Beato Giacomo Alberione

Opera Omnia

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35. DIO: LUCE E VITA

Meditazione alla Comunità delle Pie Discepole del Divin Maestro.
Roma, Via Portuense 739, 10 dicembre 19621

Alcuni pensieri per questa meditazione. Pensieri che poi si potranno considerare meglio durante la Visita al Santissimo Sacramento.
Il primo pensiero: celebrare santamente la festa di santa Lucia. Nel canone della Messa sempre si ricorda la grande santa. E la parola, meglio, il nome Lucia2 indica luce, quella luce che viene da Dio e che, nello stesso tempo, è vita, perché in Dio luce e vita sono la medesima cosa: luce della mente, vita dell'anima; cioè, la santificazione, la grazia, la vita soprannaturale, la vita che ci viene da Gesù Cristo: «Io sono la luce»3. Perciò, ricordando santa Lucia, sempre chiedere la luce, in quanto è unita la luce alla vita e forma una cosa sola che vuol poi dire, in ultima analisi: santificazione, trattandosi della santificazione della mente e del cuore e della volontà, del nostro essere.
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Quest'anno, poi, celebrando la festa di santa Lucia, le preghiere possono essere ordinate, fra le altre intenzioni, ordinate alla costruzione della chiesa al Maestro Divino, il quale stabilirà la sua dimora e sarà un raggio il quale seminerà, diffonderà luce attorno, in questa regione; ma non solo in questa regione, ma secondo le intenzioni vostre, nostre, una luce che illumina omnem hominem1, una luce che intendiamo arrivi a tutte le anime, a tutti i cuori, ai circa tre miliardi di uomini delle varie nazioni, dei vari continenti, uomini che non conoscono ancora il Signore o se lo hanno conosciuto, Gesù, non hanno corrisposto.
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E del resto, se noi non ci facciamo tutti santi, se i cristiani non si fan tutti santi e i religiosi, le religiose non si fanno tutte sante, è perché la luce non penetra totalmente l'anima.
Il paragone di santa Teresa1 è molto espressivo, cioè: Gesù è il sole, la luce, luce che è insieme calore, come quando parliamo della luce divina intendiamo anche la vita. Il sole, il quale manda i suoi raggi. Ma quando il sole investe una finestra, i vetri, quanto passa di luce e di calore? Quanto è pulito il vetro. Se invece il vetro è un po' affumicato, se è carico di polvere o, peggio, coperto di fango? Ecco, non è che manchi la luce da parte di Gesù, ma dell'anima, la quale non è purificata. La luce di Gesù parte, arriva e penetra se l'anima è tersa, pulita come un vetro pienamente terso, pienamente pulito, mondato.
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Quali sono gli impedimenti? Gli impedimenti sono precisamente gli attaccamenti: quando vogliamo più il nostro io che non Dio, e cioè, vogliamo la nostra volontà, le nostre idee, i nostri gusti, soddisfazioni della fantasia, soddisfazioni della memoria, soddisfazione dei pensieri che non sono del tutto santi, e gusti, e i sensi: gli occhi, l'udito, il gusto, il tatto, l'odorato, ecco, quando vi sono questi attaccamenti che sono proprio quelli che impediscono che la luce penetri totalmente nell'anima. Ma se l'anima ormai ha compiuto la sua purificazione o, almeno, l'ha condotta a un buon punto, la luce di Dio penetra sempre di più l'anima. Oh, se non mettessimo mai nessun impedimento a questa luce! Come non mette impedimento un vetro totalmente terso al penetrare della luce in quella camera, in quegli ambienti, perché è terso, mondo, pulito. Quindi, la luce per noi e la luce per tutti gli uomini.
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D'altra parte, ricordare l'opera che sta nascendo e cioè la Casa di Cura1, la quale Casa di Cura potrà essere benedetta verso la fine dell'anno. E se il Bambino [Gesù] vi nascerà, ecco che prenderà lui il primo possesso, e siccome lui è il medico - come lo chiama un santo Padre: medicum carnalem et spiritualem2 -, è giusto che il medico entri; e che noi siamo sicuri che è un medico sapiente, è un medico che vale per tutto il nostro essere, il nostro essere spirituale e il nostro essere umano, carnale.
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Intanto una cosa molto buona è stata l'opera che avete fatto in ordine alla mostra della Chiesa1, la quale è un omaggio fatto al Concilio e, d'altra parte, ha uno scopo vocazionario. E avete fatto molto bene la vostra parte, particolarmente l'organizzazione della preghiera. E quanto si è pregato!
