Beato Giacomo Alberione

Opera Omnia

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GIORNO SECONDO

Immacolata Concezione

S. SCRITTURA

Apparve nel cielo un gran prodigio: una donna vestita di sole, che aveva la luna sotto i piedi e sul capo una corona di dodici stelle. E la donna partorì un figliuolo maschio destinato a governare tutte le nazioni con scettro di ferro e il suo figlio fu portato a Dio e al trono di lui. Ma furon date alla donna due ali di aquila grande, perché volasse nel deserto, nel suo ritiro, per esservi nutrita un tempo, due tempi e metà d'un tempo, lungi dal serpente.
E allora il serpente gettò fuori dalla bocca quasi un fiume d'acqua dietro alla donna, per farla portar via dalla fiumana.
Ma la terra diè soccorso alla donna e, spalancate le sue fauci, assalì la fiumana che il dragone aveva gettata dalla sua bocca.
(Ap. 12,1. 5.14 e 15-16).
(Dal Messale: Festa della S. Medaglia di Maria Immacolata).
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Il Papa Pio IX definì nel 1854, con la Costituzione «Ineffabilis Deus»: «Definimus doctrinam quae tenet Beatissimam Virginem Mariam in primo instanti suae Conceptionis fuisse, singulari omnipotentis Dei gratia et privilegio, intuito meritorum Christi Jesu Salvatoris humani generis, ab omni originalis culpae labe praeservatam immunem, esse a Deo revelatam, atque idcirco ab omnibus fidelibus firmiter constanterque credendam».
Cioè: la B. Vergine Maria dal primo istante di sua concezione fu preservata immune dalla colpa originale per i previsti meriti del Salvatore Gesù Cristo e per una singolare grazia e privilegio divino: questa dottrina è di fede, come rivelata, e tutti sono obbligati a crederla fermamente. Essa è contenuta nelle Sacre Scritture, è insegnata dalla Chiesa, è conforme alla Teologia cattolica, di sommo onore alla Beata Vergine, confermata da molti miracoli.

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Il Signore aveva creato Adamo ed Eva nello stato di grazia; ma essi cibandosi del frutto vietato, peccarono, e caddero su di loro i castighi minacciati da Dio.
Molto gravi e piene di senso sono le parole rivolte da Dio al serpente tentatore: «Inimicitias ponam inter te et mulierem, et semen tuum et semen illius; ipsa conteret caput tuum, et tu insidiaberis calcaneo eius: Ed io porrò inimicizia fra te e la donna, fra la tua progenie e la progenie di lei; essa ti schiaccerà la testa e tu la insidierai al calcagno» (Gen. 3,15).
Notiamo: queste parole sono del Genesi, il primo
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libro della S. Scrittura divinamente ispirata. E' dunque Dio che parla, per venire udito da tutti gli uomini, in ogni tempo; e parla con maestà, dignità e verità; avendo innanzi a sé Adamo umiliato, Eva infelicemente caduta, il demonio tentatore. Adamo ed Eva avrebbero avuto figli fortunati, astenendosi dal frutto proibito, ma ormai la loro rovina era certa; Dio però, perché Padre, offre loro una speranza ed una consolazione. Dice: Serpente infernale, fra te e la donna vi fu un accordo rovinoso, la proposta e l'accettazione; orbene fra te ed un'altra donna vi sarà rottura completa, inimicizia. Infatti vi sarà una donna tua nemica di un'inimicizia posta da me. Eva per il suo sangue infetto darebbe sempre origine a figli infetti e sue vittime; ma io interromperò la sua morale generazione con una generazione nuova, nella quale tu avrai nessun potere. Vi sarà una donna sulla quale nulla potrai; io la farò tua avversaria, tua nemica; chi nascerà da Lei sarà santo. Non soltanto essa ti sarà nemica, ma anche il suo seme; e tu per essa nel suo seme sarai schiacciato. Ti accosterai, ma non potrai arrivare alla sua anima, né alla sua mente, ma solo cercherai, ed invano, di accostarti al suo calcagno.
In Maria, dunque, Dio stesso pose un'inimicizia contro il demonio; a Lei tentò questi di avvicinarsi, ma non giunse al cuore; ne ebbe anzi il capo schiacciato. Ella è Immacolata fin dal primo istante di sua Concezione. Il trionfo sul serpe non sarebbe stato completo, se esso l'avesse tenuta schiava anche un solo momento.
Maria è detta dall'Angelo «piena di grazia»; non sarebbe tale se per un istante solo di sua
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vita fosse stata priva della grazia e soggetta al peccato.
Aggiunge l'Arcangelo Gabriele: «Dominus tecum». Il Signore è con Maria per la grazia. «Invenisti enim gratiam apud Deum: Hai trovato grazia presso Dio» (Lc. 1,30). Adamo aveva perduta questa grazia, Dio l'aveva cacciato dal Paradiso terrestre, il Signore non era più con lui. Maria trovò quanto Adamo aveva perduto; perciò fu esente da quella colpa che da Adamo discendeva nei figli.
S. Elisabetta nel salutare la Madonna dice: «Tu sei benedetta fra le donne, benedetto è il frutto del tuo seno» (Lc. 1,42). E perché? perché il frutto del seno di Maria è il Figlio Divino, il Redentore promesso. Maria è la donna predetta come riparatrice del peccato di Eva, in nessun istante soggetta al peccato.
Gesù veniva a togliere il peccato, perciò non poteva essere macchiato né soggetto ad esso. Maria doveva essere la Madre di Gesù; conveniva dunque che fosse immune da ogni colpa; diversamente Gesù avrebbe presa una carne di peccato.
Quando venne definito il dogma dell'Immacolata Concezione si scrissero volumi per dimostrare come la tradizione, la liturgia, l'arte antica, i SS. Padri, i Dottori professarono questa verità.
S. Andrea di Creta dice: Maria non fu soggetta al fermento universale: «Universali fermento non fuisse fermentata».
E S. Alfonso afferma: «La Vergine fu esente da ogni colpa: Virgo ab omni integra labe peccati».
S. Sofronio scrive: «La Madonna andò libera da
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ogni contagio: B. Virgo ab omni contagione libera».

