Beato Giacomo Alberione

Opera Omnia

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XV. LA GLORIA DI DIO (II) (1)
Questo corso di esercizi prepara un passo avanti nella vostra vita o per l'entrata al noviziato o per la prima professione o per la professione perpetua. E' un passo avanti nella vita.
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Ora, vi sono - e sono necessarie - le due disposizioni perché questi esercizi abbiano buon frutto, e cioè la prima disposizione è l'umiltà; la seconda è la fede. La disposizione di umiltà. Questo lo richiede, questa disposizione.
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Vi è l'esame di coscienza generale alla sera per la giornata, vi è <la di, la> l'esame di coscienza alla fin della settimana per confessarsi, vi è <la> l'esame di coscienza generale del mese per il ritiro mensile, vi è l'esame di coscienza per l'anno, al corso degli esercizi, per l'anno intiero. Ma nelle vostre condizioni vi è in particolare l'esame della vita, non di un anno o del mese <o della s> o della settimana o del giorno: della vita!
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Io come <s> ho risposto alle grazie finora che il Signore mi ha fatto? E cioè: mi avete creato, fatto cristiano, conservato, entrato in questa congregazione, sì. Come è stata finora la mia vita, l'esempio se ho dato e se io ho progredito. In questa occasione; l'esame generale della vita per fare dei propositi generali per il restante della vita in quanto che il Signore vi darà, ci darà.
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L'esame della vita! Esame generale: il complesso <delle> della corrispondenza delle grazie, oppure la negligenza nel corrispondere alle grazie. E se la nostra vita va così, noi ci troveremo bene quando il Signore ci farà l'esame generale della vita, nel gran giorno del giudizio? Ecco. Esame generale della vita.
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Allora non c'è campo perché la superbia alligni in questo campo. <E' tutto un cam> E' tutto un campo in cui noi abbiam solamente da domandare misericordia. E che il Signore nella sua misericordia abbia misericordia ancora di altre grazie. <E che mol> E giacché non abbiam fatto grandi passi, che il Signore aumenti la grazia per farne adesso dei passi. Riparare quel tanto <de> degli anni che non sia stato <tanto tanto buo> tanto, veramente, conforme ai diversi voleri.
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Quindi se siamo creati, se siamo <stati> diventati cristiani, se guidati in questa congregazione, se conservati: di lì tutto è di Dio. E chi <ci> ha da insuperbirsi? E' tutto di Dio che ci ha creato! E poi
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ci ha fatto le grazie spirituali: il battesimo, la vocazione e poi di conseguenza <la corris, la> la vocazione che deve ora realizzarsi. Realizzarsi <o> in quanto vi è la preparazione: gli esercizi, preparazione al noviziato, e poi la preparazione alla professione, la professione <al> al definitivo legame con Dio. Ecco.
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Ci vuole fede, in secondo luogo. E cioè in questi giorni ci vuole molta fede. Quanto si tace altrettanto si parla con Dio. Ma tacere con gli uomini e parlare col Signore! Entrare nell'intimità di una conversazione con Gesù buon Pastore. Esempio: <il> il colloquio di Gesù con la samaritana, il colloquio - quello notturno - di Nicodemo con Gesù. Un colloquio notturno! E poi altri colloqui che Gesù ebbe con altre persone, altri incontri che ha avuto. *** (a).
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E cioè il Signore vi ha preparato le grazie per il noviziato, per la prima professione e viverla, e per la professione definitiva perpetua. Le grazie per praticarla, seguirla e viverla, questa. Quindi <si> si posson dare tanti consigli in quanto agli inizi degli esercizi, ma le due disposizioni che valgono <e per> e specialmente per voi che avete uno spirito di riflessione: l'umiltà e la fede.
Oh, adesso, in questa maniera voi farete gli esercizi: nello spirito di umiltà e di fede, quindi nell'osservanza degli orari, nelle comunicazioni con chi vi guida, e poi con la confessione. E poi quale comunione dopo!...
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Fede con Dio, con Gesù. Questo Gesù, il quale ha fatto sentire: "Vuoi essere perfetto (...) vieni e /seguimi/ (a)" [Mt 19,21]. Questo, quando Pietro s'infastidiva: ma noi che abbiamo lasciato tutto, cosa seguirà? "Centuplo e vita eterna". Quindi due promesse: "Riceverete il centuplo" e la seconda: "Avrete in eredità il paradiso" [cf. Mt 19,21].
