Beato Giacomo Alberione

Opera Omnia

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LA SACRA LITURGIA

Il Signore è stato larghissimo di grazie e doni con la vostra Congregazione, la quale non si ferma solo su questa o quella particolare devozione, ma vive integralmente tutto il cristianesimo in Cristo e nella Chiesa, tendendo così a una divozione completa, universale, perché noi siamo per tutto il mondo e dobbiamo portare alle masse il Vangelo: spirito di universalità!
Perciò ha voluto il Signore che la vostra Congregazione fosse innestata sull'Eucaristia e sulla divozione al Maestro divino. Ha voluto che abbastanza per tempo le Case generalizie fossero a Roma1, centro del cristianesimo, sede del Diritto, per attingere lo spirito di universalità: questo spirito cattolico, questa adattabilità a tutti i popoli e a tutte le necessità. Neppure voi conoscete le grandi ricchezze che portate con voi e che esprimete nel parlare e nei desideri universali, per cui dovremo cantare eternamente l'inno di riconoscenza al Signore.
Spirito liturgico. La sacra liturgia comprende tutto il culto che dalla Chiesa viene tributato a Dio in Cristo Gesù. Quindi insegnamento dottrinale, morale, ascetico. Vi è l'orazione essenziale, propria di ciascun sacramento; i sacramenti tutti attingono dalla Messa da cui scaturiscono come altrettanti canali. Poi viene la preghiera, detta della Chiesa: Breviario, ciclo mariale e santorale. Infine vi è la preghiera privata o individuale, come la meditazione, i rosari, la Visita.
Un pensiero. Abbiamo cominciato l'Avvento il quale ci fa sospirare che venga il Maestro divino e ci istruisca; venga colui che sarà il grande Sacerdote e che si offrirà ostia gradita al Padre per la nostra redenzione. E nello stesso tempo, l'Avvento è periodo di penitenza; si preparano le vie al Signore non con i capricci e i peccati, ma andandogli incontro come le vergini prudenti.
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Arrivare al Natale santi, purificare il cuore col cilicio spirituale della volontà di Dio, col digiuno della lingua, della volontà, del cuore, con pensieri di cielo, con sodezza di virtù, con il cuore rivolto totalmente a Dio. Vivere la nostra consacrazione: che cosa vale consacrarsi a Dio se poi il cuore non è rivolto a lui, la mente si perde in tante cose inutili e la vita è spesa in sciocchezze? Vivere la nostra consacrazione con l'osservanza religiosa, con l'impegno serio di volerci santificare: allora sì, avremo messo sull'altare, con la consacrazione, anche la testa, la volontà e il cuore.
Vi è poi il ciclo natalizio, dell'infanzia del Redentore, la sua vita privata, nell'intimità con Maria e Giuseppe a Nazaret. Questo periodo va fino alla Settuagesima e comprende la festa della sacra Famiglia e della purificazione. Imparare bene a vivere la vita privata di Congregazione: «Et erat subditus illis»2, vita di sottomissione a chi guida e intanto crescere, come Gesù «…aetate, sapientia et gratia»3.
Crescere nella sapienza: istruirsi, conoscere sempre meglio lo spirito dell'Istituto, e chi si dedica alla redazione deve soprattutto meditare questo punto. Queste religiose hanno bisogno di un luogo appartato per meditare con Gesù, ascoltare ciò che egli ispira, prendere da lui e dare alle anime. Crescere in età non significa avere più anni, ma acquistare forza secondo l'età. Essere forti! Non avere sempre le lagrime in tasca, altrimenti vien voglia di dire: Va', che sei ancora una bambina! E allora, bambini di cento anni? Fortezza e nello stesso tempo crescere in grazia: attaccatissime a Gesù, tanto più quanto più grandi sono le difficoltà. Se c'è questa unione con Gesù, allora si può andare con fiducia nell'apostolato, sicure di portare le anime a Gesù, di dare ciò che farà loro bene, altrimenti si prende il male e non è più apostolato: una mano a Gesù, sempre, e una alle anime.
Dopo aver fortificato la vita spirituale nell'interno dell'Istituto, viene l'apostolato esterno, il bene alle anime. Così ha fatto Gesù: dopo il periodo natalizio difatti, entriamo nella Settuagesima
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e nella Quaresima, con l'apostolato meraviglioso tra gli Apostoli e i discepoli che [Gesù] raccoglie e vuole sempre con sé. Ecco il Maestro divino che istruisce il popolo, stabilisce la Chiesa, istituisce i sacramenti.
Nel periodo della vita privata, si dia una formazione forte: postulati e noviziati forti! Quindi [segue il] periodo di predicazione, spendersi per le anime, dare tutto: tempo, energie, vita, altrimenti l'apostolato non porterà frutto: «Se il granello di frumento non muore, non porta frutto»4. La malattia e la morte sono come il sigillo che l'apostolato compiuto in vita darà buon frutto.
Entriamo quindi nel periodo pasquale, periodo in cui bisogna tendere di più alle cose celesti e aver bene davanti agli occhi il nostro fine, la meta beata, il cielo.
Infine il periodo post-pentecostale di metà anno nel quale dobbiamo specialmente studiare Gesù Maestro, e in cui Gesù dà agli uomini norme da praticare e un apostolato da compiere nella santità, «cum ipso et in ipso»5: lavorare con la Chiesa e per la Chiesa, dando Gesù Cristo alle anime.
Chi segue bene la liturgia, vive queste cose; ogni anno percorre un giro nella strada a spirale che guida al monte della perfezione; sempre le stesse cose, ma comprese e vissute sempre più profondamente, finché non giungeremo all'eterna liturgia del cielo. Com'è bella la liturgia, ed è eterna! Essa continuerà in paradiso, dove il pontefice sarà Gesù stesso, Maria sarà la più vicina all'altare e canterà il suo meraviglioso Magnificat, mentre tutti i santi, i martiri, i confessori, i vergini agiteranno le palme del loro martirio e i gigli della loro purezza.
La liturgia ben vissuta nella vita religiosa, anzitutto ci dà un senso di universalità poi, ciò che è più importante, ci prepara per l'eternità.
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1 Il 13 giugno 1936 Don Alberione si trasferisce definitivamente a Roma, e il 10 novembre 1936 anche Maestra Tecla si trasferisce a Roma. Cf Martini C. A., Le Figlie di San Paolo…, o. c., p. 209.

2 Cf Lc 2, 51: «E stava loro sottomesso».

3 Cf Lc 2, 52: «…in età, in sapienza e grazia».

4 Cf Gv 12, 24.

5 «Con lui e in lui».