Beato Giacomo Alberione

Opera Omnia

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GIORNO SESTO

Verginità di Maria

S. SCRITTURA

Si aprì il tempio di Dio che è nel Cielo, e nel suo tempio apparve l'arca del testamento, ne vennero folgori e grida e terremoti e grandine grossa. Poi apparve nel cielo un gran prodigio: una donna vestita di sole, che aveva la luna sotto i piedi e sul capo una corona di dodici stelle. E udii una gran voce che in cielo diceva: Or la salvezza, la potenza, il regno appartengono al nostro Dio e il potere al suo Cristo
(Ap. 11, 19-12,1.10). (Dal Messale: Festa dell'Appar. della Beata Vergine a Lourdes).

La Madonna rimase vergine sempre, ed in modo tanto mirabile quanto fu singolare e miracoloso il fatto per cui la sua perpetua verginità andò congiunta con la divina maternità. Il Conc[ilio] Lateranense III dichiara scomunicato chi non ritiene tale verità cattolica. S. Leone Magno scrive: «L'eterno Unigenito del Padre nacque dallo Spirito Santo e da Maria Vergine... Infatti fu concepito di Spirito Santo nel seno di Maria la quale come Vergine Lo concepì, così, Vergine, Lo diede alla luce».
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Privilegio meritato, poiché Maria SS. aveva fatto voto di consacrarsi totalmente al Signore; privilegio miracoloso, poiché congiunto alla maternità più eccelsa; privilegio perpetuo, perché fu Vergine prima, nell'atto ed in seguito alla sua Maternità; privilegio esemplare che divenne per tante anime un invito ed uno stimolo.

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Maria fu Vergine prima di diventare Madre. Scrive S. Epifanio: «In qual tempo vi fu mai chi osasse pronunziare il nome di Maria SS. senza aggiungere subito l'epiteto di Vergine? Tale aggiunta indica lo splendore della sua virtù... Maria è chiamata Vergine e quest'appellativo non sarà mai cambiato; Ella rimase infatti perfettamente illibata».
«Gerusalemme era assediata dal re Rasia e da Face re d'Israele. Il Signore mandò il profeta Isaia ad Achaz, re di Gerusalemme per assicurarlo che gli assediatori non avrebbero vinto; e perché Achaz ne fosse persuaso, gli volle offrire una prova. Gli disse perciò Isaia: «Domanda al Signore un miracolo come segno o dal profondo dell'abisso o sopra dall'alto. Ma Achaz rispose superbamente: Non chiederò e non tenterò il Signore. E replicò: Udite dunque, o genti della casa di David... perciò il Signore lo darà Lui un segno: Ecco la Vergine concepirà e partorirà un figlio e lo chiameranno Emanuele» (Is. 7,10-14). Sembra che il Signore volesse dire: tu non hai voluto chiedere il segno, ed io te ne darò uno che è il colmo dei segni; tu non hai voluto chiedere a Dio l'aiuto, ma io ti annunzio Dio stesso come aiuto; tu sei stato pigro a chiamare, ma il Signore chiamerà dal seno della Vergine il Verbo
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che salverà ogni nazione: la Vergine concepirà e darà alla luce un figlio ed il suo nome sarà «Emmanuele».
Questo tratto si riferisce senza dubbio a Maria. Infatti S. Matteo nel suo Vangelo racconta la concezione della Madonna per opera dello Spirito Santo e aggiunge: tutto questo fu fatto perché si adempisse ciò che fu detto dal Signore per bocca del Profeta: «Ecco che una Vergine sarà Madre ed avrà un Figlio chiamato Emanuele, cioè Dio con noi» (Mt. 1,23).
Dice ancora S. Luca: «Fu mandato l'Angelo Gabriele da Dio in una città di Galilea chiamata Nazaret ad una Vergine sposata ad un uomo di nome Giuseppe, discendente da David, ed il nome della Vergine è Maria» (Lc. 1,26-27).
S. Matteo afferma: «Essendo Maria sposata a Giuseppe, prima che fossero venuti ad abitare insieme, si trovò che Ella aveva concepito per virtù dello Spirito Santo» (Mt. 1,18).
La verginità era in onore presso gli stessi pagani; ed era naturale che si sentisse come una certa ripugnanza riguardo alla via onde si propaga il peccato originale. Maria disse infatti all'Angelo: come è possibile ch'io divenga la Madre di Dio, mentre non ho relazione con un uomo? Il Signore voleva che anche materialmente apparisse ch'Egli nulla aveva di comune col peccato, essendo venuto a noi per una via diversa da quella che tiene il peccato di Adamo nel propagarsi: la via dello Spirito Santo che è la via della grazia.
Noi siamo passati per il binario peccaminoso comune della generazione ed il peccato ci schiacciò! Anche Maria passò sul binario, ma Ella fu preservata dalla colpa e schiacciò il serpe; Gesù
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Cristo non fu neppure sul binario comune, onde apparisse che la vita nuova era dal Cielo: gli uomini in Lui avrebbero avuto una vita divina.

