Beato Giacomo Alberione

Opera Omnia

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GIORNO TRENTUNESIMO

«Voglio lodar Maria»

S. SCRITTURA

«I miei fiori sono frutti di gloria e di ricchezza». Io la Madre del bell'amore, del timore, e della scienza per conoscere la via della verità; in me tutta la speranza di vita e di virtù. Venite a me quanti siete presi dall'amore di me e saziatevi dei miei frutti; che il mio spirito è più dolce del miele... Chi mi ascolta non avrà mai da arrossire... Coloro che mi illustrano avranno la vita eterna (Sir. 24,23-31).


Magnificat anima mea Mariam.
Et exultavit spiritus meus, in Matre, Regina et Magistra mea.
Quia respexit Deus humilitatem ancillae suae, ecce beatam eam dicunt coelites et homines.
Quia fecit ei magna qui potens est, et Immaculatam et Virginem Matrem et in coelum Assumptam.
Et misericordia Mariae a progenie in progenies diligentibus et quaerentibus eam.
Potentia et sapientia et amor Mariae salvat humiles mente cordis sui.
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Trahit ad se omnes qui eam respiciunt, qui currunt in odorem unguentorum suorum.
Esurientes implet bonis, caecis praestat lucem cordis.
Dedit orbi Magistrum Jesum qui est benedictus fructus ventris sui.
Et ipse factus est nobis sapientia a Deo, et justitia et sanctificatio et redemptio in saecula. Gloria Patri etc.

1. L'anima mia loda Maria. Io lodo Maria con la lingua, con la mano, con le opere.
La mia lingua predica Maria, perché di essa voglio predicare; le mie prediche più care, più frequenti, più accese saranno sulla Madonna; non mi lascerò sfuggire occasione di parlare di Maria; cercherò con ogni industria di scegliere questo argomento; in ogni scuola terrò presente che da Maria ci viene la verità Gesù Cristo; non lascerò passare una predica senza nominarla almeno una volta; desidero che la mia ultima parola sia questo nome dolcissimo: «Voglio chiamarti, e poi morir». In ogni conversazione, quando si presenterà l'occasione ne ricorderò la misericordia ed i privilegi. Canterò la Vergine nelle lodi, che hanno intessuto cuori amanti e menti elette; nei vespri, inni e funzioni che ha disposte la Chiesa; nelle lingue che conosco ed in quelle con le quali saprò. «Non recedat ab ore». Cristiani, è impossibile non amare la Madre.
La mia mano scrive di Maria; nelle firme il nome di Maria precederà il nome di professione; il nome di Maria starà in capo ai quaderni ed ai libri; in ogni articolo, opuscolo, libro vi sarà occasione per dare almeno un accenno o per
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parlare diffusamente della Madonna; il mio primo scritto, il mio primo opuscolo voglio che a Maria sia espressamente dedicato, e consecrato; e possibilmente svolga un argomento di onore a Maria.
«Non recedat a calamo». Le mie opere loderanno Maria; poiché io esporrò la sua immagine in ogni luogo, stanza, ambiente ove arriverò; la farò custode e protettrice di tutte le imprese; curerò altari, chiese, statue, immagini, medaglie a suo onore; diffonderò il suo culto nelle varie manifestazioni di processioni, di confraternite, di associazioni; zelerò il suo Rosario, il Piccolo Ufficio, le tre «Ave Maria», le Compagnie del Carmine, dell'Addolorata, dell'Immacolata; curerò la redazione, la stampa, la diffusione di libri, periodici, giornali che diffondono il culto e l'amore alla Santa Vergine. Tutte le opere di zelo sotto la protezione di Maria Madre di Gesù Buon Pastore «Non recedat a manu».
Più ancora: io lodo Maria con la mia intelligenza. Voglio conoscere Maria, voglio leggere di Maria, voglio sentire di Maria, voglio meditare di Maria.
La mia mente sarà spesso rivolta a questa splendida visione di cielo: Maria Immacolata, Vergine Madre di Gesù Cristo, gioia delle celesti gerarchie. Poiché chi conosce Maria conosce Gesù Cristo ed avrà la vita eterna. «Non recedat a mente».
Io lodo Maria con la volontà: desidero imitarLa nella sua fede, nella sua speranza, nella sua carità; voglio imitare Maria nel suo spirito; di preghiera, di ritiratezza, di unione con Dio; voglio imitare Maria nella prudenza e nell'umiltà,
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nella vita privata e nella fedeltà alla sua missione; voglio seguire Maria nei viaggi della vita pubblica di Gesù Cristo; nell'assistenza al Salvatore paziente, agonizzante, morente; nei gaudi della risurrezione e dell'ascensione al cielo. «Non recedat a vita».
Io lodo Maria con il cuore. A Maria le primizie degli affetti ed il primo aprire degli occhi al mattino; a Maria frequenti giaculatorie lungo il corso del giorno; sotto il manto di Maria intendo addormentarmi alla sera. Maria mi ha rubato il cuore!
Tutto per Maria, con Maria, in Maria. «Non recedat a corde».

