Beato Giacomo Alberione

Opera Omnia

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5. CAUSE MERITEVOLI DI PURGATORIO

Esercizi Spirituali (7-15 marzo 1962) al gruppo formazione delle Pie Discepole del Divin Maestro.
Ariccia, Casa Divin Maestro, marzo 19621

Gli Esercizi Spirituali sono sempre una grande grazia, la grazia centrale dell'anno, la grazia, cioè, che serve per noi a rivedere il passato, a sistemare il presente e, dare lo sguardo, provvedere al futuro. Una tappa, una piccola fermata di otto giorni per ristorarsi, per orientarsi, per aumentare la grazia ogni anno. Lì è il centro dell'annata per il lavoro spirituale, come il centro liturgico dell'annata è sempre la Pasqua in cui si compie il mistero della redenzione. L'Avvento, il Natale, la Quaresima, sono preparazione alla Pasqua. E poi il tempo che segue è praticare, è, cioè, compiere quello che è necessario perché la redenzione si utilizzi in noi, la redenzione sia partecipata alle anime nostre.
Punto centrale dell'anno per il lavoro spirituale. Ogni volta che si fan gli Esercizi, quindi, un tempo preziosissimo, quello degli otto giorni.
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Però, una buona parte di voi, fate quest'anno un corso tutto particolare, di importanza speciale, sì, perché segna una data importante della vita. E c'è da considerare le grazie dal momento in cui il Signore ci ha creati fino ad ora: la nascita, il battesimo, il Signore che ci ha fatto cristiani, il Signore che ci ha condotti nella vita religiosa e la serie dei benefici che si sono ricevuti dal Signore fino all'entrata nell'Istituto. Poi quello che dall'Istituto si è preso, si è avuto e quindi la maturazione per una decisione importante per entrare nel campo dell'apostolato. Quindi il periodo che ha preceduto. Poi lo sguardo a tutto il futuro. E, in un certo senso, sono gli Esercizi della vita, più che gli Esercizi di un anno. Allora, voi vi siete preparate bene, voi vi portate con umiltà e fiducia.
Tanta umiltà, sì: «Signore, abbi pietà di me che son peccatore»1. Queste [le] parole del pubblicano che stava inginocchiato al fondo del tempio e non osava alzare lo sguardo credendosi indegno e si picchiava il petto. Ecco l'umiltà la quale assicura la grazia; ecco la preghiera che sale gradita al Signore e, nello stesso tempo, la fiducia: «abbi pietà di me». E ritornò a casa giustificato, cioè, santo.
Fiducia, perché se voi avete aspettato il corso di Esercizi - già un bel merito - è una preparazione, se l'avete aspettato, questo corso. Ma Gesù, lui le ha preparate le grazie per ognuna. Non è come si va a tavola e vi è una minestra comune. Gesù ha preparato proprio il cibo particolare per ciascheduna anima. Ognuna di voi può dire: per me; con delicatezza me l'ha preparata la grazia che mi è necessaria, i lumi, i richiami, gli incoraggiamenti, le comunicazioni, le parole di intimità; tutto ha preparato.
Ora son già passati alcuni giorni e avete fatto le meditazioni più fondamentali.
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Per la religiosa, d'importanza grande è la meditazione sul purgatorio. E adesso consideriamo un momento le cause per cui l'anima religiosa può essere un giorno con dei debiti, presentandosi a Dio, con dei debiti col Signore e ancora, allora, da poter soddisfare e dover soddisfare.
Cinque sono le cause principali per cui le persone religiose specialmente possono cadere in purgatorio e quindi di dovere ancora attendere il momento di ingresso nella beata eternità, ancora dovere attendere, una attesa più o meno lunga.
Prima causa: quando, cioè, si manca riguardo alla penitenza dei peccati passati.
Si sa bene che, confessandosi, se veramente c'è un dolore imperfetto, almeno sufficiente, e anche quando vi è un dolore più buono, cioè, migliore, non sempre tutta la pena dovuta al peccato vien rimessa. Occorrerebbe un dolore intensissimo, sì, un dolore quale ebbe il buon ladrone sulla croce: «Signore, ricordati di me quando sarai nel tuo regno»1. Riconobbe i suoi torti. E allora subito l'indulgenza e quindi l'assoluzione generale togliendo anche la pena: «Quest'oggi sarai con me in paradiso»2. Ecco, non in purgatorio.
Ci sono dei pentimenti di persone che sono state molto cattive, come era stato questo buon ladrone, eppure hanno un dolore, talvolta, così perfetto che basta a scancellare anche il purgatorio. Quante volte san Giuseppe Cafasso3 andando ad assistere i condannati alla forca faceva loro coraggio dicendo così: Oh, per i ladri, per gli omicidi, vedete, neppure il purgatorio. Ma pentitevi bene e il vostro passaggio all'eternità sarà la chiusa di una vita cattiva e sarà l'ingresso a una vita felice. Il dolore.
