Beato Giacomo Alberione

Opera Omnia

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XXIII. LE COSTITUZIONI
Vi è una cosa che si ha bene da meditare da voi ed è necessario che lo sappiano pure coloro che hanno relazione con voi. Meditare da voi, per la vostra santificazione e per l'apostolato, e che sia saputo da quelli che hanno relazione con voi perché, quando si capisce quale sia il vostro compito e quale sia la vostra vita, aiutino a vivere secondo la vita della suora pastorella e a compier l'apostolato che deve fare la suora pastorella. Coloro che vengono a consigliarvi e predicare non hanno da dirvi cose nuove, hanno solamente da aiutarvi a farvi sante e a compier l'apostolato; farvi sante secondo la professione e far l'apostolato, precisamente quello che è segnato nelle costituzioni.
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Anch'io, quando vengo a parlarvi, non vi dico altro e non ho altra intenzione e non ho altro compito, altro dovere che quello di confermarvi nella vostra strada sia in quanto alla santificazione della vita religiosa vostra e sia quanto al buon risultato del vostro apostolato. Devo aiutare e gli altri devono aiutarvi.
Ogni suggerimento che vi devia o a destra o a sinistra, eh, può essere dato sotto le migliori intenzioni, ma se vi devia è uno sbaglio; se vi devia, voglio dire, se vi fa uscire in qualche maniera dalla vostra strada, voi ringraziate, ma scrivete alla casa Generalizia, alla casa madre, comunicando quello che vi è stato consigliato. Verrà approvato? O verrà invece non approvato? Chi vi guida, e coloro a cui dovete obbedienza è solamente la direzione dell'istituto.
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Vi sono tanti beni, tanti apostolati da compiere, ma nella chiesa ciascheduno ha la sua parte, la sua porzione. Sempre rispettare tutti gli istituti e, se si può, dare qualche aiuto almeno di preghiera; ma seguire fedelissimamente il vostro, che è completo in tutte le sue parti e si sta sviluppando sempre meglio, non in quanto si vengono creando delle cose nuove, ma <in quanto> in quanto si viene a crescere, aumentare, completare.
Questo dipende dal vostro amore alle costituzioni e stasera, domani... la preghiera sia questa: «Che io comprenda, - prima bisogna capirle - Signore che io ami, - bisogna amarle per seguirle - terzo, che io segua le costituzioni nelle cose più importanti e in quelle che <sono> sembrano meno importanti. Veramente davanti a Dio non si distinguono così facilmente le cose piccole dalle cose grandi.
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Che cosa sono le costituzioni? Le costituzioni sono il vangelo applicato a una famiglia religiosa in particolare, quindi non sono altro che la interpretazione di quello che il Maestro divino ha insegnato: «Siate [dunque] perfetti, come è perfetto /il vostro Padre/ (a) celeste» [Mt. 5,48], sì. E la via della perfezione viene indicata nelle costituzioni.
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Le costituzioni sono poi, ancora, la voce della chiesa, quindi non è che si possa metter molto nelle costituzioni di nostro; si deve mettere ciò che già sta nel Diritto Canonico e poi si devono aggiungere quelle avvertenze, o quelle applicazioni meglio che riguardano il fine particolare dell'istituto. Sono /voce/ (a) della chiesa.
Le costituzioni, questo soprattutto, sono la vostra direzione. Nella professione la aspirante che sta consecrandosi a Dio protesta di voler uniformare la sua vita alle costituzioni, ecco, protesta di voler uniformar la sua vita alle costituzioni. Sì! Fino a che non si è fatto il passo in avanti, secondo l'invito del sacerdote che celebra la funzione, (b) si è liberi. Si è liberi anche di ritornare in famiglia, si è liberi anche di prendere un altro istituto, ma quando si è fatto il passo avanti, ecco la direzione, la via è presa, non c'è altro che da percorrerla.
