Beato Giacomo Alberione

Opera Omnia

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XXI. MAGNIFICAT E MISERERE
Siamo creati per il paradiso e questa è veramente la dimora eterna poiché la vita è un breve passaggio. La vita di un uomo, anche se arrivasse a cento anni, è cosa assai breve rispetto all'eternità, interminabile sequela di secoli che non si possono enumerare, anche perché là non vi è più il tempo, vi è solo l'eternità. Ma per arrivarci il Signore vuole che il paradiso sia il nostro guadagno, che lo raggiungiamo per mezzo dei meriti e, questi meriti, sono nostri e sono di Gesù. I nostri meriti hanno sempre da esser congiunti coi meriti di Gesù Cristo, dalla sua concezione sino al momento in cui è spirato sulla croce. Merito nostro, cioè virtù nostra, congiunta ai meriti del Salvatore, ci guadagnano un paradiso eterno, cioè una gloria soprannaturale. Le sole nostre opere buone non basterebbero, bisogna che alle nostre opere buone Gesù congiunga il valore dei suoi meriti, i meriti della sua passione.
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Ma noi dobbiamo farli i meriti, diversamente la passione di Gesù Cristo è stata compita, il Signore Gesù ha guadagnato per noi e ha riaperto per noi il paradiso, ma vuole che noi compiamo la nostra parte. E quindi ecco, mettere la prova a cui il Signore ci ha assoggettato, che consiste in prova di fede, virtù della fede, fondamentale virtù che è la radice di ogni santità e di ogni salvezza, e poi prova di amore: cercar Dio, voler Dio, amare Lui e in Lui amare il prossimo; e cercar la sua volontà, l'abbandono sereno nelle mani di Dio, il compimento dei nostri doveri, secondo lo stato nel quale ci troviamo.
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Il premio, cioè il paradiso riservato alla suora pastorella fedele alle tre prove, è un paradiso più bello che quello del semplice cristiano, ma la prova è anche più difficile.
La suora pastorella che corrisponde alla sua vocazione, anzitutto fa una serie di meriti perché vive bene la vita cristiana, osserva i comandamenti, e ha la fede, e ama il Signore in una certa misura. Quindi raccoglie tutti i meriti dei migliori cristiani che ci sono nel mondo, nelle famiglie: papà, la mamma, tante persone le quali, pur non essendo entrate in congregazione o in religione, tuttavia vivono santamente osservando la legge di Dio.
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Seconda serie di meriti e quindi secondo grado di gloria: la vita religiosa. Poiché la suora, consecrandosi a Dio e emettendo i voti di povertà, castità e obbedienza, ecco si mette in uno stato di perfezione; non pratica solamente i comandamenti ma aggiunge i consigli evangelici, quindi pratica la povertà, la castità, l'obbedienza. Altra serie di meriti, quindi, e altro grado di gloria che si aggiunge al primo.
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Terzo grado di gloria, per il terzo grado di meriti, è l'apostolato. L'apostolato avrà un merito particolare perché chi avrà fatto bene ed avrà insegnato bene, sarà grande nel regno dei cieli, ecco, sarà grande nel regno dei cieli [cf. Mt. 5,19b] Perciò a voi spetta un triplice grado di gloria in cielo, se sapete compire il triplice ordine di meriti sulla terra: i meriti di una vita cristiana illibata, i meriti della consecrazione a Dio nei santi voti e nella vita comune e i meriti dell'apostolato. Perché allora noi diamo la prova di aver una fede più viva, perché crediamo anche a tutte quelle verità e a quegli insegnamenti di Gesù che ha indicato e che sono il fondamento della vita religiosa, le verità cui si appoggia la vita religiosa. Poi si ha più amore a Gesù, a Dio perché non c'è il cuore diviso come per il cristiano: divisus est [1Cor. 7,33]; ma solo Gesù si ama, se si è veramente religiose che vivono la loro consecrazione al Signore nell'osservanza dei santi voti e della vita comune.