2. Ed esultò il mio spirito nella mia Madre, Regina, Maestra. il mio cuore esulta celebrando la Madre. Gesù Cristo fu vero tuo Figlio, o Maria. E così Egli ha voluto che pur io fossi figlio tuo; Egli è la via e me la insegnò; tutto volle da Te ricevere, ora tocca a me ricevere dalle tue mani. Io voglio essere fra quelli che tu illumini, ammaestri, guidi, nutri. Ti eleggo perciò oggi innanzi al cielo per mia Madre: voglio esserti figlio docile e buono
Esulta il mio spirito celebrando la Regina. Poiché il tuo regno è il più dolce, santo, fortunato, regno di misericordia, io mi faccio tuo suddito per sempre. Non ho fondamento ad appellarmi alla giustizia: per me la tavola di salvezza unica è la misericordia. Sarò dunque tuo suddito fedele, sarò il primo suddito, perché il più miserabile, sempre Ti dirò: abbi pietà di me, perché sono il più infermo e le mie piaghe sono putrefatte, abbi pietà di me.
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Esulta il mio spirito celebrando la Maestra. Tu, Maria, sei la più santa delle creature, tu modello di ogni virtù. L'imitazione di Maria è facile; e, se io imito la Madonna, imito Gesù Cristo. La tua fede, la tua speranza, la tua carità sono state esercitate in grado altissimo: Maria, Ti voglio seguire: chi ti imita diviene tuo figliuolo.
«Ad te clamamus, Regina misericordiae, revertere, ut intueamur te largientem beneficia, conferentem remedia, ponentem fortitudinem. Ostende nobis faciem miserationum tuarum, et salvi erimus» (S. Bern. aut Quis est auctor sup. Salv. Regin. Serm. 2).
«Domina rerum, sancta sanctorum, virtus nostra et refugium, decus mundi, gloria coeli, agnosce te diligentes; audi nos, nam te Filius nihil negans honorat » (Idem, loc. cit. Serm. 3).

3. Perché Dio riguardò la verginità e l'umiltà della sua fedele ancella: Ed ecco che la terra ed il cielo La proclamano Madre di Dio. Tu vieni chiamata e sei veramente la Madre del Verbo Incarnato. Una Madre maggiore non poteva creare Dio. Tu hai veduto nascere, prender il latte, obbedire a Te Colui che i cieli e la terra non possono contenere. Ti salutò Madre di Dio Sant'Elisabetta; Tu chiamavi Gesù con la parola «Figlio». Gesù sempre, e specialmente ora in cielo, Ti onorò ed onora come Madre. Anch'io, sebbene indegno di pronunziare il tuo nome santissimo credo a questo dogma, e prego con la Chiesa: «O Dio, che hai voluto che il tuo Verbo all'annunzio dell'Angelo, prendesse carne nel seno della Beata Vergine Maria, concedi a noi supplichevoli; che mentre la crediamo veramente Madre
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di Dio siamo aiutati e salvati dalla sua materna e potente intercessione presso di Te».
Io medito e credo alle parole di S. Germano: «Nessuno consegue la salute se non per mezzo tuo, o santissima. Nessuno è liberato dal male se non per mezzo tuo, o Immacolatissima. Nessuno riceve perdono, se non per mezzo tuo, o castissima; a nessuno è data grazia di misericordia, se non per mezzo tuo, o onoratissima Maria». Tu sei la Madre di Dio; e perciò, madre di misericordia.
«Domina, dic pro nobis Filio tuo, vinum non habent. Calix hujus vini inebrians quam praeclarus est! inebriat amor Dei ad contemptum mundi; calefacit, facit fortes, somnolentos ad temporalia et ad invisibile prompto.
Tu es ager, plena virtutum, plena gratiarum.
Tu processisti ut aurora lucida et rubicunda; quia, superatis originalibus peccatis, nata es lucida cognitione veritatis et rubicunda amore virtutis; nihil omnino inimicus proficit in te, eo quod mille clypei pendent ex te, sed in te non resplendeat, et quid singuli habuere sancti, tu sola possedisti
» (S. Bern. ib. 2).
«O Domina nostra, mediatrix nostra, advocata nostra, tuo filio nos commenda. Fac, o Benedicta, per gratiam quam meruisti, ut qui mediante dignatus es fieri particeps nostrae infirmitatis et miseriae te quoque intercedente particeps nos faciat beatitudinis et gloriae suae» (2, ib).

