Beato Giacomo Alberione

Opera Omnia

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XXVI. PER LA MORTE DI PIO XII
Nel grande dolore che abbiamo per la perdita del santo Padre Pio XII, troviamo una consolazione pensando al suo incontro in cielo; egli il vicario di Gesù Cristo, il suo incontro con Gesù Cristo; egli il vicario fedele, Gesù Cristo che riceve con volto accogliente il suo vicario per conferirgli il premio, la gloria, che aspetta sempre al servo buono e fedele.
Il Papa Pio XII ha lasciato, nei cuori degli uomini, una grande desolazione perché tutti, particolarmente i poveri, i lavoratori, gli infermi avevano verso di lui non solo rispetto e obbedienza, ma affetto, amore grande, amore filiale. D'altra parte il suo pontificato, nella storia dei papi, ha segnato un solco profondo, perché certamente è giusto dire che Pio XII è stato uno dei più grandi papi del secolo.
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La sua opera è stata molteplice. Egli è arrivato, possiamo dire, in tutti i punti, a tutti i bisogni che si succedevano, si sentivano nell'umanità. Quando era stato eletto e <dalla facciata> dalla loggia della facciata di san Pietro venne detto: Annuntio vobis gaudium magnum, (a) abbiamo il pontefice, è Pio XII», allora la cristianità si è allietata tanto perché aveva molta fiducia e già conosceva per molte ragioni il cardinale Eugenio Pacelli. Oggi il lutto universale è molto più grande della letizia di quel giorno. Noi /paragoniamo/ (b) come in contrasto i due avvenimenti, la gioia di allora e il lutto attuale, perché se allora era stato la gioia del popolo cristiano, ora è il lutto dell'umanità intiera; perché egli aveva compiuto una missione così larga, era arrivato a dare tutto se stesso, non solamente ai cattolici, ma anche ai protestanti, anche agli infedeli.
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Nessuno era escluso dalla sua premura. A Roma lo dicono - il Papa Pio XII - Defensor civitatis il difensore della città di Roma, e lo è stato; ma gli studiosi lo chiamano anche Defensor veritatis, difesa della verità. Il suo insegnamento è stato così abbondante, non solo nei vari e tanti discorsi, ma in tutta la sua attività, in quello che scriveva, in quello che predicava, nei documenti e nelle costituzioni apostoliche da lui emanate! Si può dire che ha studiato ogni problema che si presentava, e in tutti i problemi che si presentavano ha dato la sua sentenza, sempre ispirata al vangelo. E questo suo zelo, nel predicare la parola divina, lo ha accompagnato fino all'estremo, sempre numquam finem fecit dicendi et scribendi, non metteva mai limite alla sua predicazione e alla sua penna, al suo scrivere per l'umanità, per la cristianità in modo speciale.
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In primo luogo sta il suo lavoro per la pace, e grande fu il lavoro perché non scoppiasse l'ultima guerra; ma gli uomini non l'ascoltarono: troppo orgogliosi di sé, non credettero alla sua parola. Quando egli aveva detto: «Con la pace tutto è salvo, con la guerra tutto può esser distrutto» (a), non gli prestarono fede. Più tardi, quando la tragedia della guerra volgeva verso l'epilogo, egli dettò i punti sostanziali che dovevan esser la base del trattato di pace per avere una vera pace e una pace che permettesse di ricostruire tutto ciò che la guerra aveva distrutto (b). Ma neppure allora gli fu dato ascolto, troppi interessi e troppi orgogli hanno impedito... Ma se non fu ascoltato, egli in seguito, in dieci-dodici anni, si è impegnato con tutte le sue forze, in tutte le maniere per sanare almeno le ferite della guerra, sì. E anche in questi ultimi tempi il suo lavoro costante, possiamo dire quasi il lavoro che ha ancor compiuto sul letto di morte, ricevendo coloro che dovevano rappresentarlo nelle relazioni fra i popoli. Oh.
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Tuttavia il suo lavoro principale è stato quello di pastore nella chiesa di Dio, e perciò la sua attività si rivolse soprattutto alle cose spirituali, come è naturale. In primo luogo le sue encicliche - ventitré sono state - e in quelle encicliche egli ha esposto tutto quello che la chiesa insegna e tutto quello che era necessario fare in questi tempi così difficili. Encicliche alle volte intieramente spirituali come quella del «Corpo Mistico» (a), quella che riguarda la liturgia (b); e encicliche che riguardavano alle volte più l'attività esterna, come ultimamente l'enciclica sopra l'Africa, le missioni d'Africa in modo particolare (c), chiedendo a tutta la cristianità di volgere le preghiere per l'Africa e di dare gli aiuti che sono necessari in questi tempi, per quanto è possibile, per l'Africa.