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Le costituzioni allora sono tre cose: la via facile per santificarvi, la via sicura in cui non sbagliate e non vi mettete a rischio di qualche deviazione, e terzo sono la via necessaria. Quando si dà il libro delle costituzioni è veramente da baciarsi. La chiesa vuole che tutto l'anno di noviziato sia impegnato soprattutto nello studio e nell'esercizio pratico delle costituzioni, cosicché o si amano o non si amano. Se si amano si fa la professione di voler viver secondo quelle costituzioni e se non si amano non bisogna fare il passo avanti perché quello è il formale ed è la parte essenziale della vocazione. Amare quelle costituzioni, quella vita, quella congregazione, quell'apostolato «proprio» della congregazione. Che cosa crediamo che sia la vocazione? È questo: - la vocazione a un determinato istituto - l'amare quella vita, l'amare quella regola, l'amare quell'apostolato, l'amare le iniziative, ecc., tutto quel che è la vita delle suore di Gesù buon Pastore.
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Ho detto che è via facile. Non c'è nessuna cosa che sia eroica nelle costituzioni, no, nessun eroismo è prescritto; però l'eroismo ci sarebbe quando uno le osserva fino alla morte.
Che cosa ha fatto per esempio san Giovanni Berchmans di straordinario? Che cosa ha fatto supponiamo s. Teresina di straordinario? Seguito le costituzioni sue! E san Giovanni Berchmans diceva «Odierò come peste le dispense dalle regole», cioè chieder facilmente dispensa, eccezione. Cominciamo mai con le eccezioni nelle accettazioni, né nella vestizione, nella formazione per il noviziato o per la professione. Camminare nella regola è sempre via facile, sempre. Dunque amarle le costituzioni perché son la via facile.
Ogni suora, ogni aspirante può dire: «Se io vivo secondo questo libricino che ho in mano, io mi posso far santa e posso fare un gran bene alle anime nel mio apostolato».
Perciò le costituzioni si han da mettere in mano o daccanto al letto, quando uno sta per passare all'eternità, e si han da mettere nella cassa come testimonianza che si sono osservate, come testimonianza davanti a Dio: «Io ho fatto questa vita che la chiesa mi ha indicato, son sicuro che voi, o Signore, siete contento, son sicuro del premio».
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Via facile. Fare silenzio, osservare quelle precauzioni che si devono osservare per non mettersi nei pericoli. Poi pregare per avere la grazia di capirle nel loro senso e quindi seguirle.
Vi sono persone, religiose, che andando a fare gli esercizi non si portano altri libri che le costituzioni, perché: «Questa è la mia via. Io non devo mica far la via di un altro, devo far la mia. Allora che le comprenda bene, che le ami tanto, che le segua con perfezione, con delicatezza».
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Secondo (a): è la via necessaria questa. La suora deve essere persuasa, l'aspirante deve esser persuasa: o io vivo secondo le costituzioni e son certa di farmi santa o io voglio vivere un po' secondo la mia testa o secondo il consiglio del tale, del tal altro, o secondo il parere della tale o della tal altra... Se vivo secondo le costituzioni, son certa di arrivare alla santità, ma se non le osservo, anche che mi dicessero delle cose che sembrano molto migliori, e se venisse anche un angelo dal cielo a dirvi qualche cosa che è contrario alle costituzioni, non gli credete perché lì c'è l'autorità della chiesa che ormai le ha passate, le ha vedute, le ha esaminate per tre anni, l'autorità. Allora, chi ci vuol di più sicuro? Il tale o il tal altro? La tale o la tal altra? Chiesa! La santa Sede occorre, [è] necessaria. Quindi se si devia si perde tempo, almeno questo, quando non si fa peccato, trasgredendo poi i doveri propri. Fermi! Ferme, in questo! «Vi saran tante cose buone, ma questa per me è necessaria», ecco tutto. Sempre risponder così.
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Terzo luogo: non solo è una via facile e necessaria, ma sicura. In ogni altro consiglio che vi venisse dato da persone competenti, buone, anche di autorità, vi può essere del buono; ma non sono la santa Sede! Sicura questa! Solo la santa Sede! Sicura questa invece: quello che sta scritto, quello che sta stampato. <E> Sicura, poiché andando al tribunale di Dio il bene che si è fatto di nostra iniziativa può essere contrario alle costituzioni, e allora diventa male anche se si crede che si faccia meglio; e può essere fuori delle costituzioni e allora è tempo perduto, non vi vien contata a merito; e può essere conforme alle costituzioni, applicazione alle costituzioni, allora. Se il mio programma, sia quando vado a confessare le suore sia quando vado a predicare, è sempre questo, di aiutare nell'osservanza e nella pratica dell'apostolato, gli altri devono fare ugualmente così. Non veniamo noi a far una vocazione nuova, no! Noi dobbiamo guardare l'azione dello Spirito Santo in voi, quell'azione dello Spirito Santo che si è fatto sentire e che si è risolto in /una/ (a) vocazione; noi siamo umili servi di Dio come voi, ma se voi servite il Signore corrispondendo alla sua volontà, ecco, avremo il premio assieme. Ma fuori di lì, ho detto, non siete nella via sicura. Oh.