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[Il] che vuol dire in sostanza: le opere che farete, per esempio l'ascoltare la messa, non è la stessa messa del cristiano rispetto alla messa della religiosa. C'è diversità. La messa è il sacrificio di Gesù, e quale è il miglior <metodi> metodo di assister bene alla messa? E' questo: Gesù s'immola, io m'immolo.
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E cioè ognuno che vuole veramente sentire la messa bene, partecipare bene alla messa e ai frutti della messa, è proprio così e cioè: [in] qualunque modo noi assistiamo, qualunque metodo, diciamo così, con cui assistiamo alla messa, <il mo> il metodo dei metodi è di unirsi al sacrificio di Gesù.
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Ora, che cosa ha di più la suora, l'anima consecrata a Dio rispetto al buon cristiano? Il sacrificio che si ripete! E cioè niente beni temporali. Non mi attacco a niente, i beni della terra. Quindi il voto di povertà, rinnovandolo nella messa.
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Secondo: <non cerca> non cerco le soddisfazioni del corpo e della carne, e rinunzio anche a quel che sarebbe lecito; ma rinunzio e ne faccio un sacrificio. E tutte le volte che la suora domina se stessa <nell'in> nell'intimo dei pensieri <e nelle> e nelle comunicazioni esterne c'è il voto di castità. Di nuovo si consacra il corpo e si rinuncia a tutto quello che il corpo vorrebbe. E poi la rinuncia alla nostra volontà <per la so> per l'obbedienza.
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La religiosa fa il suo sacrificio. Il suo sacrificio è: dei beni esteriori con la povertà; e poi dei voleri della carne che è la castità; e poi i voleri della libertà [e] dell'indipendenza con l'obbedienza <obbedien, o>. ***.
La messa della religiosa è molto diversa. Fino adesso, se non siete ancora professe o se siete quindi semplicemente aspiranti: fino a lì la messa del cristiano, poi la messa della religiosa. Fede in Cristo.
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Oh, ciò che adesso penso di dirvi <è ar> è molto importante. E penso, <di> se piacerà al Signore, di spiegarvelo in quattro esortazioni - diciamo così - in quattro trattenimenti fra di noi.
1° Cercare la gloria di Dio.
2° Cercare la santificazione nostra e
[3°] Cercare questa santificazione in Gesù Cristo. E poi
4° Ricorrere a Maria, perché tutto quel che è difficile diviene più facile. Diviene più facile. Come se una bambina è rimasta orfana di mamma: si trova in condizioni molto difficili in generale e per crescere e per essere educata: è un'orfana senza madre. Noi mica vogliamo esser orfani; abbiamo eletto per madre Maria: "Ecco tua madre" [Gv 19,27]. Quindi attraverso a Maria trovar tutte le cose più facili per progredire.
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Il primo punto è: cercar la gloria di Dio. Cercare la gloria di Dio. Perché il Signore ha creato il mondo e tutte le cose, compresi gli uomini e gli angeli? Perché il Signore ha mandato il Redentore che è venuto a salvarci dopo il peccato originale, il peccato di Adamo, e quindi [a] riaprire il paradiso che era chiuso per causa del peccato originale? E poi la santificazione quindi santificazione dell'anima.
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Quindi tutto ciò che è fuori di Dio: la creazione, la redenzione, la santificazione, tutto è per la gloria di Dio. Il fine di tutto, per cui egli, il Signore, ha voluto chiamarci <a le> alla realtà - cioè creati - e chiamarci alla redenzione, il battesimo, e chiamarci alla santità per mezzo <della> della virtù e per mezzo della vita religiosa, tutto questo è per la gloria di Dio! Per la gloria di Dio.
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Vi è una serie <di di d> di propositi, di ricerche fuori, e cioè cercare libri quali di ascetica e di mistica, sentire confessori di qua, confessori di là, metodi vari e spiritualità varie... [In] tutto questo, anche le anime che sono di maggior buona volontà perdono del tempo: mirare alla gloria di Dio! Questo <è il fino> è il fine necessario, ultimo, assoluto. Assoluto!
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In Dio vi sono due specie di gloria. Vi è la gloria nell'intimo della santissima Trinità: Padre, Figliuolo e Spirito Santo. Il Padre celeste per via di generazione intellettuale comunica, si fa un'idea precisa, un'idea di se stesso, e cioè riflette fuori con un'idea della sua grandezza, della sua potenza, della sua eternità, delle sue perfezioni tutte: quest'idea è il Verbo. E' il Figlio: genitum, non creato.