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Poi egli ha portato un grande affetto in modo particolare ai sacerdoti e ai religiosi, alle religiose, e quante cose ha scritto e quante cose ha detto; quante cose ha determinato per la maggior santificazione del clero, la maggior santificazione dei religiosi, delle religiose! Inoltre egli ha voluto prendersi cura degli istituti secolari e ha dato a loro tanti privilegi, tante approvazioni. Gli istituti secolari, i quali comprendono quelle persone che non possono o non vogliono dedicarsi alla vita comune, ma vogliono compiere tutto quel bene che loro si presenta nel mondo, e d'altra parte tutto questo per il grande amore a Dio e per il grande amore alle anime, al prossimo. Quindi lodò più volte questi istituti e diede loro una legge propria (a), così che vi è come <un> una nuova via per attendere alla santificazione e per attendere a vari apostolati pur rimanendo nel mondo.
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Il suo lavoro poi, per eccitare i laici all'azione apostolica, è stato costante e ha ottenuto molti frutti. Noi possiamo pensare alle canonizzazioni, alle beatificazioni che son state fatte sotto il suo pontificato. Possiamo pensare alla riforma in certi punti che riguardano la liturgia per renderla <più> più facile e d'altra parte pensare ancora alla riforma che riguarda l'interpretazione del digiuno eucaristico (a). Oh. La sua opera poi si estese alle varie nazioni, per riguardo al governo delle diocesi, per eccitare il reclutamento e la formazione delle vocazioni. Possiamo dire che ogni suo atto lo mostrava sempre come il pastore vigilante sul suo gregge per intervenire.
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Bisogna poi anche ricordare l'opera di carità che egli compì, l'opera di carità che si estende in modo mirabile in Italia sotto l'impulso e la sua guida; e come egli seppe avvicinare il ricco al povero, e come egli lavorò perché ai lavoratori fosse resa giustizia, non solo la carità, ma anche la giustizia per tutto quello che i lavoratori fanno e per tutto quello che meritano. Cosicché non c'è stato un punto da lui trascurato e allora, che cos'è avvenuto? Che il Vaticano è diventato il centro del mondo: alcuni per bersagliarlo per il loro orgoglio, e altri per farne oggetto di amore intensissimo, intensissimo. Anche gli avversari han dovuto riconoscere quanto egli faceva e come il suo insegnamento aveva contribuito al mantenimento della pace e alle intese fra le nazioni.
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Un grande <statistica> statista ha detto in questi giorni: «Il mondo è diventato povero per la mancanza di Pio XII, più povero». Egli da solo costituiva una ricchezza per tutto il genere umano, per tutta l'attività sua, sia come maestro di fede e sia come maestro di preghiera e sia come maestro di morale. Molti non lo volevano udire e cercavano pretesti per accusare qualche parte dei suoi discorsi, ma è sempre e soltanto quello che sanno fare coloro che non han retta intenzione e che non vogliono operare il bene.
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Allora poi abbiamo anche da notare che la Famiglia Paolina e le varie istituzioni hanno ricevuto da lui o le approvazioni definitive o le prime approvazioni oppure il nulla osta per l'approvazione diocesana. Quindi noi abbiamo da mostrare una speciale riconoscenza a Pio XII e questa riconoscenza dobbiamo mostrarla nella preghiera di suffragio. Ricordo che quando è mancato Leone XIII (a), noi giovani dicevamo: «Quante preghiere si fan per il papa defunto, e forse egli ne ha meno bisogno di tanti altri che sono dimenticati!». Ma il parroco ci avvertì così: «Non pensate in quel modo, pensate invece che chi occupa un posto più elevato ha un rendiconto maggiore da presentare a Dio: è tanto maggiore quanto più elevato il posto e le responsabilità che aveva per il suo ufficio». Pregare quindi, specialmente nei nove giorni che son chiamati novendiali, di lutto della chiesa, offrire i rosari e offrire poi la parte soddisfattoria delle nostre opere, in suffragio dell'anima grande di Pio XII.
Poi un punto è ancora da ricordarsi: egli si occupò molto dei religiosi e diede norme per il postulandato, per il noviziato, per il tempo della professione temporanea, ecc. Quindi altro motivo di riconoscenza.
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Ma vi è un'osservazione da fare ed è questa: la sua giovinezza. Nato a Roma, egli si può dire che era un fanciullo come un altro all'esterno, ma più pio, pietà; studioso, e poi delicatezza, e vita abbastanza ritirata, e sempre i suoi studi sono stati coronati da successi buoni, ecco. Se, nella sua virilità e nei vari e molti uffici che ha occupato, egli ha fatto, compiuto così grande bene, lo si deve alla sua giovinezza. Noi ci prepariamo sempre la età; il tempo della virilità e il tempo della vecchiaia ce lo prepariamo con la giovinezza. Se uno non studia non potrà sapere, e se uno non è buono non improvviserà le virtù, e se uno non prega non farà l'abitudine.
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E allora la riflessione sopra di noi: studio, pietà, virtù, zelo, amore a Dio, amore alle anime, ecco. Così vi preparate una vita santa, una vita di apostolato intenso e quanto più saprete e tanto più fare/te del bene e otterete/ (a) le grazie alle popolazioni e quanto più darete buon esempio tanto più voi spargerete attorno a voi stesse il bonus odor Christi [2Cor. 2,15]. Ognuno si prepara la sua vita. Non ammiriamo perciò soltanto, non solo ammirazione di Pio XII, ma ancora: imitazione.

