Beato Giacomo Alberione

Opera Omnia

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32. IL GOVERNO DELLA CONGREGAZIONE*
Articoli: 320 - 330

La Congregazione è giovane e piena di vitalità. Vi è sempre, in generale, un entusiasmo giovanile, pio, religioso. Molto importante è la coordinazione delle forze, perché le energie ci sono, occorre darvi un ordine. Allora, questa occasione [è buona] per intendervi; poi [ci saranno] altre occasioni successive o generali, come potrà essere, fra due anni1; oppure occasioni di raccogliervi e di intendervi come nazione o come regione, secondo quello che si ha da trattare. Questo serve al coordinamento.
Al coordinamento però serve tantissimo il tenere regolarmente i Consigli sia generalizio, che si fa abbondantemente2, sia provinciale e anche locale.
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Presenza attiva dello Spirito nella comunità

Servirsi bene delle grazie che il Signore diffonde nelle singole [suore]: «Deus cuius Spiritu totum corpus Ecclesiae sanctificatur et regitur»3. Lo Spirito Santo non sta solamente nella Superiora generale, né provinciale, né locale, sta anche nei membri. Perché il Concilio Ecumenico? Perché i membri dicano che cosa ha loro ispirato il Signore. E allora il Papa ha il suo Consiglio e i vescovi hanno il loro Consiglio. Curare e utilizzare le ispirazioni, i lumi che vengono dai membri. La Chiesa è un corpo mistico, e ogni Istituto è una parte del corpo mistico. Nessuno creda di fare da sé, perché l'Istituto è una società.
Ora nella società vi sono i membri che possono parlare, dar consigli, chiedere anche consigli e nello stesso tempo domandare un po' di resoconto dell'andamento della casa o della provincia o della Congregazione in generale. È un governo democratico, non assolutista. Non è un governo il quale solamente dà, impone, [ma] riassume i pensieri, i suggerimenti, li medita, vi prega sopra. Poi si prendono le decisioni. Con più facilità allora si incontra il disegno di Dio, il volere di Dio, e nello stesso tempo, se tutte sentono di dover dare un contributo all'Istituto, si rendono più responsabili, operano più volentieri, e accettano poi anche le disposizioni che vengono date perché sanno che sono vagliate.
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Occorre dare molta importanza ai membri dell'Istituto. Ripeto: lo Spirito Santo opera nel corpo. Supponiamo che il Papa abbia da fare la definizione ex cathedra4: il tale servo di Dio è veramente in paradiso, quindi è iscritto nell'albo dei Santi, perciò si può venerare pubblicamente nella Chiesa, si può prenderlo come esempio, ecc. Ma dove prende il parere il Papa? Nella moltitudine del popolo, con scritti, con pubblicazioni, con le biografie [che] fanno conoscere che cosa ha fatto quel determinato servo di Dio, come ha praticato le virtù, quali grazie sono già state ottenute per mezzo della invocazione privata. Ecco, allora, che formandosi questa convinzione, viene poi espressa, e si fanno le deposizioni, i processi prima diocesani, poi apostolici, e si invitano le persone un po' esponenti che attestino se quella persona era veramente degna di stima, se era esemplare, che cosa ha fatto, se c'è fama di santità. Per le canonizzazioni ci vogliono due cose: fama di santità da parte del popolo, poi la voce di Dio per mezzo dei miracoli. E la Chiesa obbedisce e allora canonizza. Ma si parte sempre dal concetto, dal pensiero che ne ha il popolo, perché lo Spirito Santo è animatore del corpo mistico.
Nella Congregazione è lo stesso. Quindi dar molta importanza particolarmente a quelle persone che prima di tutto sono molto pie; sono molto obbedienti; possiedono lo spirito della Congregazione; si spendono e sopraspendono per la Congregazione, e che godono presso le sorelle, stima di persone, forse un po' silenziose, ma che quando parlano, parlano giudiziosamente: «Os justi…: la bocca del giusto parla con sapienza» (cf Sal 37,30).
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Nota sul segreto e sull'ascolto dei membri

