Beato Giacomo Alberione

Opera Omnia

Effettua una ricerca

Ricerca Avanzata

24. DOMENICA II DI AVVENTO

Lettura del Vangelo secondo san Matteo: In quel tempo: Giovanni...1.
Giovanni era già stato messo in carcere. E la durata della prigionia fu abbastanza lunga. Intanto Giovanni aveva già compiuto la sua missione, aveva battezzato Gesù, lo aveva riconosciuto come il Messia e lo aveva indicato: Ecce Agnus Dei, ecce qui tollit peccata mundi2: Ecco l'Agnello di Dio, ecco colui che toglie il peccato del mondo. E quindi aveva sentito la voce del Padre celeste. «Colui su cui discenderà e si farà sentire la mia voce, discenderà lo Spirito Santo, quegli è il Messia»3. E Giovanni aveva, dopo il battesimo dato a Gesù, aveva sentito la voce del Padre celeste: «Questo è il mio Figlio in cui mi compiaccio4», che, cioè, mi piace.
348
Oh, allora Giovanni era persuaso che Gesù era il Messia. E d'altra parte, Giovanni aveva mandato alcuni dei suoi discepoli a seguire Gesù, cioè: Giovanni, l'apostolo, Andrea, ecc.1. Però, siccome Giovanni continuava a predicare e a fare penitenza ed essere creduto come il Profeta, Erode ne aveva avuto paura perché Giovanni continuava a dire: Tu non ti trovi a posto di coscienza, non puoi tenere presso di te la donna che è di un altro. E quindi rimproverava Erode. E allora per istigazione di quella donna fece imprigionare Giovanni2.
349
Che cosa avvenne? Non tutti ancora i suoi discepoli, cioè i discepoli di Giovanni, seguivano Gesù. Egli, Giovanni, non aveva bisogno di essere confermato da Gesù come Messia, ma avevano bisogno di essere confermati i suoi discepoli. E allora mandò dalla prigione due a interrogare Gesù se fosse il Messia, non perché ne avesse bisogno lui, ma perché dovevano essere confermati dalla parola stessa di Gesù che fosse veramente il Messia.
350
Allora avvenne questo: «Sei tu il Messia che deve venire o dobbiamo aspettare un altro?». E Gesù non disse: "Io sono il Messia". Ma le parole sono qualche cosa, sì, però se ci sono i fatti, le prove sono di più che qualche cosa, son tutto. Era stato annunziato che il Messia venturo avrebbe operato grandi miracoli. E allora Gesù che cosa dichiara? «Guardate i miracoli e riferite a Giovanni ciò che avete udito e ciò che vedete, e cioè: i ciechi ricevono la vista, gli zoppi camminano, i lebbrosi sono mondati, i sordi odono, i morti risuscitano, ai poveri è annunziata la buona novella, e beato colui che non si scandalizzerà di me». E cioè, Gesù voleva dire: quelli che invece di ascoltarmi mi calunnieranno e vorranno condannarmi. E difatti poi, sappiamo che lo condannarono violentemente e ingiustamente. Oh, così Gesù dichiarava che egli faceva le opere del Messia.
351
Più tardi Gesù disse poi: «Se non volete credere alle mie parole, credete alle mie opere. Se io non facessi le opere del Padre, cioè non compissi questi miracoli, allora potreste dire: Non crediamo. Ma io le compio, e se non volete credere alle mie parole, credete alle opere, ai miracoli»1. Allora, che cosa avvenne? Partirono i discepoli che ritornarono a Giovanni a riferire quel che avevano veduto e sentito.
352
Ma Gesù cominciò a parlare di Giovanni alla folla, perché già una gran folla seguiva Gesù in quel tempo. «Che cosa siete andati a vedere nel deserto? - interrogava Gesù le folle che prima seguivano Giovanni -. Forse una persona che come una canna agitata - cioè una persona volubile che un po' dice una cosa, un po' dice un'altra; un po' fa penitenza e un po' invece soddisfa se stessa -. Che cosa siete andati a vedere? Forse un uomo vestito di morbide vesti? Ma quelli che portano le vesti preziose stanno nelle corti dei re. Quindi Giovanni non era come una canna che si piega ad ogni vento o uno che vestiva bene e mangiava bene. Ma allora cosa siete andati a vedere? Un Profeta? Sì, vi dico, è più che un Profeta. Egli è colui del quale sta scritto: «Ecco io mando innanzi a te il mio messaggero perché ti prepari la via». Il che significa che Giovanni era il precursore secondo era stato annunziato: «Ecco io mando innanzi a te il mio messaggero perché ti prepari la via».
