Beato Giacomo Alberione

Opera Omnia

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INTRODUZIONE

1. Esercizi spirituali straordinari della Famiglia Paolina


Dal 15 maggio al 5 giugno 1961 la casa del Divin Maestro di Ariccia (Roma), inaugurata da pochi anni (1959)1, ospita un corso straordinario di Esercizi spirituali, detto dei venti giorni. Vi prendono parte novantadue Figlie di San Paolo provenienti dalle nazioni in cui la Congregazione in quel momento è presente.
Il corso fa seguito al mese di Esercizi della Società San Paolo che nel 1959 la circolare interna San Paolo così aveva annunciato: «Adunata Aprile 1960. Corso Speciale di Esercizi Ss.»2. La circolare Regina Apostolorum pubblicava immediatamente l'articolo del Fondatore e annotava in calce al medesimo: «Sebbene questo corso speciale di Esercizi riguardi la Pia Società San Paolo, tuttavia abbiamo creduto opportuno riportare i sapienti indirizzi che il Rev.mo Primo Maestro rivolge a tutti. Chissà che un po' più avanti possiamo fare qualcosa di simile anche noi Figlie di San Paolo? Preghiamo e chiediamo luce e grazia al Signore»3. Esse quindi desiderano quanto il Fondatore proponeva ai Paolini nel San Paolo di febbraio 1959:

«Si avranno giorni di preghiera ed aggiornamento, allo scopo di vivere lo spirito genuino paolino; quale risulta dalle Costituzioni; secondo le condizioni attuali; per un maggior numero e miglior formazione delle vocazioni; santificazione ed apostolato. Non nova, sed noviter, come il Natale è detto nova nativitas. La parte di preghiera riguarda l'intelligenza e la pratica delle Costituzioni che sono la codificazione della vita religiosa-paolina.
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Si dirà: Dunque Esercizi Spirituali allungati? Precisamente; ma di carattere paolino e sociale, in forma famigliare […]. La Famiglia Paolina si è completata ora; non ha da aggiornarsi al modo di benemeriti Istituti esistenti da vari secoli, ma da studiare le migliori vie per corrispondere alla fiducia della Chiesa che ci ha approvati. Un esame dei risultati delle singole case; la comprensione della Famiglia Paolina come voluta dal Signore, l'unione di spirito e di opere; sono da considerarsi.
Non è da aggiornare l'Istituto ai tempi, perché piuttosto li precede; ma da aggiornare noi stessi all'Istituto, in conoscenza, amore, vita, apostolato».

Vi è perciò alla base del corso straordinario di Esercizi spirituali un cammino comune; e per entrambi gli Istituti è pure comune l'argomento trattato dal Fondatore: il commento alle Costituzioni, secondo l'ultima approvazione della Santa Sede.

2. Genesi del corso

Preghiera, approfondimento, aggiornamento sono coordinate che, come vedremo, s'intrecciano, caratterizzano le varie esperienze spirituali, formative, apostoliche della Congregazione fin dagli anni Cinquanta.
Rimanendo nell'ambito del governo e in un arco di tempo più ravvicinato, è significativo il corso di Esercizi per le Maestre4 (così venivano chiamate le superiore) del maggio 1960, al quale seguono giornate di studio su varie tematiche di vita paolina5.
Il verbale del 24 novembre 1960 sottolinea che «ci sarebbe bisogno di poter dare alle suore un po' di respiro» e riporta l'indirizzo del Fondatore, presente alla riunione di Consiglio:

«Forse sarebbe un buon metodo per far riposare qualche giorno [le suore], radunarle ogni tanto per un po' di aggiornamento. Qualche giornata di studio e di organizzazione farebbe del bene
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alla salute e all'apostolato. Ormai non si può più stare fermi: occorre correre coi tempi. Non abbiamo da salvare le anime di 20 anni fa, ma le anime di oggi, che sono nell'occasione di evolversi continuamente con tutti i mezzi inventati dall'uomo […]. Vedete di organizzare queste giornate per le Maestre. Giornate in cui abbiano più riposo per avere la calma di spirito per studiare i problemi della vita paolina. Siano giornate che servano per un aiuto fisico, per un vantaggio spirituale, per un incremento dell'apostolato».

Si programma quindi, oltre gli Esercizi ordinari, un corso prolungato per il 1961 che risponda alle indicazioni del Fondatore6, e che viene semplicemente chiamato: Esercizi dei venti giorni.
Il 10 gennaio 1961 Maestra Tecla presenta il corso straordinario alle sorelle che invita personalmente. Nella lettera circolare troviamo chiaramente indicato il luogo, la data, le destinatarie, gli obiettivi:

«Carissima,
Come già saprai, è stato deciso di tenere un Corso di Esercizi Spirituali di venti giorni, per le Maestre, specialmente delle Case estere, le superiore provinciali e per le Maestre addette alla formazione delle giovani (Maestre delle novizie, delle postulanti, ecc.). Si terrà all'Ariccia dal 15 maggio al 5 giugno.
Non si possono invitare tutte le Maestre delle Case d'Italia, anche perché il corso non dovrà essere molto numeroso: ma quelle che non sono invitate quest'anno, lo saranno in seguito per un corso simile.
Tu sei invitata al corso di quest'anno. Disponi quindi le cose in modo da essere completamente libera per tale epoca.
Questo speciale corso di Esercizi è ordinato ai seguenti fini:
1° Riesaminare lo stato dell'anima nostra e della nostra formazione personale.
2° Consolidare la nostra formazione morale e le virtù religiose, per mezzo di preghiere e istruzioni.
3° Rafforzare lo spirito apostolico preparandoci a tutto il resto della vita.
4° Conoscere più profondamente il nostro Istituto ed aggiornarci ad esso.
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Incominciamo fin d'ora a pregare affinché questo corso di Esercizi dia molti frutti, a beneficio delle partecipanti e di tutta la Congregazione.
Prepariamoci anche con qualche mortificazione, con umiltà, per essere docili a quanto il Signore vuole da noi.
In attesa di una risposta, per essere sicura che potrai venire, ti saluto caramente, insieme alle sorelle tutte. Aff.ma M. Tecla»7.

Le invitate rispondono con gioia e gratitudine. Dalle lettere di Maestra Tecla si può cogliere il suo grande desiderio di ripresa e rinnovamento della Congregazione. Scrive a sr. Redenta Commentucci il 1° febbraio 1961: «Sono contenta che hai gradito l'invito dei venti giorni di Ss. Esercizi. Spero tanto da questi giorni, che si progredisca. Ognuna si prepara come vede i bisogni della sua anima». E molto confidenzialmente scrive alla superiora provinciale del Giappone, sr. Irene Conti, con la quale aveva vissuto parte delle intense giornate di Susa (1922): «Speriamo con i venti giorni di Ss. Esercizi di riprenderci un poco nello spirito primitivo. Ci siamo perse un poco»8.
Il Fondatore segue questo cammino di preparazione con vigile attenzione. Il 25 marzo 1961 indirizza un bigliettino a Maestra Tecla: «È bene dedicare una buona adunanza di Consiglio generale per un programma del corso di Esercizi Ss. straordinari (maggio). L'adunanza starebbe bene subito dopo Pasqua. Argomenti: spirito, studio, apostolato, povertà (salute, formazione umana). Sac. Alberione».
La riunione di Consiglio, tenuta il 5 aprile, è presieduta dal Fondatore a cui Maestra Tecla chiede ancora «un indirizzo per la buona riuscita degli Esercizi di venti giorni». Il verbale del giorno continua: «Questi giorni, dice [il Primo Maestro], dovrebbero portare due frutti specialmente: maggior santità e una osservanza più fedele delle Costituzioni. Preparatevi in ordine a questo». Si sofferma quindi sul ruolo della Maestra nei rapporti con le suore e come debba animare la pietà, lo studio, l'apostolato, anticipando quanto svilupperà durante le istruzioni. Conclude invitando ad ascoltare attentamente le sorelle dell'estero:
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«In ordine poi a tutti i punti: pietà, studio, apostolato, povertà, sentite anche - e specialmente - le Maestre che verranno dall'estero. I loro pareri, le loro esperienze, hanno molta importanza e valore. Soprattutto raccomanda che si preghi molto per il buon esito di questo corso di Esercizi che deve incidere sulla vita della Congregazione»9.
Il 9 maggio 1961 Maestra Tecla scrive ancora alle comunità, invitando tutte alla preghiera e presentando in forma sintetica il duplice fine del corso straordinario di Esercizi: «1) Rinvigorire la vita religiosa; 2) Osservanza delle Costituzioni»10.

