Beato Giacomo Alberione

Opera Omnia

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CAPO UNDICESIMO
SANTA MESSA IN ONORE DI GESÙ MAESTRO

TRE PARTI: GESÙ VERITÀ - GESÙ VIA - GESÙ VITA
I. DA PRINCIPIO ALL'OFFERTORIO (escluso) - II. DA L'OFFERTORIO AL PATER (escluso) - III. DAL PATER AL TERMINE DELLA MESSA

Molti sono i modi di ascoltare con devozione e frutto la S. Messa. Particolarmente si raccomanda quello dei quattro fini. Fra tutti allo studioso ed all'Apostolo della Stampa si può proporre anche quello ad onore di Gesù Maestro Via-Verità- Vita. Per esso si divide la Messa in tre parti:

GESÙ VERITÀ


La prima parte, dal principio fino all'Offertorio, è ad onore di Gesù Verità.
a) È noto che la prima parte della Messa è specialmente didattica: è un'istruzione, è esercizio d'amor di Dio con la mente, è gloria a Dio «scientiarum Dominus».
L'Epistola della Messa e il Vangelo sono istruzioni; ogni Messa contiene una completa lezione
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e la verità principale risulta chiara d'ordinario dall'esordio o Introito, o dall'Oremus; poichè, quanto si crede è legge per la preghiera, è norma per la vita. A questa parte della Messa assistevano pure i Catecumeni e viene chiusa dal «Credo» con cui la mente professa le divine verità rivelate.
b) La fede, la scienza divina, la grazia comunicativa sono necessità anche specifiche per l'Apostolato- Stampa; oltre che necessità comuni. Nella S. Messa vi è proprio l'occasione più propizia per ottenere, poichè: in essa vi è lo stesso sacrificio della Croce, essendo la medesima vittima, il medesimo offerente principale, medesimi fini e frutti. La Messa perciò è la più potente fra le preghiere.
D'altra parte il seguire questo modo è assecondare lo spirito della Chiesa: in questa parte si raccoglievano i fedeli per istruirli; qui si spiegava abitualmente il Vangelo: ed oggi ciò si pratica pure alla domenica, almeno nella Messa in cui si ha il concorso maggiore dei fedeli.
c) Il modo è semplice: nella Messa in primo luogo chiediamo al Signore perdono di quanto ci impedirebbe di accostarci a Lui, Santo dei Santi. Poi: si pronuncia la tesi nell'Introito, o esordio, e si chiede nel Kyrie e nell'Oremus la grazia di comprendere l'insegnamento fondamentale di tale Messa. Dopo: si legga nel Messale l'Epistola ed il Vangelo: si meditino sotto l'aspetto principale del giorno; quindi si facciano atti di fede, proteste di rigettare ogni dottrina contraria al S. Vangelo, si reciti specialmente il «Credo» che è un'ottima conclusione a questa parte. Così si dà il principale onore a Dio: con la mente.

