Beato Giacomo Alberione

Opera Omnia

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II. CERCATE LA GRAZIA
Quest'oggi, domenica di Settuagesima (a), cioè la settima domenica in precedenza della domenica di Passione, è <quindi> già una preparazione alla Quaresima e viene chiamata da qualche autore la «piccola Quaresima»: Settuagesima, Sessagesima fino alla Quinquagesima. Poi incomincerà la Quaresima vera, propriamente detta.
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E domani è la festa della Purificazione, che cadrebbe oggi, però, incontrandosi con la domenica, viene celebrata il giorno seguente. Purificazione.
E siamo vicini all'inizio dell'anno di Lourdes, l'anno dell'Immacolata Concezione, centenario per il quale il sommo Pontefice ha concesso favori speciali, particolarmente un'indulgenza particolarissima, a modo di giubilèo, per chi va alla grotta.
Tutto questo ci dà a pensare che dobbiamo purificare l'anima nostra dal peccato, dal male, dai difetti. Purificare la mente dai pensieri vani e inutili; purificare il cuore dai sentimenti vani e di orgoglio, ad esempio, e purificare la nostra lingua dalle parole che non piacciono al Signore e purificar la nostra vita da tutto quello che possa essere disgusto, offesa di Dio. Purificazione. Ma la purificazione è la parte negativa.
Viene la parte positiva che è l'ornamento dell'anima nostra e cioè l'acquisto della grazia, il vivere in grazia, il crescere in grazia.
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Ecco, la Vergine compare a Lourdes, il suo candore speciale e il titolo che essa si dà e con cui si manifesta alla Bernardetta: «Io sono l'Immacolata Concezione». Immacolata significa non macchiata, cioè colei che fece eccezione a tutte le altre persone, a tutte le anime perché tutti i bambini nascono macchiati col peccato originale; dicendo l'Immacolata [s'intende] colei che la chiesa ha definito concepita senza la colpa originale e ornata fin da allora di grazia.
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Quello che è il massimo danno per noi è sempre il peccato. Certo il peccato originale non è il peccato attuale. Il peccato originale è una conseguenza del peccato di Adamo, e noi nasciamo segnati dalle conseguenze del peccato originale. E occorre il battesimo perché, per causa del peccato originale, si nasce privi della grazia di Dio, e è necessario allora, per acquistar la grazia di Dio, che veniamo battezzati. Allora, col battesimo, la grazia di Dio entra nella nostra anima e la nostra anima è dotata della vita nuova, la vita in Cristo: partecipi della divina natura.
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L'Immacolata. Ma l'Immacolata, nello stesso tempo che è stata preservata dalla colpa, fu anche ornata di tanta grazia; fu così santificata da essere bella e intima con Dio e santa più che non i santi in punto di morte dopo una vita di lavoro e di meriti. Così piacque al Signore che questa creatura fosse eccezionale: da una parte desse il Figlio di Dio agli uomini perché, il Figlio di Dio incarnandosi scelse lei, Maria, per madre e tanto la volle pura, questa sua prediletta, da conservarla vergine e /da compiere/ (a) il prodigio di una verginità la più pura con la maternità più alta. E d'altra parte, <d'altra parte> questa creatura santissima fu esentata anche dalla corruzione del sepolcro. Assunta in cielo, è costituita la mediatrice fra Dio e l'umanità, oppure possiamo dire ancora fra l'uomo e Gesù Cristo, poiché abbiamo presso Dio un mediatore che è Gesù e abbiamo presso Gesù una mediatrice che è Maria.