Ecco, allora dare molta importanza alla fedeltà, alle le regole in cui e con cui sono stabiliti i Consigli. Naturalmente vi sono sempre delle cose che non si possono mettere in pubblico, ma si esamineranno nel segreto. Qui ci sono subito due ostacoli.
1) Il dubbio se le persone chiamate al Consiglio sono segrete o no. Perché, se [le partecipanti al Consiglio] hanno coscienza della responsabilità di fare un'osservazione, di ricordare un bisogno, di constatare che vi è un abuso, ecc., se sentono questa responsabilità, possono parlare, altrimenti tacciono perché [temono che] si venga a sapere. E allora ne va di mezzo tutto il bene della Congregazione.
Si sa che peccato è la violazione del segreto? Il segreto più stretto è il segreto del confessionale, che implica non solo il confessore, ma anche qualunque persona che venisse a conoscenza di quello che si doveva dire in ordine alla confessione. Se una leggesse il taccuino di un'altra in cui sono notati i difetti non solamente per l'esame di coscienza - e questo sarebbe già una violazione del segreto naturale -, ma se quel taccuino è ordinato a ricordare le mancanze per confessarsene, allora quella persona ha gli stessi obblighi del confessore, con l'aggiunta del peccato, che ha carpito un segreto di coscienza.
Poi vi è il segreto commesso, cioè affidato: Me lo prometti che mantieni il segreto? Quando si tratta di cosa buona, perché i segreti, così detti di fiducia, per combinare le gherminelle non tengono.
Poi vi sono i segreti naturali, che servono a far rispettare non solo la coscienza, ma anche la fama, gli interessi di una persona, o quel che riguarda la salute stessa. Se si viene a sapere, attraverso il medico, che un'aspirante aveva una determinata malattia, lì c'è il segreto. Se si viene a sapere dalla [maestra di formazione]5, allora la superiora ne terrà conto se ammetterla o non ammetterla. Ma anche [per] chi è venuto a conoscenza di quella determinata malattia, che forse è umiliante (le infermiere, il medico e quelli che hanno saputo le cose ex officio), vi è il segreto di ufficio.
Dunque, assicurare il segreto; e se si vogliono ottenere le confidenze, questa è una via molto buona: saper mantenere i segreti! Una cosa per poco che si sappia, se viene sparsa in tutta la comunità, alle volte, se è un male, fa ancor del male, porta un'impressione cattiva nella comunità; e se è un bene? Se è un bene, è utile tuttavia che stia segreto; chi poi ha il segreto di ufficio è più obbligato. Qui basta la teologia morale non solo considerata nel suo lato soprannaturale, ma considerata anche nel lato naturale.
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2) L'altro ostacolo che si ha qualche volta per radunare i Consigli è questo: si crede di poter far da sole. Vigilare, vigilare su questo punto. Non crediamo di poter risolvere da noi tutte le cose, ma seguire il senso giusto, sociale, che vuol dire tenere con rispetto e in debito conto le cose che vengono dette.
Vi è poi anche un altro motivo per cui le suore non osano parlare, ad esempio: se la suora viene a fare gli Esercizi o scrive alla Casa generalizia, e fa rilevare un difetto specialmente della superiora, e se la superiora viene corretta perché vi è stato qualche inconveniente, allora, si dice: Ce la fanno pagare. Perché viene a saperlo, qualcuno deve averlo scritto. E allora? Allora bisogna ringraziare invece che ricevere meno bene questo avviso. Perché si tratta del bene di tutti. E se anche c'è un inconveniente e viene rilevato, chi ha buona volontà ne ringrazia il Signore, [ed è] riconoscente anche a chi ha portato questo vantaggio alla comunità.
Ora questo [è detto] in generale per il governo della Congregazione, per il governo della provincia e per il governo delle case.
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A servizio dell'unità e della comunione

Adesso veniamo al Governo della Congregazione in genere. Prendere per quest'oggi gli articoli che vanno dal 320 al 347.

Art. 320. La vita e la forza della Congregazione, oltre che nella grazia del Signore, stanno nella massima unità di pensiero, di cuore e di opere, che a sua volta si appoggia sull'ossequio devoto alla sacra Gerarchia della Chiesa, alle Autorità stabilite nella Congregazione e alle Costituzioni.

