Beato Giacomo Alberione

Opera Omnia

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6. VIRTU' DELLA RELIGIONE - CULTO SACRO

Esercizi Spirituali (7-15 marzo 1962) al gruppo formazione delle Pie Discepole del Divin Maestro.
Ariccia, Casa Divin Maestro, marzo 19621

Nell'opera della santificazione, in primo luogo, istruzione religiosa, quindi, la fede; in secondo luogo, la speranza cristiana, e cioè, confidare nei meriti di Gesù Cristo che ci vengono applicati quando noi facciamo opere buone, viviamo secondo il Signore, e cioè, nell'osservanza dei comandamenti, nell'osservanza dei santi voti; e terzo, nell'unione con Dio, carità, amore al Signore con tutta la mente, con tutto il cuore, con tutte le forze e il prossimo per amore di Dio2.
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Però, dopo le tre virtù: fede, speranza e carità, la virtù della religione, che è la quarta fra le virtù.
La virtù della religione particolarmente è adatta a noi religiosi. Ci chiamiamo religiosi appunto perché ci impegniamo all'osservanza della virtù della religione.
La virtù della religione è interna ed esterna.
La virtù della religione comprende: fede in Dio, speranza in Dio, amor di Dio. Questo interiormente. Particolarmente l'applichiamo al culto, al culto che è interno e che è esterno. Perciò, dopo il culto interno: fede, speranza e carità, ecco il culto esterno.
Il culto esterno che cosa comprende? Comprende tutta la liturgia. Quindi tutti i religiosi dedicati al culto. Le Pie Discepole, in modo particolare, al culto liturgico. Perciò la virtù della religione particolarmente per le Pie Discepole.
Quanto al culto interno, adesso dobbiam dire, che è la parte principale, ma questa sera parliamo, in modo particolare, di quello che è il culto esterno.
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Che cosa è questo culto esterno? Che cosa importa l'osservanza della virtù della religione?
Bisogna che, in primo luogo, noi consideriamo, culto esterno: [la] Messa, i sacramenti. Messa e sacramenti perché lì la pietà è la più alta. Non è solamente l'uomo, non è solamente la persona che prega, ma è Gesù Cristo.
E' Gesù Cristo che opera nella trasformazione del pane, del vino, nel corpo, sangue, anima e divinità di Gesù. Nella comunione è Gesù che si dà a noi, pure per ministero sacerdotale.
Così, abbiamo ricevuto il battesimo e il battesimo ha tolto da noi il peccato originale ed ha conferito la vita soprannaturale, la vita della grazia; è Gesù. Sia che battezzi uno che è santo, sia che battezzi uno che non è santo, hic est qui baptizat?1. Chi battezza è Gesù Cristo, lui che opera.
Così nella confessione è Gesù Cristo che opera, perché nessun uomo può rimettere i peccati2 e quando il sacerdote dice: Ego te absolvo: «Io ti assolvo da tutti i peccati in nome del Padre, del Figlio e dello Spirito Santo», il sacerdote dice queste parole a nome di Gesù Cristo. In nome di Gesù Cristo, «io ti assolvo».
Così negli altri sacramenti è sempre Gesù. Così avviene nel sacramento della cresima; così avviene nel sacramento dell'ordine; così avviene nel sacramento del matrimonio; sempre Gesù che opera e conferisce la sua grazia, sì. Quindi lì abbiamo la preghiera più alta3.
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E, in secondo luogo, abbiamo la preghiera della Chiesa.
Così tutte le funzioni, le funzioni che vengono celebrate: vi sono le benedizioni eucaristiche; vi sono le funzioni della Settimana Santa; vi sono le processioni; vi sono tante benedizioni che sono nel Rituale, e quelle che sono minori, e quelle che son nel Pontificale, e cioè quelle che son nel Pontificale, riservate ai vescovi, quelle che sono nel Rituale comune, proprie dei sacerdoti, sì; così l'asperges, così le processioni, le sepolture, ecc. Tutto questo è preghiera della Chiesa, preghiam, cioè, tutto il Corpo Mistico, tutta la Chiesa, cioè tutti i membri della Chiesa uniti al Capo, Gesù Cristo. E allora il Breviario che si dice, si dice a nome della Chiesa, sì, a nome della Chiesa. Così abbiamo altre preghiere che vengono dette, recitate a nome della Chiesa: quando si dicono le litanie dei Santi nelle processioni, nelle processioni, supponiamo, della primavera, quando abbiamo allora le Rogazioni. Così altre preghiere, sì. Tutto questo è liturgia, tutto questo è virtù della religione.
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Ma poi vi sono le preghiere che ognuno fa. Quindi tutte le vostre Adorazioni, le vostre orazioni del mattino e della sera, le meditazioni, gli esami di coscienza, quindi i santi rosari, le Via Crucis, le processioni varie, ecc. Tutto questo è esercizio della virtù della religione.
