Beato Giacomo Alberione

Opera Omnia

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XIX. PER SEMPRE DI DIO
Abbiamo ringraziato il Signore: «O Signore le cui misericordie sono senza numero», (a) e cioè la misericordia di Dio è infinita e gli atti della sua misericordia sono stati tanti per portare voi a compiere questo dono di voi stesse, professe perpetue, il dono di voi stesse a Dio: Deus, cujus misercordiae non est numerus, et bonitatis infinitus est thesaurus (b), la bontà infinita, tesoro infinito! Ringraziate il Signore, perché, creandovi, vi ha destinate ad una vocazione così bella e perciò ha infuso in voi inclinazioni e grazie, prima nella creazione, e poi parlo della grazia del battesimo, e quindi la continuità di queste grazie speciali, poiché una vocazione è sempre il risultato di una catena di grazie. Si tratta di infusioni sempre più abbondanti di luce celeste e di pietà e di fortezza, di amor di Dio, di fede. I sette doni, che vengono comunicati con maggior larghezza a coloro, a quelle anime che son destinate a esser messe tra quelle che devono star più vicine a Gesù.
Il Signore vi ha preparato come fiori da star vicino al tabernacolo e, fra la quantità di figliuole che vi erano nelle vostre parrocchie e nei vostri paesi, ecco, Gesù ha scelto fior da fiore: fiori di umiltà, viola; e fiori di carità, la rosa; e fiori di gigli, fiori cioè di immacolatezza.
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Oh, avete fatto l'offerta di voi stesse per tutta la vita perché il vostro impegno e il vostro desiderio è quello di assicurarvi l'eterna salvezza, assicurarvi un posto più distinto, più elevato in cielo. La professione è un grande atto di fede. Grande atto di fede. E per la fede, si viene a sottometter tutta la nostra volontà di Dio e a offrir tutta la nostra volontà a Dio. Poiché il cristiano anche migliore sceglie poi lui il bene da farsi, e invece la suora non solo sceglie il bene, ma sceglie quel bene che è sicuramente di volontà di Dio. E quindi fa una rinuncia profonda, anche nella scelta del bene, per accettare il bene che è disposto, che è comandato, vedendo dietro al comando, alle disposizioni, il Signore. Il Signore! Il quale, volendo condurvi per la santità, vi farà passare per vie diverse, qualche volta anche per vie difficili, ma sempre per vie tracciate da Dio in sapienza e in amore.
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Oh, se conoscessimo con quale delicatezza il Signore conduce le sue anime! Se comprendessimo qualche cosa di più di quel che si vede, di quel che si sente! Se ragionassimo un po' più soprannaturalmente! E voi avete ragionato soprannaturalmente. Perseverate! La vostra volontà solo, sempre, tutta, a Dio. È un grande atto di fede la professione, cioè la consecrazione definitiva a Dio, perché? S. Paolo dice: coloro che passano al matrimonio sono divisi, e cioè devono pensare alla famiglia e a Dio, ma la vergine pensa solo a Dio, tutta, solo consecrata a Dio [cf. 1Cor. 7,33-34]. Quindi è la scelta del meglio. Non si serve sulla terra a persone, non si dà il cuore a persone di questo mondo, ma si dà il cuore alla santissima Trinità, a Gesù buon Pastore. Ecco.
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Scelto questo amore, concentrato il cuore in Dio, ma per che cosa? Forse perché il cuore sia dopo sterile? o sia solitario? No, perché il cuore viene accettato da Gesù, sposo dell'anima che si è consecrata a lui. <Non è la soli> non è «essere solitario» il cuore, è «essere accompagnato» da colui che ha in se stesso un amore infinito! Gli uomini per quanto amino, amano sempre in modo finito perché son uomini. E il Signore in premio della offerta di tutto il vostro cuore a lui, vi dà una grande famiglia. Una grande famiglia: la famiglia delle anime. Voi avrete tanti figliuoli spirituali, /quante/ (a) saranno le anime, le persone, i bambini, la gioventù, i malati che accudirete nel vostro ministero, nel vostro apostolato.
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Abramo obbedì a Dio. Il Signore gli aveva promesso: «Tu sei padre, ti farò padre di molta gente, di popoli» [cf. Gn. 17,4].