L'articolo 320 stabilisce un principio. Quindi: pensare in modo uguale, pensare secondo lo spirito della Congregazione; «[unità] di cuore»: volersi bene; «e di opere»: organizzare le varie iniziative di apostolato, di formazione delle aspiranti, novizie, ecc.; accordarsi sopra quello che riguarda la redazione, la tecnica, la diffusione, ecc. «A sua volta si appoggia sull'ossequio devoto alla gerarchia della Chiesa»: [ossia] la sudditanza al Papa, ai Vescovi nel giusto limite, secondo le norme canoniche. E poi questa unità si appoggia «alle autorità stabilite nella Congregazione e alle Costituzioni».
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Perciò l'articolo 321: la sottomissione al sommo Pontefice «come supremo superiore a cui devono obbedire in forza del voto di obbedienza». Il voto si estende [anche] lì, e in generale per [tutto quello] che si è letto nel capitolo dell'obbedienza. «Perciò illimitata devozione all'augusta persona del Papa». Questo significa che noi dobbiamo voler molto bene al Papa; e nelle Costituzioni ormai [è] introdotto come aggiunta, anche il voto di obbedienza al sommo Pontefice circa l'apostolato. Già si era introdotto nel 1921-1922, poi vi sono state discussioni su questo aggiungere ancora un quarto voto. Ma la questione adesso è risolta presso la Santa Sede, quindi [abbiamo] il quarto voto6.
«Anche piena sottomissione a tutte le leggi e disposizioni della Santa Sede» (art. 321): dimostrarci le migliori figlie del Papa. Non soltanto farsi vedere, ma sentirlo, celebrare la festa del Papa, parlarne. Per conseguenza, in ogni casa è bene che si abbia un periodico che ricordi e pubblichi quanto riguarda la Santa Sede, o almeno ci sia un riassunto, come vien fatto in alcune nazioni. In alcune nazioni vi è proprio un'iniziativa apposita; generalmente l'iniziativa ha la sede presso la Curia, oppure presso la delegazione o Nunziatura apostolica. Oppure [si legga] L'Osservatore Romano perché noi siamo una famiglia, tutta la Chiesa è una famiglia; [ed è bene] sapere quel che succede di più importante nella famiglia, sia di consolazione o di pena, sia di invito a collaborare o disposizioni e indirizzi.
Mai dobbiamo fare distinzione tra Papa e Papa: questo era così, quell'altro è così! Certo, ogni Papa ha anche un carattere suo personale. Chiamavano Pio XI7 il papa delle missioni, e questo [Giovanni XXIII]8 passerà alla storia come il Papa del Concilio Ecumenico e della legislatura generale della Chiesa, il Diritto canonico, che perfeziona quello che è stato fatto da san Pio X9.
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«Sottomissione e religiosa e deferenza per la persona del Vescovo» (cf art. 322) e per quanto descrive il Diritto canonico come doveri tra le religiose e il vescovo.
Però stare al proprio apostolato: questa è regola generale. Se in qualche occasione conviene accettare provvisoriamente qualche invito per un'altra opera, questo sarà sempre temporaneamente e per quanto è possibile. Voi siete già occupatissime e contribuite alla Chiesa con il vostro apostolato e, quanto efficacemente! Quindi sarebbe un diminuire la vostra vita se si restringesse molto l'attività a opere singolari, particolari: parrocchia o vescovadi, diocesi…
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Le autorità della Congregazione

Ora le autorità della Congregazione: chi sono, dove risiedono? La Superiora generale eletta dal Capitolo generale (cf art. 323); il Consiglio che aiuta la Superiora generale, dà consigli, e le decisioni sono della Superiora generale. Questa è l'autorità suprema ordinaria: la Superiora col suo Consiglio a cui è annessa la segretaria e l'economa generale (cf art. 324).
Poi vi è l'esercizio dell'autorità suprema, esercitato in modo straordinario: 1) dalla Vicaria generale, quando deve sostituire la Superiora [generale] perché assente o impedita nel suo ufficio, oppure defunta; 2) il Capitolo generale che regge la Congregazione per la sua durata e cioè da quando viene riunito e si fa la prima adunanza fino a che esso viene sciolto perché ha compiuto i suoi lavori (cf art. 325).

