Beato Giacomo Alberione

Opera Omnia

Effettua una ricerca

Ricerca Avanzata

18. DOMENICA XXII DOPO PENTECOSTE

Lettura del santo Vangelo secondo Matteo: I farisei si radunarono e si accordarono per ottenere da Gesù... e a Dio quel che è di Dio1.
Qui vi sono tanti insegnamenti che riguardano ciò che dobbiamo alla Chiesa e ciò che dobbiamo allo Stato. Alla Chiesa, cioè a Dio, e ciò che dobbiamo allo Stato, cioè alla nazione come cittadini. Quindi siamo insieme cristiani e cittadini e allora abbiamo da compiere i doveri, da una parte, in primo luogo, verso Dio e, in secondo luogo, verso la nazione in quanto noi apparteniamo a quello Stato. Però, per il nostro caso, ecco, impariamo la sincerità.
255
Volevano trovare modo di condannare Gesù, i farisei. Se Gesù avesse detto di pagare il tributo a Cesare l'avrebbero accusato che egli, Gesù, favoriva il governo, i poteri di Roma. E secondo la legge mosaica essi dovevano essere invece uno Stato, una nazione unica, il popolo di Dio. E se invece egli avesse detto: non pagate il tributo a Cesare, sarebbe stato un ribelle a Cesare; e in qualunque modo avesse risposto l'avrebbero accusato. E allora si accordarono. Vi era una fazione, un gruppo, che erano per Cesare, per il governo di Roma e gli altri erano contro il governo di Roma. Comunque avesse detto, avrebbero trovato un modo di accusarlo. «Ipocriti» - rispose Gesù -. E cioè, come se egli non vedesse nei loro cuori.
256
Si presentarono così con simulazione, con ipocrisia cercando di lodare Gesù per avere poi una risposta onde accusarlo. Sì, le parole che dissero: «Sappiamo che sei veritiero, insegni la via di Dio con franchezza senza guardare in faccia a nessuno perché non temi l'opinione pubblica». Cioè, non guardi un partito o un altro partito. Quindi si presentarono come... mansueti mansueti, come fossero dei discepoli che vogliono imparare. Sappiamo - allora gli dissero - sappiamo che sei veritiero. E sì, in questo diceva la verità. Scimus quia verax es et viam Dei in veritate doces et non est tibi cura de aliquo: non enim respicis personam hominum. E cioè, sei franco, dici la verità e non ti importa che dispiaccia all'uno o dispiaccia all'altro. Tu sai dire la verità, quello che è.
257
Oh, allora la domanda: «Sentiamo il tuo parere: è lecito o no pagare il tributo a Cesare?». Ecco. Allora Gesù rispose, insegnando una grande verità: «Date a Cesare quel che è di Cesare». Cioè al governo, quello che spetta al governo. «E date a Dio quello che spetta a Dio». E rimasero delusi e umiliati. E poi non osavano più interrogarlo perché ogni volta che lo interrogavano per prenderlo in parola, restavano delusi. E Gesù scopriva la loro ipocrisia. «Ipocriti, perché mi tendete un tranello?». Ecco, «Ipocriti».
Allora, che cosa domandiamo in questo Vangelo? Amare la verità, la sincerità.
258
Cosa vuol dire ipocrisia? Vuol dire mostrare una persuasione, qualche cosa di esterno; per esempio, mostrarsi tutti devoti, e interiormente tutt'altro, nell'animo. Ecco un esempio che mi è restato tanto impresso nei primi tempi che ero andato in seminario. C'erano gli Esercizi Spirituali, e dopo la predica ognuno doveva andare in camerata; daccanto al letto c'era un tavolino per prendere appunti, riflettere, prendere i propositi, ecc. E qualcheduno sembrava così attento a compiere quel lavoro, cioè, di riflessione, di meditazione, e qualcheduno meno. Ma l'assistente, a certo punto, vedendo uno che era tanto raccolto, sembrava tanto raccolto, e l'assistente l'avvicinò, vedere che libro leggeva. E leggeva niente, aveva il libro rivolto al contrario e ci dormiva sopra. E così cercava di ingannare.