4. Operò grandi cose in Maria: Ella infatti è Immacolata, Vergine, Assunta al cielo. Perché eletta ad essere Madre di Dio, il Signore Ti preservò dalla colpa di Eva, non dovevi dunque soggiacere al peccato; eri destinata a portare nel seno
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Gesù come un Sacro ciborio; Dio santificò il suo Tabernacolo; eri destinata a formare del tuo sangue il Cuore di Gesù, che non voleva in nulla aver comunicazione con ciò che fosse immondo; perciò ti creò bella, piena di grazia.
Per prodigio il Signore unì la Maternità Divina con la Verginità illibata: e tutto ciò che in Te precede, ciò che compie e ciò che segue la concezione di Gesù Cristo è candido, bello, gradito a Dio.
Il tramonto corrisponde all'aurora: preservata dalla colpa, fosti preservata conseguentemente da la corruzione. Alba limpida, tramonto lucente. Soltanto Gesù e Tu, o Maria, siete ora in cielo anche con il corpo: associati nella sofferenza e nella redenzione, siete associati nella gloria e nella distribuzione dei frutti della croce.
Giaculatorie verso Maria SS.:
Madre di Dio, ricordatevi di me.
Vergine e Madre, fate che io mi ricordi sempre di Voi.
Vergine Maria, Madre di Dio, pregate Gesù per me.
O Signora, fate che Gesù non mi scacci da sé.
O Maria, non cessi mai il mio cuore di amarvi, né la mia lingua di lodarvi.
O Signora, per l'amore che portate a Gesù, aiutatemi ad amarlo.
O Maria, degnatevi di farmi vostro servo.
O Maria, io tutto mi dono a Voi: Voi accettatemi e conservatemi.
O Signora, non mi abbandonate fino alla morte.
Ave Maria, mamma mia.
Santa Maria, avvocata mia, pregate per me.
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5. La misericordia di Maria di generazione in generazione a tutti quelli che l'amano e la cercano. Accanto al Cuore di Gesù io saluto, amo e spero nel Cuore di Maria. Questo cuore è il mio asilo, rifugio, riposo in ogni tentazione, in ogni pena, in ogni fatica. Nel tuo cuore io mi riparerò, come in porto sicuro, specialmente nel momento della morte. Quando i medici si ritireranno impotenti, quando mi troverò nell'estrema lotta col nemico di mia eterna salute, quando sarò sorpreso dal timore del giudizio imminente alla vista delle mie iniquità, mi rifugerò sicuro nel vostro Cuore: è cuore di Madre. L'infermo confida sempre nella madre, tanto più, io confiderò in Voi, che siete la migliore delle madri. Avete assistito e confortato il moribondo Gesù: da quel giorno siete diventata la premurosa assistente di tutti i moribondi vostri figli: Vi attendo Maria al letto di morte! che possa chiamarVi, che possa vederVi; e poi morire nelle vostre braccia. (Cara e tenera mia Madre Maria, tenetemi la vostra santa mano sul capo, custodite la mia mente, il mio cuore, i miei sensi, perché non m'imbratti di peccato. Santificate i miei pensieri, affetti, parole ed azioni, perché possa piacere a voi ed al vostro Gesù e Dio mio, e giunga al santo Paradiso con voi. Gesù e Maria datemi la vostra santa benedizione [S'inchina il capo dicendo: In nome del Padre ecc. ]).

6. La sapienza, la potenza, l'amore di Maria salvano gli umili di cuore. Tu, o Maria vedi le nostre necessità; tu sei potente a soccorrere tutti; tu sei premurosa verso tutti i tuoi figliuoli; chiunque a Te si rivolge con cuore umile viene
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soccorso e salvato. Nessuno ti ha chiamato invano. Tutto quanto è diviso e distribuito fra le miriadi di Angeli e le miriadi di santi trovasi raccolto in Te, o Maria; tutto! L'amore, la sapienza, la potenza. Inoltre Tu superi immensamente tutte insieme quelle sante creature; l'umanità può sperare da Te assai più che dall'intercessione di tutti i Santi. Tutto hai in mano, o ricchissima, dei tesori divini; tutti i nostri bisogni conosci tu, o sapientissima della scienza del Figlio; tutti ci racchiudi nel cuore, o amatissima fra le madri. Chi a te stende umilmente le mani riceve; non guardi i meriti ma i bisogni.

