Beato Giacomo Alberione

Opera Omnia

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2. COSTITUZIONI VIA ALLA SANTITÀ*
Articoli: 507 - 512

Ieri sera abbiamo ricordato che in questi giorni dobbiamo giudicare particolarmente noi stessi, poiché lungo il corso dell'anno molte volte dobbiamo guidare, pensare e anche dirigere e giudicare le persone con cui abbiamo relazione. Ma in questi giorni domandiamo la grazia di conoscerci mediante la luce di Dio, quella luce che egli farà risplendere nelle anime nostre quando ci presenteremo al tribunale di Dio per ricevere la giusta mercede. [Allora] ci farà conoscere le grazie concesse a noi e ci farà conoscere tutta l'intera corrispondenza.
Una volta che si è fatta la professione, la via della santità è una sola: l'osservanza. Se anche, per una strana idea, si pensasse di mutare stato - intanto c'è da una parte la incorrispondenza alle grazie -, si potrà fare bene altrove, ma per quanto [si] faccia bene, vi è già un cumulo di grazie a cui non si è corrisposto. L'osservanza è la via della santificazione. Non possiamo andare a giudicare del meglio: il meglio è l'osservanza. Qualche volta può essere anche che per l'osservanza avvenga che facciamo un bene minore al prossimo, o che a noi sembri un bene minore, ma il bene maggiore è sempre l'osservanza, l'obbedienza. D'altra parte le Regole sono per non lasciarci indecisi sul da farsi. Sempre dobbiamo confrontare i consigli che ci vengono dati, le interne ispirazioni o idee, pensieri, con quello che dispongono le Costituzioni. La decisione è lì. Ogni regola serve a indicarci il volere di Dio nei vari casi ed assicurarci che seguendo quanto le Regole prescrivono, noi facciamo il volere di Dio e quindi il meglio.
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Forza obbligante delle Costituzioni

Dobbiamo perciò pensare alle Costituzioni. Esse si compongono di circa cinquecento articoli o poco più; divisi in venti giorni, bisogna [leggere] venticinque-trenta articoli per giorno. Il libro delle Costituzioni è [infatti] la prima lettura spirituale ed è il principale libro di ascetica, dopo la Bibbia, da leggersi in questi giorni. Se non tutte fossero provviste del libro delle Costituzioni, coloro che non [ne] sono provviste possono chiederlo.
Bisogna cominciare dall'ultimo capitolo, perché subito si presenta la domanda: obbligano le Costituzioni? E bisogna allontanare quel modo di pensare per cui si dice: le Costituzioni sono di consiglio, non obbligano sotto pena di peccato. Questo è un errore fondamentale per la vita religiosa perché, in generale, l'ottantacinque-ottantasette per cento degli articoli sono o di legge naturale che è la più stretta o, soprattutto, di legge positiva evangelica che vien subito dopo, oppure di legge positiva canonica: l'ottantasette per cento almeno. Poi gli altri articoli dall'ottantasette al cento sono propri, quelli che specificano la Congregazione, cioè l'apostolato e il modo di farlo, di prepararsi all'apostolato e di compierlo.

Art. 5071. Nelle presenti Costituzioni:
1. Le prescrizioni che riferiscono leggi divine o ecclesiastiche, ritengono l'obbligo che hanno di per se stesse.

[Esempio:] la Messa alla domenica è legge ecclesiastica, e così tutte le prescrizioni che ci sono nel Diritto canonico; oppure quelle che derivano direttamente dal Vangelo, dalla Rivelazione in generale.

2. Le prescrizioni riguardanti i voti, ossia che ne determinano la materia remota e prossima e stabiliscono il modo di osservarli, obbligano come i voti stessi.

L'osservanza dei voti è il secondo comandamento della legge di Dio, e quindi una volta che si sono emessi i voti, c'è l'obbligo di osservarli. Ma [vi è] poi il modo di osservarli; ad esempio: tutte le entrate di denaro o di altre cose che si possono valutare in denaro devono essere presentate all'economa e devono essere messe nella cassa comune; [riguarda] il modo di osservarli, determina la materia remota e prossima.
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3. Le prescrizioni che riguardano il governo e le norme fondamentali che ne determinano le funzioni necessarie, o i doveri e gli uffici per mezzo dei quali il governo si esercita; parimenti le prescrizioni che stabiliscono e consacrano la natura, lo spirito e il fine speciale della Congregazione: tutte obbligano in coscienza secondo la gravità della materia.