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Ecco, il Signore, che volle abitare nel seno di questa purissima creatura, ebbe cura di prepararla al grande privilegio. Doveva abitare nel suo seno: «Benedetto il frutto del tuo seno» [Lc. 1,42] Gesù, e allora doveva non solo non aver peccato attuale commesso, cioè personale peccato commesso da lei, ma la volle preservare anche da tutto quello che aveva ombra di colpa. Quindi il Concilio di Trento dice, parlando di Maria, [che] quando noi parliamo di peccato non comprendiamo mai quella creatura privilegiata che fu immacolata, Maria. Ecco il primo insegnamento: il Signore vuole abitare nelle anime, ma vuole che siano pure e monde.
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Certo se c'è il peccato mortale è sacrilegio ricever la comunione, mettere Gesù col demonio nel cuore. È veramente allora compiere un'insipienza: chi mangia la carne di Gesù e beve il suo sangue senza essere mondo dalla colpa originale, mangia e beve la sua condanna [cf. 1Cor. 11,27-29]. La sua condanna! Quindi la comunione in grazia di Dio.
Ma se però noi vogliamo che la grazia del Signore sia più abbondante, se vogliamo davvero arrivare alla santità, se l'anima attende a stabilire una intimità con Gesù, se tende a formare l'unione con Gesù e un'unione stabile, un'unione la quale porti non solamente pace e gioia ma porti aumento di ricchezze celesti, di meriti particolari, di santità distinta: evitare anche la colpa veniale, tutto ciò che è peccato.
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Quando si dice colpa veniale si intende quelle mancanze che non raggiungono la gravità, ma che sono acconsentite; diversamente le imperfezioni che non sono volontarie non costituiscono colpa. La mondezza dal peccato veniale, sì! L'offesa di Dio che chiamiamo piccola, però che non è mai piccola, se consideriamo chi è colui che si offende col peccato veniale e se consideriamo gli effetti del peccato veniale deliberato in un'anima. Siamo tanto superficiali che alle volte si arriva a dire: è solo veniale. È solo veniale piantare una spina nel capo a Gesù? Certo, se si tratta di materia leggera o di consenso o di avvertenza imperfetta, è colpa leggera, non è proibita la comunione. Tuttavia cosa pensiamo noi di una persona che leggermente, con leggerezza voglio dire piantasse una spina nel cuore di Gesù? Certo non è l'uccisione, non è la crocifissione, che indica il peccato mortale, ma quale stoltezza, quale insipienza anche una spina!
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Ma andando più avanti, la purificazione è cosa che dobbiamo operare quotidianamente perché dalla natura abbiam portati tanti difetti. E allora questa lotta contro il difetto è una purificazione. Evitare certe parole che si pronunziano con leggerezza, le distrazioni, e evitare le piccole disobbedienze, evitare i pensieri di vanità, di insubordinazione, di invidia, gli atti di golosità, le invidie e le immortificazioni, ecc. Ecco, significa purificazione. Quanto più un anima arriva a purificarsi anche dai difetti tanto maggiore è la grazia che il Signore le conferisce. Le conferisce! E allora la santità cresce. Non solamente la santità cresce, ma quest'anima riceve un'infusione particolare di grazia per seguir la sua vocazione.
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Quanto più l'anima è pura e monda anche da quei difetti, in quanto può, tanta maggior abbondanza di aiuti l'anima riceve, per evitare il male, non solo, ma per fare il bene, perché l'apostolato sia fecondo, perché l'apostolato porti i frutti alle anime.
Un'anima che odia anche i difetti, ispira alle anime altrui, al prossimo, l'orrore alla colpa; ispira la delicatezza di coscienza. Chi lotta per la purificazione sua è molto efficace allorché parla di vocazione. È molto efficace quando parla di conservare l'innocenza ai bambini, di portarli a far delle sante comunioni. È molto efficace quando parla poi nei catechismi o al letto degli infermi. Perché? Perché quanto più l'anima è monda tanto più riceve aiuti da Dio per sé e per gli altri. Possiamo proprio dire così: se vuoi davvero esser santa e compiere un apostolato efficace, temi nient'altro che il peccato, temi solo i difetti, tutto quel che può dispiacere a Dio.