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Poi vi rimane la comunicazione tra il Padre e il Figlio: tutta una comunicazione di amore, una corrente di amore tra il Padre e il Figlio, che si amano. Questa corrente di amore tra il Padre e il Figlio costituisce lo Spirito Santo, per processo, processione meglio, secondo: Qui ex Patre filioque procedit. Ecco, proprio così.
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E allora la lode che si dà tra le divine Persone, l'amore tra le divine Persone, ecco, è la gloria eterna, intrinseca, eh, che noi non *** (a) del tutto, ma nessuno di noi può aggiungere qualche cosa alla sua gloria. E' una gloria infinita, e ora all'infinito non si aggiunge nulla <di nu> di nulla. All'infinito [non] si può aggiungere niente. Questa è la gloria intima fra la santissima Trinità. E' la lode e quindi la gloria nell'intimo delle tre santissime divine Persone, che formano un solo Dio.
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Poi vi è una gloria estrinseca. E cioè, volendo il Signore partecipare alla sua felicità, allora ha creato delle creature, fatto delle creature perché queste <partecipassino> partecipassero alla gioia, alla felicità della santissima Trinità, quindi alla lode, alla gloria intrinseca, ma all'esterno.
Cioè ha fatto il mondo perché gli esseri nostri <regiona> ragionevoli *** (a). E parliamo adesso degli esseri ragionevoli che sono gli angeli e che sono, oltre che gli angeli, son gli uomini. *** (b).
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Ora siamo destinati a far <la> sulla terra la volontà di Dio <e cercar la volontà di> e cercar la gloria di Dio. Ora <allora che cosa>, e che cosa è il paradiso? Il paradiso è dar gloria a Dio. E le cose che Dio ha ordinate e disposte sono queste: che l'anima (e come l'angelo) sarà felice in quanto glorifica Iddio. La gloria a Dio: questa è la felicità. La gloria di Dio: questo è il fine. E' il fine assoluto, definitivo.
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Vi è poi l'altro che riguarda la nostra vita, cioè la santificazione e quindi la salvezza della nostra anima. Ma bisogna pensare a questo, che noi abbiamo da <con> tendere all'ultimo fine, glorificar Dio, ma il mezzo è la santificazione nostra per meritare di cantar le lodi di Dio e di glorificar Dio in paradiso. La nostra santificazione. Ecco.
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Cosa vi è di conseguenza? Di conseguenza viene che ci sono come tre vie per arrivare quindi a glorificar Dio in paradiso. E cioè: conformarsi a Gesù Cristo: prima via. Secondo: unione <di> dell'anima nostra, di amore con Gesù, con Dio. E terzo: il far la volontà del Signore. Sì, sono come tre vie, ma che si concentrano poi in una sola; come tre strade che finiscono in una strada. E la strada è: "Io /son/ (a) la via" [Gv 14,6] ha detto Gesù. "E nessuno arriva al Padre - cioè nessuno arriva al paradiso - senza di me" [cf. Gv 14,6]. Così ha detto Gesù Cristo.
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Ora, che cosa bisogna pensare? Bisogna pensare che la preparazione <al> al paradiso consiste nel cercar di qua la gloria di Dio; il voler <cer> la gloria di Dio, sì, questo. San Paolo ci avverte: Sia che mangiate, sia che beviate, sia qualsiasi altra cosa che facciate, omnia in gloriam Dei facite [1Cor 10,31], tutto alla gloria di Dio! E il riposo e la ricreazione e il prendere il cibo <e> e tutte le altre cose che riempiono la giornata: alla gloria di Dio, per la gloria di Dio. Omnia, non somma di quali cose, ma: Omnia in gloriam Dei facite [1Cor 10,31]. Sì, tutto alla gloria di Dio... tutti i vostri passi, tutti i vostri respiri, tutte le vostre parole: tutto <alla Sígno> al Signore, per la gloria del Signore.
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Ora, avremo da fare questo in paradiso: glorificare Iddio. Ma come ci prepariamo? A poco a poco l'anima [deve] orientarsi a questo lavoro: glorificare il Signore: <cercar> far tutto per la gloria di Dio. Si diceva di san Alfonso: quest'uomo non cerca altro che la gloria di Dio. San Ignazio ha lasciato scritto e lo ha predicato tante volte pei suoi figliuoli: Ad majorem Dei gloriam. Tutto alla maggior gloria di Dio. E san Paolo poi, è il suo comando per noi figliuoli di lui, dell'apostolo: Omnia in gloriam Dei facite [1Cor 10,31], fate [tutto] a gloria di Dio.