259
Vedete, Dio è Verità. Quando noi diciamo la verità, onoriamo Dio; quando noi, invece, la falsità, disgustiamo Dio, siam proprio contrari a Dio. Perchè, cosa ha detto Gesù Cristo? «Io son la Verità»1. E in primo luogo è la fede, è la veracità che onora Dio, che onora Dio. Se siamo schietti, sinceri; se abbiamo convinzioni profondee le professiamo; se siamo convinti di una cosa e se noi esteriormente la manifestiamo, allora siamo divoti della verità, cioè di Dio stesso. «Io son la Verità».
260
Può essere che nelle comunità s'induca un poco l'ipocrisia: hanno mostrato nell'aspirandato, nel noviziato tanta devozione, tanto fervore, tante proteste; e anche andando in direzione spirituale presentano le loro cose come se fossero soltanto problemi spirituali per il progresso, per la santificazione; e finita la preparazione, e cioè, arrivati alla professione perpetua, si manifestano tutt'altro. Ecco, allora non ci sarà la benedizione, non c'è la vera divozione, anche se vanno alla comunione tutti i giorni. E sembrano esteriormente tutti devoti e cercano di accaparrarsi la stima e l'affezione di chi guida. Come facciamo questo...
261
Allora, se regna nell'animo l'ipocrisia, si è proprio contro Dio: «Io sono la Verità». Cioè, si ha dentro un sentimento, una convinzione, un pensiero, e si manifesta tutt'altra cosa, sì. E chiamano in parlatorio: c'è la tal persona. "Ma quella persona, perché non perde tempo e non mi faccia perder tempo; a venire adesso a parlare". E quindi si va mal volentieri. Ma poi, eh, incontrandosi: "Oh, mi hai fatto molto piacere, ti aspettavo". E invece nell'animo c'è tutt'altra cosa.
Vedete che noi abbiamo da coltivare l'interno: la vera fede, la vera pietà, il vero amor di Dio, la vera sincerità in tutto. Questo è onorare Dio.
262
E sempre, la prima virtù, il fondamento di tutte le altre virtù: la fede. Fede! E credere alle verità rivelate; e credere alle verità che sono secondo la realtà nostra, secondo la nostra realtà. Si può essere schietti nel manifestarsi, schietti al confessionale, schietti fra l'una e l'altra nel parlare, nel comportarsi, nel dire le cose; allora sempre sono da Dio: e questo è andato male, è sbagliato. È finito, è chiaro. Onorare Dio. Allora si costruisce dentro, cioè si formano le convinzioni, i pensieri, secondo la fede.
263
Chi merita l'elogio che meritava bene Gesù e che noi cantiamo nell'antifona: Magister, scimus quia verax es et viam Dei in veritate doces et non est tibi cura de aliquo? Cioè: Maestro, sappiamo che dici la verità e insegni la via di Dio con franchezza senza guardare in faccia a nessuno perché tu non temi l'opinione pubblica. Cioè: questo mi serve a essere stimato; oppure: questo invece, a dire la verità sarebbe preso, disistimato o in odio. Esaminare un poco se in tutto noi amiamo la verità.
264
Nella preghiera che si dice al Concilio Ecumenico Vaticano II, nella preghiera con cui si apre la seduta, si parla sempre della verità: Che si ami la verità, che si cerchi la verità, che si professi la verità.
265
Oh, ciò che è nell'interno si mostri all'esterno. E se anche abbiamo sbagliato: ho sbagliato. E se invece abbiamo detto una cosa e dobbiamo dire che quella è la verità: è la verità. E non fare circonlocuzioni, non adattare le parole perché si abbia da altri un'opinione, ecc.: ma quello che è. E quando noi diciamo la verità, è sempre a nostro vantaggio, infine. E quando invece non c'è la verità, è a nostro danno, infine, a nostro danno temporale anche, ma soprattutto spirituale, eterno, sì.