E' una missione una buona mostra fatta nello spirito giusto, è una missione. E, d'altra parte, è tutta una istruzione; istruzione in quanto alla teologia, la parte generale della Chiesa; e poi istruzioni su tutte le vie che si aprono davanti alla gioventù che si sente chiamata a consacrarsi a Dio, le vie, perché scelga, questa gioventù, la via che è più adatta all'una o all'altra persona. Ecco, questo omaggio e questo complesso di cose che sono veramente un'istruzione, un largo libro, larghissimo libro di tante pagine per illuminare, e illuminare in una maniera che non è una parola che vola, è un fatto che vien rappresentato, è una lezione oggettiva, la quale lezione arriva anche all'occhio e illumina la mente e muove anche i sentimenti di ammirazione, di pentimento, di desiderio, ecc.
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Oh, ieri, penso che abbiate seguito un po' le tre canonizzazioni. E il Papa ha fatto sentire, come primo punto, nell'elogio dei tre nuovi santi, primo punto, la loro divozione all'Eucaristia: di san Pietro Giuliano Eymard e di sant'Antonio Pucci e di san Francesco1, che il popolo l'aveva già canonizzato anni fa, tanti anni fa, ormai un secolo fa. Il "padre santo" era chiamato. L'Eucaristia.
Tuttavia particolarmente ricordiamo san Pietro Giuliano Eymard, il quale ha aperto la via, aperto la via a una maggiore considerazione dell'Eucaristia. Il centro, l'anima della Chiesa, l'Eucaristia, lì dove Gesù è il capo della Chiesa. Ora, il suo pensiero, l'ammirazione per le sue virtù, l'esempio delle adorazioni che i suoi religiosi, le sue religiose hanno compìto e compiono, e le pubblicazioni. Abbiamo stampato parecchie volte i libri scritti dal santo e abbiamo stampato gli Annali dei sacerdoti adoratori, cioè, l'aggregazione dei sacerdoti alla Unione, e cioè, all'Istituto, Congregazione del Santissimo Sacramento.
E questo ha servito tanto a diffondere l'ora di adorazione, cominciando allora, nella diocesi di Alba, dall'ora di adorazione nel nostro seminario, seminario di Alba, e che poi fu trasportata nell'Istituto Società San Paolo, ed è quella ricchezza che è grande, inestimabile che è nella vostra Famiglia, nella Congregazione delle Pie Discepole di Gesù Maestro2. Quindi abbiamo avuto, in questo, una illuminazione, dell'esempio, della dottrina del santo. Ricordarlo, perciò, in modo speciale e, se qualche volta si trova un po' di difficoltà nella Visita, chiedere quell'ardore, quell'amore a Gesù che aveva penetrato tutta l'anima del santo. Oh, perciò invocare la sua protezione3.
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A riguardo della preghiera vostra, e specialmente della preghiera vostra eucaristica, notare questo: può essere che quello che domina nella meditazione o nella Visita sia un pensiero; un pensiero oggi, un pensiero domani, un pensiero un'altra volta; un soggetto oggi, un soggetto domani, un altro soggetto di meditazione.
Può essere però che il Signore infonda sempre maggior grazia, e siccome la vocazione alla contemplazione è una cosa normale, non è una cosa che ci faccia considerare come eccezioni, non è l'avere visioni o conoscere l'avvenire, profezie, quindi, ecc., no. Anzi santa Teresa1 diceva che il Signore liberasse sempre da quei pensieri lì, cioè da questo stato di cose in cui la santità diviene sempre un po' più difficile e richiede sempre più virtù.
Volevo dire: la meditazione è una preghiera discorsiva, cioè il passaggio da una verità all'altra; è un soggetto di meditazione oggi, un soggetto di meditazione domani, ecc. Quando, però, si arriva alla contemplazione, supponiamo, di Gesù nel presepio; un pensiero sul paradiso che investe tutto l'essere; un pensiero di Gesù crocifisso, ecc., allora non è solamente un soggetto, ma son tutti i soggetti messi assieme, cioè si considera Dio e, sebbene non si passi di pensiero in pensiero, e qualche volta non si segua del tutto il metodo (il metodo è un mezzo per arrivare alla contemplazione, la contemplazione è figlia della meditazione), allora, per capirlo meglio, san Francesco di Sales2 spiega, dice: Possiamo entrare in un ambiente, supponiamo mese di giugno, (pensiamo adesso che siamo lontani); l'ambiente è pieno di gigli e quindi si sente il profumo di gigli; può essere che si entri un altro mese; là tutte rose, supponiamo, tutti garofani, tutte viole, che fossero un genere solo di fiori e quindi un profumo unico, uno per giorno. Ma quando si passa alla contemplazione, c'è il profumo di tutti i fiori assieme perché stagione, supponiamo, in cui i fiori potrebbero esser raccolti in un luogo solo, ed entrando sentire il profumo di tutti assieme.
La meditazione discorsiva è come l'odorare un fiore; la contemplazione è come sentire il profumo di tutti i fiori assieme, e cioè, non soltanto una verità, ma tutto il complesso; e magari non si sente tanto il fermarsi sopra un proposito, ma la contemplazione lascia una tale impressione nell'anima che poi domina la giornata.