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Adesso si fan tanti propositi, vi sono <tanti indi> tanti consigli, esortazioni varie e <nella pro> nel tempo dell'aspirandato e nel tempo del noviziato e nel tempo dei voti perpetui, in una casa, in un'altra, in un'occupazione in un'altra. Sì, ci son tante cose, ma bisogna sempre orientarle alla gloria di Dio.
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Solo alla gloria di Dio: "Sia che mangiate e sia che beviate <e se> e qualsiasi altra cosa facciate [1Cor 10,31]. O perché? E' il punto alto della perfezione. E il punto sta lì: cercar la gloria di Dio. Quella suora che diceva: "Nell'anima mia non c'è che l'eterno Dio. Niente altro che l'eterno Dio nella mia anima". Sì.
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Adesso vediamo un poco se si può capire di più. E cioè il paradiso è la glorificazione di Dio e felici saremo nel glorificar Dio in eterno. Adesso bisogna prepararsi. E cioè già sulla terra cercare la gloria di Dio. Questo che è il sommo amore a Dio, eh! Eh, ci son tante espressioni di amor di Dio che sono proprio vuote espressioni: sentimentalità.... così, che non hanno il senso giusto. L'amore perfetto è cercar la gloria di Dio. Questo è preparazione diretta al paradiso, diretta al paradiso!
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Facciamo il paragone: se si ammette una suora alla professione, come la si esamina? Si esamina se questa figliuola, se questa aspirante ha già praticato la vita religiosa. Ha già mostrato che ama la povertà la castità l'obbedienza e quindi l'amore all'istituto, e che vuol esser davvero, la sua vita, dell'istituto. Prima di fare i voti bisogna <avere> praticar <le> non i voti che non ci sono, ma le virtù. Non c'è ancora il voto di povertà e castità e obbedienza, ma c'è <la> la virtù della povertà castità e obbedienza. Allora passiamo ai voti, perché prima si praticava per la virtù, adesso poi può praticarsi povertà castità e obbedienza per voto, quindi aumento di meriti.
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Così è se noi nella vita ci abituiamo a viver la vita che [vivono] gli angeli e i santi in cielo, cioè glorificar Dio, cosa avviene? Avviene che tu per la fine della tua vita <glorifi> accetti la morte a gloria di Dio e tutte le sofferenze a gloria di Dio. Allora quest'anima già farà un po' sulla terra quel che è da farsi in cielo. Quindi ha fatto il noviziato di qua. La morte è lo spingere l'uscio: di qua <la> si glorifica Dio, ma per fede; spinto l'uscio, l'anima entra di là, glorifica Dio per fede e sarà felice nel glorificar Dio. Quindi la preparazione diretta.
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E diversamente bisogna pur avere ancora la purificazione. E c'è questa purificazione per disporsi a cercare in tutto la gloria di Dio. Allora finisce la purgazione e si entra in paradiso. Perché si capisce molto bene che vi /sono/ (a) due specie di amore di Dio: vi è l'amore perfetto e l'amore imperfetto.
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Supponiamo che l'anima si prepari alla confessione, una persona, e ha peccato gravemente: e mi pento perché ho meritato l'inferno. O perché un'altra anima ha peccato venialmente: perché ho meritato il purgatorio, perché ho perso i meriti e quindi non avrò più un posto più alto in paradiso. E' un po' di amore di Dio, ma egoistico. Quindi c'è già l'amore di Dio, già buono, ma non è perfetto. Non è perfetto. Quando è che è perfetto? Quando uno si pente dei peccati perché non ha dato la gloria di Dio, anzi si è opposto alla gloria di Dio <col pe> col peccato. Così del peccato veniale (a).
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Il Signore dice in Isaia tre volte: "./Io non cedo la gloria a me, non la cedo ad altri/" (a) [Is. 42,8]. Quindi che un'anima s'invanisce delle sue cose, un po' superbietta e perché ha una cosa di buono e un'altra cosa di buono, e cerca... E allora cosa bisogna dire? Bisogna dire che lì c'è vanità. "Io sono il principio, dice il Signore, e sono il fine" [cf. Ap 1,8]. Cioè tutto è partito da me: creazione, redenzione, santificazione; e tutto deve finire a me; cioè sono il principio e sono la fine. E questo: "Io la cederò mai a nessuno la mia gloria" (a) [Is. 42,8]. E com'è la preparazione del paradiso? E' quella: la ricerca della gloria di Dio.
404
Adesso si può domandare: ma è tanto facile? Non è tanto facile. In pratica non appare dominante nella vita dei santi questa ricerca della gloria di Dio. Non appare dominante nella vita dei santi se non molto tardi. Vedete [a] quale altezza dovete mirare! Una santità viva, profonda, sentita! I santi: se non molto tardi. E quando? Quando l'anima si è consumata di amore nell'unione con Dio.