3. Programma del corso

Il programma, redatto nei minimi dettagli11, dà ampie informazioni sulla organizzazione del corso. La prima pagina ribadisce i due obiettivi sopra indicati. Informa poi che la parte propositiva consisterà in meditazioni e istruzioni. Le meditazioni saranno tenute da don Luigi Rolfo SSP (1910-1986), il quale tratterà: «a) Verità: specialmente i mezzi di grazia e il credo; b) Comandamenti e virtù; c) Mezzi di grazia: frequenti richiami alla pietà». Le istruzioni saranno tenute dal Primo Maestro sul tema: «Le Costituzioni, illustrando i quattro punti: spirito, studio, apostolato, povertà e parte umana (lettura e spiegazione degli articoli)».
Nell'opuscolo-programma segue l'elenco delle partecipanti con l'indicazione del luogo di provenienza12. Oltre le superiore provinciali, le delegate regionali, le maestre di gruppo, sono presenti «alcune maestre tra le più anziane». La nota caratterizzante
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i venti giorni sarà il silenzio, che dovrà essere assoluto nella prima settimana (15-22 maggio), nelle altre si permetterà un breve e sobrio scambio subito dopo pranzo.
La giornata inizia alle 5,30 del mattino e procede con orario denso e dettagliato:

5,30---> Levata
6,00---> Preghiere - Messa
6,30---> Meditazione - Riflessi
8,15---> Colazione
9,00---> 2a Messa (dialogata)
9,30---> Meditazione - Riflessi
11,30 ---> Visita
12,30---> Pranzo
15,15---> Coroncina del giorno
15,30---> Istruzione - Riflessi
16,30---> Caffè
17,00---> Via Crucis
17,45---> Istruzione - Benedizione - Riflessi
19,30---> Cena
20,30---> Orazioni - Riposo

A partire dalla seconda settimana si anticipa la Visita alle 10,30 e si aggiunge alle 11,30 una conferenza, tenuta da responsabili dei vari settori i quali sviluppano un tema specifico: Pietà (M. Tecla); Istituti secolari (don G. Amorth); Reclutamento delle vocazioni (M. Concettina Borgogno); Formazione, osservanza religiosa: voti, virtù, vita comune (M. Nazarena Morando); I nostri studi (M. Maria Vincenti); Il nostro apostolato: la redazione, tecnica e propaganda (M. Assunta Bassi); I mezzi audiovisivi (M. Luigina Borrano); L'amministrazione (M. Ignazia Balla); Il governo: uffici delle consigliere, economa, segretaria (M. Antonietta Marazza); La superiora e le suddite (M. Amalia Peyrolo)13.
L'ultima pagina del programma riporta la distribuzione dei vari incarichi. Siamo così informati che la direttrice generale è M. Nazarena Morando (1904-1984); l'incaricata dell'ora di
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adorazione settimanale in comune è M. Assunta Bassi; le preposte alla registrazione delle prediche sono sr. Agnesina Leto e sr. Felicina Luci (1917-2001). È evidente la volontà di voler raccogliere tutta la predicazione del Fondatore.

4. Ambiente ecclesiale e congregazionale

Siamo nel mese di maggio 1961. Nella Chiesa è già iniziato un periodo nuovo. Dal 28 ottobre 1958 è papa Angelo Giuseppe Roncalli (1881-1963) con il nome di Giovanni XXIII. Il 25 gennaio 1959 nella basilica di San Paolo egli annuncia il Concilio Ecumenico Vaticano II che costituirà per tutta la Chiesa una nuova primavera.
Già gli anni Cinquanta erano pervasi da fermenti di rinnovamento spirituale, di aggiornamento formativo e apostolico. Tappa fondamentale di questo cammino è certamente l'Anno santo del 1950. Tra le iniziative di quell'anno, per il nostro assunto, è da ricordare il Congresso internazionale degli Istituti di Perfezione, celebrato a Roma dal 26 novembre al 6 dicembre 1950 e nel quale Don Alberione propone interventi notevoli14. Successivamente sono da segnalare alcuni documenti del Magistero pontificio: l'enciclica Sacra Virginitas (25 marzo 1954), la costituzione apostolica Sedes Sapientiae (31 maggio 1956) che propone il rinnovamento e l'aggiornamento della formazione religiosa apostolica; vari radiomessaggi sul film ideale e particolarmente l'enciclica Miranda Prorsus (8 settembre 1957) nella quale Pio XII sottolinea l'importanza dei mezzi di comunicazione, destinati a offrire alla Chiesa nuove possibilità pastorali e apostoliche.
Don Alberione risponde a questo cammino ecclesiale animando le sue fondazioni con iniziative apostoliche e formative,
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particolarmente curate. Basta ricordare la celebrazione del quarantesimo di Fondazione che coincide con l'Anno mariano del 1954, al termine del quale viene fatta la consacrazione del santuario alla Regina degli Apostoli in Roma, l'Anno a Gesù Maestro (1955), l'Anno a san Paolo (1957-1958), che ha come punto alto il XIX centenario della lettera ai Romani15, le giornate di studio per approfondire e aggiornare l'apostolato (1958)16; il grande impegno iniziato nel 1955 e sviluppatosi negli anni successivi per approfondire la devozione di Gesù Maestro Via, Verità e Vita, auspicando un'enciclopedia su di lui17
Ma all'inizio degli anni Sessanta i fermenti si intensificano. Il magistero di Giovanni XXIII è illuminato da un particolare amore alla parola Dio18. La stessa preparazione al Concilio suscita iniziative in tutti gli ambiti, compreso quello ecumenico. A riguardo, sono particolarmente significativi: l'incontro del Papa con il primate della Chiesa anglicana G. Fisher (2 dicembre 1960); gli incontri organizzati dal Segretariato per l'unità dei cristiani, ospitati nella stessa casa del Divin Maestro di Ariccia. Inoltre sono da rilevare: la celebrazione del Sinodo Romano (24-31 gennaio 1960); il congresso, tenuto a Roma ai primi di maggio 1961, per celebrare il cinquantesimo anniversario dell'Unione mondiale delle donne cattoliche, unione che coinvolse Don Alberione fino a indurlo nel 1914 a scrivere La donna associata allo zelo sacerdotale.
Il 15 maggio 1961 Giovanni XXIII emana l'enciclica Mater et Magistra per commemorare i settant'anni della Rerum Novarum (15 maggio 1891). Emerge più viva l'esigenza del dialogo con il mondo del lavoro e della cultura.
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In questi anni i piani pastorali della Chiesa italiana e in modo più specifico dell'Azione cattolica mirano a una forte promozione dell'evangelizzazione, incentrata sulla persona di Cristo. Ne sono conferma i temi annuali: Il messaggio della Salvezza (1960-1961); La luce del mondo (1961-1962), tema che richiama tanto da vicino la devozione a Gesù Maestro.
La Chiesa di Roma celebra anche, con particolare solennità e manifestazioni varie l'Anno paolino, cioè il XIX centenario della venuta di san Paolo a Roma.
Don Alberione è sensibilissimo a questo ulteriore cammino di Chiesa. Il centenario riguardante san Paolo, per il quale «la parola di Dio non è incatenata», l'amore del nuovo Pontefice per la parola di Dio lo spingono a un grande impegno per la diffusione della Bibbia. Indìce quindi l'Anno biblico (30 giugno 1960 - 30 giugno 1961), affinché la Bibbia giunga in tutte le famiglie19 con l'amore con cui la portava l'Apostolo. E all'Apostolo il 18 marzo 1961 viene consacrato nel Santuario Regina Apostolorum uno degli altari laterali, dedicati rispettivamente al Divin Maestro e a san Paolo20.
L'intimo desiderio di dare sempre più dimensione di ecclesialità alla vocazione paolina spinge il Fondatore a legare alla Santa Sede le iniziative apostoliche principali della Congregazione chiedendo a Giovanni XXIII di elevare a Unioni Primarie: la Società biblica cattolica, l'Ut unum sint, l'Opera catechistica21. In questa ottica hanno particolare sviluppo i corsi
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biblici e di teologia per corrispondenza, organizzati dal centro Ut unum sint, ma anche l'ampia attività per la diffusione della cultura cristiana, attraverso le Biblioteche e ogni iniziativa atta a raggiungere singole persone e collettività.
Sono questi alcuni elementi ecclesiali e congregazionali che illuminano e a volte ispirano la predicazione degli Esercizi di venti giorni di Don Alberione. Essa non sarebbe totalmente comprensibile senza questo quadro di vita vissuta.