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Quindi più amore e, terzo, perché si è più fedeli. Una prova maggiore di fedeltà. E si accetta la volontà di Dio non solo quando è espressa nei comandamenti ma quando il desiderio di Gesù si manifesta nei consigli e di conseguenza si segue. Si segue non solamente la volontà stretta di Dio, che se non si compie Iddio minaccia l'inferno, ma si desidera di incontrare anche i gusti, i desideri di Dio, di Gesù. Oh, naturalmente che se poi noi possiamo, per mezzo dell'apostolato, portare anime a Dio, far amare Iddio dalle persone, dalle anime, e allora quello che faranno queste anime sarà in parte merito nostro. E, di più, il Signore premia l'apostolato stesso, sia che abbia effetto, frutto, e sia che non abbia frutto. Per esempio: non fanno frutto del catechismo, ma la suora ha faticato e il premio l'avrà ugualmente. E il bene che l'altro non ha ottenuto, <per> la suora non lo perde - la sua parte - perché l'aveva nelle intenzioni. Voleva che quel fanciullo, ad esempio, conducesse poi una vita cristiana, e se lui non la condurrà, la suora non ne perde. Dunque destinate a questo!
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E allora che cosa sono gli esercizi? Sono otto giorni in cui vi fermate e vi domandate: «Io ho preso la strada del paradiso; io ho mirato ad un paradiso più bello nella vita religiosa; io ho nell'anima di compiere costantemente, fino al termine della vita, il mio apostolato, ecco, per raggiungere un triplice grado di gloria». Fermati un momento - ecco gli esercizi - e domandati: «A che punto sei? Hai percorso bene la strada che hai intrapresa? E come vorresti fare per l'avvenire per raggiungere davvero questo triplice grado di gloria? E che cosa ti manca? Quali mezzi dovresti adoperare? Come ho percorso la strada?» Ecco l'esame di coscienza, e quindi, se vi sono mancanze, il dolore dei peccati e, per quello che si è fatto bene, lodarne Iddio: Magnificat anima mea Dominum [Lc. 1,46].
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Poi per l'avvenire, ah sì, gli esercizi devono infondere nell'anima come risultato un nuovo fervore: «Voglio camminare speditamente, non guardar né a destra né a sinistra, sempre gli occhi al cielo». E quando si guarda il cielo, allora si dimenticano un poco le nostre preoccupazioni di amor proprio per orientarsi verso Dio, verso il paradiso, il che è amor di Dio. E intanto, siccome si fa esperienza del passato: «Son caduto per questa ragione, allora userò attenzione, vigilerò». E intanto, se constato che qualche volta non ho avuto la forza, pure avendo il desiderio di far bene, ah, bisogna allora che ricorra a Dio, perché : «Da me nulla posso, ma con Dio potrò tutto» (a).
Ecco gli esercizi: sguardo al passato, come si è percorsa la strada; sguardo al futuro, come si vuol percorrere. E prendere i mezzi onde si cammini sulla via retta e si cammini speditamente e senza arrestarsi a guardare a destra e a sinistra, per esempio che cosa dicono gli uomini, che cosa dicono magari i parenti che avete lasciato e che vi han fatto forse ostacolo a entrar nella vocazione, oppure che vi han facilitato la via e in questo avete avuto aiuto.
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Sguardo dunque al passato.
1°: Ho osservato i comandamenti della legge di Dio? Cioè son vissuto come buon cristiano?
2°: Ho osservato i consigli evangelici, o per voto se già ci stanno i voti, o per virtù se si ha il proposito di abbracciare la vita religiosa?
e 3°: Come va il mio apostolato? Come l'ho fatto? E, per chi ancora non c'è, e come mi preparo?
Ecco l'esame di coscienza: come un triplice sguardo, in riguardo al passato. Tre sguardi. Uno che riguarda l'osservanza dei comandamenti, l'altro che riguarda l'osservanza dei consigli evangelici e il terzo che riguarda l'apostolato o già in esercizio oppure in preparazione.
