Beato Giacomo Alberione

Opera Omnia

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6. DISCERNIMENTO VOCAZIONALE*
Articolo: 31

Duplice esercizio di carità

Siamo arrivati all' art 31.

Art. 31. L'incremento e la stabilità di tutta la Congregazione dipende molto dall'accurata scelta e ammissione delle aspiranti, fatta con ponderazione e prudenza. Perciò le aspiranti, prima del postulato canonico, devono avere corsi speciali di istruzione ed esercizi adatti per la loro formazione in modo che le Superiore si possano formare un prudente giudizio della loro idoneità alla vita religiosa. La Superiora generale col suo Consiglio stabilirà norme al riguardo, tenendo conto delle diverse esigenze e circostanze di luogo e di persone, e salvo sempre la prescrizione dell'art. 50.

Allora, [mettere] la massima cura nella scelta e nell'ammissione delle aspiranti prima che entrino; in secondo luogo, quando sono ammesse al postulato; in terzo luogo, [quando sono] ammesse alla vestizione, alla prima professione, e poi singolarmente alle varie professioni temporanee e alla perpetua.
Giova sempre fare le relazioni di ogni aspirante da conservarsi in archivio. La relazione dovrà comprendere almeno quattro parti: 1) come si trova [la candidata] riguardo alla virtù, allo spirito; 2) come si trova riguardo all'istruzione e all'amore allo studio; 3) come ami l'apostolato e come vi si eserciti; 4) le sue condizioni naturali, cioè carattere, tendenza alla vita religiosa; poi l'amore all'Istituto, la libertà di scelta [anche] da parte dei genitori, e tutte le altre precauzioni e le note specifiche che servono a portare maggior luce sopra un'aspirante onde si abbia poi un giorno personale [adatto].
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L'incremento e la stabilità di tutta la Congregazione dipende dalla scelta del personale. Non troppa larghezza nell'accettare e neanche troppo rigore. Però si stia per la parte negativa, quando si tratta di un dubbio serio, perché qui c'è come un conflitto tra due atti di carità: la carità verso l'aspirante e la carità verso l'Istituto. La carità verso l'Istituto predomina e l'Istituto ha diritto e dovere a difendersi, affinché non entrino soggetti troppo dubbi.
Alle volte forse si sarà un po' precipitati nel dimettere, e qualche volta, più facilmente, si darà il voto per mandare avanti, [pensando]: Speriamo che si corregga... speriamo che faccia meglio quando sarà in noviziato, quando sarà professa temporanea, ecc. Si aspetta e generalmente ci si illude. E l'intenzione della Santa Sede è che non si mandino avanti1 quelle che danno un dubbio serio della vocazione. Perché vi è una carità da usarsi alla stessa aspirante: se sta tre, quattro, cinque anni nell'Istituto, e alla fine si deve dire un no, allora quella figliuola forse non trova più la sua strada nel mondo, come l'avrebbe trovata prima. E perciò, proprio per carità verso di lei, dimetterla a tempo. Benedirla, pregare per lei e farle questa carità di escluderla da una vita che non è quella segnata per lei dal Signore. Tuttavia prima di radunare il Consiglio o locale o provinciale o generalizio, sempre [celebrare] una Messa allo Spirito santo perché ci illumini per la buona scelta.
Le relazioni devono tenersi in archivio. Alle volte viene il dubbio alla terza, alla quarta professione temporanea, e magari alla professione perpetua; allora si rileggano le relazioni che sono state fatte durante l'aspirandato o durante il postulato o per la vestizione, e si veda se tutto il curriculum vitae è andato ascendendo.
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Indirizzo della Chiesa