GESÙ VIA


a) La seconda parte è dedicata ad onorare Gesù Cristo Via. Si può impiegare per essa il tempo che va dall'Offertorio al «Pater noster».
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Gesù Cristo è Via: poichè soltanto in Lui possiamo dare al Padre onore, ringraziamento, soddisfazione e domande degne di Dio; nella Crocifissione vi è tutto, e vi è tutto degno.
Gesù Cristo è la Via; poichè Egli è la santità: ognuno che passa in Lui perfeziona se stesso e si santifica: tutto quello che Egli ha fatto per ciò stesso è santo; e chiunque mette il piede sulle sue orme cammina rettamente: Egli ci insegnò a compiere la volontà del Signore fino alla morte, immolando interamente noi stessi «usque ad mortem».
Gesù Cristo è la Via dell'Apostolato: maggiore carità non può trovarsi di quella di dare la vita per il prossimo: «Ego vadam immolari pro vobis»1.
b) Ed ecco abbiamo nella S. Messa l'Offertorio di pane, vino, incenso, che rappresenta il sacrificio con Gesù Cristo ed in Gesù Cristo di tutte le nostre sostanze esterne; abbiamo il Prefazio che rappresenta il «sacrificium laudis» della mente e dell'anima: abbiamo la consacrazione che è il sacrificio dell'essere, della vita stessa, totale.
Questo sacrificio vien offerto a mezzo degli Angeli in unione con tutti i giusti dell'Antico e Nuovo Testamento. E qui non si tratta di simboli, di memorie, di richiami: ma della più vera realtà: poichè tale è la dottrina del Concilio di Trento. Si tratta invero del centro di tutto il culto cristiano, della fonte unica ed essenziale della grazia, della immolazione più perfetta essendo opera dell'Uomo-Dio.
c) Accompagnare il sacerdote nell'azione liturgica significa compiere bene l'assistenza a questa seconda parte della Messa. Anzi è proprio il principale fra i modi di assistervi.
Non sono proprio queste le cose che dice al
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Signore il Sacerdote seguendo l'azione liturgica? Non è questo che egli opera, accompagnando le parole? Non è così che la Chiesa intende la Messa? In pratica: si prende in mano un messale e si recitano col sacerdote le parole: anche il «Catechismo della Dottrina Cristiana» le riporta: si compiono allora affetti e preghiere: di voler dare al Signore ed offerire al Signore tutti i nostri beni esterni, compreso il tempo, la salute ecc.; di glorificazione a Dio Padre, di ringraziamento «ubique, semper» per i benefici ricevuti; di soddisfazione per gli innumerevoli peccati e negligenze del popolo e nostre; di domanda per nuove grazie e misericordie in Gesù Cristo e con Gesù Cristo: protesta di voler imitare nostro Signore nella sua vita di ubbidienza e di amore a Dio fino alla morte; suppliche onde saperci immolare per le anime.
Diamo a Dio, per Gesù Cristo, tutta la nostra volontà.

GESÙ VITA


La terza parte è quella che va dal «Pater noster» della Messa al termine. Si dirige a Gesù Vita: ed il suo punto centrale si è la S. Comunione. «Chi è in me, ed Io in Lui, costui porta molto frutto»1
a) Gesù è la vera vita dell'anima, come l'anima per l'uomo. Egli è la grazia: noi ci incorporiamo in Lui per mezzo della Comunione, di modo che diventiamo le membra di Gesù: come il tralcio è parte e membro della vite e vive e fruttifica per la vitalità della vite. Ovvero: ricordiamo la similitudine di S. Paolo: Tu, che eri un ulivo selvatico, sei stato innestato con un'oliva buona, che è Gesù Cristo; di modo che ora hai la vitalità ed
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i frutti della nuova oliva, sicchè le opere nostre sono opere di Gesù Cristo, cioè soprannaturali per la nuova vitalità; meritorie alla vita eterna. Sono opere nostre ed opere di Gesù Cristo, sotto diversi aspetti: il corpo di esse è nostro, ma l'anima è Gesù Cristo; poichè vive ancora l'io, ma insieme non vive, poichè la vitalità nuova è Gesù Cristo «vivit vero in me Christus»2.
b) Ed ecco che se nella prima parte della Messa diamo l'uomo a Dio; nella seconda diamo Gesù al Padre; nella terza Gesù si dà all'uomo, lo incorpora ed unisce a sè della più stretta unione possibile, fra il creatore e la creatura. Qui sta l'amore non solo, ma l'unità: ed unità che porta un frutto solo umano-divino. La messa qui è preghiera di domanda, specialmente, e di santificazione del cuore. Il «Pater noster» contiene tutto quello che dobbiamo desiderare, sperare, chiedere al Signore; le tre orazioni che precedono la Comunione insistono specialmente per il dolore dei peccati e distacco dalle creature ed unione- amore a Dio; l'orazione finale con l'ultimo Vangelo la confermano e celebrano la incorporazione.
c) Qui occorre fare due cose: la S. Comunione, almeno spirituale, la più santa e la più completa: unità di mente, di volontà, di cuore con Gesù, con un ringraziamento degno, quanto possiamo; si tratti di celebranti e di assistenti. Inoltre di presentare a Dio tutte le nostre domande individuali e sociali; per la terra e per il cielo: per noi e per tutti gli uomini.
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1 Feria V in Coena Domini.

1 (Jo. XV, 5).

2 Gal. II, 20.