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Maria fu libera: dall'ignoranza, perché Ella è sede della sapienza; dalla malizia, poiché la sua volontà fu sempre retta e confermata nel bene; dal fomite del peccato, poiché fu esente da tale fomite.
Canta perciò la Chiesa: «Tota pulchra es Maria, et macula originalis non est in Te».
Anzi, quanto al corpo, Maria fu libera dalle conseguenze patologiche che suppongono il disordine del peccato; sebbene sia andata soggetta alle conseguenze fisiologiche, connesse con la natura umana.
Fu perciò libera dalle malattie, ma soggetta alla fame, sete, disgusti. Anche la sua morte non fu causata da malattia, ma dall'amor di Dio, così potente da eccedere le sue forze fisiche. E così nella morte, Maria imitò il Figlio, cui fu associata per Divina Provvidenza.
L'Ufficiatura e la S. Messa dell'Immacolata mirano a scoprirci la bellezza soprannaturale dell'anima di Maria, quando uscì dalle mani creatrici di Dio per essere infusa nel suo corpo. E' un grandioso e drammatico commento fatto dalla Chiesa al saluto che l'Arcangelo Gabriele rivolgeva alla futura Madre di Dio con le parole: «Ave, gratia plena». Per celebrarla convenientemente noi dovremmo essere animati dagli stessi sentimenti che vibravano nel celeste Messaggero. Non è difficile indovinarli. Adorava con fede la bontà divina che si manifestava con tanta effusione; ammirava con entusiasmo l'umile fanciulla ebrea
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elevata a così meravigliosa altezza; gioiva dell'onore toccatogli di essere il confidente ed il promulgatore di quello straordinario trionfo della grazia.
L'Ufficiatura ci presenta la grandezza meravigliosa dell'Immacolata quando nelle antifone, nei capitoli, negli inni, nelle lezioni del Breviario, nell'epistola, nel Vangelo e nei cantici (graduale, tratto, antifone per l'offertorio e per la Comunione) della Messa, la proclama di «un nome ammirabile per l'universo intero, tutta bella, senza macchia, vestita di candore, risplendente come il sole, avvincente col profumo delle sue grazie, gloria di Gerusalemme, onore ed orgoglio del nostro popolo, benedetta fra tutte le donne, piena di grazia, portento della divina onnipotenza, mistica città fondata in vetta ai monti santi», e la elogia con le parole stesse con le quali nei libri Sapienzali è esaltata la divina Sapienza, elogi che a Lei vengono applicati in senso figurato analogico.
O Vergine senza macchia e tutta Santa, Voi siete dunque stata scelta e predestinata ancor prima della creazione. L'uomo schiacciato sotto il peso della colpa, incerto della sua salute, affogato nell'afflizione e abbandonato da tutti, ha levato a Voi lo sguardo e la speranza sua, affinché in Voi e per Voi il reo trovasse grazia, l'afflitto conforto; l'abbandonato rifugio; l'insensato sapienza; il peccatore giustificazione; il giusto perseveranza. Maria è la vera città di rifugio, il sicuro porto dei naufraghi, il soccorso di tutti quelli che in Lei pongono la loro fiducia. Ella è la sorgente che scaturisce dalla più alta montagna e il cui getto è molto più copioso di tutti i cori Angelici, fino al trono della divinità.
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Ecco perché fu concepita nello spirito di Dio e predestinata da tutta l'eternità, prima della fondazione dei monti e delle colline.

