Beato Giacomo Alberione

Opera Omnia

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7. IL POSTULATO*
Articoli: 32 - 46

Come proporre la vocazione paolina

[In questi giorni di Esercizi] si può fare anche così: un giorno la Via crucis e l'altro giorno il rosario intiero [nel parco], nella parte opposta, vi sono pure i piloni con la rappresentazione dei singoli misteri del rosario.
Si dice qualche volta questo, che sottopongo a voi, non essendo [io] abbastanza sicuro di quel che sento, e cioè che certe volte, trovando una figliuola che vuole consecrarsi al Signore, la [si] spinge troppo verso una parte, verso un Istituto, e precisamente verso il vostro, mentre [la giovane] forse mostrerebbe tendenze o per le missioni o per la vita claustrale o per le opere caritative, ecc. Non siamo noi che diamo la vocazione: è il Signore che la dà, e ogni persona ha la legittima libertà per la scelta del suo stato. Tuttavia non è spingere soverchiamente il presentare i beni che vi sono nell'Istituto delle Figlie di San Paolo, farli conoscere perché, se non ne hanno conoscenza non possono fare il confronto con altri istituti.
Fondamentalmente ciò che importa è di volersi dare a Dio e darsi intieramente. Se poi si aggiunge la seconda vocazione, [quella] dell'apostolato, allora c'è una duplice vocazione. Voi sapete che ci sono tre vocazioni: la vocazione alla vita religiosa in genere; la vocazione all'apostolato per quelle figliuole che intendono di abbracciare un apostolato; e poi c'è la vocazione sacerdotale la quale è propria di coloro che sono destinati a [diventare] ministri di Dio. Voi avete una doppia vocazione, e cioè alla vita religiosa e alla vita di apostolato, quindi un duplice ordine di grazie e un duplice ordine di meriti; perciò è saggezza far risaltare1 la bellezza della vocazione paolina.
Ricordano le suore più anziane che tante volte, ripetevo questa frase: Quando un Istituto è fervoroso attira a sé le vocazioni. Quando invece un Istituto decade un po' dal fervore, le vocazioni diminuiscono, oppure entrano vocazioni di minore qualità. Ecco, anche da questo si può misurare un po' il grado di fervore, di calore spirituale, soprannaturale che c'è nell'Istituto: se vedete diminuire le vocazioni, o se le vedete salire di qualità e di numero, potete giudicare [del fervore], o viceversa [della Congregazione]. Molte volte si è notato che erano più le suore della propaganda che attiravano le vocazioni, tanto era il loro buon comportamento nell'apostolato di casa in casa. Quindi le figliuole che sentivano un'attrattiva verso il Signore, facilmente si inclinavano a chiedere l'ammissione nell'Istituto delle Figlie di San Paolo.
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Godere del progresso della Congregazione

Occorre dire un'altra cosa, ed è questa: quando io ero giovane chierico, parecchie materie di studio non entravano nei programmi, ad esempio, quasi nulla si studiava della Sacra Scrittura, scienze invece che adesso sono prescritte e che ai nostri chierici vengono insegnate, perché i tempi progrediscono. E allora che cosa deve fare chi è diventato vecchio e non ha appreso quella materia? Deve forse non voler ascoltare le istruzioni che vengono date da sacerdoti giovani che ora hanno fatto quegli studi, quegli studi ai quali noi li abbiamo mandati? Affatto! Dobbiamo rallegrarci che altri ci superino. Non dobbiamo avere la pretesa di tenere le persone in inferiorità, ma lasciare che esplichino i talenti che il Signore ha loro dato. E la superiora non si opponga con parole. Certo, bisogna che sia eliminato l'orgoglio nelle giovani, ma bisogna che ci sia anche l'umiltà nelle superiore: siano pronte a sentire tutto, e se c'è da correggere, si correggerà. E se c'è da incoraggiare, si incoraggerà. Miriamo alla gloria di Dio, non miriamo al nostro sciocco onore, alla sciocca superbia che non piace né a Dio né agli uomini.
Anche nei modi di fare la propaganda naturalmente l'Istituto ha progredito, e allora occorre sentire anche quelle suore che sono venute dopo, che sono più giovani. Le anziane hanno già più merito e hanno fatto la propaganda, la diffusione, il loro apostolato come potevano in quel tempo in cui l'hanno imparato e praticato. Ora che hanno più merito, siano condiscendenti con le giovani che hanno imparato cose e modi e organizzazione migliore. Ci sia l'umiltà da ogni parte.
In generale bisognerà senz'altro dare più istruzione alle superiore. Io vado volentieri alla soluzione dei casi di morale, alle questioni bibliche e liturgiche, questioni che vengono trattate e risolte dai miei sacerdoti più giovani. Così si impara!
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Ammissione delle aspiranti