353
Oh, e allora che cosa bisognava che pensassero i discepoli di Giovanni? Che Gesù era veramente il Messia. E che cosa dovevano pensare le turbe, di Giovanni? Che era stato il messaggero che aveva compiuto la sua missione. Che cosa dobbiamo pensare? Chiascheduno fa la sua parte. Giovanni compie la sua missione nel deserto dove si era ritirato in preghiera, penitenza, fatiche e, ispirato da Dio, cominciò a predicare a coloro che venivano a lui, a predicare il vangelo di penitenza, cioè l'annuncio della penitenza perché era vicino il Messia.
354
Ma egli predicava la penitenza, cioè il dolore dei peccati per ricevere il battesimo di penitenza e cambiar vita onde accogliere santamente il Messia. Compì la sua missione e, sebbene prevedesse che cosa sarebbe avvenuto, invitava le folle che non si prendessero scandalo a vedere come si comportava Erode, scandaloso. E così fu imprigionato. E noi sappiamo che dopo un certo tempo fu decapitato1. Così compì la sua missione per Dio.
355
Così Gesù compie la sua missione, e cioè: ai poveri è annunziato il Vangelo, cioè la buona novella. La novella buona qual era? La notizia buona? Che era arrivata la redenzione, e cioè che gli uomini ormai potevano accogliere il Messia. Questo Messia avrebbe riaperto il paradiso che era stato chiuso da Adamo. È quindi aperto il paradiso e la possibilità di entrarci anche se peccatori, ma convertiti, possibilità di entrarci per i meriti di Gesù Cristo che ha pagato per tutta l'umanità i nostri debiti col Padre celeste. E predicando questo, Gesù già l'aspettava: «Beati coloro che non si scandalizzeranno in me»1. E cioè, quelli che mi seguiranno... e quindi resisteranno alla mia parola e allora saranno colpevoli perché neppure han creduto alle opere, cioè ai miracoli. E coloro invece che seguirono Gesù e non presero pretesto ad accusarlo, ma ascoltarono devotamente la sua parola: «Beati - dice Gesù - beati coloro che non si scandalizzeranno in me»2.
356
E Gesù compie la sua missione sapendo che si conchiudeva poi con la sua morte di croce; anzi era nato per morire, cioè ha preso un corpo, ha preso un'anima come abbiamo noi per morire, e morendo come uomo; in quanto Dio i suoi meriti erano infiniti, perciò il suo sangue basta a coprire i peccati di tutta l'umanità, anche se l'umanità continuasse per tanti, tanti migliaia e secoli di anni, perché infinito, non si esaurisce mai; i meriti di Gesù Cristo non si esauriscono mai, i suoi meriti.
357
Compiere quindi la propria missione, ciascheduno quello che ha da Dio, facendo il volere di Dio. Non abbiamo bisogno di questo o di quello, abbiamo bisogno solo di fare la volontà di Dio. Perché può essere che la parola non sia ascoltata da nessuno, ma chi ha detto la parola buona ha il merito; chi non l'ascolta, se è in cattiva coscienza, fa peccato. E può essere invece che tutti ascoltino, ma non crediamo.
358
Perché tutti dobbiamo pensare che il Vangelo ci assegna quello che deve essere sulla terra per chi è fedele a Dio. E se non si sarà messi sulla croce (ma tante volte i cristiani sono stati messi sulla croce), ma se non si è messi sulla croce, alle volte ci sono altre sofferenze che son più gravi che morire in croce; ma più gravi erano di Gesù, e non saranno mai le sofferenze nostre, perché oltre le sofferenze esterne, la crocifissione, c'erano ben delle pene immensamente superiori alla sofferenza che aveva nel corpo. Oggi vi son tante anime che capiscono le sofferenze che Gesù aveva nel cuore allora.