Per esempio: le norme per le vestizioni, le norme per l'ammissione al noviziato, le norme per la prima professione e poi per la professione ultima, entrano qui: «le prescrizioni che riguardano il governo e le norme fondamentali che ne determinano le funzioni necessarie». Quindi le leggi che ci sono nel corpo delle Costituzioni: il governo delle case, l'ufficio dell'economa, il governo delle provincie, il tenere i Consigli mensilmente obbligano in coscienza.
«O i doveri e gli uffici che per mezzo dei quali il governo si esercita...», e cioè i doveri e gli uffici in quanto si hanno degli incarichi particolari, e nell'assegnazione delle suore alle varie case o a vari uffici a cui vengono destinate: libreria, cucina, sacrestana, ecc.
«Parimenti le prescrizioni che stabiliscono e consacrano la natura, lo spirito e il fine speciale della Congregazione». La natura: è diversa la vita religiosa vostra dalla vita religiosa degli Istituti secolari; voi avete la vita comune, invece gli Istituti secolari non hanno la vita comune, hanno l'obbedienza ma non la vita comune. E tuttavia alcune Annunziatine possono vivere in vita comune.
«Ne determinano lo spirito»: non potete stampare qualunque cosa, ma stampare quello che è apostolato. [Perciò] non ci sono libri, ad esempio, di matematica, aritmetica; si possono [invece] stampare libri che non fanno apostolato diretto, per esempio: un romanzo il quale serve a sollievo di una persona che ha piacere di leggere. Un romanzo sano compie un apostolato negativo: quella persona non legge un romanzo proibito e tuttavia la sua curiosità [è soddisfatta] e vi è il sollievo che vuol prendersi2.
Stamattina ho messo: «Si stampi» a una decina di vostri libri nuovi che stanno per uscire dalla casa di Roma: quelli in generale sono apostolato diretto. Apostolato indiretto sarebbe la psicologia; ma sempre è apostolato, quando la psicologia porta a indicare il comportamento di governo, di direzione delle anime, oppure il governo di noi stessi.
«Stabiliscono e consacrano la natura»: non siamo per altre pubblicazioni. Lo spirito è il fine, lo spirito è l'apostolato. Non potete fare le Pie Discepole, dovete fare le Figlie di San Paolo; non potete fare le Pastorelle, dovete fare le Figlie di San Paolo; non potete fare le Apostoline, dovete fare le Figlie di San Paolo, perché lo scopo, lo spirito è diverso. Lo spirito è il fine, perché lo spirito è in ordine al fine.
«Tutte obbligano in coscienza secondo la gravità della materia». Se, per esempio, nell'ammettere alla professione - questa è una funzione necessaria del governo - ci si lasciasse condurre dal pensiero: Quella è una favorita. E una spinge e l'altra spinge fin che viene ammessa alla professione per simpatia o per altro motivo naturale, allora la materia è grave. Altre volte, invece, si tratta di materia non grave. Tuttavia c'è sempre l'obbligo di osservare in coscienza e, caso mai, se c'è la trasgressione, confessarsene. Ma poi bisogna anche rimediare, se si vede il modo di rimediare.
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4. Le prescrizioni puramente disciplinari o ascetiche, che non sono incluse nei numeri precedenti, per sé non obbligano direttamente sotto reato di colpa. Tuttavia:
a) In caso di trasgressione obbligano la religiosa alla pena che venisse legittimamente imposta.
b) Tali prescrizioni sono materia del voto e della virtù dell'obbedienza, e perciò possono essere comandate come obbligatorie in coscienza.
c) La violazione di esse per disprezzo formale costituisce sempre peccato.
d) La religiosa che trasgredisse queste prescrizioni per un motivo o fine non retto, oppure con scandalo, o con pericolo di portare alla rilassatezza della disciplina e osservanza religiosa, pecca contro le relative virtù.