Volevo dire con questo, di essere attaccati al metodo, specialmente quando s'incomincia la preghiera, l'orazione, e cioè, quando si comincia a fare quella che è veramente l'orazione mentale e adorazione eucaristica, la si impara, si segue un metodo come avviamento alla preghiera, all'orazione, allo spirito di orazione, ma arrivati a un certo punto, e perché la grazia di Dio arriva più abbondante, e noi non impediamo la luce di Dio perché il vetro è terso, allora, cosa normale, si arriva alla contemplazione che può avere vari gradi secondo lo stato dell'anima, secondo le disposizioni.
Non è che il Signore neghi la contemplazione a un'anima, è che vengono a mancare, tante volte, le nostre disposizioni in quanto che il vetro non è terso. E c'è prima la purificazione.
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Perciò, nell'anno prossimo, l'impegno di questa santificazione mediante la pulizia, la purificazione dell'anima nostra in maniera tale che il Signore Gesù possa prendere possesso intiero del nostro essere, della nostra anima e che si viva di lui. L'anno prossimo dev'essere, in modo particolare, orientato a questo: la santificazione. Un miglioramento, una preghiera sempre più elevata.
E avere desideri grandi, cioè desiderare cose grandi e sublimi, non in quanto a esteriorità o soddisfazioni del nostro essere, perché uno può anche mirare alle dolcezze della preghiera, allora sbaglia tutta la via, non è preghiera, è un soddisfar se stessa, è il vetro sporco. Ma entrare nell'intimità di Gesù per vivere di Gesù, viver la sua vita di Nazaret, prima ancora quella di Betlemme, quella dell'esilio in Egitto, e quella di Nazaret, del suo lavoro continuato, preghiera, raccoglimento, unione col Padre suo celeste; poi il lavoro suo nell'apostolato; e finalmente la croce, e finalmente la risurrezione, sì, così che noi viviamo, non che godiamo qui il Signore. Il Signore dà poi certe consolazioni che dipendono dalla umiltà. Quando incominciamo a stimarci è finito, diciamo così, è finita la strada, cioè s'impedisce il cammino.
Allora, vedere di non illudersi, perché in questo uno potrebbe illudersi di essere tutto di Dio e invece non lo è, in fondo, perché c'è ancora il vetro che non lascia passare tutta la luce e impedisce il calore anche. Oh, non illudersi, non credere che uno sia già arrivato perché ha capito. Il capire non è l'arrivare. Occorre che noi arriviamo. (E basta, passato il tempo).
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Il Signore voglia proprio fare delle anime veramente adoratrici, tutte, in particolare voi che avete questo privilegio delle due ore di Adorazione dove la Pia Discepola prende tutta la luce, tutta la forza, tutto lo spirito della sua Congregazione, tutto lo spirito che è diffuso negli articoli delle Costituzioni, e allora, in fine si va alle Costituzioni, specialmente in quei punti che riguardano la vita quotidiana, la parte spirituale; e poi, di conseguenza, anche l'apostolato e tutta la vita della Pia Discepola, la vita quotidiana.
Che il Signore non trovi in noi degli impedimenti. Quanti impedimenti abbiamo già messo, nella vita passata, alla luce di Dio! Quanto più saremmo spirituali, quanto più il Signore sarebbe entrato e avrebbe posseduto tutto il nostro essere! Umiltà e fiducia. "Voglio lasciarti fare, o Gesù. Non voglio metterti impedimenti. Comunica pure tutta la tua luce e tutta la tua vita, tutta la tua vita nell'anima nostra".
Cosa sarebbe, per qualche persona, per capirlo meglio?
Per penetrare il paragone: «Io sono la vite, voi siete i tralci»1. Il tralcio vive della vite, cioè vive della vite e prende tutta lì la linfa, il nutrimento, e allora il tralcio produce l'uva, produce il frutto.
Preghiamo insieme e a vicenda. E questo anno prossimo ordinato, in modo particolare... che è poi fare già un po' sulla terra quello che si farà in paradiso: la contemplazione di Dio, beata, allora, del tutto beata e definitiva ed eterna. Qui è una beatitudine che si può avere nel sacrificio, nelle lacrime, come quando ci prepariamo a morire. E allora la morte è considerata come il passaggio per arrivare a fare adorazioni eterne in paradiso, e beate adorazioni.
Sia lodato Gesù Cristo.
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1 * Nastro 55/e (= cassetta 120/a). - Per la datazione, cf PM: «Quest'anno celebrando la festa di santa Lucia le preghiere possono essere ordinate... alla costruzione della chiesa al Maestro Divino» (cf PM in c191 e c202). «Ricordare l'opera che sta nascendo, e cioè, la Casa di Cura la quale potrà essere benedetta verso la fine dell'anno». - In dAS, in data 24/12/1962, si legge «Celebra le tre Messe di mezzanotte nella nuova cappellina della Casa di Cura delle PD a via Portuense. Ritorna verso le 2 di notte». «PM: Ieri, penso che abbiate seguito un po' le tre canonizzazioni». - Si riferisce a: s. Giuliano Eymard, s. Antonio M. Pucci, s. Francesco da Camporosso, canonizzati il giorno 9/12/1962. - dAS, 10/12/1962: «Andato [il PM] per la meditazione alle PD, via Portuense per la festa di Madre Maestra [anticipata]». (cf PM in c277).