Ricordiamo ora alcuni punti dell'enciclica di Pio XII, Sacra Virginitas2, che sarebbe tanto utile venisse letta durante il corso di Esercizi.
1) Correggere l'errore che vi è alle volte nelle famiglie e qualche volta anche tra le persone che devono avere una conoscenza maggiore delle cose sacre: è di fede, non un'opinione, che la verginità è superiore al matrimonio3. Quindi, essendo la verginità superiore al matrimonio, se vi è un'aspirante, una figliuola che mostri tendenza alla vita religiosa, è gravemente da riprovarsi quello che qualche volta vien detto: Ma abbiamo bisogno di buoni secolari, che lascino buon esempio nelle popolazioni. Non danneggiate quest'anima! Apritele la porta perché possa arrivare alla piena consecrazione al Signore. Altre volte si dice: Abbiamo bisogno di buone madri di famiglia nella parrocchia, e in generale nelle diocesi4. Certo, le buone madri sono tanto utili alla società perché formeranno dei figliuoli, delle figliuole buone, ma è sempre superiore la consecrazione al Signore. Qualche volta avviene che in una parrocchia vi sono figliuole le quali lavorano nel catechismo o in generale nell'Azione Cattolica o nelle opere missionarie, ecc., e il parroco si serve di queste persone e la parrocchia ne ha un vantaggio. Tuttavia il Papa dice: Non fermatele se mostrano tendenza alla vita religiosa. Anzi, i membri dell'Azione Cattolica devono aiutare, avviare e cercare vocazioni alla vita religiosa. La persona consecrata a Dio darà sempre più gloria al Signore e porterà un vantaggio maggiore al corpo mistico di Gesù Cristo, un contributo maggiore di santità, di grazia per l'umanità.
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2) Il Papa poi, nella stessa enciclica, confuta vari errori che serpeggiano qua e là. Ormai è superato ciò che voglio ricordare adesso e che tuttavia il papa Pio XII ancora ha messo in rilievo, e cioè: vi sono genitori che vogliono provare se nelle loro figlie c'è veramente la vocazione. E allora le espongono a tutti i pericoli: leggano tutto, vedano tutto, assistano a ogni spettacolo di cinema o di televisione, frequentino qualunque compagnia, vadano ai monti e al mare... con persone buone o non buone, e anche [con] compagnie pericolose... Si tratta, dicono, di provare la vocazione. Questo non è un provare le vocazioni, dice il Papa, è un rovinare le vocazioni. E quindi richiama fortemente su questo punto genitori, maestri ed altri i quali hanno ancora queste opinioni che sono pericolosissime5. Non si butta uno in mezzo al mare per provare se nuota bene; è meglio, se vuoi salvarlo, tenerlo a riva. Se sta sulla riva, è salvo. Perciò sappiate confutare certe obiezioni.
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Doveri dei formatori

Credo poi che sia utile che ricordiamo quello che è stato scritto, pubblicato tempo fa, prima nel San Paolo6, poi nelle circolari vostre.
1) Per prima cosa si dice: «Si indaghi sull'attitudine fisica e psichica [del candidato] servendosi anche del giudizio preciso anamnestico e diagnostico di un medico esperto, in relazione anche alle possibili tare ereditarie, soprattutto mentali; si annoti il giudizio del medico sulla scheda di ciascuno7». Questo è prescritto per i seminari, e per gli Istituti religiosi maschili; tuttavia si ritiene utile che sia [applicato] anche agli Istituti religiosi femminili. Allora ogni suora che debba occuparsi di aspiranti, di postulanti, di novizie e anche delle professine, cioè delle professe temporanee, abbia una sufficiente nozione di psicologia normale, così da saper distinguere un temperamento dall'altro e le diverse costituzioni mentali, che qualche volta sono più pericolose delle costituzioni fisiche deficienti. E di conseguenza, saper inquadrare opportunamente ricchezze e lacune di ogni singolo carattere.
Voi sapete che nella Collana pastorale che ha pubblicato una quindicina di libri, ve n'è uno che porta il titolo: Psicologia pastorale pratica8, il quale aiuta appunto a distinguere i caratteri e le deficienze dei caratteri.
2) Poi nozioni di psichiatria. «È inoltre necessario che da parte di ogni responsabile della formazione si abbia una conoscenza almeno elementare dei problemi psichiatrici, tale cioè che consenta di individuare e valutare in qualche maniera, o almeno di sospettare a tempo soprattutto, ogni possibile anomalia psichica». Si noti che quando si è giovani, certe anomalie non risultano o sono difficili a scoprirsi; man mano però che le cose vanno avanti, che la persona passa da un'età all'altra, certe anomalie vanno crescendo fino a diventare stranezze, fissazioni, e poi idee fisse e particolarità che in comunità sono non solo un peso, ma anche un danno. Il sopportarle è già meritorio, ma quando vi è il danno alla comunità, allora si comprende come tutti ne abbiano a soffrire.
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Contro indicazioni vocazionali di natura patologica

