Beato Giacomo Alberione

Opera Omnia

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17. SANTITA': GRAZIA DI DIO E CORRISPONDENZA

Esercizi Spirituali (1-9 agosto) alle Pie Discepole del Divin Maestro.
Ariccia, Casa Divin Maestro, 3 agosto 19621

Certamente che avete unite le vostre preghiere per il buon risultato degli Esercizi Spirituali. Grande grazia. Il Signore muova tutti i cuori. Nemo venit ad me nisi Pater meus traxerit eum2: nessuno viene a me se il Padre celeste non lo attira, non lo attira a me. Perciò la grazia, in primo luogo.
Il Padre celeste vi vuole bene e vi vuole sante, ecco. La parte sua il Signore la farà bene. Rimane la parte nostra, sempre, la nostra povera persona, la nostra povera volontà. Ecco, sempre abbiamo da temere di noi, non di Dio, non che il Signore manchi, no. Il timore è solamente quello di non corrispondere, e cioè, timore della nostra debolezza, ignoranza, fragilità, indifferenza. E allora, se temiamo di noi, preghiamo che il Signore aumenti la sua grazia, e vinceremo anche le difficoltà.
Questa sera alcuni pensieri che possono giovare per il corso di Esercizi: la vita buona che volete fare, la vita di santificazione.
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Che cosa è il santificarsi? Cosa vuol dire?
Il santificarsi è sviluppare la grazia del battesimo, ecco, è tutto lì. Nasce il bambino, è piccolino, e, egli, poco per volta, cresce, cresce, diventa uomo. E' sempre lui che cresce. Così, quando riceviamo il battesimo, si forma in noi un organismo spirituale. E cioè: c'è la grazia del Signore che è la vita spirituale, la seconda vita. La prima, ecco, il bambino, il figlio dell'uomo. Ecco nel battesimo diventa il figlio di Dio. Quindi, prima era il figlio di suo padre terreno e dopo è il figlio del Padre celeste. Allora c'è la grazia in noi, questa vita soprannaturale che è più perfetta della vita corporale.
In che cosa consiste la santità? Crescere questa vita e cioè svilupparla. Il Signore ci ha data allora la fede. Crescer nello spirito di fede; infusa la fede, e infusa la speranza, crescere nella speranza di Dio, dei beni celesti e nella grazia di Dio per far bene, e crescere nella carità verso Dio, verso gli uomini. E quindi è uno sviluppo poi che si ha da fare. Crescere questa vita spirituale finché con l'aumentare, col crescere in questi esercizi di fede, di speranza e carità, dopo che si è raggiunto l'uso di ragione, col crescere, ecco: l'anima era santa, diviene più santa, più santa. E arriverà, a che punto? Secondo la quantità di meriti e secondo la quantità di grazie che riceve, specialmente nei sacramenti.
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Ecco la grazia è come un piccolo seme, il più piccolo, magari, fra i semi, che messo nella terra si sviluppa, nasce e viene su; prima sembra un erba e poi [cresce] fino a essere un arbusto, cioè un albero. E' sempre lo stesso seme che si sviluppa.
Così la santità è lo sviluppare la grazia che Iddio ha dato nel battesimo a noi che, se per disgrazia si fosse perduta, la si riacquista per mezzo della confessione. E poi la si alimenta.
E siccome il bambino per crescere ha bisogno del pane, cioè del cibo, così il Padre celeste ha voluto che suo Figlio si facesse nostro pane. Il Figlio di Dio si è incarnato per morir sulla croce e per diventare il nostro pane: «Io sono il pane disceso dal cielo»1. Quindi è l'alimento proprio. Sapessimo il valore di una comunione! Questa grazia di... Non solamente chiedere: «dà a noi il pane quotidiano»2 e riferirsi alla minestra o al pane che vien dal fornaio. Il pane quotidiano è l'Eucaristia per l'anima. In noi ci son due esseri, in certo modo, e cioè: c'è l'uomo e poi c'è il cristiano, c'è il religioso. Vi è, non soltanto, quindi, quello che alimenta l'uomo materialmente, il pane quotidiano, ma l'alimento dell'anima.