5. Le Costituzioni delle Figlie di San Paolo: prospetto storico

Come è detto nel programma, Don Alberione nelle sue istruzioni commenta le Costituzioni. Si tratta del testo approvato dalla Santa Sede il 15 marzo 1953, giorno in cui la Congregazione viene eretta a Istituto di diritto pontificio. Nel porgere gli auguri pasquali il Fondatore scrive alle Figlie di San Paolo: Augurio di fedeltà alle Costituzioni nella loro ultima redazione e definitiva approvazione22. L'aggettivo ultima sta a testimoniare il lungo travaglio per arrivare alla redazione conclusiva, per cui sembra opportuno premettere un breve cenno storico23.

Dalla fondazione al Decretum Laudis (1943)

Per le Figlie di San Paolo il cammino della Regola ha inizio ad Alba nel 1916, quando Don Alberione, dopo aver presentato ai suoi cinque ragazzi il progetto della Famiglia Paolina, consegna alle prime tre giovani che abitano una casa in affitto, sita in via Accademia 5, un quadernetto manoscritto dal titolo Appunti per Regolamento24. Poche pagine, ma sufficienti per tracciare un cammino di vita e di apostolato.
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Seguono gli anni in cui Don Alberione per ottenere l'approvazione della Chiesa delle sue istituzioni presenta in sintesi i contenuti del progetto fondazionale25.
La prima stesura ufficiale delle Costituzioni delle Figlie di San Paolo risale al 1929, un opuscoletto di 48 pagine (cm 9x15,5), preparato per ottenere l'approvazione diocesana. Il 15 marzo 1929 infatti il vescovo di Alba, mons. Giuseppe Francesco Re (1848-1933) erige la Congregazione a Istituto di diritto diocesano e ne approva le Costituzioni per cinque anni. Si delineano le strutture comunitarie, formative, spirituali della Congregazione, il cui fine specifico è così espresso: «L'apostolato della Stampa, che è illustrazione, difesa, divulgazione della dottrina cristiana cattolica» (p. 5).
Ma il Decreto di approvazione diocesana unisce in un unico riconoscimento canonico Figlie di San Paolo e Pie Discepole26, atto che per alcuni anni renderà più faticoso lo sviluppo delle due Congregazioni.
Le due redazioni successive delle Costituzioni sono rispettivamente del 1932 e del 1943 quando la Santa Sede, il 13 dicembre, concede il Decretum Laudis. Entrambe riflettono la situazione della presenza di due carismi in un'unica istituzione. Questa situazione genera qualche incertezza nell'esprimere il fine specifico dell'Istituto, come si può notare dall'articolo 2 redatto per il Decretum Laudis:

«Il fine speciale della Congregazione è di lavorare alla salute delle anime con la diffusione della dottrina cristiana per mezzo della preghiera, dell'insegnamento del catechismo, e particolarmente dell'apostolato della stampa».

La soluzione avviene il 3 aprile 1947 con il Decreto di approvazione diocesana delle Pie Discepole del Divin Maestro, concesso dal vescovo di Alba mons. Luigi Maria Grassi (1887-1948).
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L'approvazione pontificia (1953)

Il 13 dicembre 1951 la Superiora generale Maestra Tecla Merlo (1894-1964) inoltra domanda alla Santa Sede per ottenere il sommo e ambito riconoscimento dell'approvazione pontificia delle Figlie di San Paolo. Il 15 marzo 1953 la Santa Sede erige con apposito decreto la Congregazione in Istituto di diritto pontificio e ne approva definitivamente le Costituzioni, appositamente riviste dal Fondatore.
Riportiamo il Decreto di approvazione:

La Pia Società Figlie di San Paolo ebbe origine l'anno 1915 nella diocesi di Alba, per opera del Sacerdote Giacomo Alberione. Il 13 dicembre 1943 ebbe il Decreto di lode e l'approvazione delle Costituzioni per sette anni a modo di esperimento.
Il fine speciale della Congregazione è che le suore si dedichino con tutte le loro forze alla divulgazione della dottrina cattolica mediante l'apostolato delle edizioni, cioè con la stampa, il cinema, la radio, la televisione e con gli altri mezzi più efficaci e più celeri che l'umano progresso fornisce e le necessità e le condizioni dei tempi richiedono.
La stabilità della Congregazione, il suo incremento e la sua prosperità quanto alle persone e alle opere di apostolato in questo ultimo periodo di tempo; così pure lo spirito religioso delle Suore e lo zelo apostolico da cui sono animate nel conseguimento del fine speciale, constano anche dalle lettere testimoniali degli Ordinari nelle cui diocesi vi sono case della Congregazione: infatti la Pia Società Figlie di San Paolo si sviluppa prosperosamente apportando abbondanti frutti per il bene della Chiesa in molte regioni non solo dell'Europa, ma anche dell'America e dell'Asia.
La Superiora generale con il suo Consiglio, presentò all'esame della Sede Apostolica le Costituzioni con qualche aggiunta e mutazione, implorando umilmente l'approvazione della Congregazione e quella definitiva delle Costituzioni.
Pertanto la Sacra Congregazione dei Religiosi, considerati i frutti salutari conseguiti dalla Pia Società Figlie di San Paolo, considerate pure le lettere commendatizie degli Eccellentissimi Ordinari, udito il voto della Commissione dei Reverendissimi Consultori e discussa diligentemente la cosa in Congresso plenario, in forza delle speciali facoltà concesse dal SS.mo Signore Nostro per divina Provvidenza Papa Pio XII, col presente Decreto approva la suddetta Congregazione sotto il governo della Superiora
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generale; approva pure definitivamente e conferma le Costituzioni scritte in lingua italiana, come sono nel presente esemplare, il cui autografo si conserva nell'archivio di questa Sacra Congregazione; salva, del resto, la giurisdizione degli Ordinari a norma dei sacri canoni.
Nonostante qualunque cosa in contrario.
Dato a Roma, dalla Segreteria della Sacra Congregazione dei Religiosi, il 15 marzo 1953.

Card. Valerio Valeri, Prefetto
P. A. Larraona, Segretario


L'evento dell'approvazione è un momento di grazia. Nel darne l'annuncio Maestra Tecla così si esprime:

«È con grande gioia che vi comunico questa notizia e sono certa di rallegrare molto anche voi. Erompa perciò dal nostro cuore il più sentito Deo gratias! Esultiamo, perché oggi con la certezza che ci viene dal riconoscimento ufficiale della Chiesa, possiamo dire: Siamo nella volontà di Dio; il sentiero che battiamo è quello che ci conduce alla vetta della santità!»27.