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Maria fu Vergine nel darci Gesù. E' detto: La Vergine concepirà e darà alla luce un Figlio; questo è detto prodigio; dunque avviene all'infuori delle leggi naturali, in modo diverso dall'ordinario nascere dei figli; e non solo la concezione, ma anche il parto.
I Santi Padri applicano a Maria le parole di Ezechiele: «Questa porta sarà chiusa, non si aprirà, e nessun uomo passerà per essa, perché il Signore Dio d'Israele passerà per essa e resterà chiusa al principe. Il principe si sederà in essa» [Ez. 44,1-3].
S. Girolamo dice ancor più chiaramente su tale espressione: «Questa porta chiusa per la quale solo il Signore è entrato simboleggia, secondo gli antichi scrittori, la Vergine Maria».
Dicono i Santi Padri la verginità di Maria simboleggiata in quell'orto chiuso: «Hortus conclusus»; in quel fonte segnato «fons signatus»; nel sepolcro donde il Signore, risuscitando uscì, senza rompere i sigilli, né rovesciare il sasso.
S. Efrem in una preghiera alla Madonna esclamava: «Ma, o Vergine Signora, Immacolata Madre di Dio, Signora mia gloriosissima, mia gran Benefattrice, più eccelsa dei cieli, molto più pura degli splendori, dei raggi, dei fulgori solari...; tu davvero apparisti verga d'Aronne e fiore fu il Figlio tuo, vero Cristo nostro, Dio e mio Creatore, tu generasti secondo la carne, conservando la verginità prima, durante e dopo il parto; e noi siamo stati riconciliati con Dio Cristo tuo Figlio».
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Maria fu pure Vergine nel rimanente di sua vita. Scrive S. Agostino: alcuni vollero negare la verginità di Maria dopo il parto: un così grave sacrilegio non devesi lasciare senza condanna.
S. Girolamo compose un libro intero per «difendere la perpetua verginità di Maria». In tal libro scrive: «Crediamo che Dio nacque dalla Vergine. Ciò, infatti è scritto; non è invece scritto che Maria abbia sposato uomo in seguito. E non diciamo questo quasi per condannare il matrimonio... Elvidio (eretico) afferma che Maria non fu vergine; ma io affermo che fu vergine anche Giuseppe, in grazia di Maria; affinché da un verginale matrimonio nascesse vergine il Figlio».
Da principii e verità così sante vengono sante conseguenze:
Maria era disposta a rinunziare all'onore della Divina Maternità piuttosto che alla verginità votata a Dio. Quanto è dunque preziosa ai suoi sguardi una figliuolanza casta!
Eva, in pena del peccato, diede alla luce i figli suoi nel dolore; Maria fatta immacolata diede al mondo il Figlio suo nella gloria della notte luminosa di Betlemme, assistendovi gli Angeli del Cielo. Le madri più pure hanno, d'ordinario, figli più predisposti alla virtù, alla santità e, forse, tra essi, delle vocazioni.
Più atti ad istruire nel bene, ad edificare nella virtù, a santificare e profumare nel mondo, sono sempre le persone pure e caste: «Virginitate placuit, humilitate concepit», è scritto dai Dottori a riguardo di Maria.
Chi sa elevarsi sopra i desideri della carne,
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desidera di più i beni celesti. L'anima monda è serena nel suo sguardo; ha vera pietà saporosa; sparge il buon odore di Gesù Cristo, e di Maria.
Maria è una fioritura, un'aiuola di gigli:
«Lilium inter spinas» (Ct. 2,2); «lilium candidissimum» (S. Efrem); «lilium immaculatum» (S. Epifanio); «lilium angelicorum» (S. Epifanio); «lilium candidius nivis» (S. Germano); «lilium cujus proles, Iesus» (S. Giov. Dam.); «lilium incorruptum» (S. Giovanni Cris.); «lilium castitatis» (S. Bonaventura); «lilium virginitatis» (Bernard. da Bustis);«lilium virginum» (antiche litanie).

PREGHIAMO MARIA

O Maria, Vergine e Madre Santissima, ecco io ho ricevuto il tuo dilettissimo Figlio, che tu concepisti nel tuo seno immacolato, generasti, allattasti e con soavissimi amplessi stringesti al petto. Ecco quel medesimo che ti allietava col suo aspetto e ti riempiva d'ogni letizia, io lo presento e l'offro umilmente ed amorevolmente alle tue braccia, perché lo stringa al tuo cuore, perché tu lo ami e lo offra alla SS. Trinità in supremo culto di latria, a tua gloria e tuo onore e per i miei bisogni e quelli di tutto il mondo. Ti prego dunque, o Madre piissima, d'impetrarmi il perdono di tutti i miei peccati, abbondante grazia di servire in seguito con più fedeltà al tuo Figlio, e in ultimo la grazia finale, affinché io possa lodarlo con te per tutti i secoli dei secoli. Così sia.