Ma intanto gli comanda di sacrificargli l'unico figlio, di darglielo a lui, l'unico figlio, e sacrificarlo con le sue mani sopra il monte. E Abramo si trovò così, per un certo momento, in tormento con se stesso: come mai Dio mi dice che avrò tanti figli quante son le stelle del cielo [cf. Gn. 22,17] e poi mi comanda di sacrificargli l'unico figlio? Nel suo cuore c'è stata una grande battaglia fra la volontà di seguire, obbedire a Dio, e la contraddizione che sembrava ci fosse nella condotta, nelle parole di Dio. Ma Abramo offerse il suo figlio fino al momento in cui l'angelo fermò <la sua parola> la sua mano, e divenne padre di tutti quelli che credono. Egli è il padre dei credenti.
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Voi avete creduto che il Signore vi possa dare molte anime: ve le darà, perché avete rinunziato alla famiglia. È un atto di fede questa offerta che avete fatto, questa professione che avete emessa, perché si potevano desiderare i beni della terra, le cose del mondo. Ecco. E tanto il mondo si presenta alle volte lusinghiero e specialmente può far molta impressione sulla giovane, sì. Ma voi avete voluto le ricchezze eterne, avete /emesso/ (a) il voto di povertà perpetuo. Povertà, sempre povertà? Ricchezza!
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Non c'è ricchezza maggiore che l'esercizio della povertà! E se ci fosse stata una ricchezza maggiore, il figlio di Dio, incarnandosi, l'avrebbe scelta, ma ha scelto la povertà. Nasce in una grotta, una grotta, il figlio di Dio incarnato dalla Vergine benedetta, nella greppia! E poi il bambino deve essere salvato dalle mani di Erode sfuggendo in Egitto; e poi deve guadagnarsi, fatto grandicello, il pane, lavorando al banco di falegname. E poi deve sudare e vivere in una povertà maggiore ancora, durante la predicazione e il ministero pubblico, perché tutto chiedeva in carità: l'ospitalità, le vesti, il cibo... E non aveva una pietra sua dove posar la testa per riposarsi un momento. Tutti potevano dirgli: «Togliti di lì perché qui è mio questo». Estrema povertà! E se, nella sua estrema povertà, dovette portare anche gli abiti, prima di morire si vide spogliato, le vesti giocate, ecco, e divise tra i crocifissori, così. E muore spoglio di tutto; e se ha sete, gli daranno fiele e mirra. E dopo la sua morte vien messo in un sepolcro dato in carità, quindi non suo, prestato in carità, come aveva avuto in carità una grotta per nascere. Perché? Perché la povertà è la ricchezza vera, eterna!
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Alla morte si lascia tutto, non c'è uno che si porti un filo; ma in quel momento la religiosa raccoglie tutte le ricchezze di meriti che ha guadagnato e parte <con essa> con esse ricchezze, per il cielo. Ogni cosa che si rinuncia si acquista in eterno, cambiata non in piombo o in rame, ma cambiata in gemme preziose, quelle là che sono in cielo non quelle che possono portarsi sulla terra. Quindi un grande atto di fede è stata la vostra professione.
Quindi da una parte abbiam ringraziato anche il Signore di aver ispirato ai vostri genitori il modo di educarvi. Ringraziate il Signore della formazione che avete ricevuta nelle parrocchie, ringraziate il Signore di tutte le grazie che vi ha concesso attraverso ai parroci, attraverso ai confessori, ai predicatori e alle vostre madri. Di tutto abbiamo ringraziato.
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Ora grande responsabilità: corrispondere a queste grazie. E la vostra volontà è buona e il vostro cuore fu purificato anche dal corso degli esercizi e la vostra anima è stata inondata da una fede, da un amore, da una speranza che non è di terra, è speranza di cielo. Andate! E se perseverete /fedeli/ (a), a nome del Signore vi prometto il centuplo e avrete la vita eterna assicurata [cf. Mt. 19,29].
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Adesso invochiamo la benedizione di Dio sopra di voi, sopra tutte le suore pastorelle, sopra tutti i vostri parenti, che possono esser presenti o lontani, e sopra tutte le vostre parrocchie e i parroci i quali hanno avuto per voi questa cura di indirizzarvi a questo nido di pace, _di (b) indirizzarvi alla via che è più stretta ma che conduce certamente al cielo, <e che> e a una via in cui compirete un vostro apostolato utilissimo per le anime.

Albano Laziale (Roma)
2 agosto 1958

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263 (a) Cfr. Oremus del Te Deum. Le Preghiere della Famiglia Paolina - Suore Pastorelle, EP 1965 pag. 335. Professione perpetua di 24 professe.
(b) Ib. pag. 334.

266 (a) R: quanto.

268 (a) R: detto.

271 (a) R: fedele.
(b) R: a.