Beato Giacomo Alberione

Opera Omnia

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settembre. La prima volta consideriamo specialmente le pene che Maria SS. sofferse durante la passione del Figlio Redentore per compiere il suo ufficio di Corredentrice. La seconda volta la consideriamo come Madre e Regina dei sofferenti, Regina Martyrum, esempio ammirabile di pazienza.
Consideriamo ora Maria che sul Calvario assiste alla Crocifissione, all'agonia, alla morte e deposizione dalla Croce del suo Figlio Gesù.
Consideriamo come Maria nel Vangelo non ci viene ricordata negli episodi gloriosi del Figlio suo (Trasfigurazione, entrata trionfale di Gesù in Gerusalemme, ecc.); ma viene ricordata la sua presenza sul Calvario. Ella conosceva l'ufficio suo e la sua missione: li compì fedelissima, sino alla fine: cooperare al Figlio come Corredentrice. Ha preparato l'Ostia per il sacrificio; ora eccola ad offrirla ed immolarla sul Calvario.

Fine. Il Vangelo dice: «Accanto alla croce di Gesù, stavano Sua Madre e la sorella di Sua Madre, Maria di Cleofa e Maria di Magdala» (Giov. 19,25). Non era, dunque, sola. Ma la sua posizione era speciale, unica, anzi. La figura di Maria si profila grandiosa, sovrana. Secondo l'annunzio profetico di Dio ad Adamo e ad Eva prevaricatori, Gesù e Maria stanno schiacciando la testa al serpente; stanno strappandogli la preda; stanno riacquistando all'uomo il diritto al Paradiso. Ciascuno è nella propria rispettiva posizione; ma il sacrificio è comune, le intenzioni comuni, la redenzione comune.
Adorate il Redentore, ma venerate la Corredentrice. Per questo Maria viene proclamata
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dalla croce la Madre universale degli uomini.
Il dolore fu continuo per Maria; ad ogni passo la spada, annunziata da Simeone, si affondava maggiormente nell'anima sua. Ma sul Calvario lo strazio in ogni potenza dell'anima sua corrispondeva allo strazio di Gesù in tutte le sue membra. «O Cuori santissimi di Gesù e di Maria, uniti nella stessa passione, noi Vi amiamo, Vi ringraziamo; ci associamo alle Vostre sofferenze per cooperare almeno in qualche minima misura alla salvezza degli uomini! Accendete in tutti gli uomini la fiamma della carità e dello zelo. Avessimo anche noi il desiderio di soffrire e farci vittime per i peccatori! Cuori di Gesù e di Maria, fateci simili a Voi. Fate che compiamo quanto manca alla Vostra passione in pro della Chiesa».
Ai piedi della croce Maria imparò dal Figlio una dura e dolce lezione: come si ama, sino a qual punto si ama, cosa suggerisce l'amore: sacrificarsi. È la pratica conclusione dell'amore, di un'anima che ama.