Nel presentare il testo alle Figlie di San Paolo, Don Alberione, tra l'altro, scrive:

«Vivere la vita paolina, cioè essere veramente Sampaoline (F.S.P.) è la particolare vostra via, per arrivare alla santità; è il particolare e proprio vostro modo di praticare i consigli evangelici. La osservanza della povertà, della castità, dell'obbedienza, secondo le vostre Costituzioni è sorgente di gioia, di meriti, di benedizioni. È la via unica, sicura, facile, luminosa della vostra santità. Vedete bene: la propaganda importa che abbiate in mano denaro e spesso vi troviate con ogni specie di persone, anche le meno buone. È speciale perciò il modo di osservare la povertà e la castità: occorre praticare le regole, anzi vivere secondo lo spirito le regole stesse […].
Le regole avevano prima un'approvazione diocesana: molto autorevole senza dubbio, tanto più perché data dietro il parere della S. Sede. Essa mostrò allora (1929) di gradire che si erigesse un Istituto religioso con il determinato fine di aiutare l'Apostolato delle edizioni.
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Oggi queste regole hanno la più alta sanzione: quella della S. Sede, per cui l'Istituto è diventato juris pontificii. È la S. Sede che esaminò e fece sua ogni regola; è il Vicario di Gesù Cristo che incoraggia il vostro modo di vivere e l'apostolato amplissimis laudibus"; è la S. Sede che vi consegna le regole e ve ne ordina l'osservanza»28

Struttura del testo

Le Costituzioni del 1953 sono costituite da 512 articoli, e si strutturano in tre parti: Fine e membri; Vita e opere; Governo.
La prima parte, Fine e membri della Pia Società delle Figlie di San Paolo, dall'articolo 1 all'articolo 129, comprende 7 capitoli: I. Fine della Congregazione - II. Membri - III. Condizioni per l'ammissione - IV. Postulato - V. Noviziato - VI. Professione religiosa - VII. Uscita dalla Congregazione e dimissione delle suore.
Insieme a molti elementi del Diritto canonico del 1917 i quali danno struttura alle tappe formative e al diritto proprio, sono fondamentali e incisivi alcuni elementi specifici che esprimono il fine, la fisionomia della Congregazione, le sue devozioni. Di qui l'importanza degli articoli 1-7, 19, 30-31, 66, 70-73, 87, 97-99.
La seconda parte, Vita e opere della Pia Società delle Figlie di San Paolo, dall'articolo 130 all'articolo 319, si compone di 13 capitoli: I. Voto e virtù di obbedienza - II. Voto e virtù di castità - III. Voto e virtù di povertà - IV. Obbligo di tendere alla perfezione - V. Carità fraterna - VI. Confessione e Comunione - VII. Altri esercizi di pietà - VIII. Silenzio - Clausura - Relazioni con gli estranei - IX. Formazione delle suore - X. Gli studi - XI. L'apostolato - XII. Cura della propria salute e delle suore inferme - XIII. Suffragi.
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Sebbene vari capitoli ricalchino la normativa comune a tutta la vita religiosa del tempo (cf cap. I, II, III, VI, VIII, XII, XIII), questa seconda parte contiene gli elementi più caratteristici della Congregazione (cf cap. IV, V, VII, IX, X, XI). È da sottolineare la visione positiva riguardante il consiglio evangelico dell'obbedienza (cf art. 135), della castità (cf art. 143); l'importanza data alla povertà (cf art. 157, 162) e al lavoro (cf art. 161, 168), l'indicazione delle penitenze delle Figlie di San Paolo, condensate nella «carità vicendevole, vita comune, intensa applicazione all'apostolato» (art. 167). Un fecondo dinamismo di trasformazione è presente negli articoli 203, 249, 250, in cui pietà e studi mirano a configurare tutta la persona al Maestro Divino perché egli viva in lei totalmente. Di particolare freschezza sono gli articoli riguardanti la formazione, in cui il rapporto formativo è considerato come «un'unione di intenti e di cooperazione, un'alleanza di forze» (art. 237); e la pedagogia tiene conto «di circostanze di tempo, di luogo, di persone» (art. 240), mira a formare «una mentalità paolina» (art. 238). E tutto questo a fondamento dell'apostolato che «deve avere fine e carattere spirituale» (art. 252) e proporsi con grande apertura, ricordando sempre, come dice san Paolo, che «la parola di Dio non è prigioniera; e che il progresso umano fornisce mezzi sempre più perfetti ed efficaci che non si devono inconsideratamente respingere, né accettare con leggerezza» (art. 297).
La terza parte, Governo della Pia Società Figlie di San Paolo, dall'articolo 320 all'articolo 512, si compone di 11 capitoli: I. Governo della Congregazione in genere - II. Capitolo generale - III. La Superiora generale e la sua vicaria - IV. Consiglio generalizio - V. La segretaria generale - VI. L'economa generale e l'amministrazione dei beni - VII. La visita canonica - VIII. Le province e il loro governo - IX. Le delegazioni regionali - X. Le case e il loro governo - XI. Le Costituzioni.
È la parte più estesa che dà struttura e solidità al corpo della Congregazione e alla sua universalità, poiché «La vita e la forza della Congregazione, oltre che nella grazia del Signore, stanno nella massima unità di pensiero, di cuore e di opere» (art. 320).
Nell'ultimo capitolo (art. 507-512) viene espressa la finalità delle Costituzioni per il cammino della Congregazione e dei singoli membri (cf art. 512).
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Viene quindi riportato il Decreto di approvazione nell'originale latino e nella traduzione italiana di cui già si è detto.

6. Il commento orale di Don Alberione: dalla registrazione all'ultima trascrizione

Dal 15 maggio al 5 giugno 1961 Don Alberione detta le istruzioni alle esercitanti percorrendo appunto le Costituzioni del 1953 che hanno in sé il dono dell'approvazione pontificia; egli convinto che quella è «l'ultima e definitiva redazione», rotaia sicura su cui dovrà procedere la Congregazione e ogni Figlia di San Paolo. Tiene quarantadue29 istruzioni, due al giorno, in genere nel pomeriggio. Di esse non abbiamo appunti manoscritti, ma la registrazione della voce.

La registrazione

La registrazione, che è effettuata con apparecchio Geloso, è subito moltiplicata in varie copie per far giungere alle comunità la parola viva del Fondatore. Purtroppo nei nastri conservati, essa non è sempre integra: a volte mancano le prime parole, o perché cancellate o perché il registratore è stato avviato in ritardo; altre volte manca la conclusione, semplicemente perché il nastro è terminato. In un caso buona parte della registrazione è stata successivamente cancellata e il contenuto è giunto a noi solo attraverso la trascrizione nella prima edizione a stampa, così è di altre brevi cancellazioni. È quindi anche possibile verificarne l'entità.
Generalmente la registrazione è buona, ma l'esposizione non ha sempre la medesima efficacia. A volte la comunicazione del Fondatore è scorrevole, logica, ispirata. Altre volte egli è stanco, formula con fatica il pensiero, ripete la parola, prima di trovare quella giusta sosta su qualche vocale o avverbio, non conclude la frase; oppure ripete lo stesso concetto senza aggiungere nulla di significativo; talora sembra non dare particolare importanza ad
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alcuni articoli delle Costituzioni puramente disciplinari, li legge semplicemente, rimarcando il contenuto solo con la flessione della voce. Non sempre segue un preciso sviluppo di pensiero. Dice in primo luogo ciò che non vuole dimenticare, anche se non è in relazione a quanto segue. Tutto questo rende difficile la trascrizione, ma soprattutto il dare forma a un testo scritto, fedele e leggibile.
Inoltre Don Alberione inizia liberamente il discorso senza dare un titolo preciso all'istruzione che sta per tenere. Le titolazioni, come pure le date, sono aggiunte dalle incaricate della registrazione e sono puramente indicative del tema trattato o di parte di esso.