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Non che combattendo i difetti e temendo i difetti ci sia subito la correzione: eh, moriremo con dei difetti; ma quando si combattono, si lottano, si disapprovano e si cerca di evitarli, allora è già come se non li avessimo, perché il Signore quando vede lo sforzo premia l'anima.
Il Signore non darà forse la vittoria subito e del resto la vittoria piena, la piena purificazione da ogni difetto non si otterrà. Ma il Signore guarda lo sforzo, guarda la buona volontà; come quando una desidererebbe di fare un bene e non può farlo o desidererebbe di pregare tanto raccolta e non riesce, ma si è sforzata ed il Signore accetta la preghiera come se fosse stata pienamente raccolta.
Oh, quindi mirare a questa purificazione: dal peccato mortale, dal peccato veniale deliberato e dai difetti quotidiani, cioè da quelle piccole cadute, imperfezioni che accompagnano così facilmente l'anima nostra. Però non andare allo scrupolo; non è che possiamo correggere immediatamente tutto, ma possiamo arrivare a detestare tutto, condannare tutto quel che non è perfetto, quel che può dispiacere agli occhi di Dio, condannarlo e cercare di emendarlo.
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Purificazione. Questo sarebbe il primo frutto dell'anno dell'Immacolata Concezione, l'anno di Lourdes che comincia con l'11 febbraio.
Maria, l'Immacolata, si era scelta per confidente appunto un'anima così: così semplice, così buona, e, d'altra parte, non era ornata e non aveva qualità <principali> speciali, tutt'altro, era una semplice fanciulla. Ma era l'Immacolata e cercava una confidente immacolata, semplice, delicata, buona, obbediente.
Primo frutto dell'anno di Lourdes.
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Secondo frutto: la grazia. Cercare la grazia. La grazia è duplice. Vi è la grazia che ci aiuta a fare il bene e a schivare il male: si chiama grazia attuale. C'è una tentazione, ci si raccomanda al Signore, la tentazione è vinta perché è venuto l'aiuto attuale, l'aiuto della grazia di Dio in quel momento. Ma poi c'è la grazia abituale.
La grazia abituale è un dono di Dio, un dono che il Signore concede all'anima. L'anima acquista la santità, diviene figlia di Dio, è preparata a fare atti virtuosi ed è erede del cielo e co-erede di Gesù Cristo. L'anima acquista la vita nuova, la vita nuova che è la vita in Gesù Cristo come se sopra una pianta da frutto viene /innestata/ (a) una gemma buona, sana; sopra una pianta selvatica viene innestata (a) una gemma di una pianta invece buona e allora questa pianta così innestata produrrà dei frutti buoni.
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La gemma che viene innestata in noi per mezzo della grazia è Gesù Cristo stesso. E allora l'anima, ornata di grazia, raggiunge uno stato nuovo, una vita nuova. E quella fanciulla, quella giovane, quella persona non ha solamente più l'anima e il corpo ma ha ancora la grazia di Dio, tre elementi.
Tre elementi: anima, corpo, grazia, per cui, se conserva questa grazia e muore in grazia, erediterà il paradiso, il cielo.
Ma questa grazia può crescere continuamente nell'anima nostra. Essendo un dono di Dio può essere che questo dono venga aumentato continuamente. Noi diciamo che il bambino che ritorna dal battesimo è santo, sì, e se muore in quel tempo, dopo il battesimo e prima dell'uso di ragione, sarà un angelo del cielo, santo.
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Però vi è la santità speciale, la santità supponiamo di santa Caterina da Siena, la santità anche di s. Bernardetta, la quale raggiunse alto grado di virtù dopo le apparizioni a Lourdes. Vi è la santità di san Luigi, la santità degli apostoli san Pietro e s. Paolo. Eh, sì, sono anime che vanno crescendo di giorno in giorno in santità, in grazia.