Ora continuiamo con le Costituzioni. Siamo all'art. 31 e siccome avete tutte le Costituzioni, nella giornata, bisognerebbe che arrivaste a leggere e a tener presenti le cose che si leggono e si notano dall'art. 31 all'art. 46. Dobbiamo andare avanti perché non ci manchi il tempo alla fine.

Art. 32. Con le aspiranti e coi loro genitori o tutori, si devono stabilire chiaramente le condizioni:
1. Circa il corredo…
2. Circa le spese del vitto, vestito, abito religioso…
Art. 33. Per gli altri beni che l'aspirante portasse con sé, non richiesti per le spese di cui nell'articolo precedente, e costituenti beni patrimoniali dell'aspirante stessa, si osserverà a suo tempo quanto prescrivono gli articoli 77-80.
Art. 34. Ad ogni aspirante, quando viene ammessa, si deve far presente che, per qualunque motivo lasciasse la Congregazione o ne fosse dimessa, nulla potrà esigere per utili recati o lavori compiuti, sia come aspirante o postulante, sia come novizia o professa. Questa condizione si intende accettata anche da parte dei loro legali rappresentanti, per il solo fatto di entrare nella Congregazione, ed anche a tutti gli effetti civili e di fronte ai terzi. Le Superiore però devono con prudenza prendere le misure necessarie per evitare ogni possibilità di rimostranza o lite civile contro la Congregazione, in caso di uscita; a questo scopo si esiga un documento scritto, firmato dall'aspirante stessa e dai genitori o tutori, se è minorenne, da conservarsi nell'archivio. Raggiunta poi la maggiore età questo documento dovrà essere rinnovato.

Con le aspiranti bisogna sempre fare la trattativa chiara: la persona, per tutto quello che farà in Congregazione, come aspirante, novizia, o professa, non deve e non può pretendere dall'Istituto nulla di ricompensa o di pagamento per il lavoro fatto. Sì, poiché si intende sempre che l'aspirante riceva un gran bene nell'Istituto, e se diventerà religiosa ha il dovere di contribuire alla Congregazione. In qualche nazione è necessario mettere questo per scritto e farlo firmare dai parenti stessi. Ciò succede di più per la parte maschile, ma proprio la settimana scorsa una ex Figlia di San Paolo è venuta a farmi le ragioni: In fin dei conti, ho lavorato cinque sei anni, ecc.. E, ma tu hai anche letto le Costituzioni come sono. Del resto questo è Diritto canonico, ed è anche diritto naturale perché si suppone che la suora perseveri e domani possa esser malata, e possa condurre innanzi la sua vita molto a lungo e aver poi bisogno di tanti servizi, e di consumare bene quello che da giovane aveva potuto lucrare col suo lavoro.
Da aggiungere anche che chi insisteva di più era il padre e la madre rispetto all'Istituto. Quindi si faccia la dichiarazione in carta bollata firmata dai genitori o dal tutore se non ci fossero i genitori.
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Ammissione delle postulanti

Art. 35. Non si ammettano le aspiranti al postulato canonico finché non sia constatata una adeguata preparazione intellettuale e morale, indole buona, idoneità alla vita religiosa e alle opere di apostolato della Congregazione.

