Beato Giacomo Alberione

Opera Omnia

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TRASLAZIONE DELLA S. CASA DI LORETO
(10 dicembre)

Storia. - La Chiesa ha sempre prestato particolare culto all'insigne reliquia della S. Casa. Fu il Santuario più sacro dell'umanità. La tradizione, infatti, dice che in essa nacque Maria e vi trascorse i primi anni della fanciullezza. In essa vissero e morirono S. Anna e S. Gioacchino. In essa l'Arcangelo Gabriele portò il celeste annunzio e, col consenso di Maria, si compì il mistero dell'Incarnazione del Figlio di Dio: Hic Verbum caro factum est. In questa santa Casa visse, lavorò e pregò la Sacra Famiglia, esercitandovi le più perfette virtù domestiche.
Il Signore volle che quest'umile Casa fosse portata dalle mani degli Angeli prima (1291) in Dalmazia a Tarsatto (presso Fiume); indi, nel 1294, in Italia, a Loreto (presso Ancona). I fedeli edificarono un magnifico Santuario che la racchiude e la custodisce. Appartiene alla S. Sede oggi. Ed è ben giusto che tale tesoro di universale ed eccezionale interesse per la cristianità, sia nelle mani del Papa!
Sulla facciata di esso vi è un'iscrizione storica che termina così: «Clemente VIII, nel 1595, volle scolpita in questa pietra la storia della mirabile traslazione».

Fine. - Dio volle onorare in tal modo questa Casetta dove si santificò la Sacra Famiglia: perché la famiglia è la base della società. E Gesù Cristo, che era venuto sulla terra per restaurare
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ogni cosa, cominciò dal fondamento, cioè dalla famiglia.
Le virtù domestiche sono particolarmente due: l'obbedienza e l'umile sottomissione da parte di chi è inferiore; l'amore e la sollecitudine da parte di chi guida. Il tutto però si svolge in una sola grande virtù: la pazienza caritatevole.
Patientia vobis necessaria est: La pazienza vi è necessaria (Ebrei, 10,36). La pazienza è continuamente necessaria, perché quaggiù tutto la mette alla prova. In seguito alla caduta di Adamo tutti abbiamo da soffrire; la terra è luogo di esilio cosparso di spine, valle di pianto. Tutti siamo condannati a sottostare a mille afflizioni; e perciò a tutti è necessaria la pazienza. L'uomo paziente vale di più che un ardito guerriero: chi è padrone dell'animo suo, vale di più che un espugnatore di fortezze: Melior est patiens viro forti, et qui dominatur animo suo, expugnatore urbium (Prov. 16,32). La pazienza è una vera potenza; mentre la collera e l'impazienza sono debolezze. La pazienza rende dolce la convivenza coi familiari; fa dimenticare le piccole offese; aiuta a sostenere serenamente le piccole difficoltà; copre i difetti del prossimo; fa compiere con gioia anche i più grandi sacrifici. La pazienza è come il tetto che difende dalle intemperie. Senza di essa non si dà virtù veramente stabile: tutte le virtù sono il risultato di paziente perseveranza.
Maria ornò la casa di Nazaret con queste virtù: pienamente sottomessa a S. Gioacchino e a S. Anna prima, indi a S. Giuseppe; nutrì uno sconfinato amore a Gesù, suo divin Figliuolo e perciò usò sempre le più squisite delicatezze
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verso di Lui. Gesù condusse per ben trent'anni la Sua vita di obbedienza: Erat subditus illis: Era sottomesso a loro (Luc. 2,51). S. Giuseppe praticò in questa piccola casa il silenzio, la castità, la pietà, il lavoro e l'uniformità al divino volere in ogni cosa. Cosi le mura fortunate di questa Casetta furono santificate dalla presenza reale delle persone più sante che siano vissute sulla terra.