PREGHIAMO MARIA

O Dio che, coll'Immacolata Concezione della Vergine, preparasti una degna dimora al tuo Figlio, fa', te ne preghiamo, che, come in previsione della morte dello stesso tuo Figliuolo, La rendesti immune da ogni macchia, così, per intercessione di Lei, ci conceda di venire a Te purificati.

DIVOZIONE A MARIA

L'abitino dell'Immacolata
La Confraternita ha nome: «Confraternita dell'Immacolata Concezione della B. Vergine Maria, Madre di Dio» (nella Chiesa di S. Andrea della Valle, officiata dai PP. Teatini: Roma).
Si propone come scopo di onorare il privilegio dell'Immacolata Concezione e Divina Maternità, accordato alla B. Vergine Maria.
I fedeli vengono aggregati con la benedizione ed imposizione dello Scapolare ceruleo e coll'iscrizione del nome nell'albo della Confraternita.
La Confraternita è ricchissima di indulgenze.

Privilegi ed obblighi annessi allo Scapolare ceruleo.
Coloro che indossano l'Abitino ceruleo:
a) Vengono decorati dell'Abitino onorifico, che Gesù Bambino volle dimostrare alla Ven. Orsola Benincasa quale speciale onorificenza di Maria
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ai suoi divoti. b) Vivono sotto l'amorevole sguardo dell'amatissima Madre di Dio. c) Sono premuniti contro le insidie del diavolo. d) Vengono indotti ad imitare le perfezioni di Maria Immacolata. e) Oltre che godere delle innumerevoli indulgenze sia parziali che plenarie, divengono partecipi di tutti i beni spirituali che si compiono in tutto l'Ordine Teatino. f) In punto di morte avranno quel cumulo di grazie che a favor loro impetrò da Gesù Cristo la Ven. Orsola Benincasa.

Per conseguire tali grazie bisogna: a) Indossare notte e giorno lo scapolare. b) Condurre una vita pia, giusta e casta, secondo il proprio stato. c) Nutrire singolare devozione al mistero dell'Immacolata Concezione di Maria SS. d) Placare con degni frutti di penitenza la giustizia divina. e) Pregare caldamente il Signore per la riforma dei perversi costumi e per il ravvedimento dei peccatori.
Per ottenere tali fini non vengono prescritte apposite preghiere o penitenze, ma si lascia ad arbitrio di ciascuno l'esercitarsi in quelle orazioni ed opere virtuose, che saranno suggerite dalla propria divozione, o ispirate dalla Beatissima Vergine Maria.

ESEMPIO

S. BERNARDINO DA SIENA

S. Bernardino da Siena, rimasto orfano ancora bambino, fu affidato alle cure di una zia, la quale affidò la purità del fanciulletto alla protezione
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della Vergine Immacolata. Egli parlava sovente con la zia di una persona molto amata e le chiedeva assai spesso permesso di visitarla. La zia sospettò che si trattasse di relazione pericolosa: ma Bernardino intendeva sempre accennare l'augusta Regina del Cielo.
In Siena, sulla porta Camoglia era dipinta in affresco l'Assunzione di Maria. Bernardino soleva visitare quella graziosa immagine, due volte al giorno. La zia gli domandò una volta in qual luogo dimorasse la persona da lui visitata, e Bernardino rispose che essa abitava fuori della porta Camoglia. Un giorno, non osservata, la zia lo seguì e con sorpresa lo vide genuflettere dinanzi alla SS. Vergine e intrattenersi in fervida preghiera.
Interrogò allora il ragazzo: «Bernardino, ti prego, toglimi da ogni dubbio, dimmi qual sia la persona che tu vai sovente a visitare... Tu sei giovane ancora, e forse i miei consigli non ti saranno inutili del tutto!».
«Oh, mia cara zia, rispose sorridente Bernardino, datevi pace, io vado a visitare l'Immagine tanto bella e amabile della Madonna; cerco Lei sola, e Lei sola vorrei vedere ogni dì, ed è per questo che me ne vado là sovente a vedere quell'Immagine e a pregare la Vergine SS.!».

O Virgo pulcherrima
O Virgo pulcherrima! O Mater
melliflua! O Dei filia!
O stella clarissima! O rosa
purissima! o pascens lilia!
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O lumen luminum! O flos convallium!
O labis nescia!
O decus virginum! o spes fidelium!
O plena gratia!
Fac nos tuum Filium
amare in perpetuum, Mater pia.
Ac perduc in gaudium
olympi suavissimum, o Maria!
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