Tre amori. - Tre amori erano nel cuore di Maria: a Gesù, alle anime, a Dio. Amava Dio e il suo cuore tutto si uniformava al volere, all'imitazione di Lui. Del Padre è scritto: «Cosi Dio amò il mondo che diede il Suo unigenito Figlio» (Giov 3,16). Così si deve scrivere di Maria: «Così amò il mondo che diede il suo unico Figlio». L'amore è una unione di pensiero, di volere, di intenzione.
Ella amava Gesù, e la grandezza del suo amore segna la grandezza del suo dolore: Sicut non tuit amor sicur amor ejus, ita non fuit dolor sicut dolor ejus (Riccardo di S. Vittore).
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Per l'amore, ogni pena del Figlio era pena della Madre. La spada non avrebbe raggiunto Gesù se non avesse trapassato il cuore di Maria, come si esprime S. Bernardo: Vere tuam, o Beata Mater, animam gladius pertransivit; alioquin nonnisi eam pertransiens, carnem Filii tui penetraret. Tutti i colpi contro il Figlio si ripetevano nella Madre con la fedeltà di un'eco: Nullum ictum recipiebat Christi corpus, cui non tristis echo responderet in corde Mariae (Arnoldo Carnutense). «Lo spirito di Maria era uno specchio tersissimo che rimetteva ogni sofferenza di Gesù» (S. Lorenzo Giustiniani).
Maria amava le anime. E sul Calvario, dopo sofferti quegli atroci dolori per gli uomini, meritò di essere proclamata Madre di tutti. La proclamazione era constatazione e dichiarazione di ciò che era avvenuto: Maria aveva a noi data la vita, divenendo Madre di Gesù, e con Gesù e per Gesù strappandoci all'inferno e alla morte.
Maria è l'Apostola, perché Corredentrice.
Lo zelo per le anime era nel cuore di Maria accesissimo; solo il fuoco del cuore di Gesù fu più ardente. Lo zelo è l'unico fuoco; ma le fiamme sono molte.
L'apostolato è molteplice: la vita interiore, la preghiera, l'esempio, la parola, la beneficenza, ecc., ma tutti li supera la sofferenza: Majorem hac dilectionem nemo nabet, ut animam suam ponat quis pro amicis suis: Nessuno ha più amore di colui che sacrifica se stesso per i suoi amici (Giov. 15,13). La sofferenza è l'apostolato che dà valore a tutti gli altri; come la passione di Gesù Cristo valorizzò il Suo esempio, la Sua predicazione, l'istituzione della Chiesa,
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i Sacramenti. La sofferenza è il timbro del vero zelo, il segno del vero apostolo.
Ecco Maria sul Calvario: soffre e prega; è in piedi come chi sta offrendo un sacrificio. Stantem lego, flentem non lego: Leggo che stava, ma non leggo che piangesse (S. Ambrogio). E quando Maria ha dato il Figlio, non ci ha forse dato tutto? Perciò ben si potrebbe dire: «Ecco quel cuore che tanto ha amato gli uomini e nulla ha risparmiato per essi».

Nel Breviario. - «Il martirio della Vergine ci è rivelato tanto dalla profezia di Simeone quanto dalla storia medesima della passione del Signore. Egli è posto (disse il santo vegliardo del Bambino Gesù) per segno di contraddizione; e anche a te (rivolto poi a Maria) una spada trapasserà l'anima (Luc. 2,34s.). Si, o Madre beata, essa ha veramente trapassata l'anima tua. Perché non passando che per questa, ha potuto penetrare la carne del tuo Figliuolo. E certo dopo che quel tuo Gesù ebbe reso lo spirito, la lancia crudele, aprendogli il costato, non giunse già all'anima di Lui, sebbene trapassò l'anima tua. Infatti l'anima di Lui non c'era più là, ma la tua non se ne poteva distaccare.
«La violenza del dolore ha dunque trapassata la tua anima, cosicché non immeritatamente noi ti proclamiamo più che martire, avendo il sentimento della compassione sorpassato in te tutte le sofferenze che può sostenere il corpo. E non ti fu forse più che una spada quella parola che trapassò realmente la tua anima e giunse fino alla divisione dell'anima e dello spirito: Donna, ecco il tuo figlio! (Giov. 19,26). Quale scambio! Ti si dà Giovanni invece di Gesù,
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il servo invece del Signore, il discepolo invece del maestro, il figlio di Zebedeo per il Figlio di Dio, un semplice uomo per il Figlio di Dio! Come non avrebbe trapassata la tua sensibilissima anima questa parola, quando il solo ricordo spezza i nostri cuori sebbene di sasso e d'acciaio?
«Non vi meravigliate, o fratelli, nel sentire dire che Maria fu martire nell'anima. Si meravigli chi non ricorda d'aver udito Paolo annoverare fra i più grandi delitti dei Gentili l'essere stati senza affezione (Rom. 1,31). Ciò fu lungi dal cuore di Maria, e sia pure lungi dai suoi servi. Ma forse qualcuno dirà: non sapeva ella che sarebbe morto? Senza dubbio. Non sapeva forse che sarebbe risuscitato? Con tutta la fede. E non pertanto fu afflitta nel vederlo crocifisso? E profondamente. Ma chi sei tu, o fratello, e donde viene la tua saggezza per meravigliarti più di veder Maria compatire che di vedere il Figlio di Maria patire? Egli poté morire nel corpo; e questa non poteva morire con lui nel cuore? Egli morì per una carità che nessuno sorpasserà mai: ed anche il martirio di Lei ebbe principio da una carità che, dopo quella, non ce ne fu un'eguale».