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Per questo alcuni avvisi pratici, /tre cose! Primo/ (a): comprenderle bene le costituzioni, fino in fondo, e non si dica che si sanno a memoria, ma si sanno tante cose a memoria, che non si son comprese bene. Poi qui non si tratta solamente di comprenderle con la mente, ma si tratta di penetrarle col dono dell'intelletto che è dono dello Spirito Santo, e comprendere non solo nella lettera che sarebbe una recitazione, ma nello spirito, nello spirito che hanno. Oh, comprenderle.
Secondo: amarle! Amarle così da averle sempre con voi, da essere il libro più caro tra i vostri libri, da cercare sempre spiegazioni, dilucidazioni per osservare <a> puntualmente ed esattamente. Poi non insinuare mai eccezioni che si potrebbero domandare, e se saranno necessarie delle eccezioni vi sarà chi penserà, ma in generale le eccezioni sono spesso tentazioni.
Terzo, poi, la pratica. Allora, la pratica delle costituzioni obbliga tanto le superiore quanto le suddite. Le superiore anche di più perché devono dare buon esempio alle sorelle e poi devono ancora indurre le sorelle, le suddite all'osservanza. Oh.
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/Quarto/ (a): vi vengono spesso delle tentazioni contro le costituzioni, sopra un certo punto o un altro. «Le costituzioni dicono così, ma in questo caso io mi trovo in questa difficoltà, mi trovo con quella persona, ho questa necessità...» Vedete, le costituzioni sono chiare anche per quei casi un po' difficili, ma ritenere in generale come tentazione ogni eccezione alle regole, agli articoli delle costituzioni. Così che superiora può esser solamente colei che è devotissima delle costituzioni, di /osservarle/ (b) e di farle osservare, appunto perché è superiora nell'osservanza, ma è ancora superiora nel senso che ha l'obbligo di farle osservare. Evitare e cacciare via prontamente le tentazioni contro le costituzioni.
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Secondo: non tener mai conversazioni con chi non ama l'istituto e non ama le costituzioni con tutto il cuore, perché chi sparlasse e chi insinuasse cose contrarie, parlando così o in ricreazione o in conversazioni con altri, mostra che non ama la sua vocazione. Ed è poi, la critica, di rovina per la comunità, scandalo in sostanza; fa perdere l'amore alle costituzioni, alla vita. Sempre frequentare solo chi ama l'istituto e le costituzioni e quindi le sorelle, le madri e l'apostolato, le disposizioni, le circolari che sono mandate, ecc. Solo questo: evitarle le persone che non sono di cuore unite con l'istituto, perché qualche cosa di male lo insinuano sempre e certe parole anche buttate là che sembrano buttate là a caso, hanno poi un riflesso nell'anima e alle volte producono una mezza tragedia spirituale. Evitare.
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Invece amare e frequentare tutte quelle persone che son devote delle costituzioni, devote, cioè amano l'istituto, amano le sue regole, amano le sue disposizioni, amano l'apostolato, amano le madri, amano anche le vocazioni e vi lavorano per la formazione. Dunque riassumendo: le costituzioni son la voce di Dio e sono la norma facile, sicura e necessaria per raggiungere la santità e compiere bene il vostro apostolato.

Albano Laziale (Roma)
31 agosto 1958

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329 (a) V: Il Padre vostro.

330 (a) R: voci.
(b) cf. Rituale delle Suore di Gesù B. Pastore, EP pag. 33.

334 (a) Qui Don Alberione inverte l'ordine annunciato all'inizio del n. 331 dove dice: 1) via facile; 2) via sicura; 3) via necessaria.

335 (a) R: un.

336 (a) R: Primo: tre cose.

337 (a) Questo «quarto» punto dovrebbe essere un «primo» di un altro ordine di insegnamento, dal momento che più avanti si trova un «secondo» al n. 338.
(b) R: osservarla.