Beato Giacomo Alberione

Opera Omnia

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GIORNO VENTOTTESIMO

Salve Regina
V

S. SCRITTURA

Come vite diedi frutti di soave odore, e i miei fiori dàn frutti di gloria e di ricchezza.
Io sono la Madre del bell'amore e del timore, della scienza e della santa speranza. In me ogni grazia della vita e della verità, in me ogni speranza di vita e di virtù. Venite a me voi tutti che mi bramate, e saziatevi dei miei frutti perché il mio spirito è più dolce del miele. Il ricordo di me durerà nelle generazioni dei secoli. Chi mi mangia avrà ancora fame, e chi mi beve avrà ancora sete. Chi mi ascolta non avrà da arrossire e quelli che lavorano per me non peccheranno, coloro che m'illustrano avranno la vita eterna
» (Sir. 24,23-31[16-21]).
(Dal Messale: Vigilia dell'Immacolata).

O clemens, o pia, o dulcis Virgo Maria.
S. Bernardo ha una bella interpretazione: Maria è clemente coi miserabili cioè coi penitenti, liberandoli dalle loro colpe e difetti; è pia coi supplicanti cioè coi proficenti che vogliono
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crescere nella virtù, donando largamente; è dolce con quelli che l'amano, cioè coi perfetti, che già sono progrediti nel suo amore comunicandosi ad essi in soavità: «Maria clemens indigentibus, pia exorantibus, dulcis diligentibus; o clemens liberando, o pia largiendo, o dulcis te donando».