Frutti. - 1. Conoscere il valore di un'anima. Il sangue di Gesù, i dolori di Maria ne sono il prezzo. Chi può farne una degna estimazione? Meditiamo che cosa significhi essere eternamente felici nel gaudio di Dio; o penare per sempre tra le fiamme di un fuoco divorante. Impariamo a considerare tutto, non secondo la brevissima vita presente, ma secondo l'interminabile eternità. In confronto di un'eternità, che non è
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solo di mille miliardi di secoli, che cosa sono cent'anni di vita presente?
2. Operare per le anime: dedicandoci all'apostolato, ciascuno secondo la propria condizione. La famiglia è il naturale e il primo campo dell'apostolato: la figlia e il figlio secondo il loro stato; il padre e la madre come a capo, responsabili della figliuolanza, servitù, parentela e convivenza.
La scuola è il secondo campo, dove non solo può lavorare l'insegnante, ma il legislatore con le disposizioni relative; i membri dell'Azione cattolica, persino i portinai, secondo le vie che sono loro possibili. Ed affini sono l'istituto, il collegio, il laboratorio, l'officina, che conducono a compimento l'educazione della famiglia. Campo vastissimo è la società, dove ognuno dà e riceve. Dare a tutti del bene, combattere ovunque il male, rialzare il livello morale, culturale, civile, ecc., sono preziosi apostolati. Soprattutto il campo religioso; nella vigna di Dio, nella messe si trovano sempre: abbondanza di frutti e scarsità di operai. Le opere catechistiche, liturgiche, benefiche; la gioventù maschile e femminile, gli uomini e le donne; le confraternite, la propagazione della fede, le opere a favore delle vocazioni, ecc.; quante braccia, quanti cuori chiedono. Farsi apostoli significa cooperare alla salvezza del mondo, compiere ciò che manca alla passione di Gesù e di Maria.
3. Pregare. L'apostolato della preghiera si esercita con l'orazione, la vita di unione con Dio. Può essere apostolato individuale od organizzato, ma è possibile e facile a tutti: sani ed infermi, giovani ed anziani, ignoranti od istruiti. Pregate a vicenda per ottenere salvezza. E vi
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sono bisogni privati e pubblici. Vi sono: la Chiesa, i peccatori gli erranti i vivi ed i defunti. Chi ha un cuore formato secondo i Cuori di Gesù e di Maria dal Calvario, apprenderà a lavorare, a pregare, a soffrire per le anime.

Messa dei sette dolori della B.V. Maria


Introito
. Ci fa entrare nei Cuori di Gesù e di Maria per conoscere e far nostri i loro sentimenti. Sono sentimenti di carità: carità operante, orante, che si immola. Discepoli di Gesù, figli di Maria addolorata, che cosa penseremo, sentiremo, faremo?
Preghiera. Il paradiso ci fu aperto dalla croce di Gesù; Maria ha cooperato, allora; ci ottiene l'applicazione dei meriti di Gesù ora.
Epistola. Maria è la novella Giuditta; ella, con il Figlio, si oppone alla rovina del mondo; salva gli uomini. Perciò le generazioni future la canteranno con più ragione: Gloria di Gerusalemme, letizia d'Israele, gloria della Cristianità.
Salmodia, Offertorio, Comunione. Il dolore di Maria, sul Calvario, fu immenso. A questo corrisponde la gloria immensa di Maria in Cielo. Perciò Maria ha un amore ed un potere immenso.
Vangelo. Maria acquistò sul Calvario anche una misericordia, compassione, bontà più larga. Ella ha sofferto. E S. Paolo dice di Gesù che imparò ad essere misericordioso da quando aveva patito. Così avvenne di Maria: in conseguenza di ciò che soffrì la sua pietà per i miseri ebbe un carattere più umano e nuovo: un qualche cosa che ne aumentò la sensibilità e le premure. Noi le siamo i figli prediletti perché ci ha generato tra pene indicibili. Nel cuore di Gesù agonizzante e nel cuore di Maria addolorata tutti troveremo luce, conforto, sicurezza, sempre, in questa valle di lacrime, ma specialmente nell'ora della nostra morte. E chiunque ha cuore fatto secondo quei due Cuori, si darà ad un intenso apostolato, coopererà all'eterna salvezza dei fratelli.
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