«Prescrizioni ascetiche». Ad esempio: il modo di far la Visita coi tre punti, verità e via e vita, è una prescrizione ascetica e non obbliga sotto pena di peccato. Così qualche altra prescrizione che è solamente disciplinare. Tuttavia ci sono delle prescrizioni disciplinari, ricordate più avanti che obbligano, [ad esempio]: quando siete fuori siate in due persone e non una suora soltanto, eccetto in caso straordinario e col permesso della superiora (cf art. 282.1). Questa è una prescrizione disciplinare, però obbliga.
«La violazione di esse per disprezzo…». Quando si dicesse: Ma che sciocchezze da comandare! È un disprezzo formale.
«Per un motivo o fine non retto». Esempio: non si vuole introdurre quella pratica e si vorrebbe che quanto è prescritto non entri nelle abitudini dell'Istituto.
«Oppure con scandalo». Particolarmente le aspiranti, le novizie e le professe giovani possono avere scandalo dal vedere qualche suora anziana la quale, potendolo, non osservasse abitualmente quello che è prescritto.
«O col pericolo di portare alla rilassatezza». Perché se non si osservano gli orari abitualmente, la casa finisce col cadere nella rilassatezza: si va, si viene, le cose non sono mai ben determinate e non c'è l'ordine. Allora si introduce la «rilassatezza della disciplina e osservanza religiosa». In tutti questi casi, sebbene siano prescrizioni disciplinari o ascetiche, la mancanza costituisce peccato. Questo particolarmente quando queste trasgressioni diventassero un po' generali e dipendessero da chi guida la casa.
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Interpretazione e conoscenza delle Costituzioni

14. Art. 508. Dare interpretazioni autentiche delle Costituzioni è riservato alla Santa Sede. Le Superiore, nell'ambito della loro competenza, possono per giusta causa e per poco tempo, dispensare in materia disciplinare; possono pure rinnovare tale dispensa, ma sempre con prudenza, discrezione, per un tempo limitato.

E in questo caso per essere veramente illuminati, rivolgersi o alla Provinciale oppure alla Superiora generale.

Art. 509. È vietato a tutte le suore comunicare le presenti Costituzioni a persone estranee alla Congregazione, senza il legittimo permesso della Superiora generale.

Non dare le Costituzioni a persone estranee, se non fosse perché il confessore, ad esempio, il predicatore o altra persona che abbia un'autorità ha bisogno di conoscere la natura dell'Istituto.
Tra le obbligazioni vi è quella dell'articolo:

Art. 510. Le Costituzioni siano pubblicamente lette nelle singole case, in modo che almeno una volta all'anno si percorrano integralmente. Le Superiore ne promuovano anche la lettura privata.

Come si fa? E si può fare in molte maniere: ad esempio in qualche casa si leggono due articoli ogni giorno a mensa quando c'è la lettura, oppure si leggono due, tre articoli prima della meditazione; oppure si leggono intieramente le Costituzioni durante gli Esercizi spirituali. Ma in modo «che almeno una volta all'anno si percorrano integralmente». Si dirà: Ma molti articoli non interessano direttamente. E allora si cammina più sveltamente. Quegli articoli si leggeranno, invece, quando viene il tempo: se, ad esempio, si debba celebrare il Capitolo, gli articoli che lo riguardano, si leggeranno in quell'anno. Si leggeranno sempre, ma in quell'anno se ne farà una lettura più attenta.
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Usi e consuetudini

Art. 511. Si devono pure avere in alta stima gli usi e le consuetudini buone, che sono conformi alle Costituzioni, alla natura ed allo spirito della Congregazione e ai sacri canoni.