Prima trascrizione e prima edizione a stampa

Non solo la copia della registrazione è subito inviata alle comunità, ma con tempestività viene anche fatta la trascrizione sia delle meditazioni di don L. Rolfo sia delle istruzioni di Don Alberione, entrambe pubblicate nel 1962 in due volumi distinti30.
Passare dalla registrazione alla edizione richiede oltre la fatica della trascrizione, un delicato intervento redazionale. Dall'analisi della prima edizione a stampa si avverte che la trascrizione e forse anche la prima correzione redazionale sono compiute da mani diverse. Ma il dattiloscritto che giustifichi questa operazione non è pervenuto.
L'oneroso compito di curare l'edizione delle istruzioni di Don Alberione è affidato a sr. M. Cecilia Calabresi (1914-1999). Maestra Tecla è cosciente della fatica, ma anche dell'importanza di tale impegno quando risponde a sr. M. Cecilia in questi termini: «Comprendo il lavoro che hai avuto con gli Esercizi, è la cosa più importante»31. Il frutto del lavoro è il volume di 384 pagine (cm 12x16,5) dal titolo: Spiegazione delle Costituzioni (SdC).
Il volume è accolto dalle comunità come un vero dono. È valorizzato a livello personale e formativo, specialmente nei
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noviziati. Le istruzioni più importanti sono tradotte in diverse lingue in modo che si possa avere più facile accesso alla parola del Fondatore.

Limiti redazionali della prima edizione

Dovendo procedere a una edizione rigorosa in vista dell'Opera Omnia, si è reso necessario verificare la prima edizione con il riascolto della registrazione. È emerso che le prime curatrici hanno compiuto un apprezzabile lavoro senza però seguire un metodo critico e uniforme. Rispetto alla registrazione alcune istruzioni sono trascritte fedelmente, altre sono approssimative; vi sono errori di audizione e talora interpretazioni piuttosto libere, specialmente là dove il pensiero del Fondatore è contorto. A un ripetuto ascolto della registrazione si coglie che talvolta Don Alberione dice altra cosa da quella riportata nella stampa. Tutto ciò forse è dovuto a strumenti che non favorivano una buona audizione, a trascrizioni fatte da persone diverse, a una certa fretta di pubblicare.
Inoltre nel riordinare il materiale per la stampa si notano altri tipi di interventi. Solo a modo di esempio si può dire, rispetto alla dizione che:
- sono fuse e rielaborate le istruzioni 8-9;
- sono omessi vari punti nelle seguenti istruzioni: 11, 22, 29, 38, tutta l'istruzione 31;
sono trasportati passi da una istruzione all'altra, come ad esempio nelle istruzioni 17, 36, ecc.
- sono distinte, come se fossero due interventi, le istruzioni 13, 28;
- la disposizione della predicazione non sempre segue l'ordine della dizione, come avviene per l'istruzione 30, volutamente anticipata dal Fondatore. La curatrice non ne tiene conto e segue l'ordine degli articoli delle Costituzioni.
Purtroppo non si è in grado di conoscere se le omissioni siano state suggerite dal Fondatore stesso. Sr. M. Cecilia Calabresi in quell'anno era superiora della comunità di Verona. Don Alberione passò in quella comunità l'8 agosto 1961 per l'incontro delle superiore dell'Italia settentrionale. E potrebbe aver dato
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un suo parere su come comportarsi per la redazione finale e quindi per la stampa. Ma nei due biglietti scritti dal Fondatore a sr. M. Cecilia, l'uno del 1° agosto e l'altro del 20 ottobre 196132, non si fa cenno a questo lavoro33. E Maestra Ignazia Balla, allora vicaria generale e responsabile della pubblicazione, consultata a suo tempo, ha accertato che Don Alberione non ha rivisto l'insieme del volume.

Nuova trascrizione come edizione d'archivio

Dopo aver esaminato attentamente l'edizione derivata dalla prima trascrizione, ci si è rese conto che questa non poteva considerarsi come originale e si era nell'impossibilità di fare note critiche senza ricorrere continuamente alla registrazione.
Si è quindi venute a questa decisione: riascoltare la registrazione e fare una nuova trascrizione con fedeltà rigorosa, trascrivendo tutte le espressioni della dizione, comprese le ripetizioni, esclamazioni, possibili errori. Il testo delle Costituzioni viene riportato come è nella dizione, aggiungendo solo il numero dell'articolo, quando non è pronunciato. In nota si sono a volte evidenziate le flessioni o il tono della voce, quando essa rimarca un contenuto o quando il tono è di uno che legge un testo distinto da quello delle Costituzioni34.
Tenendo conto però di quanto detto sopra circa la qualità dell'esposizione, si avverte subito che questa trascrizione verbale è fedele, ma non può considerarsi pronta per la stampa: si richiede un intervento redazionale. Si opta quindi per due edizioni: una archivistica in cui c'è perfetta rispondenza tra voce e trascrizione, e una a stampa, preparata con i criteri che seguono. Nella edizione archivistica, per un più facile confronto, vengono riportati per ogni singola istruzione: il numero del master e della cassetta, conservati nell'archivio storico della Casa generalizia,
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le pagine della prima edizione a stampa, la suddivisione in paragrafi della nuova edizione.

7. Nuova edizione a stampa: criteri redazionali

A partire dall'edizione di archivio è stato necessario operare alcuni indispensabili interventi redazionali per rendere il contenuto leggibile come scritto e quindi come edizione.
Si sono difiniti i seguenti criteri:
- Indicare in nota: data, numero della registrazione su master e su cassetta, il titolo dato alla registrazione, se nella nuova edizione viene cambiato.
- Mantenere la struttura dell'esposizione orale, anche se sovente l'argomento di una istruzione viene terminato in quella successiva o è ripreso più avanti. Solo in un caso si è divisa l'istruzione, perché gli argomenti erano troppo diversi: cinema e suffragi, giustificando in nota l'operazione effettuata.
- Rispettare lo stile espositivo conservando gli incisi, i particolari modi di dire del Fondatore, anacoluti, esemplificazioni, se non disturbano troppo la chiarezza del discorso.
- Omettere le ripetizioni di parole, i pronomi e le esclamazioni sovrabbondanti (Oh, eh, ecc.); le espressioni che hanno solo una funzione di intercalare (ecco, allora, sì, neh, e simili).
- Dare alla frase, se necessario, lo stile del discorso scritto: proposizione principale, giusta posizione della proposizione dipendente, quando il discorso parlato è semplicemente introdotto da un perché, senza che sia evidenziato il verbo.
- Correggere alcuni errori sintattici legati al parlato, concordanze, tempi dei verbi, ecc.
- Riportare talora in nota la trascrizione verbale, quando è incerta la comprensione e quindi l'interpretazione.
- Indicare in nota la tonalità della voce, quando essa facilita la giusta comprensione del testo.
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- Uniformare l'uso del voi e del noi quando il Fondatore coinvolge se stesso, e si ha l'impressione di un errore grammaticale.
- Introdurre, ma con molta cautela, qualche sinonimo, quando una parola è troppo ripetuta e disturba la lettura; la ripetizione è conservata, quando il Fondatore la usa per ribadire il concetto.
- Riprendere il testo delle Costituzioni dall'edizione originale. Quando il Fondatore si limita al commento, mettere tra virgolette le espressioni rispondenti all'articolo e riportare la citazione.
- Regolare la punteggiatura, secondo le pause del parlato, riascoltato più volte.
- Usare maiuscole e minuscole secondo lo stile di oggi.
- Fare un lavoro di completamento, riprendendo dalla prima edizione le parti cancellate nella registrazione, evidenziando ogni volta l'operazione compiuta con il segno diacritico < >.
- Riportare talora in nota brevi testi quando sono solo esemplificativi e interrompono l'esposizione.
- Inserire nel testo le citazioni bibliche, quando sono esplicite.
- Indicare le istruzioni con numero progressivo; e introdurre la numerazione di paragrafo che può facilitare ulteriori edizioni e la preparazione dei vari indici.
- Evidenziare con sottotitoli in corsivo i vari argomenti trattati.
- A volte nella stessa istruzione sono trattati due temi completamente distinti. In questo caso si è inserito il titolo in maiuscoletto per meglio distinguere la diversità di argomento.
- Aggiungere al numero dell'articolo l'abbreviazione: Art. perché sia chiaro che si fa riferimento al testo delle Costituzioni. Talvolta dalla registrazione risulta che gli articoli non sono letti integralmente, ma il Fondatore invita le partecipanti a seguire il testo nelle parti che egli commenta. Per la comprensione del pensiero in questi casi si riporta integralmente l'articolo.
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- Omettere l'articolo delle Costituzioni quando l'autore ne fa la parafrasi riportando tutti gli elementi. Se però tali articoli riguardano la fisionomia dell'Istituto sono stati riportati, considerando che le Costituzioni del 1953 non sono più accessibili a tutte le Figlie di San Paolo.