Oh, la comunione! Quanto importa una santa preparazione e quanto importa un ringraziamento per cui viene fatta la digestione; non solamente mangiare, ma digerire. E quindi sant'Alfonso voleva che il ringraziamento durasse mezz'ora. Perché, che cosa significa digerire? Ricevere la comunione è portarla in noi, ecco. Però il pane che si mangia se non si digerisce non si cambia in sangue, non nutrisce, allora, non nutre le ossa, non nutre i nostri corpi, in sostanza. Sì, allora ci vuol la digestione e, dopo mangiato, o ci vuol la ricreazione per digerire o ci vuole il riposo per digerire, ecco; La digestione. Non soltanto portar Gesù nel banco, ma digerirlo. Cosa vuol dire? Gestione vuol dir: portarlo. Ma digestione vuol dire trasformarlo in nostro sangue, Gesù; non nel sangue fatto di elementi naturali, materiali, ma il sangue spirituale. E cioè, allora si alimenta la fede nell'anima, si alimenta l'amore nell'anima, l'amor di Dio; si alimenta la dedizione, il compimento, cioè, della volontà di Dio, l'abbandono in Dio, il lasciarsi dominare e guidare dal Signore, sì. Molte comunioni che son buone hanno un frutto che vale, ma può essere anche limitato. Se si dà abbastanza tempo al ringraziamento, allora ecco l'alimentazione è più perfetta, il cibo che si è preso viene cambiato in noi e noi siam cambiati in Gesù. Mangiando la carne, ecco, questa carne materiale che vien dal macellaio, questa carne materiale alimenta la nostra carne. Le carni di Gesù alimentano la nostra anima: Caro mea vero est cibus3. La mia carne è veramente cibo. Perciò grande importanza alla comunione e ai sacramenti della confessione e alla Messa, perché lì la grazia del Signore viene aumentata.
Oh, questo è il primo modo con cui si alimenta e cresce la santità: i sacramenti, la Messa, comunione, confessione. E l'abbiamo anche ricevuto, la cresima, e riceveremo anche l'Olio Santo, piacendo a Dio. Oh, questo è il primo modo di santificarsi e quindi lo sviluppare la grazia che abbiamo avuto nel battesimo.
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Secondo mezzo: il merito, gli atti meritori. E quali sono gli atti meritori? Sono le opere buone che facciamo, che piacciono a Dio.
Questi meriti, come vengono formati, come li acquistiamo?
Merito vuol dire aver diritto a un premio, cioè la ricompensa eterna, se l'opera è buona. Ma uno può anche meritar l'inferno, perché il merito è la ragione o la relazione che vi ha fra un'opera e la sua ricompensa; se l'opera è buona ha diritto a una ricompensa: paradiso; ma se l'opera è cattiva, ecco ciò che ha meritato: il castigo.
Dobbiamo accrescer la grazia, in secondo luogo, per mezzo dei meriti: esercizio delle virtù, di qualunque opera buona, dal mattino in cui uno comincia la sua giornata, si alza e attende alle sue cose, va con l'obbedienza alla meditazione, alla Messa; poi attende ai suoi uffici, all'apostolato, fa le ricreazioni e poi tutto il resto, il complesso della giornata osservando la povertà, la castità, l'obbedienza.
Queste opere fatte in grazia di Dio, con retta intenzione, queste opere buone meritano: premio. Chi, invece, o non fa il bene in grazia di Dio, che allora non merita, oppure se commette peccati merita i castighi. Le nostre azioni o guadagnano merito, premio, oppure ci guadagnano un castigo, una volta che uno è cristiano, una volta che uno ha ricevuto la grazia.
Adesso valorizzare le azioni e cioè: tutto il giorno noi possiamo accrescere, sviluppare quella grazia che abbiam ricevuto nel battesimo e che è alimentata nei sacramenti, nella Messa. La grazia aumentata per mezzo delle opere buone.
Le opere buone, quali sono? Osservare i voti, osservare le Costituzioni, fare l'obbedienza, compiere gli uffici che son dati, i doveri dello stato, in sostanza, eh, sì. Abbiamo così l'aumento dei meriti quando le opere buone son fatte in grazia e con retta intenzione.
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Adesso una cosa un pochettino più delicata, ma che è necessario pure considerare. Questo: come un'opera buona, anche con retta intenzione, fatta da due persone, può aver diverso valore di merito. Dipende da due cose:
[Primo:] avrà maggiore merito l'opera quando è fatta con molto amor di Dio. E, chi ne ha poco, chi ne ha molto. Quando la intenzione è rettissima? Quando tutto si fa per il Signore, ecc., si fa tutto per il paradiso, si fa come preparazione alla comunione del giorno seguente. Dall'amore con cui l'opera si fa: per Dio, solo per Dio, non solo retta intenzione, ma purissima intenzione.