La Congregazione ha già un certo numero di anni e col tempo si sono create delle abitudini, degli usi buoni: per esempio, alla sera andando a letto, la recita della coroncina: «[Vergine Maria, Madre di Gesù,] fateci santi». Usi e consuetudini buone sono [anche] tante altre cose. Si dice: Ma in questa nazione è così, in quest'altra è diverso. Non c'è nazione e nazione: c'è la Congregazione. Le Costituzioni sono uguali per tutte le nazioni, e gli usi e le abitudini sono per tutte le nazioni. Se si dicesse: Noi ci uniformiamo alle altre suore che fanno così e così, questo non è buono. E noi facciamo così! Il volto della Congregazione tante volte si rileva proprio da queste abitudini e usi che sono entrati in casa; altrimenti a poco a poco, trasgredendo usi e abitudini, si perderà anche lo spirito.
Non intendiamo dire: Vai in una nazione e prepara il vitto come si faceva in Casa madre, in Casa generalizia. Si prepara il vitto secondo la nazione. Bisogna anzi essere un po' generosi a uniformarsi in queste cose che sono accidentali e, quindi, non sono di disciplina. Ma [s'intende] invece quello che è tutta la regolarità e quello che porta all'osservanza dello spirito. In questa nazione [le responsabili] le chiamano superiore e voi le chiamate maestre per onorare Gesù Maestro. Portare il vostro timbro, come portate l'abito esterno. Non si può dire, ad esempio: Le suore salesiane hanno un altro abito… L'abito è un po' la faccia dell'Istituto, e anche le altre usanze sono la faccia dell'Istituto. Se vi sono dei dubbi, è il caso di risolverveli in questi giorni.
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Spiritualità cristiana paolina

Le Costituzioni contengono per noi la volontà di Dio. [Se una dice:] Mi confesso dal tale; quell'altro ha uno spirito carmelitano, questo ha uno spirito domenicano; quest'altro lo spirito francescano. Voi avete lo spirito paolino e basta. Il più della Congregazione è lo spirito, spirito paolino! Ma quel confessore, ma quel predicatore che ci ha tenuto il ritiro mensile.... Possono dire tante bellissime cose, però occorre fare così: quelle bellissime cose che dicono fuori del vostro spirito paolino sono istruzioni da riceversi con senso di riverenza, ma non da farvi sopra i propositi da disorientare la vita. Intanto quello che vi nutre è lo spirito paolino. C'è il libro tale, adesso c'è la tale suora che è messa ad esempio ed aveva questa spiritualità.... Voi avete una spiritualità cristiana paolina. Niente altro. E cioè la spiritualità cristiana com'è interpretata da san Paolo. Non c'è di più!
Ho già detto, in altre occasioni, che un gesuita il quale veniva dall'estero ed aveva visitato molte case dell'Istituto e lavorato per più di trent'anni fuori d'Italia, ha fatto tutta la conferenza a noi superiori generali, - lui, gesuita, ed alla presenza dei nostri superiori ecclesiastici, dei padri gesuiti stessi e del generale stesso dei gesuiti - [su questo]: Finiamola di dire spiritualità tale tal altra; spirito francescano..., e ci sono almeno sedici spiritualità tra le principali di cui si parla. Finiamola. Dobbiamo vivere lo spirito cristiano! C'è un solo spirito: essere veramente cristiani, cioè il nostro spirito è il Vangelo3.
Voi non avete una particolarità nella Chiesa; avete un senso di universalità: tutto il cristianesimo integrale. Diciamo paolino per indicare che il Vangelo, lo spirito di Gesù Cristo ce lo ha interpretato e presentato san Paolo nelle sue predicazioni e nelle sue lettere.
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Vivere le Costituzioni

Quindi [le Costituzioni] «indicano la via sicura e necessaria per raggiungere la santificazione». Qualche volta avviene che una su ora incomincia a frequentare il tale confessore o il tal altro e mi scrive: Il mio confessore mi inculca la divozione allo Spirito Santo, all'amore infinito. Tu ti sei fatta paolina però, e basta! Vuoi svestire lo spirito paolino? Tu, anche se porti l'abito paolino, non sei una paolina, non corrispondi alla tua vocazione! Vi sono alle volte, bisogna dirlo, sacerdoti che si spingono un po' avanti in questa così detta direzione spirituale, che poi risulta una deviazione spirituale. La vostra direzione è la Casa generalizia, fissata nelle Costituzioni in generale, applicata, per certi casi, nelle circolari che ricevete. Una spiritualità unica! Una spiritualità universale. E non c'è né Francia, né Germania, né Cina, né Giappone, che cambino le cose4.
Il giorno in cui si mettesse troppa acqua in questo vino puro, che è lo spirito cristiano secondo l'interpretazione di san Paolo, la Congregazione sarebbe un caos. Tenere fermo il vostro spirito. E quando vorranno anche predicarvi cose diverse, o consigliarvi cose diverse, magari in libreria, e [queste] venissero anche da persone autorevoli, sempre confrontare se quello che vi dicono è conforme alle Costituzioni e allo spirito dell'Istituto.
Poi non abbiamo né una nazionalità, né un'altra: noi siamo figli della Chiesa cattolica, che vuol dire universale. Per noi non esistono confini: non esistono confini per il vostro apostolato: «Andate in tutto il mondo» (Mc 16,15), e non esistono confini per il vostro modo di vivere perché è sempre quello appreso in Casa madre.
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Art. 512. Le Costituzioni contengono per noi la volontà di Dio certa, e indicano la via sicura e necessaria per raggiungere la santificazione, che è tutta la ragione di essere dello stato religioso. Le religiose quindi studino di conformare la loro vita secondo le Costituzioni che devono tenere in grande stima, rendersele familiari. Da questa fedeltà dipende in gran parte il proprio progresso ed anche la prosperità di tutta la Congregazione. Non tanto il timore del peccato e della pena spinga tutte ad un'esatta, fedele e costante osservanza di esse, quanto piuttosto il desiderio della propria perfezione, l'amore a Gesù Cristo, nostro divino Maestro, e l'amore alla Congregazione, memori sempre della divina promessa: «Voi che avete lasciato tutto e mi avete seguito, riceverete il centuplo e possederete la vita eterna» (Mt 19,29).