8. Il contenuto

Certamente il contenuto di fondo sono le Costituzioni, ma Don Alberione non sempre commenta tutti gli articoli, ne sottolinea specialmente alcuni aspetti e spesso amplia gli orizzonti in modo articolato.
a) Risulta che egli ha interpellato la Superiora generale sui temi che maggiormente desidera vengano trattati. Da una minuta della vicaria generale Maestra Ignazia Balla emerge la preoccupazione per una pietà un po' superficiale, la necessità di una vita interiore più curata, l'esigenza della formazione delle professe temporanee e delle professe perpetue, l'opportunità di chiarire il concetto di personalità, il bisogno di orientamenti per lo studio, l'apostolato, la specializzazione, gli oggetti religiosi, ecc.35.
b) Durante gli stessi Esercizi, Don Alberione chiede che alcuni contenuti siano approfonditi dalle suore stesse. Il 29 maggio dice espressamente: «Due cose sarebbe utile venissero studiate in questi giorni: 1) come formarci i collaboratori e le collaboratrici nella diffusione; 2) quali occupazioni, sempre di apostolato, possono essere affidate alle propagandiste già stanche del loro lavoro molto meritorio che hanno fatto. Questi due problemi desidererei che fossero trattati e poi mi si desse un po' di resoconto» (n. 290).
c) Insiste su temi che più illuminano il carisma: natura e scopo delle Costituzioni (nn. 10-11.17), il fine dell'Istituto (nn. 19-30), i gradi dell'orazione (nn. 137-147), gli studi (nn. 239-251), la formazione, lo spirito apostolico (nn. 261-266), ecc. Tratta argomenti non direttamente codificati nelle Costituzioni, ma che gli stanno particolarmente a cuore: la Famiglia Paolina (nn. 224-227), il senso dell'apostolato, la Società biblica, il
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Centro Ut unum sint (nn. 273-277), i periodici, le biblioteche, la donna associata allo zelo sacerdotale, ecc. interrompendo a volte anche il discorso che sta facendo.
È quindi un contenuto che sgorga dal vissuto e dagli eventi, serve a orientare una vita specifica: la vocazione delle Figlie di San Paolo.

Fonti

I vari argomenti che pur rispondono a un vissuto, non hanno il carattere dell'immediatezza. Sono temi su cui il Fondatore ha già riflettuto o scritto in passato sulla circolare interna San Paolo e riportati in Regina Apostolorum. Spesso egli legge e commenta questi stessi suoi articoli36. Uno dei suoi scritti, non citato alla lettera, ma che ispira quanto dice sull'aggiornamento risale al 195037. Si avverte anche una certa corrispondenza con la predicazione alla Società San Paolo effettuata nell'aprile 1960, soprattutto su alcuni temi: la meditazione, la Società biblica, la carità fraterna, le visite alle comunità nella linea mariana, la Famiglia Paolina, ecc.38. Altre volte propone intere pagine del magistero della Chiesa, particolarmente l'Enciclica Sacra Virginitas39, (nn. 57-58), o studi sulla Sedes Sapientiae40 (cf nn. 52, 116) e ne richiama altri che dimostrano la sua assidua meditazione delle direttive della Chiesa. Spesso si rifà a manuali di spiritualità: P. F. Pollien, Vita spirituale semplificata41, che si ispira a san Francesco di Sales. Ha presente in questo tempo particolarmente: A. Royo Marin, Teologia della
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perfezione cristiana42, pubblicato dalle Edizioni Paoline proprio nel 1960. Da questo manuale derivano varie istruzioni e argomenti (i gradi di orazione, il carattere, obbligo di tendere alla perfezione, ecc.). Sul tema della vita religiosa suggerisce e si ispira ai due volumi del Colin che considera ottimi43: Culto della Regola; Culto dei voti (n. 408).
In varie pagine si respira l'atmosfera dell'imminente Concilio che va già aprendo nuovi orizzonti che segneranno profondamente il cammino ecclesiale e della vita consacrata.

Linguaggio

Il linguaggio è decisamente quello parlato, proprio di un padre che ha raggiunto l'età di 77 anni. Si avverte a volte la fatica dell'espressione, la stanchezza di una persona oberata di lavoro e che tuttavia mantiene fede a questo impegno formativo. Difficilmente si trovano espressioni impositive; il Fondatore è piuttosto in ascolto dell'esperienza delle suore che vivono in vari contesti e in ogni continente. Trapela talora un certo timore che non si viva in pienezza la vocazione. La terminologia è quella del suo tempo, spesso legata a una mentalità preconciliare.
Per cogliere il linguaggio vivo che percorre queste istruzioni bisogna tener conto anche della voce e della forza comunicativa: dal tono di voce, a volte gioioso e familiare, oppure forte e deciso, a volte sofferto e quasi supplichevole, si coglie il valore dato a certe affermazioni, il desiderio che siano assunte nella vita in un dinamismo di trasformazione, di fedeltà e di intenso apostolato.
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Attualità e datazione

Vi sono pagine di forte ispirazione carismatica; ad esse si intercalano altre che sono debitrici al tempo e quindi piuttosto datate. Tra le prime sono da segnalare, come si è già detto, quelle riguardanti la coscienza apostolica, la santità, la formazione. Tra le seconde, che esprimono una visione preconciliare, sono da annoverare:
- le pagine che commentano le norme disciplinari del Diritto canonico del 1917;
- l'insistente distinzione tra consigli e comandamenti dando la priorità a questi su quelli con una lettura piuttosto dualistica (cf n. 9);
- il riferimento alle altre confessioni cristiane. Mentre Don Alberione gode che ad Ariccia si tengano incontri ecumenici, usa anche parole che riflettono una mentalità preconciliare su questo tema (cf n. 235, nota 7);
- la visione della donna, non equiparata all'uomo e nell'apostolato dipendente dal sacerdozio ministeriale paolino (cf nn. 442-443).
Questi ultimi due punti sono casi classici in cui la prassi alberioniana, di grande apertura, va ben oltre la formulazione espressiva.

9. Testamento spirituale

Ascoltando queste istruzioni si ha la netta impressione che Don Alberione voglia consegnare un patrimonio di vita spirituale e apostolica che si è andato costruendo nel tempo e che non deve andare perduto; desidera indicare le rotaie su cui le Figlie di San Paolo devono camminare anche in futuro. Passato, presente, futuro si intrecciano e tutto serve a dare ragione di una grande vocazione.