DIVOZIONE A MARIA

I CINQUE MISTERI GLORIOSI

I MISTERO. - N. Signor Gesù Cristo risorge glorioso dal sepolcro: questa risurrezione è figura della nostra risurrezione dalla tomba dei
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peccati e dei difetti. Domandiamola alla S. Madonna.
II MISTERO. - Il Salvatore, quaranta giorni dopo la sua risurrezione, ascende al Cielo, con mirabile gloria e trionfo. Chiediamo il distacco dagli onori, beni e piaceri della terra, e di desiderare unicamente la gloria di Dio, le gioie ed i beni celesti.
III MISTERO. - Lo Spirito Santo invocato per dieci giorni discende sugli Apostoli ad illuminarli, confortarli e santificarli. Chiediamo i doni dello Spirito Santo, specialmente la sapienza celeste, la fortezza nel bene e lo zelo per le anime.
IV MISTERO. - La SS. Vergine spira di puro amor di Dio e dagli Angeli trasportata in Cielo con mirabile gloria. Domandiamo una santa vita per avere la grazia di morire nel santo amor di Dio.
V MISTERO. - Maria è incoronata dalla SS. Trinità regina del Cielo e della terra, fatta rifugio dei peccatori, dispensiera di tutte le grazie e madre nostra potentissima ed amabilissima. Proponiamo di essere divoti della SS. Vergine e chiediamo il dono della santa perseveranza.
I misteri gloriosi ci fanno contemplare e chiedere i beni celesti, la gloria del cielo, l'eterna felicità. Essi correggono la concupiscenza dell'avarizia, in vista di cose immensamente superiori.
Nel primo contempliamo la risurrezione di Gesù Cristo dal sepolcro, e chiediamo anche per noi una risurrezione, non ad ignominia, ma a gloria;
nel secondo contempliamo l'ascensione di Gesù Cristo al Cielo e chiediamo la grazia del Paradiso, la salvezza dell'anima nostra;
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nel terzo contempliamo la discesa dello Spirito Santo e chiediamo l'infusione dei suoi doni celesti;
nel quarto contempliamo il beato transito e l'unzione di Maria SS. e chiediamo una santa morte;
nel quinto contempliamo Maria SS. nella sua gloria in cielo e chiediamo la sua assistenza materna per tutta la vita.
Questi misteri si recitano il mercoledì, il sabato e la domenica.

ESEMPIO

L'AVE MARIA RIPETUTA DAI SANTI

S. Bonaventura assicura che chi saluta la Vergine coll'Ave Maria, sarà risalutato dalla stessa Vergine con qualche grazia. S. Bernardo appunto, solito a salutarla in tutte le sue immagini, si sentì un giorno risalutato colle parole: Ave, Bernarde.
Quest'orazione formò sempre la delizia dei Santi. S. Alfonso de' Liguori per recitarla interrompeva qualsiasi occupazione appena sentiva scoccare le ore. Diligentissimo a recitare l'Angelus tre volte al giorno, uditone il segno, s'inginocchiava anche in mezzo alle piazze. Lo stesso facevano S. Carlo Borromeo e S. Vincenzo de' Paoli. S. Alfonso Rodriguez la replicava pure al batter d'ogni ora, e ad ogni ora della notte era svegliato dagli Angeli perché non ne passasse una senza recitarla.
Santa Maria di Ognies la recitava più di mille volte al giorno. Santa Caterina da Siena cominciò
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dall'età di cinque anni a recitare tante Ave, quanti erano i gradini che saliva.
Dice S. Bernardo che il Cielo sorride e gli Angeli gioiscono ogni qualvolta si recita divotamente l'Ave Maria. Cesario chiama la salutazione Angelica voce di trionfo e S. Efrem l'inno ed il cantico degli Angeli.
S. Domenico afflitto per l'eresia degli Albigesi, nel 1202 se ne lamentava dolcemente con la SS. Vergine. La gran Madre di Dio gli manifestò, che, come il Signore per mezzo della salutazione dell'Angelo aveva preparato il Mistero dell'Incarnazione del suo Figliuolo, così anch'egli doveva ricorrere alla medesima salutazione, predicarne l'uso ed i pregi singolari, per riportarne frutti di salute e di grazie. Domenico seguì il consiglio della SS. Vergine, e ben presto con la pratica del Rosario ricondusse innumerevoli eretici nel seno della Chiesa.
La stessa Vergine disse al B. Alano: Coloro che praticano la divozione del saluto Angelico, hanno un gran segno di predestinazione. Ed a S. Matilde rivelò che fra tutti gli onori che Le si possono rendere, nessuno è a Lei più caro, né le dà maggior gloria di questo.
Ripetiamo adunque con fiducia e con gioia tale saluto, avendolo ripetuto gli Angeli, gli Apostoli, i Martiri, e tutti i secoli cristiani. Sarà dolce sulle nostre labbra e più dolce ancora nei nostri cuori.
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LODE

Dal sonno di morte - si desta Gesù
palesa la sorte - dell'uomo quaggiù. Ave.
Saluta amoroso - il mesto drappel
e sale glorioso - ai grandi del ciel. Ave.
Sui dodici scende - il foco d'amor
e pieni li rende - di scienza e vigor. Ave.
La Madre Beata - riprende il suo fral
dal Figlio è chiamata - al gaudio immortal. Ave.
Al fianco del Padre - Gesù Redentor
corona la Madre - d'eterno splendor. Ave.
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