2 S. Lucia, vergine e martire, a Siracusa nel 304 dopo Cristo; festa il 13 dicembre. - Si veda in Missale Romanum, la Messa del 13 dicembre: Dilexisti iustitiam, e Canon Missae,... Nobis quoque peccatoribus...

3 Gv 8,12.

1 Gv 1,9.

1 S. TERESA DI GESU' (1515-1582), cf Castello interiore, dimora I, cap. 2, nn. 1-3.

1 E' la Casa di Cura che le Suore Pie Discepole del D.M. aveva in attuazione a Roma, via Portuense 739.

2 S. IGNAZIO DI ANTIOCHIA, Ad Ephesios, 7,2.

1 A Roma è in preparazione una mostra: «La Chiesa oggi nelle sue membra vive ed operanti». Ha scopo vocazionario. E' promossa dal Comitato dei Superiori Generali per l'incremento delle vocazioni. E' un omaggio al Concilio Ecumenico Vaticano II (cf San Paolo, settembre 1962, p. 4). - Fu allestita nei locali dell'Ente Autonomo Fiera di Roma, sul viale Cristoforo Colombo, dal 18 novembre al 9 dicembre 1962 (cf San Paolo, ottobre 1962, p. 8; novembre - dicembre 1962, pp,1-6). Ad ogni Istituto venne affidato l'allestimento di uno stand rappresentativo del proprio compito specifico. Per questo alle Pie Discepole venne «riservata la parte liturgica» e l'allestimento della Cappella, con l'organizzazione e l'impegno della Adorazione eucaristica, per il periodo della Mostra.

1 S. PIETRO GIULIANO EYMARD, S. ANTONIO MARIA PUCCI, S. FRANCESCO MARIA DA CAMPOROSSO, canonizzati il 9 dicembre 1962.

2 Cf Abundantes divitiae gratiae suae (nn. 179-184).

3 Il PM attribuisce al SANTO PIETRO GIULIANO EYMARD (1811-1868), apostolo dell'Eucaristia, il Culto verso l'Eucaristia sviluppatosi nella Famiglia Paolina e specialmente nella Congregazione delle Pie Discepole del Divin Maestro.

1 S. TERESA DI GESU' (1515-1582). - Cf Castello interiore, cap. 9, numeri 4ss.

2 S. FRANCESCO DI SALES (1567-1622), Dottore della Chiesa. - Cf il Teotimo ossia Trattato dell'amor di Dio, libro VI, capo V.

1 Cf Gv 15,5.