Memoria

Un elemento significativo di questa esposizione è la memoria, fatta con tono familiare e confidenziale. Spesso Don Alberione ritorna agli anni d'inizio ricordando che oggi si applica quanto negli anni Venti, o addirittura ai tempi del seminario
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albese, si era iniziato: così fa memoria dell'Opera delle biblioteche (cf nn. 176-182), dell'Opera catechistica, dell'Opera biblica e dell'Ut Unum Sint (cf n. 234), dei bollettini parrocchiali (cf n. 285). Si ha la netta impressione che il Fondatore voglia confermare le partecipanti sulla continuità del progetto apostolico affidatogli dal Signore e che qualifica un modo specifico di servire la Chiesa e di evangelizzare.

Profezia

Emergono in questa ottica percorsi significativi che hanno la loro fonte nella Regola di vita ma, nello stesso tempo, la superano. Vi è una forte insistenza sull'aggiornamento. Questa parola ha nel corso degli Esercizi due valenze molto chiare ed entrambe cariche di profezia:
a) Aggiornare la vita al carisma, cioè alle Costituzioni. È come se un velo fosse ancora da sollevare per scoprire e vivere la lunghezza e la larghezza, l'altezza e la profondità della vocazione paolina. Aggiornarsi alla vocazione (cf nn. 1-7), significa entrare sempre più negli sconfinati orizzonti di essa. Il termine tradizionale di osservanza racchiude per il Fondatore la spinta a una costante trasformazione di vita.
b) Vivere nell'oggi e formare il personale paolino per l'oggi. Riprendendo quanto aveva già scritto nell'articolo del 1950 e riproposto al Consiglio generale delle Figlie di San Paolo il 6 aprile 1961, Don Alberione, profeta che si protende in avanti, insiste sulla sua idea di fondo: «Le anime a cui dobbiamo fare del bene sono quelle con cui trattiamo. Le persone che sono vissute antecedentemente sono già a destinazione. Noi dobbiamo fare del bene a quelle che vivono oggi; e dobbiamo formare il personale paolino oggi» (n. 275); mirare a formare personalità salde, incentrate in Cristo, con profonde convinzioni che coinvolgano tutta la persona: mente, volontà e cuore (cf n. 274), anche attraverso uno studio progressivo e costante (cf n. 250).

Dinamismo antropologico e formativo

L'insistenza sulla idoneità psicologica per l'ammissione al postulato e al noviziato e l'esame attento delle controindicazioni lasciano intravedere quanto l'equilibrio umano stia a cuore
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al Fondatore e sia a fondamento di una vera personalità apostolica (cf nn. 59-62).
Nel dinamismo della crescita vocazionale occupa un posto tutto particolare la preparazione alla professione perpetua e la terza probazione, che nell'esposizione a volte sono un po' confuse (cf nn. 116-125). Il corso di perfezionamento ha lo scopo di realizzare quella completezza e integralità a cui tende tutta la formazione paolina, attraverso un'adesione vitale a Dio, una forte apertura apostolica e comunitaria, un assiduo lavoro spirituale accompagnato con sapienza e amore.

Dinamismo spirituale

È impressionante la forza con cui il Fondatore pone nel cuore della vocazione apostolica paolina il dinamismo della santità che si radica nel desiderio autentico di essa, nella «sete di santità» che scaturisce dalla grazia (cf nn. 160-171). «La santità è il supremo bene della vita», un bene che deve essere in continuo sviluppo fino alla pienezza: «Cuore teso alla santità, in povertà perfetta, castità perfetta e obbedienza perfetta» (n. 24).
Non si tratta solo di progresso ascetico, ma di un innesto quotidiano in Cristo, in una partecipazione piena alla sua vita nell'ottica di Paolo, fino al «vive in me Cristo»; in una trasformazione costante, affinché «in noi non vi sia più niente [che] ostacoli l'opera dello Spirito Santo, l'opera di Gesù» (cf n. 164).
Tutto il dinamismo di perfezionamento interiore e apostolico è quindi frutto dell'azione dello Spirito Santo nell'anima: «Lo Spirito Santo non è ozioso in noi, opera, è sommamente attivo. Opera e dirige la mente, opera e dirige il cuore, opera e dirige la volontà. Assecondare la sua azione con docilità» (n. 105). Di qui il cammino dell'orazione che deve condurre alle vette della trasformazione interiore (cf n. 147); di qui lo slancio apostolico, modellato sul cuore di Gesù e di san Paolo (cf n. 93).
Lo Spirito è anche il principale agente della edificazione nella comunità: «Lo Spirito Santo non sta solamente nella Superiora generale, né provinciale, né locale, sta anche nei membri […]. La Chiesa è un corpo mistico, e ogni Istituto è una parte del corpo mistico. Nessuno creda di fare da sé, perché l'Istituto è una società» (n. 329).
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Dinamismo apostolico

Fondamentale è l'istruzione 25 dal titolo Sentire l'apostolato. In essa la missione della Figlia di San Paolo e della Famiglia Paolina nel suo insieme, è tutta orientata a cooperare con Cristo perché l'umanità tutta diventi figlia di Dio. Ciò richiede una grande sensibilità al mistero universale della salvezza, una predisposizione a «sentire le anime. Se una persona non sente le anime, non ha vocazione per l'Istituto delle Figlie di San Paolo» (n. 264). Di qui l'orientamento degli studi, che devono mirare a una costante e aggiornata preparazione all'apostolato e a un effettivo progresso di esso. Di qui la dimensione biblica, ecumenica, culturale della vocazione paolina. Ma alla base di tutto è la disposizione del cuore: «Avere in cuore tutto il genere umano, tutte le nazioni; avere un cuore conformato al cuore di Gesù: Venite a me tutti, io vi ristorerò (Mt 11,28). Noi dobbiamo amare tutte le razze umane, tutti i continenti», vivere cioè «l'universalità della Chiesa» (n. 93).
Attraverso questo corso di Esercizi straordinari, con un dire semplice, sobrio, pronunciato con cuore paterno, Don Alberione riconsegna alla Congregazione delle Figlie di San Paolo il patrimonio spirituale, apostolico che è la loro stessa identità, racchiusa nelle Costituzioni.

Roma, 2002

A cura del
Segretariato Internazionale di Spiritualità
Figlie di San Paolo


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1 Cf SP, 6-7 [1959] 7: «È stata inaugurata con tre corsi di Esercizi, il miglior modo (…)».

2 C f SP, 4-5 [1959] 1. Per la genesi di questo corso speciale, cf l'Introduzione al volume: G. Alberione, Ut perfectus sit homo Dei, Roma 1998, pp. 17-23.

3 RA, 4-5 [1959] 2.

4 Conserviamo il titolo anche in questa introduzione, rispettando la realtà storica.

5 Cf Aiuti Fraterni (AF), 1 [1960] 3-109. Raccoglie le meditazioni del Fondatore dettate in questo corso di Esercizi e le conferenze, tenute da varie FSP sulle «quattro ruote del carro paolino»: lo spirito, lo studio, l'apostolato, la povertà.

6 Cf Registro dei verbali di Consiglio, 7 dicembre 1960 (ArSt FSP).

7 VPC 253.

8 ArSt, B5, FSP.

9 Cf Registro dei verbali di Consiglio, 5 aprile 1961.

10 Cf VPC 255.

11 L'opuscolo, di 24 pagine, così s'intitola: Figlie di San Paolo, Esercizi spirituali straordinari (15 maggio - 5 giugno 1961), Casa degli Esercizi.

12 I luoghi di provenienza sono: dall'Italia: Roma (31), Alba (5), Albano (1), Campobasso (1), Catanzaro (1), Chiavari (1), Genova (1), Grottaferrata (1), Lugano (1), Milano (2), Napoli (1), Palermo (1), Roma Castro Pretorio (1), Rovigo (1), Trieste (1), Udine (1), Verona (1). Dall'estero: Argentina (5), Brasile (6), Canada (1), Cile (1), Colombia (1), Congo (1), Filippine (3), Francia (2), Giappone (5), India (2), Inghilterra (1), Messico (3), Portogallo (1), Spagna (2), Stati Uniti (3), Venezuela (1).