«Adeguata preparazione intellettuale»: in generale, parlando dell'Italia, [si richiede che le aspiranti] dopo il corso elementare, abbiano superato l'esame delle medie, sia che lo facciano in casa con scuola ed esami pubblici, o vengano già con l'esame pubblico della terza media. Per ora la condizione è questa. Ma fra poco tempo ci sarà una riforma scolastica2 e allora ci regoleremo; ma intanto, in generale d'ora in avanti seguiamo questo: le cinque elementari e almeno le tre medie, forse sarebbe bene... basta così. Tanto più che capiranno di più tutto, non solamente per quello che riguarda una libreria, se vi saranno destinate, o la propaganda, ma anche per la stessa parte spirituale.
Riguardo alle altre nazioni: vi sono nazioni dove [le aspiranti] entrano già molto più istruite, e vi sono nazioni in cui entrano meno istruite di quanto ho accennato. E allora bisognerà supplire con scuole in casa per quanto è possibile.
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Art. 36. Il postulato è un periodo di prova e di formazione preparatoria al noviziato, affinché la candidata possa conoscere meglio lo spirito e le regole generali della Congregazione; e la Congregazione, esaminandone le disposizioni, le attitudini e l'indole, possa meglio giudicare della sua idoneità alla vita religiosa nella Congregazione stessa.

Dunque si usa fare la vestizione, e alla vestizione [segue] l'anno di preparazione al noviziato, che viene chiamato postulato.
Il postulato è il tempo in cui si riceve già una formazione più religiosa. Come aspiranti [si tende] a diventare migliori cristiane; il postulato [invece] prepara già alla vita religiosa, quindi ad essere le migliori novizie. Per questo occorrerà che duri circa un anno; si può prorogare, ma non oltre sei mesi.

Art. 37. Il postulato durerà un anno intero. L'ammissione al postulato, sua proroga, non oltre però altri sei mesi, e la dimissione di una postulante non idonea spetta alla Superiora maggiore, udito il parere del suo Consiglio.

Qui col nome di Superiora maggiore, non si intende la Superiora generale; ma in una provincia, la Provinciale che è maggiore rispetto alle [superiore delle] case singole.

Art. 38. Il postulato si deve fare nella casa del noviziato o in altra casa in cui sia in pieno vigore la disciplina secondo le Costituzioni, sotto la guida di una religiosa esemplare e competente.

Sì, perché abbiano dei buoni esempi. E con la grazia di Dio, poco a poco, man mano che si potranno fare le spese, le varie categorie di persone si terranno sempre più separate. Specialmente il noviziato sia messo in condizioni convenienti, e cioè [le novizie] abbiano la separazione dalle professe e dalle aspiranti in generale, man mano che le cose divengono possibili.
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Impegni della postulante

Le condizioni, quello che le postulanti devono fare e quello in cui devono prepararsi, sono scritti nell'art. 39.

Art. 39. Durante il postulato ogni candidata deve:
1. Sottomettersi con docilità alla disciplina religiosa e applicarsi alle pratiche di pietà, seguendo fedelmente gli esercizi della comunità.
2. Attendere alla conoscenza delle proprie disposizioni e attitudini, e alla correzione dei propri difetti.
3. Attendere allo studio delle regole principali e fondamentali della vita religiosa e delle presenti Costituzioni.
4. Attendere allo studio del catechismo nel modo adatto alla propria capacità, alla lettura e alla meditazione del santo Vangelo e della vita di San Paolo.
5. Iniziarsi allo studio e alle opere di apostolato proprio della Congregazione.