Oltre a questo esercizio della virtù della religione, abbiamo delle cose particolari. L'abito che portate è abito religioso; l'osservanza quotidiana della vostra vita, delle Costituzioni e degli orari, costituisce la virtù della religione, è parte della virtù della religione, tutto questo. E tutto quello che viene assegnato nella vita vostra è sempre esercizio della virtù della religione. La nostra consacrazione al Signore, le coroncine che recitiamo, le preghiere per le vocazioni, le preghiere che facciamo per le varie circostanze, le Via Crucis della quaresima, ecc., tutto questo è come pratica della virtù della religione, è culto, culto esterno anche, in parte, che suppone però sempre, procede sempre dall'interno. Esercizio della virtù della religione. Ora, virtù della religione: l'abito portarlo santamente, devotamente, l'abito religioso, e portare anche l'abito particolare quando fate l'Adorazione.
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Virtù della religione. Il vostro servizio liturgico è tutto esercizio della religione; il vostro servizio sacerdotale è tutto servizio religioso. Quindi, oltre alle altre virtù che vi sono nel servizio sacerdotale e nel servizio liturgico vi è anche sempre compresa questa virtù che aumenta, quindi, il merito; quindi, tutto quello che fate nei Centri [Liturgici]1 dove diffondete le cose liturgiche, le cose che sono ordinate al culto; e nelle stesse sartorie che sono per abiti religiosi e quindi ordinati al servizio del culto; tanto più poi, quando si confezionano i paramentali sacri e cioè, pianete, piviali, camici, ecc., tutto questo è anche virtù della religione se è fatto come si conviene, come apostolato, nello spirito di apostolato, anzi, proprio tutto l'insieme: e servizio eucaristico, adorazione, e servizio liturgico e servizio sacerdotale, tutto, sempre, è esercizio e pratica della virtù della religione, sì.
Oh, poi, la virtù della religione vuole anche che noi la mostriamo in cose esteriori, in quello che serve al culto: la sacrestana, chi fa la pulizia della chiesa, chi prepara i paramenti, le ostie e il vino, chi attende perché tutto sia in ordine e preparato per le funzioni, tutto questo è pratica della virtù della religione; tener la chiesa sempre in ordine, cercare che il canto sia decoroso, imparare il suono perché accompagni e renda più solenni le funzioni e imparare il canto stesso, tutto questo importa la pratica della virtù della religione. E che cos'è mai nella giornata che non sia esercizio, per voi, della virtù della religione?
Ma poi occorre anche che discendiamo a qualche altra cosa. Se si porta con noi il Crocifisso, (e voi portate la corona); se si porta con noi l'abitino, se si porta con noi il santo rosario, tutto questo è un esercizio di culto, di religione. Poi il rispetto in chiesa, quando si entra, devotamente, facendo il segno di croce, facendo bene la genuflessione, stando composti come si deve, facendo i segni di croce per intiero, ben fatti, specialmente se si prende ancora l'acqua benedetta, tutto questo è pratica, esercizio della virtù della religione. Dare importanza grande a tutto questo e anche lo stesso impegno che avete a compiere bene i canti vari, ecco, è già un esercizio di religione, è per fare sempre meglio gli atti che sono, che si chiamano e sono veramente atti e virtù, pratica della virtù della religione.
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Con che spirito? Adorazione all'Altissimo Dio. «I cieli narrano la gloria di Dio»1. Dio è immenso, tutto il creato non lo contiene, egli è infinito, il creato invece è finito. Che tempio immenso! Quando noi sentiamo, alla sera, certi sentimenti contemplando un cielo stellato in una serata di maggio, quando tutto il clima, l'atmosfera è tiepida e arriva fino a noi il canto degli uccelli, il profumo dei fiori: Domine, Dominus noster, quam admirabile est nomen tuum in universa terra2. Sentimenti di fede, quando si contempla l'altezza, l'imponenza dei monti; quando si contempla la vastità del mare; quando si vede un bel quadro, uno spettacolo, un panorama che ci attrae e, se noi sappiamo da tutto elevare il pensiero, il cuore a Dio, ecco, pratica della religione: Domine, Dominus noster, quam admirabile est [nomen tuum] in universa terra, tu sei l'Onnipotente, tutto è tuo, il cielo e la terra; tutto è tuo e noi tutti siamo tuoi, fattura delle tue mani. Adorare il Padre celeste, principio di tutto. Il culto al Padre celeste.