Anomalie neuro-psichiche
. Bisogna considerare allora tre stati: psicosi propriamente dette o malattie mentali; psico-nevrosi; e poi nevrosi.
a) Psicosi propriamente dette. «Le psicosi propriamente dette, essendo sempre conseguenziali a danneggiamento notevole delle strutture nervose, costituiscono una controindicazione assoluta all'orientamento alla vita religiosa, tenuto anche conto del loro fondo di ereditarietà che poi verrà a galla, poco a poco.
Vi sono incluse: la schizofrenia, che consiste in una disgregazione della personalità spinta al massimo grado; quando non sanno combinare bene le idee, non vi è nesso tra il pensiero e l'azione». Questo manca tanto! Si ha una convinzione, si sono fatti tanti propositi anche negli Esercizi, ecc., ci si è persuasi che una cosa è utile, anzi necessaria; la convinzione è quella, ma l'azione è un'altra, la condotta è un'altra. È una malattia.
Un po' di questa debolezza l'abbiamo tutti, perché non sempre manteniamo i propositi; però anche il fare dei propositi grossi grossi, come se uno volesse cambiare e farsi santo in un'ora o in una giornata, è già un po' di stranezza. Fare piccoli propositi, come si fa nella vita naturale: non si mangia una cesta di pane, per dire di aver mangiato per un mese. Si mangerà un pochettino di pane a colazione, a pranzo, a cena e tutti i giorni; e in un mese si arriverà a mangiarne una certa quantità.
«Altri segni allarmanti sono le introversioni». Accenno soltanto a questo: esiste l'anomalia quando c'è l'affezione alle persone del medesimo sesso. Questa anomalia, quando è forte, è difficile che si corregga, molto difficile. Sovente sono segni riferibili a questa forma di malattia le mancanze commesse da sole con frequenza, e così pure una certa crudeltà d'animo. [Persone che non sentono] mai nessuna compassione per gli altri, non darebbero una mano per portare un peso e guardano e ridono se l'altro si affatica troppo. Le mancanze da sole, ho detto, difficilmente si correggono, tuttavia, quando si fosse fatta una prova sufficiente, ma una prova lunga, [queste persone] possono anche venire ammesse. Alle volte si richiedono anche tre anni durante i quali non ci sia stata alcuna caduta. Qualche volta si chiede ancora di più. D'altra parte vi è molta diversità tra persona e persona. Vi sono delle persone che sono fiacche, non lavorano spiritualmente, sono pigre anzi; queste, se non combattono, non lottano contro il male, contro le proprie passioni, prima di venir ammesse dovrebbero avere una prova molto più lunga. Invece si incontrano persone giovani che disgraziatamente o per circostanze in cui sono vissute: ambienti difficili, pericolosi o per altre ragioni o perché non conoscevano che era peccato quel che commettevano; queste persone però pregano, lottano contro il male, sono industriose, le vedete sempre a lavorare, generose nell'apostolato, hanno un carattere forte e quindi c'è molta più garanzia, più speranza almeno, che possano correggersi.
La paranoia. «È caratterizzata dalla rappresentazione di idee illusorie, ma fisse e sistematiche. L'Io ha la parte preponderante in loro. E come si manifesta? Conseguenza di questo orgoglio patologico: «uno spirito di critica esasperato, una diffidenza invincibile un po' verso tutti. L'individuo, la persona finisce col credersi una persona incompresa o perseguitata, essa stessa poi ha idee di persecuzione, e la sua posizione rispetto al mondo esterno, subisce pian piano un completo sconvolgimento». Allora il soggetto avrà incapacità a dominarsi, a riconoscere la realtà della vita, illogicità nel ragionare... [Questi malati sono] un pericolo per sé e pericolo per gli altri.