E la prima cosa dice: «Sottomettersi con docilità alla disciplina religiosa». Vedete, si è appena accennato nella conferenza antecedente, a quelle persone che hanno le idee fisse, queste sono proprio contrarie alla vita religiosa. Vedono le loro idee, che sono fisse, e se anche a mezzogiorno risplende il sole, loro dicono che è buio. Fisse, e non cambiano, e non c'è ragionamento che tenga. Questo è veramente contro la vita religiosa che è vita di obbedienza. Il primo voto, il principale, è il voto di obbedienza, osservando il quale, si osserveranno anche gli altri. Quella sicurezza di giudizio, quel pensare che solo il loro parere valga... e non cedono... e conservano anzi un cuore mal disposto per anni, e non si sa neppure come facciano a dire: «Signore, vi amo con tutto il cuore», mentre il cuore lo hanno fisso, intestardito nelle loro opinioni. Allora, la vita di società come potrebbe reggersi?
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Quindi insistere molto sulla docilità. Devo anch'io fare la distinzione che faceva un padre giorni fa tenendo una conferenza: Distinguete se c'è solamente l'obbedienza o se c'è anche la docilità. C'è l'obbedienza, quando alla fine fanno ciò che si è detto di fare. Perché? Perché altrimenti ci sono sgridate, altrimenti, pensano, contraddiciamo al voto. Ma la docilità è cosa più profonda: il cuore abbandonato in Dio, la volontà pronta a fare quel che è stato detto. E l'abbracciano sottomettendo il giudizio e i sentimenti: non solo eseguire, ma sottomettere il pensiero e il sentimento. Sì, docilità! Perché quando non si abbraccia proprio il pensiero e non si capisce bene il fine di una disposizione, anche se si eseguisce, è come una cosa fatta per forza, e non è cara a Dio, poiché il Signore ama coloro che sono pronti e fanno il suo volere.
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Doveri della Congregazione

Art. 40. Nella formazione delle postulanti non si trascuri l'educazione e la cultura umana e civile; anzi spesso si deve incominciare da questa, che deve però sempre essere informata da un fine soprannaturale, come migliore preparazione alla vita religiosa.

Qualche volta è molto importante, eh! bisogna vedere da dove vengono.

Art. 41. La maestra preposta alla formazione delle postulanti, ha il compito grave e delicato di esaminare e provare diligentemente le sue alunne, per conoscerne meglio le deficienze, le attitudini e la retta intenzione. Deve quindi opportunamente, nella forma e nel modo conveniente alla loro capacità, ammaestrarle negli obblighi della vita religiosa, affinché possano entrare nella Congregazione con più matura deliberazione e fermo proposito. Ogni tre mesi dia una relazione esatta, per iscritto, alla Superiora maggiore sulla condotta di ciascuna.

[La maestra deve] diligentemente conoscere le deficienze, le buone qualità, e possa quindi dare una relazione scritta circa il cammino delle postulanti.
Almeno ogni mese, nel ritiro mensile, le senta una per una. Alcune verranno più frequentemente, altre bisognerà un po' spingerle (cf art. 42). Questo già sempre si fa.
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Art. 43. Almeno due mesi avanti il termine del postulato, la Superiora o chi per essa, avvertirà l'Ordinario del luogo, affinché personalmente o a mezzo di un Sacerdote delegato, possa diligentemente e gratuitamente esaminare lo stato di volontà di ciascuna postulante, interrogando:
1. Se sia stata costretta o allettata ad entrare nella Congregazione.
2. Se conosce quello che sta per fare entrando nella Congregazione.

L'Ordinario deve mandare un sacerdote delegato e il suo ufficio è solamente questo: [indagare se la postulante] sia costretta o se entri liberamente in Congregazione, e se sa quello che in Congregazione dovrà fare. Questo è talmente necessario che l'art. 44 insiste:

Art. 44. Qualora una Superiora omettesse di informare l'Ordinario del luogo della prossima ammissione al noviziato, come prescrive l'articolo precedente, si ricordi che può essere punita secondo la gravità della colpa, anche con la privazione dell'ufficio, se le circostanze lo richiedono.
Art. 45. Oltre l'esplorazione della volontà da parte dell'Ordinario del luogo, a norma dell'art. 43, è dovere della Superiora procurare che le postulanti, prima di essere ammesse al noviziato siano esaminate diligentemente da religiose competenti circa la idoneità alla vita religiosa e alle opere di apostolato, la formazione intellettuale, e se conoscono sufficientemente il catechismo della dottrina cristiana.
Art. 46. Le postulanti, prima di cominciare il noviziato, fanno gli esercizi spirituali per otto giorni interi; e, secondo il prudente giudizio del confessore, facciano la confessione generale della loro vita passata.