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Soltanto al vertice dell'unione trasformante e identificati pienamente con Dio, i pensieri e i fini, cioè i nostri pensieri e i fini e i desideri e le aspettazioni che vogliamo <procedono che> procedono <e> e si uniscono ai pensieri ai desideri e voleri di Dio del tutto. Allora, preparazione definitiva al paradiso.
406
Pensate che avete da fare molti passi. Ma mirate alle altezze, all'altezza di quell'anima quando a un certo punto alla fine la sua vita, diceva: "Nel cielo della mia anima vi è la gloria dell'eterno. Nient'altro che la gloria di Dio". Fanno eccezione due: Cristo e Maria, i quali dal primo istante della loro esistenza hanno realizzato subito questo, questo stato cioè di glorificazione tutta a Dio. Glorificazione divina che è il termine al quale si rivolge ogni processo di santificazione su questa terra.
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Oh, adesso occorre per l'entrata diretta in paradiso che l'anima nostra sia in quella disposizione che già sulla terra voleva questo: solo e sempre per la gloria di Dio. Questo, è chiaro, ci vuole!
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Ma vi sono i punti da /raggiungere/ (a). Adesso come dobbiamo intendere? Dobbiamo intendere che tutti questi passi che fate, tutti questi propositi, tutto questo impegno nell'osservanza delle costituzioni, tutto l'apostolato che si fa nelle varie case, tutto il complesso <delle ac> delle cose, della giornata, le relazioni e gli studi e tutto, sì: che siano rivolti alla gloria di Dio. Dapprima non si sente tanto, ma poi l'anima nostra si unisce all'anima di Gesù Cristo, sì, il quale <cer>: "Io cerco la gloria del Padre" [cf. Gv 8,49; 7,4], e all'anima di Maria: Magnificat anima mea Dominum [Lc 1,38], l'anima mia loda il Signore, cioè glorifica il Signore.
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E nel breviario ogni giorno recitiamo sei salmi tutti a gloria di Dio. E ad ogni modo, ogni salmo che si recita, c'è sempre al [la] fine la gloria di Dio, perché tutto deve finire lì. Quello è il fine della vita, quella è la vita terrena in tanto in quanto è possibile glorificar Dio, perché si risolva in quella vita celeste. Prima si gode, cioè e questo in quanto che l'anima s'è già incentrata in Dio e consumata di amore per Dio. Ma infine sarà la vita eterna: glorificata nel cielo.
410
Adesso <conclusendo> concludendo: vi ho detto di leggere l'estratto (a) del libro Teologia della perfezione cristiana. Quelle sessanta o settanta pagine del libro che abbiamo riportato in questo estratto, completan del tutto la via di santificazione. E bisognerebbe leggerlo non cinque volte o dieci volte, ma dieci volte in un anno, sempre, ogni anno ripetuto.
411
Vedere bene il complesso, tutto! Perché non vi vorrei suore <del> comuni, così, ma proprio anime tese verso la gloria di Dio in tutto! E quindi: che abbiate un grande coro di anime in paradiso che hanno cominciato a glorificar Dio sulla terra <e la con> e là cantano gli inni alla santissima Trinità e in questo è la loro felicità. Così <popo> dovete raccogliervi in paradiso in uno stuolo proprio ecco: la glorificazione di Dio.
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Elevarvi, elevarvi! Qualche volta <vi sie> siete un poco, così <un po'> un po'... manierose, un poco (a), oh, così piuttosto esteriori in qualche cosa. Ma è l'intimo che si santifica, eh! E' l'intimo! Certo, per santificarsi, eh, ci vuole anche l'osservanza. Dunque: l'estratto l'avete? (b) Leggerlo e rileggerlo, io solamente spiego questo. Però qui ci andrebbero non quattro trattenimenti, ma ce ne vorrebbero quaranta. E tuttavia il resto vi serva per lettura spirituale e nel tempo dei propositi.

Albano Laziale (Roma)
24 agosto 1964

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(1) Albano Laziale (Roma), 24 agosto 1964

376 (a) Parola incomprensibile.

378 (a) R: seguici.

390 (a) Sembra dica: cogliamo.

391 (a) Sembra dica: cioè <li l'in> Spirito Santo.
(b) Sembra dica: che ragionan, che conoscon.

394 (a) V: sono.

402 (a) R: è.

403 (a) Qui il nastro originale è stato girato. Potrebbe mancare qualche cosa.

404 (a) V: Io (...) non darò la mia gloria a nessun altro.

409 (a) R: arrivare.

411 (a) Cf. Estratto in appendice.

413 (a) In tono un po' confidenziale e bonario.
(b) Risposta dell'assemblea: sì, Primo Maestro.