La psicosi maniaco-depressiva. «Nella fase di esaltazione l'individuo è un euforico all'ennesima potenza. Costoro si sentono come rinati, è come se un incantesimo si fosse sciolto», e sono dominati da un ottimismo eccessivo, da faciloneria nel giudicare e nel lavorare. «Nella fase successiva si manifesta un carattere triste e malinconico, contegno stanco, gesto lento, voce bassa, afona; pianto senza lacrime e lacrime senza ragione».
Le forme epilettiche. «Comprendono quel complesso di affezioni nervose, cerebrali che sono caratterizzate da crisi convulsive generali. E può essere una caduta a terra improvvisa, bava alla bocca, contrazioni muscolari, accompagnate d'ordinario da perdita di coscienza», anche se poco dopo rinvengono.
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b) La psico-nevrosi. «Vi sono comprese la psicosi ossessiva, le anomalie sessuali e tutta la gamma delle manifestazioni isteriche».
Psicosi ossessiva. Si ha «quando l'individuo non riesce a cacciar una idea dalla mente per quanti sforzi faccia, essa vi rimane sempre più invischiata, causandole un penoso senso di angoscia e di continua ansietà. Alle volte, anziché di un'idea si tratta di un impulso altrettanto ossessivo e coatto»: pensieri cattivi di cui non riescono a liberarsene; pensieri sulle confessioni mal fatte; pensieri ostinati contro la fede; pensieri magari, fissazioni di dir delle bestemmie, e invece sono delicate di coscienza. Ossessione dei microbi: e stanno sempre a lavarsi, sempre a far pulizia. «Quando l'idea ossessionante, così come l'impulso, interessa il campo della coscienza prende il nome di scrupolo. E lo scrupolo che cos'è? Una malattia psichica. Non è delicatezza di coscienza. Quando spinge alla ricerca spasmodica di una cosa, si dice mania. Quando muove alla fuga inconsiderata, si chiama fobia».
E poi vi sono «le anomalie sessuali, le perversioni dell'istinto, che si hanno facilmente in certi ambienti dove l'educazione non è stata molto riguardata, molto delicata».
L'isterismo. «È una malattia proteiforme, variante, variamente definita; sostanzialmente però caratterizzata da alcuni sintomi classici: preponderante intervento delle rappresentazioni mentali che tendono a farsi realtà, ad essere cioè proiettati fuori di sé come vere, per cui vengono anche vissute e vissute con intensità. Hanno una spasmodica ricerca di se stessi». Queste persone sono devote di se stesse all'eccesso, ammirano solo se stesse. Hanno «bisogno prepotente di farsi notare, di attirare gli sguardi e l'attenzione degli altri, fino alla finzione, alla menzogna» continuata e all'ipocrisia. Questi stati possono arrivare fino a paralisi, possono produrre fino le stigmate.
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c) Nevrosi. «La nevrastenia o esaurimento nervoso ha per sintomo principale la stanchezza. L'esaurimento nervoso può essere scatenato da sovraccaricamento fisico, intellettuale, da disordine di vita, da imprudenze di igiene, ecc.». E qui molte cose ci sarebbero ancora da aggiungere.
Tuttavia la regola è questa: ogni persona abbia la sua scheda di salute in cui vengono notate tutte le circostanze particolari che la riguardano. Il medico, in ogni visita, specialmente prima della vestizione, della professione, ecc. può notare i vari referti particolari. La scheda segua la persona, in modo che se essa passa di casa in casa, si sappia quali inconvenienti si possono temere, quali cose impreviste possono succedere. Allora [si premetta] un esame attento prima di ammettere al postulato, tanto più alla vestizione e al noviziato.
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Tre sì per decidere