13 Delle conferenze tenute, è stata trascritta solo quella di M. Tecla. Avrebbe dovuto parlare della pietà, ma tiene una riflessione più ampia che tocca vari punti (cf CSAS 114).

14 Al Congresso Don Alberione consegna testi scritti sulla vita religiosa nei tempi attuali e sul problema vocazionale; tiene una magistrale relazione su “L'apostolato delle edizioni”, insistendo particolarmente sull'aggiornamento e sui nuovi mezzi di apostolato (cf Sacra Congregazione dei Religiosi, Acta et documenta Congressus generalis de Statibus Perfectionis, 4 voll., Roma 1950). Vi tiene pure due omelie: “Maria Apostola” (SP, 12 [1950]1-3); “Gesù Cristo è l'Apostolo” (SP, 1 [1951] 1-4).

15 Cf SP, 1 [1957] 1-8. Nel numero di febbraio viene riportato il tema per 31 meditazioni tutte ricavate da una espressione di san Paolo. L'anno si conclude con un importante studio sulla Tametsi futura (cf SP, 1 [1958] 1-4).

16 Sono i convegni per le Figlie di San Paolo: propagandiste, libreriste, suore addette al cinema (cf Il Raggio, n. 3, 5 [1958]).

17 Cf Verso un'enciclopedia su Gesù Maestro, in CISP, pp. 1195-1254.

18 Cf l'omelia tenuta nella Basilica di san Giovanni in Laterano, il 10 novembre 1958 in cui Giovanni XXIII traccia le linee maestre del suo pontificato: «Soprattutto sentiamo di dover sollevare da per tutto, e con continuità di azione, l'entusiasmo per ogni manifestazione del Libro divino, che è fatto per illuminare dall'infanzia alla più tarda età il cammino della vita» (AAS, L [1958] 917); cf anche l'enciclica Ad Petri Cathedram (29 giugno 1959).

19 Quasi a conferma dell'impegno della Famiglia Paolina nella diffusione della Bibbia, Giovanni XXIII, nell'udienza del 20 settembre 1960, rivolgendosi ai partecipanti alla XVI Settimana biblica, così si esprime: «Ci è pure di consolazione il sapere che l'Associazione Biblica Italiana raggruppa sacerdoti, impegnati nelle forme più elette e delicate di apostolato: […] pubblicazione e divulgazione di opere, che diffondono sempre più largamente la conoscenza del Libro Divino in mezzo al popolo cristiano. Soprattutto l'odierna fioritura di studi biblici, e specialmente la diffusione di nuove edizioni della Sacra Scrittura, adattate alle esigenze e al grado di cultura dei diversi ceti di fedeli, fa nutrire speranze per un novello irrobustimento della vita cristiana, nutrita alle fonti stesse della Rivelazione» (cf Encicliche e discorsi, Edizioni Paoline, II [1960] 285).

20 Cf G. Mariani, La nostra celebrazione del centenario paolino. I due nuovi altari del Santuario Regina Apostolorum in SP, 3 [1961] 1-3.

21 Vedi Istruzioni 22, 26.

22 CVV 202.

23 Per maggiori informazioni storiche sullo sviluppo del testo normativo e le varie approvazioni ecclesiastiche, cf C.A. Martini, Le Figlie di San Paolo. Note per una storia, Roma 1994, pp. 87; 159-162; 190-194; 236; 278-283; 331-338.

24 Il quadernetto (cm 10x15), conservato da Maestra Tecla tra i suoi oggetti personali è rimasto a livello di manoscritto fino al 1954, quando venne pubblicato in parte da F. Muzzarelli, Ad pedes Petri, in Mi protendo in avanti, Ed. Paoline, Roma 1954, pp. 521-522.

25 Cf G. Rocca, La formazione della Pia Società San Paolo (1914-1927). Appunti e documenti per una storia, Roma 1982, pp. 506-520.

26 Cf C.A. Martini, op. cit., pp. 154-158.

27 VPC 165.

28 Di questo testo abbastanza esteso si possiede oltre il manoscritto una stampa, ma entrambi sono senza data. Un primo studio del manoscritto l'aveva riferito al Decretum laudis del 1943 (cf CVV 103). Quando si è trattato di datare il fascicolo stampato, ottavo dal titolo Lo spirito paolino, si è visto che i due testi corrispondono e quindi si riferiscono entrambi all'approvazione pontificia del 1953.

29 La registrazione del 29 maggio dal titolo “Apostolato del cinema” è stata divisa in due parti, perciò risultano 43 istruzioni (cf nota delle Istruzioni 28 e 29).

30 Primo Maestro, Spiegazione delle Costituzioni. Istruzioni degli Esercizi straordinari, FSP, Roma 1962; L. Rolfo, Credo, Comandamenti, Virtù. Meditazioni degli Esercizi straordinari, FSP, Roma 1962.

31 Lettera di M. Tecla a sr. M. Cecilia Calabresi, 13 luglio 1961 (ArSt FSP).

32 Cf ArSt FSP.

33 Purtroppo non si era saputo che vi aveva lavorato sr. M. Cecilia Calabresi e perciò non fu consultata per avere informazioni circa questo preciso assunto.

34 A volte, ad esempio, Don Alberione segue alla lettera qualche articolo del San Paolo, e si coglie bene dal tono della voce che sta leggendo.

35 Cf ArSt FSP.

36 Cf Istruzioni 6, 22, 26, 40.

37 L'articolo si trova nell'opera: SCR, Acta et documenta Congressus generalis de Statibus Perfectionis, vol. I, p. 269. Parte dello scritto era già stato stampato qualche mese prima nel San Paolo sotto il titolo: “Lassismo o rigorismo?” (cf SP, 2 [1950] 1-2, riportato in CISP, p. 264-267).

38 Cf Ut perfectus sit homo Dei, ed. cit.

39 Pio XII, Enciclica Sacra Virginitas, 25 marzo 1954, in AAS XLVI [1954] 161-191.

40 Cf Pio XII, Costituzione apostolica, Sedes Sapientiae e Statuti generali ad essa annessi. Sulla formazione religiosa, clericale, apostolica da impartirsi ai chierici negli Stati di perfezione, in AAS, XLVIII [1956] 354-365.

41 P. F. Pollien, Vita spirituale semplificata, Ed. Paoline, Roma 1947. È significativo che l'opera sia stata tradotta da una Figlia di San Paolo, sr. Dolores Farci (1909-1988).

42 A. Royo Marin, Teologia della perfezione cristiana, Ed. Paoline, Roma 1960. Questa opera, proprio a partire dal 1960, è una fonte preziosa per Don Alberione e per tutta la Famiglia Paolina. Viene particolarmente raccomandata per la lettura e la diffusione. Scrive Il Raggio: “È l'opera più significativa di spiritualità cristiana e viene decisamente a sostituire quella tanto famosa e benemerita del Tanquerey, Compendio di teologia ascetica e mistica (Il Raggio, 2 [1960] 28). Nel 1964 ne fa stampare un estratto che presenta alle esercitanti durante la meditazione del 14 giugno: «Ho fatto stampare questo estratto: Teologia della perfezione cristiana. Rispecchia la nostra spiritualità, quindi è bene che sia letto tutto e che venga applicato alla vita, così la spiritualità paolina» (cf Estratto dal libro “Teologia della perfezione cristiana” del P. Royo Marin O.P., Ed. Paoline, Roma 1964, p. 76).

43 L. Colin, Culto della Regola; Culto dei voti, Padri Redentoristi, Roma 1957

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