (27-2-1964) e Argentina (1-3-1964).
(b) Segue la benedizione impartita dal Primo Maestro.