7. La bontà di Maria attira tutti quanti la riguardano; tutti seguono il profumo delle sue virtù. Maria, sei buona! ecco ciò che veramente ho da dirti; Maria, sei misericordiosa, ecco quello che soprattutto vorrei meditare e predicare; Maria, sei premurosa per tutti, ecco quanto vorrei che conoscesse ogni peccatore ed ogni bisognoso. Uno è buono di bontà essenziale, Dio; Tu, o Maria, hai immensa bontà per partecipazione. Buona sei con Dio, cui sempre hai servito e che sempre hai amato con tutto il cuore; buona sei col prossimo poiché al mondo hai fatto ogni bene nel tuo Figliolo; buona sei con te stessa, poiché tutta la mente, il cuore, la fantasia, i sensi furono ordinati a servire allo spirito e sempre rivolti alle cose celesti. Maria, possedesti la fede più ferma e più sapiente; possedesti la speranza più generosa e più operante; possedesti la carità più accesa di tutte le creature. Tu la prudente, la forte, la giusta, la temperante; Tu la obbediente, la umile, la pura, la sapiente: Maria, in Te ogni
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grazia, ogni virtù. Ti hanno seguita, attratti dai tuoi esempi: Apostoli e Martiri, Confessori e Vergini, giovani e vecchi, monarchi e sudditi, Pontefici e semplici fedeli. Chi ti guarda è guadagnato, chi ti ascolta è persuaso, chi ti ama è trascinato, chi ti imita è trasformato per vivere in Te, con Te ed in Te.
«O Domina, quae rapis corda hominum dulcore, nonne cor meum rapuisti? o rapitrix cordium, quando mihi restitues cor meum? Guberna illud cum tuo et in latere Filii colloca. Tunc possidebo quod spero, quia tu es spes nostra» (S. Bernardus med. in Salv. Reg. ap. S. Bon. Stim. c. 19, part. 3).

8. Riempie di beni i famelici, dà luce agli ottenebrati. Si canti a Maria su ogni lido ed in ogni deserto; su ogni monte e su ogni mare, in tutte le città ed in ogni campagna, in cielo e sulla terra. Di Maria si scriva in prosa ed in poesia; di Maria canti la musica e per Maria lavorino i pennelli; a Maria eriga monumenti lo scultore e per Maria operi l'architetto; a Maria s'inchinino i monarchi ed a Maria corrano i popoli.
L'arte tipografica e la scienza, la filosofia e la teologia, il cine, la radio, la stampa servano a Maria; poiché Maria a tutti dà beni, per tutti è misericordiosa; Ella è l'incanto dell'umanità; Ella è il mio amore. Ella è madre di ognuno. Speculum bonitatis Dei (S. Alberto M.), Refugium nostrum post Deum (S. Anselmo), Refugium et hospitium nostrum (S. Efrem), Radix gaudii (San Gregorio Nisseno), Scala paradisi - scala coelestis (S. Fulgenzio).
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9. Il mondo da Maria ricevette Gesù Cristo, benedetto frutto del suo seno. Questa verga ha dato questo fiore, Gesù Cristo: la luce del mondo il quale si trova nelle tenebre; Maria l'ha presentato ai pastori ed ai Magi, al tempio ed agli Apostoli, al mondo tutto, meglio di ogni Apostolo: Ella è la Regina degli Apostoli. Virga, cuius Filius Christus (S. Girolamo). Vas divinitatis (San Bernardo). Thronus Christi Pontificis (S. Atanasio). Terra germinans Salvatorem (S. Idelfonso). Templum impollutum habitantis in Se Verbi Dei (San Epifanio).