E la più pura delle intenzioni è la gloria di Dio, che è l'intenzione perfetta, perché è amore perfetto cercar la gloria di Dio; lì sta, non in qualche piagnisteo, o qualche lacrima, così, di commozione. Sta nel cercar la gloria di Dio, ciò che è più retta intenzione, ciò che costituisce l'amore perfetto a Dio. E' vero che anche il perfetto può essere perfettissimo o soltanto perfetto, ma in sostanza è amore e, l'amore perfetto verso Dio: cercare la sua gloria.
Quando si dice l'Atto di carità bene, è l'atto perfetto; quando si fanno le lodi al Signore, supponiamo il Benedictus, il Te Deum, il Magnificat, ecc., quando si dicono, si recitano proprio per la gloria di Dio, per ringraziamento a Dio dei benefici ricevuti, allora l'amore è perfetto. Quindi le opere buone possono essere di maggior merito o di minor merito. Di maggior merito, prima se c'è l'intenzione retta, cioè, c'è l'amor di Dio, cioè se son fatte proprio per amore del Signore, non perché vogliamo farci vedere, non perché vogliamo evitare sgridate, non perché vogliamo stare indietro dagli altri, non perché quella cosa ci piace. Ma è perché piace a Dio e la facciam per la sua gloria. Quello è uno dei coefficienti, cioè, operare per purezza d'intenzione, cioè per amore di Dio.
Massimo amor di Dio: cercare con purezza la gloria di Dio.
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Secondo: l'opera buona ha dei meriti secondo il capitale della grazia che già c'è. Questo non è difficile, poi eh? Le parole sono un po' difficili, così, a prima vista, ma non lo sono in realtà.
L'opera buona, supponiamo quella che fate adesso stando alla predica, merita per tutte ugualmente? cioè uguale premio in paradiso? No, non è così. Ho già detto prima: secondo l'amor di Dio che uno ha. E può essere che un'anima guardi solo di farsi santa, non gli importa molto di Dio, della sua gloria. E' vero che l'intenzione che ha è già molto buona, cioè di farsi santa, ma ultima e più perfetta intenzione: farmi santa per dar maggior gloria a Dio, e cioè, operare per la gloria di Dio.
Ma, seconda cosa: secondo il capitale di grazia che ognuno ha. Supponiamo che un'anima abbia 100 di grazia, capitale, come uno che ha un capitale in tasca di 100 lire o 100 mila lire o 100 milioni. Ecco un'anima può avere 100 mila lire o 100 lire o 100 milioni. Ora, l'opera buona che si fa, moltiplica, per cui se uno ha cento e moltiplica per due, per cinque, per dieci; ecco, se moltiplica il cento per due fa duecento, ma se moltiplica 200 milioni, cioè di tanta grazia che ha già, di cento milioni, moltiplicando per due, con la sua opera buona, fa 200 milioni.
Quindi l'accrescimento della grazia in Maria, la grazia straordinaria che Maria ebbe nella immacolata concezione, moltiplicata per ogni sua buona azione: ogni preghiera, ogni atto di uniformità alla volontà di Dio, ecc., quanta allora era la grazia che guadagnava, quanto cresceva in santità per ogni atto buono, Maria.
E così, anime che adesso son già arrivate a un certo grado di santità, anime che han già 20 anni, 30 anni di vita illibata, di vero amor di Dio, di vera osservanza religiosa. Ogni azione moltiplica il capitale di grazia che già hanno.
Quindi il valore del merito sempre dipende:
[1.] dall'intensità dell'amore con cui si fa l'opera;
2. dal capitale di grazia che ogni anima già ha.
Quell'anima ha già servito il Signore per 50 anni. Oggi, cioè, ieri, abbiam celebrato la festa di sant'Alfonso Maria dei Liguori1; a 90 anni, quale capitale di grazia che aveva. E allora, sopportare quei malanni che riguardavano la sua salute, come restava moltiplicata la sua santità, cioè moltiplicati i suoi meriti, il valore delle sue azioni.
Perciò, non soltanto guardiamo di fare il bene, ma guardiamo di farlo con amore intenso; e secondo, crescere questo capitale di grazia.
Con ogni azione si cresce, con una azione buona fatta per il Signore. E domani con le stesse opere che hai fatto oggi, moltiplicando, hai molto di più; e c'è l'opera stessa, diviene di maggior merito, c'è il moltiplicatore. E del resto tutte sapete che cos'è la moltiplicazione e cosa vuol dire moltiplicando, che sarebbe, per esempio, il 100, il 100 milione di grazia, e il moltiplicatore che può essere il due, questa minima azione che hai fatto: ti sei chinata per terra a raccogliere quello spillo o quella carta perché sporca, far pulizia in sostanza. I tesori di grazia che possiamo accumulare!