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Oh, prima i comandamenti. Allora, passando uno per uno, si potrà vedere ciò che si è fatto di bene e si potrà vedere ciò che si è fatto di non bene o, se per disgrazia, anche ciò che si è fatto di male. A questo proposito ricordarsi sempre di una cosa: a un certo punto della vita, cioè passata la giovinezza, - o che questo si verifichi per l'entrata in congregazione o per la vestizione o per l'entrata al noviziato o per la professione, è bene che si verifichi - chiudere il passato e cioè con una confessione generale mettere in pace del tutto l'anima per riguardo alla vita passata. Scancellare quel male, quelle macchie che ci fossero state, e se non ci sono state, ringraziare il Signore se qualcheduna conserva ancora intatta la stola battesimale, ecco, che confido sia per molte. Oh, [scancellare] quel che ci possa esser di responsabilità del passato, poi non averci mai più da venirci sopra a ripensare, perché lì: una vita nuova. Vita nuova di religiose o vita nuova di aspiranti che operano non per voto ma per virtù, ma imitando la vita religiosa.
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E poi quanti ringraziamenti dobbiam fare al Signore! Per la creazione, per il battesimo, per tutte le grazie, cresima, confessione, comunione, istruzione religiosa, buoni esempi veduti, e l'azione dei genitori per educare bene, l'azione della maestra forse, l'azione del parroco, dei confessori... E poi tutte le ispirazioni che vi sono venute, tutti i buoni desideri, i propositi che son nati nel vostro cuore... Quanti obblighi di ringraziamento! Non finiremo mai più di dire dei Magnificat se volessimo soddisfare con una riconoscenza adeguata al Signore: Deus cuius misericordiae non est numerus, Signore la cui misericordia non ha confine, et bonitatis infinitus est thesaurus (a), e infinito è il tesoro della tua bontà.
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Allora dolore e riconoscenza, amore. Amore, il quale susciti poi anche in noi la fiducia: se così è stato abbondante di misericordia con me il Signore fino adesso, nella vita giovanile quando meno capivo, quando c'era più irriflessione, ecc., quanto più spero ora che, avendo compreso che cos'è la vita e la vita religiosa e la vita di apostolato, desidero di darmi totalmente e di non più dare un respiro, per dire così, un passo che non sia indirizzato al Signore e alle anime!
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Poi l'esame sopra i consigli evangelici. Per farlo è sempre bene che chi ha già fatto la professione o chi è nel noviziato, percorra le costituzioni sopra quei punti: povertà, castità, obbedienza, carità, e umiltà e vita comune; quei punti che sono di maggior pratica e cioè che si devono praticare più frequentemente.
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Oh, poi lo sguardo al futuro, di nuovo. Vi è qualche proposito da fare sull'osservanza dei comandamenti? Qualche punto? Sarà il primo: più pietà; sarà il quarto: più docilità, obbedienza; sarà il quinto: più carità; sarà il sesto: delicatezza; sarà il settimo il quale proibisce certe cose, ma sul quale noi possiamo far l'esame anche in riguardo <all'uso della povertà> alla pratica della povertà. Il nono e il decimo, poiché i pensieri e i desideri interni, i sentimenti interni devono esaminarsi in precedenza, cioè per primi. Quindi esaminarsi <so> sopra questo e proporre.
In riguardo al futuro: vi è qualche cosa da proporre riguardo all'osservanza della vita comune o dei santi voti o delle virtù religiose? Propositi per l'avvenire, come proposito sopra l'osservanza dei comandamenti.
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E terzo: sull'apostolato. E per esaminarci sull'apostolato occorre guardare il capitolo che ne parla, e poi i capitoli che parlano della preparazione spirituale, apostolica, intellettuale e umana-religiosa. E siccome la via della santificazione per chi si consacra a Dio è stabilita nelle costituzioni, allora se uno percorre la strada, cioè cammina secondo le costituzioni, certo che si fa santa. Ma se uno non cammina secondo le costituzioni non fa la volontà di Dio, non potrà mai esser santo. Quindi lo sguardo al futuro anche sopra questi punti che si riferiscono all'apostolato o in esercizio oppure in preparazione, quando si sta in casa madre e si attende alla formazione che ha quattro parti, come ho detto: spirituale, intellettuale, apostolica, umano-religiosa.
Dunque il secondo compito degli esercizi: lo sguardo al futuro.