È utile la confessione generale affinché dopo non si abbia più a ritornare sopra la vita passata, e avere sempre dei dubbi.
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Avvio alla spiritualità paolina

Bisognerebbe dire ancora molte cose circa lo spirito. La meditazione alle aspiranti conviene che sia sempre predicata, o è bene lasciar scegliere da loro il libro o che sia lasciata libera totalmente, così che facciano proprio da sé? Avviarle gradatamente [fino] ad arrivare a fare la meditazione anche da sé. Ma quanto più sono piccole, tanto più si devono guidare. E prima potrà essere una specie di meditazione totalmente predicata, poi gradatamente si lasciano dei momenti, alcuni minuti, fra un punto e l'altro per fare i riflessi, si invitano quindi a fare l'esame di coscienza, i propositi, a pregare, ecc. Gradatamente.
I libri che qui sono scritti3 come adatti per quell'età, li conoscete: Meditazioni per ogni giorno dell'anno; Maria nostra speranza; I novissimi…; Apparecchio alla morte; La scuola di Gesù appassionato; Imitazione di Cristo.
Circa la Messa: abituarle a seguire il Messalino e seguire il modo nostro di ascoltare la Messa. Così, press'a poco per la Visita: prima si guida totalmente, poi gradatamente si lascia un tempo libero perché possano dire al Signore cose proprie e recitare preghiere di propria scelta. In ogni modo ci siano però sempre i tre atti: lettura spirituale per l'aumento della fede, l'esame di coscienza per i propositi, e il rosario per la preghiera. Va bene poi esortarle a far la comunione spirituale. Più tardi, quando saranno professe, gioverà chiudere la Visita con la rinnovazione dei voti.
Tener loro delle conferenze almeno spiegando il Regolamento dell'aspirante4. Poi [ci siano] i colloqui, gli incontri spirituali tra la maestra e le singole. Gli avvisi non siano troppo insistenti, e non si trasformi la meditazione in un complesso di avvisi.
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Bisogna creare delle persuasioni. Viviamo in un tempo in cui si rende sempre più necessario il convincere, il persuadere. Così si dovrebbe fare nell'insegnamento del catechismo, e così si deve fare in tutto quello che riguarda la formazione delle persone, siano esse aspiranti, postulanti, novizie o professe temporanee: portare alla convinzione. Anzi, prima dare il catechismo e, dopo che il catechismo è stato appreso, quando già hanno superate le medie, dare dei principi conformi - tanto per spiegarmi - a quello che è la propedeutica rispetto alla teologia. Abbiano fatto appositamente quel libro che prepara all'insegnamento del catechismo5 e adesso vedo che in altre nazioni vanno seguendo pressoché lo stesso modo. Tuttavia abbiano tre ore al giorno di apostolato.
Ci sarà poi il galateo: abituarle all'ordine, alla disciplina, all'uso del tempo, alle virtù naturali e sociali e, in generale, all'osservanza dei comandamenti di Dio i quali, si sa, sono di legge naturale. Questo riguarderebbe particolarmente le aspiranti.
Quanto al postulato, si continua in quella medesima via: quindi la parte dello studio, la parte spirituale, la parte di apostolato, la parte di formazione umana. [Le postulanti] abbiano la libertà di corrispondere con le loro maestre e continuino quindi con loro i colloqui.
Quanto al catechismo bisognerà che sia organizzato in maniera che abbiano ad apprenderlo tutto. Ma questo dipende anche dal fatto che in una nazione il catechismo è organizzato in un modo e in un'altra nazione diversamente. Bisogna però che lo sappiano, comunque sia organizzato.
Ci sia dolcezza e fermezza, ma soprattutto il buon esempio.
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Le postulanti dovrebbero essere raccolte in una casa, [nella] casa di noviziato, perché se sono distribuite in varie case e si tengono lì allo scopo di accompagnare la suora in propaganda, dopo come possono essere preparate per entrare in noviziato? Almeno sei mesi prima, possibilmente - vi potrà essere qualche eccezione e in questo dipendete dalla Superiora generale - siano raccolte nella casa stessa del noviziato, se questa è sufficiente, o in una casa a parte, ma assieme. Non crediamo perduto il maggiore tempo che si impiega nel prepararle. Vale qui la risposta che ha dato una volta Pio XI6 a un superiore il quale domandava di abbreviare la preparazione alla professione. Pio XI lo lasciò parlare, poi con parola secca: «Piuttosto un anno di più che un giorno di meno!». Ne avrà da guadagnare tutto l'Istituto. Quanto maggiormente si prepara il personale, tanto più si guadagnerà in futuro, e cioè ci sarà più fervore, più perseveranza.
Su questo punto seguire quello che vien detto dalla Casa generalizia. Vi è nazione e nazione. Vi sono nazioni dove, in generale, vi è più robustezza di carattere, e vi sono nazioni in cui restano deboli anche di volontà, o per insufficienza di vitamine nel cibo, o per altro motivo; [qui] bisognerà dare alle postulanti una formazione più lunga, e quindi sottometterle alle prove che dimostrino se veramente c'è la vocazione.
In conclusione, chiedere al Signore, particolarmente nel giorno della Pentecoste, che ci illumini e che si possano assegnare come maestre delle aspiranti, delle postulanti e delle novizie, suore ben preparate, libere da altre occupazioni, così da potersi dedicare totalmente a quello che è l'ufficio principale dell'Istituto. È lì il cuore dell'Istituto. Perciò [pregare] che il Signore mandi alla Congregazione delle maestre capaci, generose, pie, comprensive.
E se in questi giorni si reciterà più volte il terzo mistero glorioso: la discesa dello Spirito Santo, ecco, si spera di ottenere forse un po' di più anche questa grazia.
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* 7. Ariccia, 18 maggio 1961. Reg.: A6/an 110a = ac 179a. Il titolo della registrazione è: “Durata e doveri del postulato”.