10. In Maria Gesù Cristo è diventato per noi sapienza e giustizia, grazia e redenzione. Tutto è venuto da Gesù per Maria; al suo apparire si chiude l'antico testamento e comincia il nuovo; il demonio sente scosso il suo regno e vede dilatarsi il regno di Gesù Cristo; il cielo e la terra si danno il bacio di pace; le tenebre del paganesimo si diradano; virtù, amore nascono e crescono su la terra; l'idolatria indietreggia e Dio è adorato in spirito e verità; a Dio una gloria nuova ed al mondo una nuova pace; gli schiavi sono liberati, i tiranni vinti, le famiglie ricostituite, un nuovo diritto, una nuova filosofia, una nuova teologia; il cielo riaperto. Ecco tutto è rinnovato! poiché Dio Padre volle tutto restaurato nel Figlio suo, tutto! sia quello che è in cielo, come quanto è sulla terra.
Tu urna continens Deum (Giov. Geom.). Tu urna mannae celestis (S. Tom. d'A.). Vitis veritatis fertilissima (S. Epifanio). Vitis vitem ferens Ecclesiae Christum (S. Andrea C.).
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L'anima mia loda Maria; e Maria loda Dio. Maria riconosce ogni sua grandezza dal Signore: «Soli Deo honor et gloria!». All'Augusta Trinità ogni onore, lode, virtù, ringraziamento, amore, adorazione per tutta l'eternità.
Maria loda Dio; ed io mi unisco a Lei: e per Maria, con Maria, in Maria canto e voglio cantare in terra ed in cielo:
L'anima mia loda il Signore; ed il mio spirito esulta in Dio mio Salvatore; perché Egli ha rivolto lo sguardo alla bassezza della sua serva; ecco, da questo punto, tutte le generazioni mi chiameranno beata; perché grandi cose mi ha fatto colui che è potente. Il suo nome è santo; la sua misericordia si effonde di generazione in generazione, sopra coloro che lo temono.
Ha operato prodigi col suo braccio; ha disperso i superbi nei disegni del loro cuore.
Ha rovesciato dal trono i potenti ed esaltato gli umili.
Ha riempito di beni gli affamati e rimandato a mani vuote i ricchi.
Ha soccorso Israele, suo servo, ricordandosi della sua misericordia; come parlò ai Padri nostri; ad Abramo ed alla sua discendenza per tutti i secoli.
«In te spem meam totam ex animo collocavi» (S. Giov. Damasceno).
«Non est fas, o Domina, te posse deserere eum, qui spem suam ponit in te. Tantummodo velis salutem nostram, et vere nequaquam salvi esse non poterimus» (S. Anselmo).
«Ave, filia Dei Patris; Ave, Mater Dei Filii: Ave, sponsa Spiritus Sancti; Ave, templum totius Trinitatis» (Simon Garcia).
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DIVOZIONE A MARIA

IL SABATO ALLA MADONNA

E' pia usanza delle anime divote della Madonna di consacrarLe un giorno per settimana. La Domenica è il giorno del Signore, ed il Sabato è il giorno della Madonna: quello, festa di precetto; questo, festa di divozione. S. Pier Damiani fece su questa pratica leva per la redenzione del suo secolo. Egli scrive: «Sabbatum quod requies interpretatus, quo videlicet die Deus requievisse legitur, satis congruae B. Virgini dedicatur. Quam nimirum sibi Sapientia aedificat, atque in ea per humilitatis misterium, in sacratissimo lectulo sequievit». Urbano II ordinò che nel Concilio di Clermont 1095, ogni sabato si celebrasse l'Ufficio della Beata Vergine. I Carmelitani al Sabato hanno speciale divozione e nel sabato sperano liberazione dal Purgatorio per i confratelli dell'Abitino. S. Pio V volle che nel sabato si conservasse l'Ufficio della B. Vergine; e S. Carlo Borromeo, ordinò che nel rito ambrosiano in ogni parrocchia, nei sabati non impediti si celebrasse la Messa de Sancta Maria. Il primo libro notevole sul sabato dedicato a Maria, è del Sac. Pellegrino Merula, di 400 pagine, «Il divoto e miracoloso sabato della Gran Madre di Dio, Maria Vergine»; meditazioni.
I vantaggi sono: un assicurare la continuità della protezione e grazie di Maria; un consacrarle tutti i tempi dell'anno; un vivere in continuo contatto colla Madre.
Quali pratiche? Possono essere varie:
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Fra le principali: far la confessione settimanale in tale giorno; portarci al suo altare per una divota visita; leggere un libro delle sue glorie; una mortificazione, un'opera di carità, recitare il Santo Rosario, fare la Comunione Sacramentale; ecc.