359
Nel Medioevo specialmente si consideravano le pene del corpo, le pene esterne. Ma oggi, coi progressi anche della psicologia, si capiscono meglio quali potevano essere le pene del cuore di Gesù... Allora non è necessario che ci siano i flagelli esterni o la crocifissione, dobbiamo alle volte invece subire altre pene.
360
Anime delicatissime che soffrono quando si offende Gesù, quando non si glorifica Iddio come è degno, quando non spendono bene la vita, ma la consumano, la vita, in maniera non buona; anche, qualche volta, cattiva... del castigo eterno. E pure anime che si offrono vittime e soffrono e soffrono, quindi, con Gesù che fu la vittima grande. E noi possiamo essere piccole ostie con Gesù con l'Ostia grande che è lui. Anime che son sensibili alle pene di Gesù, e anime che son sensibili alla perdita di anime, che sono incamminate per la via dell'inferno; alle offese che si fanno a Dio, ai torti e alle persecuzioni che subisce la Chiesa; anime che quindi hanno lo spirito di Dio, e in questo senso umiliazioni e torti che possono subire.
361
E poi possono essere persone che operano tanto bene, son contraddette; persone che meritano di più e sono invece lasciate in un angolo. Chi conosce i disegni di Dio? Ognuno ha una via particolarissima, sua, per santificarsi. Corrispondere proprio al volere di Dio, docili, abbandonati nei voleri di Dio. Quella è la via della propria santificazione. Non aspiriamo ad altro che indovinare il volere di Dio, e docilmente, e lietamente, in gaudio compierlo.
362
Allora che pace c'è nell'anima? Una pace che il mondo non capisce, ma l'anima resta così in pace perché è sicura di aver compiuto il volere di Dio, è sicura di avere guadagnato il merito. E allora, anche quando si arriva alla morte è in pace, perché se Gesù Cristo è morto, è anche risuscitato. E se colui muore, un giorno sarà risuscitato sull'esempio di Gesù Cristo il quale è risuscitato e siede alla destra del Padre1. Così quelli che l'avran seguito saranno glorificati in cielo.
363
Allora abbiamo solo di mira di compiere la nostra missione, cioè di compiere quello che vuole il Signore giorno per giorno; non solamente la vocazione in generale, ma proprio quella vocazione alla santificazione, perché la vocazione alla vita religiosa è già una vocazione alla santità.
364
Però ogni anima ha una santità comune: osservanza dei comandamenti, osservanza dei voti; ma anche una santificazione un po' particolare, perché ognuna si trova in circostanze diverse: uno ha più salute, l'altro meno; uno ha più intelligenza, l'altro meno; uno vive di più, l'altro meno; uno è bene accolto, è stimato, l'altro no; uno ha delle sofferenze esterne, l'altro ha delle sofferenze interne. Ci sono tutte quelle finezze, quelle particolarità che sono proprio di un'anima che si santifica.
Il volere di Dio. Il volere di Dio giorno per giorno, momento per momento. E beato chi sempre accoglie il volere di Dio. Oh, sì, compie il volere di Dio.
365
Allora preghiamo perché noi siamo docilissimi, non solo in generale, ma proprio in particolare, nei casi singoli e nelle vicende di ogni giorno.
Preghiamo per questo: che intendiamo, che capiamo come ognuno ha una santificazione comune ed una santificazione propria, che è poi la finezza nella santificazione comune... la vita religiosa oltre i comandamenti, ma la santificazione particolare per tutte quelle piccole vicende interne ed esterne in cui ci conduce il Signore e per cui ci santifica. Ringraziamolo, e per quanto possiamo...
366

1 Mt 11, 2-10.

2 Gv 1,29.

3 Cf Gv 1,33.

4 Cf Mt 3,17.

1 Cf Gv 1,37.

2 Cf Mt 14,1ss.

1 Cf Gv 10,38.

1 Cf Mt 14,1ss.

1 Cf Mt 11, 6.

2 Cf Mt 11, 6.

1 Cf Mc 16,19.