Art. 326. Le altre Superiore che sotto la dipendenza del governo generale, godono di potestà ordinaria stabilita dalle Costituzioni, sono: la Superiora provinciale, che, col suo Consiglio, governa una provincia; la Superiora locale, che, col suo Consiglio, governa una casa. Le Superiore regionali governano una regione, ma soltanto con potestà delegata.

La Superiora provinciale si chiama anche Superiora maggiore. Il potere della superiora regionale è quello che le conferisce la Superiora generale, cioè il potere che le dà. Potrebbe, per esempio, non dare il potere di ammettere le suore al noviziato, oppure alla rinnovazione dei voti. Quindi si sta alla lettera di comunicazione dell'ufficio, nella quale voi sapete che cosa è stato comunicato. Quindi le superiore regionali si regolano secondo la lettera che deve essere ben precisa e che determina i poteri e i doveri.
Le Superiore, regolarmente nominate, devono reggere la loro parte [di Congregazione]; quindi «possono dare precetti e disposizioni in conformità delle presenti Costituzioni per la esatta osservanza e per conseguire il fine generale e speciale della Congregazione» (art. 327). Possono dare disposizioni e precetti, ma solo per conseguire meglio i due fini dell'Istituto, cioè: santità e apostolato.
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Compiti delle superiore

Art. 328. Le Superiore abbiano grande cura nel suddividere e nell'assegnare gli uffici in modo conveniente alle attitudini delle suore, lasciando quindi a ciascuna quella libertà ragionevole che serve alla maggior efficacia di collaborazione.

Le Superiore distribuiscano ragionevolmente gli uffici in ogni casa; e se si tratta della provincia in ogni provincia; e se si tratta dell'Istituto in generale quello che viene dalla Superiora generale.

Art. 329. Le Superiore tutte ricordino che sono investite di autorità non per loro vantaggio, ma unicamente per promuovere il bene delle persone e delle opere della Congregazione; quindi devono precedere particolarmente in pietà, in sapere, in virtù; distinguersi nell'esatta osservanza religiosa, nella pratica dei voti e della vita comune; nello zelo per l'apostolato e nella caritatevole sollecitudine per tutte le sorelle.
Art. 330. Si devono religiosamente custodire i segreti di ufficio anche dopo che esso sia terminato.
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L'articolo 330, quindi, ricorda quello che già [si] è detto. Per esempio: una superiora locale trasferita in altra casa, magari è tentata di riferire gli inconvenienti che vi erano nella casa che dirigeva prima. I segreti devono seppellirsi nel cuore: li custodisca, raccomandi tutto al Signore e basta. Silenzio, silenzio! D'altra parte, quando si è facili nel parlare, che cosa succede? Che si perde la stima e l'affezione. Ma non mi danno confidenza!. La confidenza non si può imporre, si deve meritare. Pretendere che ti sveli tutto, che venga e dica tante cose... Ma tu devi meritartelo mostrando interesse, interesse fraterno, mostrando umiltà e la volontà di aiutare; mantenere i segreti, consolare e incoraggiare. La confidenza non s'impone, si merita, si guadagna. Persone che hanno tante belle qualità: da una parte hanno molta istruzione e hanno anche l'osservanza religiosa, ma peccando in questo punto, non riescono più a guidare in serenità le persone soggette. Perché non hanno fiducia, non hanno fiducia. E perché non dici queste cose?. Eh, se le dico, all'indomani mattina le sanno tutte.
Poi non far le meraviglie quando manifestano un inconveniente avvenuto, fosse anche stato un certo qual disordine, ma un po' occulto. Finché si può, si copra in carità. Non fare le meraviglie. Perché poi, meravigliarsi tanto? Debolezze umane! Ciò che importa è che abbiano buona volontà. E se manifestano, mostrano già che hanno buona volontà, [desiderano] di essere aiutate e di fare bene, meglio. Siamo così forti noi da dire: «Chi mi può accusare di peccato?» (Gv 8,46). Gesù solo l'ha detto, Gesù solo, ma lo poteva dire. Noi uomini, noi tutti abbiamo bisogno della confessione, tutti, e per conseguenza, dell'esame di coscienza per riconoscerci tanto deboli e fragili. Non fare le meraviglie, non far le stupite di cose che alle volte poi...
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Pedagogia della correzione