266
Persone che, quando sono in pubblico hanno un atteggiamento; quando invece sono in una camera o in luogo non veduti, hanno un altro atteggiamento. Persone che amano la verità, con cui si sta tanto bene. E persone con cui c'è l'ipocrisia, la falsità, l'inganno, si sta tanto male; si sta tanto male in società e si sta male con Dio quando non c'è la verità. Quindi: «Sappiamo che tu sei verace», cioè sei veritiero.
267
Anche per ottenere la beneficenza bisogna dire la verità, non più, non meno. E non dire parole che esprimono, per esempio, il dolore dei nostri peccati e che invece dentro non c'è ancora bene il proposito, non c'è ancora bene il dolore. La sincerità.
268
Questi, i farisei, si distinguevano per l'ipocrisia, e difatti Gesù li chiamò: «Ipocriti, perché mi tendete un tranello?». Che vuol dire: perché mi tentate? E cioè: perché provate a dirmi o una cosa o l'altra per cadere così in un tranello vostro? Sì, sincerità. L'amare la verità è onorare Dio con la mente, in primo luogo.
269
Oh, abbiamo esaminato la nostra vita a questo riguardo? E amiamo che, d'ora in avanti, viviamo in verità davanti a Dio e davanti agli uomini. Davanti a Dio: se son peccatore, è questo; sempre la preghiera in umiltà. Se son debole e fragile perché le passioni, il diavolo mi tentano, confessarlo: sono così, o Signore. Se invece il Signore ci ha dato una grazia, non dobbiamo mica negarla che c'è stata la grazia, l'aiuto, la vocazione, la formazione buona; quel che si è ricevuto, riconoscerlo ed essere riconoscenti.
270
E come ha fatto la Madonna? Magnificat anima mea Dominum1. Perché? Perché il Signore mi ha dato dei doni. Io son niente. E mi ha dato questo perché non avevo nulla e quindi egli mi ha dato: respexit humilitatem ancillae suae2. Sincerità. E quando si dice la sincerità, si riconoscono che ci sono i doni, ammetterli e sentir l'obbligo di corrispondere. Hai più doni? hai più intelligenza, ecc.? hai più grazia? hai una vocazione? E allora? quia respexit humilitatem ancillae suae. Il Signore guardò a me che sono niente e ha dato tutto. E sia benedetto. E sono obbligata a rispondere adesso, se ho più intelligenza. Un altro, forse, avrà meno intelligenza e risponderà per quello che ha: cinque talenti, due talenti, ecc.
271
Ammettere i doni di Dio, ma ammettere la corrispondenza o la incorrispondenza. Se ho corrisposto, il Signore ha aggiunto grazia a grazia; se non ho corrisposto ho aggiunto ingratitudine e ingratitudine verso Dio. La verità. Perché, tanto andiamo al giudizio di Dio. Lui guarderà nell'intimo. E nessuno può ingannar Dio, vede fino all'nterno, l'intimo dell'anima: e quello che c'è stato, dall'uso di ragione fino a questo momento, di bene, e ciò che c'é stato invece non di buono, e ciò che c'è quanto io devo fare perché ho ricevuto questi doni.
272
Questa corrispondenza alle grazie, alla vocazione stessa. E sono obbligato a spendere i cinque talenti perché ne ho avuto cinque; non devo solamente spenderne due e gli altri tre se ne van perduti. Ma quello che ha ricevuto due e fa bene due, e questo ha speso bene ciò che ha ricevuto e avrà il premio. Ognuno secondo quel che ha ricevuto1. E Maria ha corrisposto totalmente. E noi corrispondiamo totalmente. Esaminiamo noi stessi; con sincerità, noi stessi. "Signore, dateci luce a vedere fino a fondo". Essere schietti con Dio, essere schietti col prossimo.
Sia lodato Gesù Cristo
273

1 Mt 22,15-21.

1 Gv 14,6.

1 Lc 1,46.

2 Lc 1,48.

1 Cf Mt 25,14-30.