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Ma poi la persona guardando il cammino che ha da fare, ed è un cammino alle volte difficile, che cosa dovrà pensare in questi giorni di esercizi? Per il presente: umiltà e fiducia, cioè vigilanza e preghiera. Se si è veduto che per noi c'è qualche pericolo in qualche determinato punto: vigilare su quello; se abbiamo costatato che vi è stato qualche mezzo che ci ha aiutato molto: confermarlo. Voglio dire: può essere che per una persona tutto l'aiuto sia venuto in gran parte dalla direzione spirituale, dalla confidenza con le madri e allora si conferma, si adopera quel mezzo. Può essere che si sia trovato aiuto molto forte nel confessore, a cui settimana per settimana si rende conto della coscienza, dell'andamento spirituale; e allora: continuamente, anche a costo di ripetere ma per sfondare quella difficoltà che trovo, rendere conto dell'andamento della settimana. E può essere che abbiate trovato più aiuto nella divozione a Maria, più aiuto che vi sia venuto dalla intimità con Gesù nell'adorazione, che per altre parti. Non ogni anima trova gli stessi pericoli e non ogni anima trova gli stessi aiuti. E allora, ecco: l'umiltà!
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L'umiltà: ho bisogno di aiuto, e per evitare il peccato ho bisogno di evitar le occasioni e di vigilare sugli occhi e sull'udito e sulla lingua e sul cuore. Conformare il cuore all'obbedienza, conformare il cuore all'umiltà. Quindi entrando in noi troveremo dei bisogni: umiltà e vigilanza. Se una persona trova qualche pericolo, in qualche circostanza particolare o di scoraggiamento oppure contro l'osservanza di qualche voto o di qualche comandamento di Dio, ecco allora, bisognerà fermarsi lì sopra per adoperare i mezzi.
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E inoltre pregare per il futuro; ecco, gli esercizi sono otto giorni di preghiera. Tutto il complesso delle occupazioni si può dire che è preghiera per il futuro, umiliandosi molto molto: «Da me nulla posso, ma con Dio posso tutto». Fiducia! Grande fede! Fides tua te /salvum/ (a) fecit [Mt. 9,22] conchiudeva il vangelo di questa mattina. È la parola di Gesù! La fede ci salva, la fede ci fa santi, ma bisogna credere alla misericordia di Dio, credere alla potenza della preghiera, credere che le pratiche di pietà che avete sia quotidiane, sia /settimanali/ (b), sia mensili, sia annuali, sono il gran mezzo che la congregazione vi offre per la santificazione: il grande mezzo queste pratiche. Credere, aver fiducia nella preghiera perché la preghiera tutto può: «/Qualunque cosa che chiederete al Padre mio, in mio nome ve lo farà/» (c) [Gv. 14,13] ve lo darà. In nome di Gesù Cristo non per i nostri meriti, ma per i meriti di Gesù.
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Ecco, allora passare questi giorni con un occhio al passato e uno al futuro, e poi in riflessione sullo stato presente dell'anima. Silenziosità, applicazione e, più di tutto, buona volontà, perché quando si ha buona volontà i mezzi si prendono facilmente e si sentirà il frutto degli esercizi e grande consolazione, particolarmente se dopo vengono le professioni: è una chiusura magnifica quella degli esercizi allora.

Albano Laziale (Roma)
24 agosto 1958

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295 (a) Frase presa dall'Atto di umiltà - Le preghiere della Famiglia Paolina, Suore Pastorelle, EP 1965, p. 194, attribuita a S. Francesco di Sales e che l'Alberione ha leggermente cambiata: «Da me nulla posso: con Dio posso tutto. Per amor di Dio voglio far tutto. A Dio l'onore a me il paradiso». (s. Francesco diceva: «a me il disprezzo»).

298 (a) Cfr. Oremus del Te Deum - Le Preghiere della Famiglia Paolina - Suore Pastorelle, EP 1965, pag. 334.

305 (a) V: salvam.
(b) R: settimanale.
(c) V: Qualunque cosa domanderete al Padre in nome mio, la farà.