Alle volte si fanno osservazioni perché è mancata un po' la pulizia, perché c'è stato un inconveniente, si è rotto un vetro. Beh…! Vi sono invece, dentro, delle cose proprio di orgoglio, nervosismi che disturbano l'andamento. Perché quella è sempre accigliata? Cose molto più serie! E se avesse anche rotto un bicchiere o un piatto, non ha fatto un atto di virtù, non è vero? Ma non siamo ancora, d'ordinario, nemmeno a un peccato veniale! Può essere che una trascuri abitualmente le cose: allora bisogna che si emendi. Ma generalmente sono disgrazie più che altro. Quindi [correggere] proprio ciò che è male! Sono cioè i sette vizi capitali a cui aggiungere la curiosità sfrenata, il nervosismo non tenuto a posto, la pietà che viene un po' trascurata, un po' strapazzata.
Diamo importanza alle cose che la meritano! E ci sono tanti esempi come questi; li potete sentire da chi li conosce meglio di me. In generale dare importanza alle cose che meritano. Del resto, ci dicevano, se hai veduto diciotto mancanze, correggine appena due… su sedici passa [sopra]. E se, se ne correggono due, e una persona in un breve tempo si corregge di due difetti, è già una grande cosa. Poi, si aspetta il momento opportuno: il ritiro mensile, forse. Non rinfacciare così facilmente, specialmente quando non c'è la calma. Attendere; attendere che ci sia buona disposizione in noi e che abbiamo già fatto l'esame di coscienza. Poi, vedere se è uno sbaglio o un difetto abituale. Perché se è uno sbaglio, se ha rotto il bicchiere, è rotto, se ne compra un altro. Ma se c'è proprio l'abitudine, bisogna correggere l'abitudine, non tanto la mancanza singola. E poi, aiutare sempre la persona perché abbia la carità della nostra preghiera, perché si migliori, e perché anch'essa possa riflettere e fare una bella comunione, per esempio, una bella confessione su certi punti che sono importanti.
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* 32. Ariccia, 31 maggio 1961. Reg.: A6/an 121b = ac 191b. Stampato in SdC, pp. 272-281.

1 Nel 1963 si sarebbe dovuto celebrare un incontro delle superiore a sei anni dal Capitolo generale (cf art. 332). Forse si allude anche a una seconda esperienza simile agli Esercizi in corso. Esercizi prolungati furono infatti tenuti due anni dopo dal 10 al 27 aprile 1963.

2 Il Fondatore si dimostra al corrente della frequenza del Consiglio generale perché, come risulta dai verbali, spesso vi partecipava.

3 «O Dio, che tutto il corpo della Chiesa con il tuo Spirito santifichi e governi». (Missale Romanum, feria VI in Parasceve, 3° Oremus).

4 Vedi Istruzione 17, nota 1. «Canonizzazioni e beatificazioni sono … atti del Magistero» (cf Index ac status causarum della Congregatio de causis Sanctorum, Città del Vaticano 1999, p. 10).

5 La voce dice: «dalla superiora».

6 In realtà nelle Costituzioni delle Figlie di San Paolo del 1953 non vi è il quarto voto di fedeltà al Papa; esso è implicito nel voto di obbedienza, mentre è esplicito nelle Costituzioni della Società San Paolo del 1957 (cf art. 135-137, riportati in UPS II, 204, pp. 306-307).

7 Pio XI (1857-1939). Fin dall'inizio del suo pontificato (1922), incoraggiò l'attività missionaria, potenziando Propaganda Fide e soprattutto dando un grande impulso alle Chiese locali con la consacrazione di vescovi autoctoni. Diede pure un carattere fortemente missionario al Giubileo del 1925; e il 28 febbraio 1926 promulgò l'enciclica missionaria: Rerum Ecclesiae. Nel 1933 istituì la Giornata missionaria mondiale.

8 Giovanni XXIII (1881-1963). II 25 gennaio 1959, nella Basilica di San Paolo, annunziò il Concilio Ecumenico Vaticano II, il Sinodo Romano e l'avvio dei lavori per la revisione del Codice.

9 Pio X (1835-1914). Nel 1904 istituì una commissione per la redazione del Codice di Diritto canonico. Il lavoro venne compiuto in dodici anni e il 27 maggio 1917 Benedetto XV (1854-922) promulgò il Codice con la Bolla Providentissima Mater.