Ecco, sarete sante! La canonizzazione avvenuta domenica di quella suora5 così umile, cuoca e infermiera, non dice niente al nostro spirito? Certamente dice qualche cosa: non è la posizione, non è il saper molto, non è il distinguersi, non è il far cose particolari... Vivere veramente le Costituzioni nella lettera e nello spirito: questo assicura la santificazione.
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* 2. Ariccia, 16 maggio 1961. Reg.: A6/an 107b = ac 176b. Il titolo della registrazione è: “La forza obbligante delle Costituzioni”.

1 Gli articoli delle Costituzioni citati in tutto il volume corrispondono a: Costituzioni della Pia Società delle Figlie di San Paolo, Edizioni Paoline, Roma 1953.

2 Il Fondatore pronuncia ancora la frase qui riportata, di non facile comprensione: «Ma occorre che, o parte positiva, come - si tratterebbe direttamente…».

3 Probabilmente si tratta di espressioni usate da un relatore al Congresso Internazionale degli Istituti di Perfezione. Don Alberione stesso in quell'occasione consegnò un testo scritto di contenuto simile: «La santità è e consiste sempre nel vivere Gesù Cristo come è presentato nel Vangelo: Via, Verità e Vita. Il male è sempre nel distaccarsi dal Vangelo, da Gesù Cristo, dagli esempi dei Santi. La vita religiosa è sempre quella che ha insegnato Gesù Cristo, che propone la Chiesa, che hanno vissuto i Religiosi santi, che è indicata dalle Costituzioni, nello spirito genuino di ciascun Istituto […]» (SCR, Acta et documenta Congressus generalis de Statibus Perfectionis, vol. I, Roma 1950, p. 269; cf anche SP, 2 [1950] 1, riportato in CISP, p. 264).

4 Il passo evoca ancora il medesimo scritto del 1950. Citiamo la versione del San Paolo applica specificamente alla Famiglia Paolina: «Nell'Istituto non vi è né educazione prima, né educazione seconda. Non vi è né nuova, né vecchia generazione. Non è giusto dire: primo ceppo e secondo ceppo. Neppure vi è una educazione e formazione e santità italiana e un'altra americana, asiatica, ecc. Vi è soltanto una santità sapiente che tiene conto di ogni circostanza di tempo, di luogo, di persone: ma che sempre porta ad amare Dio con tutta la mente, la volontà, il cuore. Il difetto è sempre difetto; la virtù è sempre virtù. Vi è soltanto una vita religiosa secondo che ha insegnato con l'esempio e la parola Gesù Cristo. Egli è l'Istitutore, il Legislatore, l'aiuto, il conforto, il premio del vero Religioso» (SP, ibid., riportato in CISP, p. 267).

5 È santa Maria Bertilla Boscardin (1888-1922). Nata in provincia di Vicenza da una famiglia di modesti agricoltori, nel 1905 entrò tra le suore Maestre di S. Dorotea, Figlie dei SS. Cuori. Fu canonizzata l'11 maggio 1961 in San Pietro da Giovanni XXIII.