Nel Breviario. - Il Breviario, in questa festività, cosi celebra le virtù di Maria:
«La Sapienza ch'era di Dio ed era Dio, venendo a noi dal seno del Padre, si fabbricò una casa, cioè la sua stessa Madre, la Vergine Maria in cui si lavorò sette colonne. Che vuol dire questo lavorarsi in lei sette colonne se non prepararsi lei stessa colla fede e colle opere per sua degna abitazione? Difatti il numero tre si riferisce alla fede a motivo della SS. Trinità, ed il numero quattro ai costumi, a motivo delle quattro virtù cardinali. Che poi in Maria ci fosse la SS. Trinità e ci fosse, dico, colla presenza della maestà, mentre il Figliuolo c'era solo coll'assunta umanità, ce lo attesta il messaggero celeste il quale, svelandole gli arcani disegni, dice: Salve, piena di grazia, il Signore è con te (Luc. 1, 28); e dopo poche altre cose: Lo Spirito Santo discenderà in te e la Potenza dell'Altissimo ti adombrerà (Luc. 1,35). Ecco, hai il Signore, hai la Potenza dell'Altissimo, hai il Padre, il Figliuolo e lo Spirito Santo.
« Rimane da vedersi se Maria abbia posseduto anche le quattro virtù cardinali come altrettante colonne. Prima adunque vediamo se abbia avuto la fortezza. E come poteva mancare
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questa virtù a colei che, sprezzante delle pompe del secolo e aborrendo i piaceri della carne, s'era proposta di vivere per Iddio solo, nella verginità? Se non mi inganno, questa è quella Vergine di cui si legge in Salomone: Chi troverà una donna forte? Il suo pregio è come delle cose portate da lontano e dall'estremità della terra (Prov. 31,10). Che poi abbia posseduto la temperanza, la prudenza e la giustizia, appare più chiaro della luce dal discorso dell'Angelo e dalla risposta di lei medesima. Salutata infatti con tanta venerazione dall'Angelo: Salve, o piena di grazia, il Signore è con te (Luc. 1,28), non si esaltò come colei che era benedetta per singolare privilegio della grazia, ma tacque e pensava tra sé alla specie di quel saluto cosi insolito. Ed in ciò non mostrò ella temperanza? E mentre l'Angelo l'istruiva intorno ai misteri del cielo, si fece premura di domandare come sarebbe diventata madre ed avrebbe dato alla luce un figlio ella che non conosceva uomo. Ed in ciò mostrò senza dubbio prudenza.
«Dimostra, infine, di possedere grande giustizia allorché si professa la serva del Signore. Infatti è proprio dei giusti protestarsi tali, secondo che dice il Salmista: E i giusti celebreranno il Tuo nome (Salmi, 139,14).
«La beata Vergine Maria fu dunque forte nel proposito, temperante nel silenzio, prudente nell'interrogazione, giusta nella confessione.
«Pertanto, colle sopraddette quattro colonne riguardanti i costumi e colle tre riguardanti la fede, la Divina Sapienza si fabbricò in lei una casa, e riempì talmente l'anima di lei che, da questa pienezza, rimase fecondato anche il suo corpo. Ora, la casa dove nacque la stessa Vergine,
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consacrata dagli avvenimenti misteriosi di un Dio, fu dapprima trasferita per ministero degli Angeli, dal potere degli infedeli nella Dalmazia, dipoi, sotto il Papa Celestino V, nella terra di Loreto, nella provincia Picena. Che essa sia proprio la stessa in cui il Verbo si fece uomo ed abitò fra noi, lo provano le Bolle Pontificie, la celebratissima venerazione di tutto il mondo, il continuo operarsi dei miracoli ed il dono dei celesti benefici. In considerazione di tutto ciò, Innocenzo XII, per eccitare maggiormente nell'animo dei fedeli il culto verso la Madre amatissima, ordinò che si celebrasse, ogni anno, la festa della Traslazione della stessa santa Casa, con Messa ed Ufficio proprio».

Frutti. - 1. Loreto divenne come la reggia terrena della celeste Regina. Ivi Maria dispensa continuamente grazie ai devoti che la visitano ed opera miracoli tali, che non lasciano nemmeno dubitare che quella non sia la sua vera casa. Vi furono ciechi che riacquistarono la vista; sordi, l'udito; muti, la parola... Loreto è come la Palestina di Maria. La santa Casa fu visitata da circa cinquanta Papi, da potenti sovrani, da molti Santi e da milioni di fedeli.
2. Preghiamo per la santificazione delle famiglie. Oggi si fa una vera guerra alla santità, all'unità e pace della famiglia. Ne segue la rovina della società, perché ne viene rovinata la base. Santifichiamo la nostra vita familiare. Questo si ottiene con l'ubbidienza, l'amore scambievole e la pazienza. La carità in famiglia è grande virtù, è la prima applicazione del precetto della carità, dovendo la carità essere ordinata.
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3. Preghiamo per i nostri familiari. Chiediamo alla Vergine SS. che ci aiuti a progredire ogni giorno nella virtù per poterci riunire felicemente in Cielo. Le mura delle nostre case possano, al giorno del giudizio, essere fedeli testimoni delle nostre opere buone. Ricordiamo anche i defunti della famiglia. È consigliato, da molti, invocare i nostri buoni antenati; specialmente raccomandare i bisogni della famiglia ai bambini di casa che sono in Cielo, perché battezzati e morti prima dell'uso di ragione.

Messa della Traslazione


Introito. La casa di Nazareth è casa di Dio; qui il Figliuolo di Dio abitò corporalmente per trent'anni. Questa verità deve farci amare questo Santuario; ma insieme stabilire nei nostri cuori umiltà, rispetto, santo timore nello stare in chiesa. Non si offende Dio nella sua casa!
Orazione. Ricorda il fatto della santificazione e del trasferimento della santa Casa. La chiesa è anche casa nostra: vi fummo battezzati, arricchiti da Dio nella Cresima; perdonati nella Confessione; istruiti nelle verità della fede; nutriti di Gesù Eucaristico. Chi bene usa della chiesa, merita di abitare un giorno nella casa del Padre Celeste.
Epistola. Applica in senso accomodato a Maria le glorie della Divina Sapienza. Essa crebbe, in questa casa, in santità come i cedri del Libano, come la rosa di Gerico, come la palma di Cades. Un soave profumo emana da Maria: è salutare al popolo di Dio; è grato al cielo. Quali lodi, da questa casetta, salirono al Signore!
Salmodia, Offertorio, Comunione. L'anima nostra sospira di abitare in cielo. Vi è in chiesa una pregustazione della celeste beatitudine. In Chiesa Maria ci aspetta ogni giorno; vuole donarci Gesù Eucaristico.
Vangelo. È il gran fatto avvenuto nella santa Casa:
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