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Clemente coi penitenti. Dopo aver aiutato il peccatore a pentirsi ed ottenere il perdono, Maria ottiene la grazia della perseveranza.
Dopo la confessione, il demonio ritorna all'assalto, prendendo seco i demoni più astuti nel tentare.
Altro è detestare il peccato, altro è vincere le cattive abitudini, fuggire le occasioni, rinnegare le passioni.
La perseveranza è la virtù che assicura il Paradiso, ma richiede tante vittorie. S. Agostino parla degli assalti del demonio dopo la sua conversione. S. Pelagia tante volte era tentata di ritornare alla vita scandalosa; così S. Margherita da Cortona e S. Maria Egiziaca, ma la Madonna ottenne loro la perseveranza
La perseveranza secondo il Concilio di Trento è dono del tutto gratuito che non si può da noi meritare; però secondo S. Agostino ed il Suarez, l'otterranno quanti fedelmente la chiederanno. Si ha da chiedere giornalmente affinché si ottenga ogni giorno: così S. Bellarmino.
S. Anselmo dice una cosa che a primo aspetto reca meraviglia: «Quandoque velocior est nostra salus invocatio nomine Mariae quam invocatio nomine Jesu. A volte si ottiene più facilmente la salute invocando Maria che invocando
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Gesù» (De Eccl. Virg. VI). Forse che la bontà di Dio non sia da natura ed infinita, mentre la bontà di Maria è partecipata e finita? E' vero questo, ma la Santa Vergine è solo misericordia, non giustizia; Ella unendo alle sue le nostre suppliche, ci ottiene una quantità di grazia maggiore di quanto avremmo ottenuto con le sole nostre deboli preghiere.
Inoltre le grazie passano per le mani di Maria e quindi anche la perseveranza.
Nell'ufficio dell'Immacolata è messa sul labbro di Maria quell'espressione scritturale: «Qui operantur in me non peccabunt; qui elucidant me vitam aeternam habebunt: Quelli che lavorano per me non peccheranno, coloro che m'illustrano avranno la vita eterna» (Sir. 24,31).
S. Francesco Borgia con ragione dubitava assai della perseveranza di coloro i quali non hanno una viva divozione alla Madonna. Un giorno, trattenendosi con Novizi, si accorse che parecchi di essi erano freddi verso Maria. Avvertì allora il Maestro, perché li tenesse d'occhio; avvenne difatti che quelli perdettero vocazione e se ne ritornarono nel mondo.
S. Filippo Neri avvertiva i suoi penitenti: Se volete perseverare, siate divoti della Madonna.
S. Giovanni Berchmans diceva: Se io sarò divoto di Maria, avrò la perseveranza e mi salverò.
Molti curano di far bene la Confessione, ma poco prevedono le difficoltà che seguiranno per vincere le nuove tentazioni.
Avverte S. Bernardo: Uomo, chiunque tu sia, devi comprendere che in questa vita non cammini su terra ferma e sicura; ma ti trovi piuttosto
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come una nave sul mare, tra le tempeste, i flutti, i venti. Ebbene, se vuoi essere sicuro tieni l'occhio fisso alla stella del mare; invoca Maria: Nei pericoli, nelle angustie, nei dubbi pensa a Maria, chiama Maria. Il suo nome sempre stia nel tuo cuore, sul tuo labbro.
Seguendo Maria non devierai; chiamando Maria non dispererai; sostenuto da Maria non cadrai; da Lei difeso non temerai; seguendo Maria non ti affaticherai; col suo aiuto arriverai alla porta del cielo. Regolati così e sarai salvo.
La perseveranza è vera fortezza: ed è quella che cambia in virtù i buoni atti e le buone disposizioni. Ma la fortezza è dono dello Spirito Santo: e Maria la ottiene a chi gliela chiede.
Nell'Ufficio della Madonna della neve, la Chiesa mette sulle labbra di Maria l'espressione: «Mea est fortitudo» [cf. Pr. 8,14].
L'insegnamento del sapiente è fonte di vita e fa evitare la rovina della morte (Pr. 13,14).
I convertiti vanno soggetti a molte tentazioni di scoraggiamento, poiché il demonio torna frequentemente all'assalto. La Madonna è la torre d'avorio, altissima, fornita di ogni arma, pronta sempre al soccorso. «Per te il cielo venne aperto, l'inferno vuotato, la celeste Gerusalemme ristorata; per te è stata ridonata la vita eterna a tanti meritevoli dell'inferno: per te coelum apertum est, infernus evacuatus, instaurata coelestis Jerusalem, mensis damnationem expectantibus vita data est»: dice S. Bernardo.
Andrea Corsini, da giovane si era dato ad una vita disordinata, scandalosa: la madre lo riprese, narrandogli un sogno fatto prima che egli nascesse, nel quale aveva immaginato il figlio
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prima splendido come angelo, poi lupo rapace ed infine agnellino di Gesù Cristo.
Andrea si convertì; entrato in una Chiesa dei Carmelitani dopo aver pianto a lungo ai piedi della Vergine, si confessò e con molte istanze domandò di farsi religioso.