Persone che pensano assai come dire, accuse minute, e poi dopo, anche quando hanno fatto ciò che loro era possibile, non sono ancor tranquille, perché si preoccupano dell'accusa. E va fatta l'accusa dei peccati gravi, il loro numero, le circostanze aggravanti, ecc., ma ciò che più importa è il pentimento. Perciò, un dolore vivissimo.
Ma noi siamo abbastanza sereni e persuasi che non è rimasto niente da soddisfare o di pena o di colpa riguardo ai peccati della vita passata? Dolore vivissimo specialmente nella confessione degli Esercizi, poiché il peccato ha la colpa, ma anche la pena, o la pena che è da subirsi quaggiù o la pena da subirsi dopo morte. Allora occuparsi e preoccuparsi del pentimento che sta in quell'atto di amore a Dio che abbiamo offeso o, almeno, in quel pentimento del peccato perché abbiam meritato i castighi.
Nell'Atto di dolore vi son le due espressioni: «perché ho meritato i vostri castighi» - e questo indica il dolore imperfetto - e «perché ho offeso voi infinitamente buono e degno di essere amato sopra ogni cosa» - indica il dolore perfetto -. Curiamo il più perfetto e non solo il perfetto, ma il più intenso perfetto.
E poi facciamo penitenze volontarie, sì. E se è la lingua che ha mancato, e questa lingua taccia o parli meglio e parli a tempo. E se è il cuore che ha mancato, il cuore detesti i suoi sentimenti di orgoglio, di invidia, ecc. Fare, cioè, la penitenza in questa maniera: compiere quello che è contrario a ciò che si è fatto prima. Se ha mancato l'occhio, se ha mancato l'udito, se ha mancato il tatto, se ha mancato la fantasia, il cuore, la mente, la volontà, [fare] il contrario di quello che si è commesso peccando, ecco. Penitenza, dunque, e nel tempo di quaresima specialmente, senza che si debba guastare la salute, ma il pentimento che nasce dall'amore. «Le son rimessi molti peccati perché molto ha amato»4. Amore perfetto.
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Secondo: pericolo di andare in purgatorio per venialità.
Venialità quando si tratta di vero consenso, di vera avvertenza, sì, che può essere una venialità di pensiero, pensiero di orgoglio, pensiero contro la carità, contro l'obbedienza; che può essere di cuore, quella venialità, e può essere un pensiero di invidia, rancore; può essere anche la tiepidezza. Ma la tiepidezza bisogna considerarla a parte. Peccati di lingua, peccati di azione, di opere; sì, venialità. E quando non è avvertita, non c'è consenso, non c'è peccato. Ma specialmente [quelle] abitudini di certe venialità che non ci si impegna in qualche maniera a emendarci, sì. E così continuano e si va avanti negli anni. Il peccato veniale. Difficilmente la religiosa ha da preoccuparsi, quindi, dell'eterna dannazione. Ma del purgatorio?.
Oh, diceva nella sua preghiera come apparecchio alla morte il santo Giuseppe Cafasso: Non ti domando la grazia di evitare il purgatorio, tanto per il timore delle pene, quanto perché vorrei amarti subito come si ama in paradiso, o Signore, giacché ti amo così poco sulla terra, che almeno entri nella intimità e possa incominciare ad amarti subito senza perdere un istante di tempo dopo che la mia anima sarà spirata1.
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Terza causa per cui si può andare in purgatorio, ed è più generale: la tiepidezza.
Tiepidezza: quando non si è né caldi né freddi, ma si è in mezzo, non così da meritarci molti rimproveri, ma neppure da meritarci l'approvazione di Gesù; non si può dire che si è distaccati da Gesù per causa del peccato grave, no, ma, tiepidezza. E la tiepidezza non proibisce la comunione, ma toglie, riduce il frutto, toglie in parte, riduce il frutto della comunione. La tiepidezza non porta all'inferno, non merita la condanna all'inferno, ma al purgatorio, sì. Il peccato grave crea certi rimorsi per cui l'anima, spesso, rientra in se stessa e sente il pentimento. La tiepidezza, tante volte, eh! continua, continua e, a un certo tempo, neppure si sente che l'anima non è strettamente unita a Dio, non ha quelle comunicazioni intime col Signore. Sì, tiepidezza: «Perché non sei né caldo né freddo, io ti rigetto»1, ecco.
La religiosa tiepida è qualche cosa di insipido, qualche cosa che Gesù sopporta, sì, sopporta, ma è proprio qualche cosa che fa soffrire il suo cuore, la tiepidezza, perché egli ci ama smisuratamente. Il suo cuore ama la religiosa, l'ha chiamata a sé, l'ha fatta sua sposa, e questa che mostra tanta indifferenza, freddezza: purché eviti l'inferno e il fuoco, non si preoccupa del disgusto che reca a Gesù. Scuotere la tiepidezza.