1 La voce dice: «risultare».

2 All'inizio degli anni Sessanta in Italia si è esteso l'obbligo scolastico alla scuola media.

3 Il Fondatore segue un testo con indicazioni scritte. Quasi certamente ha davanti un foglio dal titolo “Programma-Guida per letture spirituali e meditazioni”, in cui vengono elencati i libri per ogni tappa formativa. Il programma fu pubblicato in SP, 6-7 [1961] 1-4; e riportato con opportuni adattamenti in RA, 7 [1961] 1-2. Da notare come in questo elenco sono presenti i libri e le raccolte di meditazioni tenute dal Fondatore: Meditazioni per ogni giorno dell'anno, 2 voll., SSP, Alba 1948; Maria nostra speranza, 3 voll. PSSP, Roma 1938-1940; I Novissimi meditati innanzi a Gesù eucaristico, Albano 1955

2 . Gli altri libri elencati sono stati stampati dalla SSP fin dai primi anni: Sant'Alfonso M. de' Liguori, Apparecchio alla morte; Ignazio del Costato di Gesù, La scuola di Gesù appassionato.

4 Regolamento delle aspiranti, Alba 1954.

5 Con probabilità si rifà al libro pubblicato con il suo nome: G. Alberione, Introduzione alla dottrina cristiana, Ed. Paoline, Roma 1953. Tratta vari argomenti di teologia fondamentale (cf nota 1, istruzione 42).

6 Achille Ratti (1857-1939), lombardo, papa dal 1922 al 1939.