PREGHIAMO MARIA

Orazione di S. Luigi Gonzaga - O mia Signora, Maria ricevetemi sotto la vostra benedetta protezione e singolare custodia, nel seno della vostra misericordia; a Voi raccomando oggi e sempre e nell'ora della mia morte l'anima ed il corpo mio; a Voi affido ogni speranza e consolazione, ogni angustia e miseria, la vita e la morte mia; affinché per la vostra santa intercessione e pei vostri meriti, tutte le opere mie siano regolate e disposte secondo la volontà del vostro Figliolo e vostra. Così sia. (Ind. 200 g.).

ESEMPIO

IL RICORDO DI UNA MADRE MORENTE

Viveva a Parigi una povera vedova con un figlio unico, che era tutta la sua delizia. Il defunto marito, avendo perduto un nobile impiego, lasciò una desolante miseria. Questa buona madre tra il dolore di aver perduto il consorte, che l'amava tra gli stenti e digiuni, a cui era costretta dalla miseria, poco dopo infermò a morte.
Giunta agli estremi chiamò al letto il figliolo Ubaldo che non contava ancora 18 anni: «Ubaldo, disse, io son prossima a morire, vo' fare il mio testamento, come tutti i genitori fanno pei loro figli». «E qual testamento, domandò
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il figlio, potete fare dal momento che nulla possediamo, anzi ci tormenta la più deplorevole povertà?». «Ecco, ciò che ti lascio: metti la mano sotto il mio capezzale, e troverai il regalo». Ubaldo, frugò ansioso, e trovò un Rosario. «Ecco, quanto ti lascio figlio mio: io non posseggo altro, ma ti lascio abbastanza. Ricordati in memoria della tua povera madre di recitarlo ogni giorno». Ubaldo con le lacrime agli occhi promise alla madre di non lasciarlo giammai, e rimasto al mondo così solo, senza mezzi da vivere, e senza mestieri, andò soldato in Crimea.
In breve passò ai più alti gradi della milizia, cosicché a trent'anni venne eletto colonnello. A poco a poco però Ubaldo perdette ogni sentimento cristiano.
Tuttavia lo credereste? mantenne sempre la parola data alla madre e non tralasciava mai la recita del Rosario. Mentre lo recitava, pensava tra sé: In quale stato mi sono ridotto! Oh mia povera madre, se tu sapessi come sono divenuto perverso! Recito il Rosario, ma io non ho più religione, io non conosco più Dio. La mia anima è divenuta una sentina di vizi e di peccati. Mentre così rifletteva con la corona in mano sentì battersi sulla spalla e dire: «Colonnello, siete ancora desto?». Ubaldo si volse indietro e vide che era il cappellano dell'armata; gli diede senza pensare la mano da stringere, ed il cappellano in far ciò sentì fra le mani del colonnello la corona. «Oh! come, Colonnello, voi dunque dite ancora la corona? me ne rallegro; non vi credevo tanto pio».
Ubaldo volendosi giustificare, gli contò per filo la storia di sua madre, e la cagione dei suoi
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sospiri. Il Cappellano approfittò di quel momento di emozione per guadagnarlo; e lo confortò dicendogli che Iddio era così buono da perdonargli tutti i suoi trascorsi mancamenti, lo stimolò a confessarsi, assicurandogli che avrebbe trovata la pace e la tranquillità del cuore.
Detto fatto: la grazia di Dio operò. Il Colonnello, pentito, colle lacrime agli occhi, fece la sua confessione generale. Oh! non può descriversi la gioia, la contentezza che provò. Ma... ecco di lì a poco suonano le trombe, si grida da ogni parte all'armi, il nemico s'accosta. Il Colonnello s'alza dal letto, schiera le sue truppe, e via a gran marcia incontro al nemico. Giunti sotto le mura di Galakoff, s'impegna un accanito combattimento; cadono da ogni parte i morti, presentando uno spettacolo straziante. Poche ore dopo l'esercito francese riesce vittorioso; s'innalzano gli evviva ed i soldati ebbri di gioia cantano la vittoria. Ma terminata la battaglia, e fattosi la rassegna, si scoperse che il Colonnello, colpito da una palla, era spirato sul campo del valore. Il Rosario gli aveva aperto il cielo.
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LODE

Sotto l'ombra di bianca bandiera
ci siam stretti compatti in armata,
e muoviamo una santa crociata
per zelar della Vergin l'onor.

Ci derida dei tristi la schiera,
insultando la nostra impotenza,
ma nel cielo val più l'innocenza
dell'età, della scienza, dell'or.

Cavalieri d'un'alma regina
col Rosario nostr'arma divina
pugnerem e sarem vincitor
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