Albano Laziale (Roma)
10 ottobre 1958

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363 (a) Espressione che si usa tradizionalmente quando si annuncia l'avvenuta elezione del Papa. Si rifà al testo evangelico che dice propriamente: Evangelizo vobis gaudium magnum... [Lc. 2,10].
(b) R: paragonando.

365 (a) Dal «Radiomessaggio di pace nell'imminente pericolo di guerra» inviato da Pio XII il 24 agosto 1939 dalla Radio Vaticana. Il testo dice per l'esattezza: «Nulla è perduto con la pace. Tutto può esserlo con la guerra» in Atti e discorsi di Pio XII, vol. I, p. 174.
(b) Cfr. «Radiomessaggio per la fine della guerra in Europa», 9 maggio 1945, op. cit. vol. VII, pp. 94-95.
«Radiomessaggio natalizio», 24 dicembre 1952, op. cit. vol. XIV, pp. 445-465.

366 (a) Mistici Corporis Christi, Roma, 29-6-1943.
(b) Mediator Dei, Castelgandolfo, 20-11-1947.
(c) Fidei Donum, Roma, 21-4-1957.

367 (a) Provvida Mater Ecclesia, Roma, 2-2-1947.

368 (a) Costituzione apostolica Christus Dominus, Roma, 6-1-1953.

371 (a) Luglio 1903.

373 (a) Così T. Omette R.