Pensiamo alle due Terese, santa Teresa la grande <e la> e santa Teresa la piccola. Ecco: quali gradi hanno raggiunto di santità! Perché? Perché quando un'anima è in grazia di Dio è capace di fare altri meriti, quindi di aumentar la grazia. Se dal mattino alla sera si compie bene il proprio dovere, alla sera si arriva che l'anima è più ricca di meriti, non è più come al mattino. E se muore alla sera è più ricca che se fosse passata all'eternità il giorno prima o alla mattina stessa, più ricca di meriti. E quindi avrà una gloria più grande in paradiso, una visione più profonda di Dio, un gaudio più pieno del Signore: «Entra /nel gaudio/ (a) del tuo Signore» [Mt. 25,23]. Oh, le ascensioni di certe anime!
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Maria cominciò la sua vita ornata di grazie e tali grazie - ho detto - da superare i santi in punto di morte. Ma poi corrispose sempre e ogni istante della sua vita segnò un aumento, un'ammirabile ascensione continuata. Quali splendori vedremo in Maria quando andremo in cielo e ci avvicineremo a questa madre! Quali splendori di gloria, quali splendori di santità in Maria!
Oh, la nostra vita! Per sé, si può dire, è nulla; ma se si considera in ordine al paradiso e alle ricchezze che si possono guadagnare momento per momento, oh, la nostra vita quanto conta, quanto conta! Com'è bella, la vita. E quanto l'anima può arricchirsi! Ogni giornata il proprio dovere, dallo svegliarsi al ritornare a riposo. E anche la stessa notte, perché gli uomini non pagano l'operaio - supponiamo il muratore - quando va a dormire, ma il Signore ci paga anche il riposo se lo prendiamo per far la sua volontà e ci paga anche l'ora del mangiare; e allora, fare il nostro dovere per mantenerci nel servizio di Dio e nell'apostolato, viene pagato da Dio. «/Sia che mangiate, sia che beviate fate tutto a gloria di Dio/» (a) [1Cor. 10,31] dice san Paolo.
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E allora, ecco quell'anima che si impegna, che ha buona volontà, che non è senza difetti ma ha una volontà continua sia di purificazione sia di ascensione, quell'anima forma una catena continua, la catena continua di meriti che sono, si può dire, tante perle preziose, tante gemme che si uniscono alle gemme.
Oh, la bella corona in paradiso!
Conservare il cuore puro, riempirlo di grazia e ogni giorno sempre di più. Che bel programma di vita! Come deve entusiasmarci!
Oh, come ci deve sembrare povero e infelice il mondo, e devono /farci/ ,(a) pena quei che seguono il piacere, certe soddisfazioni, la vita in sostanza mondana. Come ci devono far pena!
E quale grazia è stata la vocazione, e quale grazia è stato l'entrare in questa casa, e quale grazia compiere da mattina a sera tutte cose che piacciono a Dio, e quale grazia ancora aiutare altre anime, le quali godranno con voi in cielo, saranno come vostra corona, vostro premio.
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Ringraziare il Signore e sempre avanti. Le vie dell'ascensione. Sempre più avanti! Innocens manibus et mundo corde [Sl. 24,4]. Sempre più avanti in questa perfezione. Ciascheduno guardi di che cosa ha da purgarsi e che cosa ha da conquistare per radunare meriti sempre più grandi, per ornare l'anima sua di nuove preziose gemme per il cielo per rassomigliare di più a Maria Immacolata.
Ecco il secondo frutto dell'anno di Lourdes: purificazione e ornamento. Ascensione, detto tutto in una parola. Quis ascendet in montem sanctum Domini? [cf. Sl. 24,3], chi è che vuole salire sempre di più? Dietro ai passi di Maria Immacolata!
Albano Laziale (Roma)
2 febbraio 1958
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18 (a) Secondo l'ordinamento dell'anno liturgico prima del Vaticano II.

22 (a) R: compiendo.

30 (a) R: innestato.

32 (a) V: nella gioia.

33 (a) V. «Or dunque, sia che che mangiate, sia che beviate o facciate qualunque altra cosa, fate tutto per la gloria di Dio».

34 (a) R: farsi.