63. Che cosa comprende la parola formazione? Come la intendiamo nella vita religiosa? La parola formazione significa due cose. Da una parte l'aspirante che cerca e vuole conoscere l'Istituto e la vita che dovrà condurre nell'Istituto. Quindi: conoscere; provarsi a viverla, pronunciare il suo sì o il suo no.
E viceversa, l'Istituto deve: conoscere la persona; provare la persona; dire il suo sì o il suo no alla persona, all'aspirante.
E se ci saranno il sì dell'aspirante e il sì della superiora, i due sì vengono messi assieme; a questi si aggiunga il sì del confessore o direttore spirituale; allora coi tre sì si forma una decisione che garantisce all'aspirante di trovarsi nella sua via. Ma ci vogliono i tre sì. I due sì ultimi, si possono ridurre a uno, e cioè quando l'aspirante sente la tendenza e, fatta la prova, crede di poter sopportare i pesi, di compiere i doveri che ci sono nell'Istituto, e ne parla col confessore; allora in essa si forma una decisione, un sì o un no. E allora, tra il sì della persona aspirante e il sì della superiora, si viene a formare un sì unico: ecco l'ammissione alla professione. Quindi la formazione consiste da una parte che l'aspirante conosca la via a cui aspira, conosca i doveri, le difficoltà, perciò provi a compiere quei doveri, per esempio, a fare già l'esercizio della povertà, castità, obbedienza, per virtù. E questo dà garanzia che poi eserciterà povertà, castità e obbedienza per voto. Quindi: conoscenza, prova e decisione da parte sua.
Ugualmente l'Istituto deve conoscere la persona, metterla alla prova e pronunciare il suo sì o il suo no. Quando si sono adoperati questi mezzi di prudenza, e si aggiunge la preghiera, si può aver piena fiducia di procedere bene. E si potrà sempre dire nella vita quando nasceranno dei dubbi: Io ho fatto la mia domanda volontariamente, sono stata accettata da chi aveva l'autorità di accettarmi, perciò la vocazione c'è stata. E se anche non ci fosse stata e ci fossimo sbagliati tutti, interviene Dio, appunto perché c'è l'esercizio della causa strumentale. La vocazione o c'era sicuramente o è sopravvenuta. La preghiera assidua assicura l'aspirante che potrà vivere quella vita, e in quella salvarsi, anzi santificarsi. Aiutiamo tanto in carità queste persone, queste aspiranti.
E come conclusione di questa nostra considerazione, ecco: tutto in carità. In primo luogo non guardare il numero, ma guardare la qualità; perché non è il numero che produce, sono le doti: quindi la generosità, l'intelligenza, la salute, l'amore all'Istituto che poi fanno sì che la persona produca all'Istituto, e si trovi bene e si santifichi. In primo luogo curare la qualità. E in secondo luogo, certamente, anche la quantità. Allora voi avrete tanto merito, davanti a Dio perché preparerete un avvenire buono, santo, lieto alla Congregazione.
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* 6. Ariccia, 18 maggio 1961. Reg.: A6/an 109b = ac 178b. Il titolo della registrazione è: “Scelta delle vocazioni”.

1 La voce dice: «si fermino», significa: non mandare avanti.

2 Pio XII, Sacra Virginitas, 25 marzo 1954, in AAS XLVI [1954] 161-191.

3 Cf Ibid., n. 28.

4 Cf Ibid., nn. 35-36.

5 Cf Ibid., n. 49.

6 Cf SP e RA, 2-3 [1960] 1-5: “Problemi psicologici e neuro-psichiatrici nella formazione”, articolo ristampato in CISP, pp. 766-769. Il Fondatore legge e commenta l'articolo citato. I brani, riportati alla lettera, sono messi tra virgolette.

7 Statuti generali, annessi alla costituzione apostolica Sedes Sapientiae, sulla formazione religiosa, clericale, apostolica da impartirsi ai chierici negli stati di perfezione, n. 33, in SP, art. cit.

8 W. Demal, Psicologia pastorale pratica.,. Edizioni Paoline, Alba 1958.