Da quel giorno Andrea, il giuocatore dissoluto, divenne uno specchio di penitenza: il lupo era diventato agnello. Ebbe molte tentazioni contrarie alla perseveranza; specialmente quando uno zio, con promesse di larga eredità e con minacce tentò di farlo uscire dall'Ordine Carmelitano. Vinse ricorrendo a Maria. I compagni dei suoi antichi disordini ritornarono all'assalto varie volte; ma egli, nella divozione a Maria, trovò non solo la perseveranza per sé, ma la conversione per altri dalla cattiva via.
Fu Vescovo di Fiesole, esemplare per zelo, un santo della Chiesa.
Il divoto di Maria si salva; chi è molto divoto di Maria si fa santo
Maria è pia per i proficienti. Il progresso nella virtù e nei meriti, nella vocazione, nell'Apostolato richiede una continuità di grazie. Si tratta di sostituire, a pensieri umani, principi e ragionamenti cristiani; si tratta di mettere nel cuore tendenze, affetti, aspirazioni soprannaturali; si tratta di formare una volontà soprannaturale che voglia la povertà, la purezza, la mansuetudine, la pazienza, ecc. Insomma, si tratta di mettere la vita soprannaturale là dove era la vita naturale; si tratta di far vivere Gesù Cristo in noi, invece del nostro egoismo; si tratta di arrivare a dire con
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verità: «Non sono più io che vivo, ma è Gesù Cristo che vive in me» [Gal. 2,20].
Tutto questo è opera di Maria. Ella formò Gesù Cristo considerato come Persona fisica; Ella ricevette allora la vocazione, la grazia di formare Gesù Cristo considerato come Corpo mistico, cioè i fedeli.
Gesù Cristo nacque da Maria per opera dello Spirito Santo, così la Madonna è principio della nostra vita perché dà la grazia.
Gesù Bambino volle essere da Lei formato, nutrito, educato, cresciuto; uguale è la nostra felicissima sorte, perché da lei ed in lei si forma e cresce il cristiano fino alla pienezza dell'età. Per questo quando l'ufficio di Maria verso Gesù era compiuto, Gesù raccomandò a Maria di fare da madre a noi tutti, rappresentati da Giovanni.
Infatti, ragiona S. Agostino: la S. Vergine, avendo generato il Capo è conveniente che generi le membra; ed avendo cresciuto il Capo, cresca ancora le membra. Questo accrescimento della vita spirituale è una continua comunicazione di grazie; essa è il vero progresso dell'anima. Maria ha dunque cura dei proficenti.
Sappiamo per esperienza che le anime pie, devote della Madonna sono più coraggiose nei sacrifici, più pronte all'obbedienza, più pure di costumi, più ardenti nella carità; progrediscono di più, in una parola.
La Madonna ha la missione di rendere facile ciò che sarebbe arduo e difficile.
Il B. Grignon de Montfort, nella formula di consacrazione a Maria così prega questa madre: «Mettimi nel numero di quelli che tu ami, istruisci, dirigi, nutri e proteggi come tuoi figli e schiavi
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tuoi. O Vergine fedele, rendimi in ogni cosa un sì perfetto discepolo di Gesù Cristo che io giunga, per la tua intercessione ed a tuo esempio, alla pienezza dell'età sua qui in terra...».
Maria è dolce per i perfetti. I perfetti sono coloro che hanno già progredito molto nella virtù. Per essi il nome di Maria è dolcezza, perché dopo il nome di Gesù, Maria è il più gran nome in cielo e sulla terra.
Il Vangelo stesso ci presenta questi due nomi grandi e dolcissimi. «Chiamerai questo Figlio Gesù» [Lc. 1,31], «Et nomen Virginis Mariae» (Lc. 1,27).
S. Antonio da Padova dice: I nomi di Gesù e di Maria, sono giubilo pel cuore, miele alla bocca, melodia alle orecchie.
Il B. Giovenale d'Ancina nominando la Madonna gustava una dolcezza sensibile così grande che si lambiva le labbra.
Ma qui piuttosto si deve parlare della dolcezza salutare di conforto, di amore, di letizia, di confidenza e di fortezza che dona questo nome a chi lo invoca divotamente.
S. Bernardo le dice: O grande, o pia, o amabilissima Maria; non posso nominarti senza sentirmi acceso, non posso pensarti senza commuovermi di amore.
Il nome di Maria infatti, libera dalle tentazioni ed è inizio di castità.
Il nome di Maria porta coraggio nelle angustie e nei dolori.
Il nome di Maria conforta e riempie di speranza il morente.
S. Bernardino da Siena era afflitto perché orfano: in mezzo a mille pericoli trovava ogni
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consolazione nel visitare un'immagine di Maria dipinta su un muro fuori porta Camollia.
S. Francesco di Sales era desolato di spirito per una profonda crisi che lo aveva esaurito di forze fisiche e morali. Ma inginocchiato ai piedi della Madonna, consacratosi a Lei, si sentì riempito della gioia più soave e divenne il conforto di tanti infelici.
S. Domenico ritrovò nel Rosario la speranza di convertite gli Albigesi tanto ostinati.
S. Gabriele dell'Addolorata trovò nella meditazione dei dolori di Maria la pace e la gioia che per un momento aveva chiesto alla dissipazione ed al mondo.
Siamo, dunque, di Maria! in ogni età e condizione, di spirito speriamo in Lei. In Maria si confidi il penitente, il proficiente, il perfetto. Maria è la Madre di tutti.
«O clemente, o pia, o dolce Vergine Maria».