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[Quarta causa:] poi si può andare in purgatorio per attaccamenti, ancora.
Attaccamenti a certi gusti, certe soddisfazioni, le quali, per sé, non sono gravi, ma modi di vedere, attaccamenti alle proprie idee: pensare diversamente e poco stimare quello che è detto, quello che è stabilito; considerare ognuna come inferiore, sentirsi superiori alle altre, interiormente; piccoli atti di curiosità; piccole soddisfazioni alla pigrizia, alla golosità, alla sensualità; ritardi nell'osservanza; lentezza nel compiere quello che viene assegnato o di ufficio o dei doveri ordinari. Si, attaccamenti. E poi possono essere ancora a persone e a cose nostre eccessivamente attaccati, preoccupati della famiglia in senso che non è da religiosi. E allora, piccoli strappi alla povertà, piccoli strappi al voto dell'obbedienza. La persona va avanti né contenta, né scontenta, ma vive in un sentimento e in una condizione per cui non gusta tutta la bellezza della vita religiosa, sì, non gusta tutta la bellezza, non ama né Dio, né il mondo, è divota del proprio egoismo, vive tanto di egoismo, attaccata a se stessa e neppure pensa, negli Esercizi, a esaminarsi su certi punti perché tanto, su quei punti lì, non ha intenzione di far diverso, no. Il Signore le chiederà questo, le chiederà quello, essa è disposta a rispondere su certi punti, ma su altri, no.
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[Quinta causa.] difetti che si portano sino alla tomba. Ma si dirà: "E non si possono correggere tutti i difetti". Certamente. Si morirà con dei difetti come son morti con difetti i Santi. Però, ciò che importa è di detestarli e di combatterli, così a poco a poco, si ottengono due effetti: di commetterne di meno e commettere dei difetti meno gravi. Sono ancora difetti che costituiscono soltanto venialità, ma vi è il difetto che può essere più intenso e altro meno intenso. E quando si porta avanti, per anni ed anni, un certo sentimento il quale suona avversione all'ufficio, suona giustificazione in tutto: "Io non posso far diversamente; questo è il mio carattere; questa è la mia abitudine; se piace a loro, piaccia, e se non piace, io non so fare diversamente". Quel non accettare le correzioni, i richiami; quel lasciare continuamente dire al confessore, ai predicatori e alle madri, ecc., senza dare l'importanza che le cose meritano, allora: dormiunt cum eo in pulvere1: difetti che finiscono col dormire con noi nella polvere del sepolcro. Combattere. Sì, la buona volontà, la lotta, è segno di amore. Quando uno combatte i suoi difetti, ecco, e ha volontà e si sforza e prega e detesta, e poi la guerra che dichiara a certi difetti la continua, questo è segno di amore, è segno di fervore.
Facciamoci, quindi, queste domande: come potremo trovarci noi, al giorno in cui chiuderemo gli occhi per sempre alla luce di questo mondo? E come li apriremo gli occhi alla luce dell'eternità? Che cosa ci farà vedere, come ci illuminerà l'ultima candela che verrà accesa accanto al nostro letto o per l'Estrema Unzione o per l'assistenza durante l'agonia? Esame.
Sì, che presto passati da questa vita, si vada a ingrossare il numero delle vostre sorelle che già vi attendono lassù, entrare a partecipare a quei canti eterni delle vergini: Iesu, corona virginum2: Gesù, corona dei vergini.
Sia lodato Gesù Cristo.
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1 * Nastro 50/c (= cassetta 105/a). Per la datazione, cf PM: «Gli Esercizi Spirituali sono sempre una grande grazia... Però, una buona parte di voi fate, quest'anno, un corso tutto particolare... perché segna una data importante della vita (...). Ora sono passati alcuni giorni e avete fatto le meditazioni più fondamentali». In dAS si legge che «il PM è andato ad Ariccia per predicare alle PD, giorni 11, 12, 14 (due prediche) e giorno 15». - VV: «PM. Esercizi per le novizie, (ecc.), Ariccia, 7-15 marzo 1962».

1 Cf Lc 18,9ss.

1 Lc 23,42.

2 Lc 23,43.

3 S. GIUSEPPE CAFASSO (1811-1860).

4 Lc 7,47.

1 S. GIUSEPPE CAFASSO (1811-1860). La sua Raccomandazione dell'amma si può leggere in Sacerdote, ecco la tua meditazione. Opera Omnia del sac. G. Alberione, n. 3 (Alba, EP 1975) numeri marginali 419-421.

1 Cf Ap 3,16.

1 Gb 20,11.

2 Liber Usualis Missae et Officii, Commune Virginum, Hymnus in I et II Vesperis.