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Parlo di questa virtù della religione perché vi prendiate a cuore questa intenzione: l'ateismo è il peccato più grave di un uomo ed è il peccato più grave di quelle nazioni dove è scancellato ogni segno di religione e dove, quindi, vige e si professa l'ateismo; perché anche colui che lo bestemmia, almeno crede in Dio, se la prende con Dio, ma quando neppure si crede, si omette Dio e l'uomo si fa Dio lui... Riparazione dell'ateismo, così diffuso adesso, così organizzato, così imposto con le armi e con la prepotenza. E tutto ciò che sta al di là della cortina di ferro e in tanti posti dell'Oriente e in tanti posti dove nei vari aggiornamenti delle popolazioni, quanta gente si è dichiarata senza religione. Riparare con gli atti di fede, con l'adorazione a Dio. Riparare questo enorme peccato e cioè, peccato dell'ateismo, sì.
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Sapere elevarci a Dio. Sapere sperare in Dio e, particolarmente, orientar la vita verso Dio, verso il paradiso. Fare i voti, immolazione, sacrificio della propria persona a Dio. Non è un sacrificio come avviene ancora adesso in Paesi che scannano i figli, i bambini, per false divinità. Il sacrificio del vostro cuore, del dono di voi stesse a Dio, dono della mente, dono della volontà, dono dei sentimenti, dono delle forze: "Tutto ciò che mi hai dato io te lo offro, o Signore, per la tua gloria. Io spero in te. Io ti amo con tutto il cuore sopra ogni cosa. Io voglio solo te sulla terra e te nell'eternità".
Virtù della religione, la quale produce poi gli atti esterni di religione, ma deve partire, questa virtù, dall'intimo, sì, perciò, ecco, l'esercizio, la pratica della virtù della religione. Prima, quindi, un profondo sentimento di umiltà davanti a Dio, Dio Padre, Dio infinito; noi, le sue povere creature. «Ti ringrazio di avermi creato e fatto cristiano e conservato in questo giorno, sì, ed avermi condotto in questa Congregazione». Ecco, tu sei il Tutto, tu mi hai guidato come un figliuolo. Tutto. E io ti offro tutto e tu, sei il mio bene e tu solo mi basti perché sei il Sommo Bene, l'eterna felicità. Fede! Fede!
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Che il culto a Dio nasca dall'intimo del cuore. E il culto sta in quattro atti: adorazione, ringraziamento, soddisfazione, supplica.
- Adorazione: riconoscer Dio come il nostro creatore, il sommo bene, l'eterna felicità.
- Ringraziamento per tutto ciò che ci ha dato il Signore: l'essere; siamo usciti dalle sue mani creatrici e tutto quel che ci circonda, tutto è di Dio. Proviamo a toglierci da noi quello che non è di Dio, che cosa troveremo? Perderemo tutto, l'essere stesso nostro.
- E poi riparare a Dio le sconoscenze, le dimenticanze; e specialmente riparar l'egoismo che ci porta ad ammirar noi stessi, a insuperbirci. Quis ut Deus? Chi è come Dio? - alzò la voce in paradiso san Michele1 -. Sì. Chi? Quindi tenerci per piccole creature che sono un miracolo della potenza di Dio, ecco, e destinati all'eterna felicità in Dio.
- E poi domandare con umiltà le grazie di sapere adorare e ringraziare e riparare e supplicare il Signore.
Spirito di religione. A che servirebbe il nostro bel titolo: siamo "religiosi", siamo "religiose" - dite - se poi non sentissimo nel nostro intimo, questa persuasione, non istessimo abitualmente in questi sentimenti. Sì. E se vi è qualcheduno che deve esercitare la virtù della religione, non siamo noi? Sì ci chiamiamo così perché professiamo appunto di praticare questa virtù, non solo interiormente, ma ancora esteriormente in tutta la nostra esistenza, in tutta la nostra attività. Religione vuol dire: legati a Dio, a religando dicitur, legati a Dio; la nostra vita ormai è sua.
Che felicità nel giorno della consacrazione, della Professione, dire dopo: "son tutto di Dio". Ma lo voglio essere in vita, in morte, nell'eternità. Tutto, solo, sempre di Dio.
Sia lodato Gesù Cristo.
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1 * Nastro 49/b (= cassetta 105/b). Per la datazione, cf PM: «Questa sera parliamo in modo particolare del culto esterno». «Che felicità nel giorno della consecrazione, della professione dire, dopo: son tutta di Dio!». - (cf dAS e VV in c42).

2 Cf Mt 22,37-39.

1 S. AGOSTINO, In Ioannis evangelium tractatus, 6. ML 35,1428.

2 Cf Lc 5,21.

3 Per i Sacramenti, si cf il Rituale Romanum.

1 Per facilitare la diffusione di quanto producono, per favorire il Clero e il popolo, le Pie Discepole dispongono di locali aperti al pubblico, chiamati Centri di Apostolato Liturgico. I Centri sono destinati a essere il tempio dove fanno conoscere il Mistero di Cristo celebrato e vissuto nella Liturgia, centri di irradiazione per una catechesi artistico -liturgica attraverso l'immagine, i paramenti, l'arredo, ecc. (cf Costituzioni delle PD, art. 97).

1 Sal 18,2.

2 Sal 8,2.

1 Il nome Michele significa: "chi è come Iahvè?"