DIVOZIONE A MARIA

La divozione perfetta: E' insegnata dal Beato Grignon de Montfort. Consiste in due pratiche: Consacrazione Perfetta, e vivere innestati in Maria come suoi figli, sull'esempio di Gesù.
Spiega il B. Grignon: In primo luogo ci diamo interamente a Maria per essere interamente di Gesù. Le consecriamo: il corpo con tutte le membra ed i sentimenti; l'anima con le potenze; i beni di fortuna presenti e futuri; i beni spirituali, virtù, meriti. Quest'offerta si fa per appartenere più strettamente a Gesù: cioè in essa accettiamo l'invito di Gesù: Ecco tua madre.
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In secondo luogo vivere innestati in Maria e cioè: Operare tutto da Maria, in obbedienza a Maria, come Signora, Sovrana, Regina nostra; operare sempre con Maria, cioè col suo aiuto giacché è Maria misericordiosa, aiuto dei cristiani; operare tutto in Maria, cioè in compagnia della Madonna, poiché Ella è modello di perfezione in ogni cosa; operare tutto per Maria, cioè con le sue altissime intenzioni, mirando a Dio ed alle anime.
Ricevere tutto da Maria come Gesù volle ricevere tutto da Lei; servire Maria con l'affetto filiale di Gesù verso della Madonna; cooperare alla Redenzione delle anime, come Maria cooperò con Gesù nella vita, sul Calvario, in Cielo.

PREGHIAMO MARIA

Salve, o Regina, Madre di misericordia; vita, dolcezza, e speranza nostra, salve. A te ricorriamo esuli figli di Eva; gementi e piangenti in questa valle di lacrime, a te sospiriamo. Orsù, dunque, avvocata nostra, rivolgi a noi quegli occhi tuoi misericordiosi. E mostraci, dopo questo esilio, Gesù, il Frutto benedetto del ventre tuo, o clemente, o pietosa, o dolce Vergine Maria.

ESEMPIO

S. BERNARDO

«O clemente, o pia!...».
La Vigilia del Natale nell'anno 1146 S. Bernardo arrivò a Spira, città imperiale dell'Allemagna, in qualità di delegato Apostolico. Il santo
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vi fu ricevuto con una solennità straordinaria. Lo si condusse fra i concenti delle campane e i cantici degli inni sacri, attraverso alla città, fino alla cattedrale dove l'imperatore ed i principi l'accolsero con tutti gli onori. Il concorso della moltitudine era immenso; si era venuti da tutte le parti per vedere, per sentire il Santo.
Il corteggio, avanzandosi per la gran porta della Cattedrale verso il coro, cantava l'antifona preferita da S. Bernardo, la Salve Regina. Egli condotto dallo stesso imperatore, procedeva in mezzo ad una immensa fiumana di gente. Quando gli ultimi accenti della bella invocazione cessarono di risuonare sotto le sacre volte, dopo le parole: «Nobis post hoc exilium ostende», Bernardo trasportato da uno slancio d'amore per Maria, facendo tre genuflessioni, soggiunse: «o clemens, o pia, o dulcis Virgo Maria!».
Queste parole sì tenere e soavi furono allora scolpite in lamine di bronzo sul pavimento della Cattedrale.
Noi stampiamole nei nostri cuori e ripetiamo spesso con lo stesso amore di S. Bernardo: «O clemente, o pia, o dolce Vergine Maria!».

LODE

Ave, del mare stella,
Madre di Dio beata,
Vergine tutta bella,
Porta del ciel sacrata.

L'Angelo udisti, e come
Fu l'ave suo verace,
D'Eva cangiando il nome
Conferma in noi la pace.
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I lacci ai rei disciogli,
Lume a chi è cieco implora,
Noi da ogni mal ritogli,
Noi d'ogni ben ristora.

Madre, o Maria, ti mostra,
E per tua grazia almeno
Oda la prece nostra
Chi figlio avesti in seno.

Vergin, che umil di core
Su tutti t'inalzasti,
Slegaci dall'errore,
E fanne umili e casti.

Pura la vita or sia,
E poi santo il morire,
Perché Gesù ci dia
Vederlo, e in lui gioire.
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