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Oh, vi sono persone le quali dicono: "Io ho sempre i medesimi difetti". E quali sono? E portano l'esempio di qualche difetto. Eh, giusto. Però, non è tanto insistere sopra un punto in cui vediamo che noi non riusciamo a vincere; è una cosa, magari, in sé, da nulla; ma il cuore è così attaccato o è così, ci sembra, che quell'opera debba essere fatta in quella maniera o perché siamo attaccati a quella certa idea, ecc. "Ho sempre i medesimi difetti io, non vado mai avanti". Non fare così. Cresci nell'amor di Dio, lascia stare il difetto, lavora per l'amor di Dio e allora passi avanti senza che tu vinca quel difetto che ti sembra insormontabile e tutto si cambia in amore, e poi la vittoria vien da sé.
Santa Teresa1 diceva, appunto, che si era infastidita lì per qualche cosa e che non riusciva mai a vincere. Ma non prender le cose di mira, cresci nella fede, fa' il tuo proposito sulla fede. "Ma io sono un poco invidiosa". Cresci nella fede, cresci nella speranza, cresci nella carità. Prendi questo indirettamente, vai avanti, quello sarà assorbito, verrà da sé la vittoria. Perciò, quella ragione: "Ho sempre i medesimi difetti", non ti devono scoraggiare, cioè, bisogna prendere la strada giusta per vincere, per superare.
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Ultima cosa: la santità consiste solo nella conformità al volere di Dio. C'è una sola santità e sta nella conformità al volere di Dio. Che ciascheduno faccia la volontà di Dio. Conformità al volere di Dio.
Ma come si dimostra questo, se siam veramente conformati al volere di Dio? Espresso nel continuo ed esatto compimento dei doveri di stato.
Ora, ecco: siamo noi sempre conformati al volere di Dio? Questo si deduce, si prova col continuo, esatto compimento del volere di Dio. Ogni ora, ogni giorno, ogni mese, ogni anno, tutti gli anni: esatto e continuo compimento dei doveri di stato. E se sei una cuoca, e se sei invece una sarta, e se sei invece una pittrice o se sei invece in un Centro di diffusione o se devi far scuola o sei una scolara: la santità è la conformità al volere di Dio. E il volere di Dio è veramente seguito quando, "con esattezza", riguarda la vita religiosa, riguarda l'apostolato, riguarda le cose comuni, riguarda tutto il complesso delle azioni che passano davanti e si compiono gradatamente.
Oh, allora, ecco: la santità consiste nello sviluppare la grazia battesimale. Si sviluppa mediante i mezzi di grazia:
- primo mezzo di grazia che sono i sacramenti: confessione e comunione, Messa;
- secondo, col merito.
Il merito sarà tanto più grande quanto noi facciamo le cose per amor di Dio, specialmente per la sua gloria; e secondo, se già abbiamo un grosso capitale di meriti, si moltiplica con la nuova azione.
E tuttavia, per esser certi che noi camminiamo in Dio, che siamo conformati al volere di Dio, che siamo sicuri sulla via della santità e che non è un'illusione: quando adempiamo continuatamente ed esattamente i doveri di stato.
Oh, il Signore vi benedica tanto, specialmente riflettendo in questo. Santità! Santità! Avanti! Quella grazia che era come un granello messo nel nostro cuore nel battesimo, che venga una grande pianta: la santità. E sarai come un albero piantato vicino alla corrente delle acque, il quale albero si allargherà nei suoi rami, metterà le foglie, metterà i fiori e porterà tanti frutti1. Avanti in questo. Non però fermarsi a troppe minuzie che possono un po' far perder tempo. Le grandi cose: obbedienza, supponiamo, specialmente lo spirito di fede, l'amor di Dio, la speranza.
Sia lodato Gesù Cristo.
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1 * Nastro 53/f (= cassetta 111/a). - Per la datazione, cf PM: «Questa sera alcuni pensieri che possono giovare per gli Esercizi». «Ieri abbiamo celebrato la festa di sant'Alfonso». «Quando riceviamo il battesimo si forma in noi un organismo spirituale... la prima vita il bambino, figlio dell'uomo» (cf PM in c141). dAS 3/8/1962: «Andato [il PM] ad Ariccia per predicare gli Esercizi (Ist. Regina Apost. e PD)». - VV: «PM. Esercizi Ariccia, 1-9 agosto 1962».

2 Gv 6,44.

1 Cf Gv 6,51.

2 Cf Mt 6,11.

3 Gv 6,55.

1 S. ALFONSO MARIA DE' LIGUORI, Dottore della Chiesa (1696-1787).

1 S. TERESA DI GESU', Dottore della Chiesa (1515-1582).

1 Cf Sal 1,3.