Beato Giacomo Alberione

Opera Omnia

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4. SANTA MESSA E IMPEGNO PER PROGREDIRE*

Tempo pasquale, visione di cielo! E passeremo questo tempo come ce lo indica la Chiesa, la quale continua a ripeterci l'alleluia festivo, l'alleluia che cantiamo a Gesù, l'alleluia che recitiamo con Maria, partecipe del gaudio, del trionfo della risurrezione, della gioia del Figlio. E guardando il cielo dove siamo attesi.
Il Messalino che è stato pubblicato in Belgio, i vari Messalini che ho veduto negli Stati Uniti d'America, finiscono i commenti liturgici sulle funzioni della Settimana santa, della Pasqua, parlandoci di pasque quotidiane, pasque settimanali, pasque continue. Dice il Messalino: «Dopo aver immolato un agnello e mangiato il pane azzimo, gli Ebrei uscirono dall'Egitto e si diressero verso la terra di Canaan, e poi ogni anno celebravano quel passaggio, quella pasqua dalla terra di Egitto, terra di schiavitù, alla terra della libertà, alla terra promessa».
La Pasqua, con l'uccisione e la consumazione dell'agnello, era la raffigurazione della Pasqua vera, quando Gesù Cristo doveva passare da questo mondo al Padre. Egli nella celebrazione della Pasqua istituì la Messa, poi si immolò sulla croce, e risorse glorioso dalla morte. Ecco che i cristiani e i sacerdoti furono fedeli a celebrare il mistero della Pasqua nello spirito e secondo il comando di Gesù: «Fate questo in memoria di me»1.
E così la Messa con la Comunione è una specie di passaggio, è un passaggio da una vita di peccato ad una vita santa, da una vita meno perfetta ad una vita più perfetta. [Il Messalino] quindi dice: «Ben presto la Chiesa però, anziché celebrare soltanto una volta l'anno il Triduo pasquale, volle celebrare la frazione
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del pane ogni domenica ed ogni giorno, in modo che la Messa è il mistero pasquale celebrato quotidianamente».
Così noi abbiamo da intendere bene il senso della Messa: passaggio da una vita meno perfetta ad una vita più perfetta, specialmente quando alla Messa è unita anche la Comunione dei fedeli; sempre però vi è la Comunione da parte del sacerdote. Allora, così è da intendersi la Messa: una pasqua quotidiana.
Aggiunge il Messalino: «Poiché i sacerdoti che offrono il sacrificio sono quasi quattrocentomila, significa che nel mondo vi sono circa quattro consecrazioni per ogni minuto secondo; quattro consecrazioni per ogni minuto secondo! [Così] il sacrificio, nel mondo intero [è offerto] non solo in ogni giorno, [ma] in ogni istante. Se i fedeli si associano con la loro fede e con il loro amore, possono passare sempre più, dietro l'esempio di Gesù, da una vita meno perfetta a una vita più perfetta. È il fine della Messa questo, della Messa nella quale si immola e si consuma l'Agnello immacolato sotto le specie del pane azzimo, il vero Agnello di cui quello degli ebrei era soltanto figura. Nella Messa, cioè in questa pasqua dell'Agnello che versa il suo sangue sulla croce, il sangue versato sulla croce preserva le anime nostre e il mondo intiero dai colpi della divina giustizia».
La Messa è dunque la grande devozione dei fedeli che vivono nel vero spirito cristiano. La Messa è il grande sacrificio che salva quotidianamente il mondo dalla catastrofe, applicandogli i meriti sovrabbondanti del Calvario. Uniti alla vittima eucaristica, i cristiani si offrono alla santissima Trinità in adorazione, in ringraziamento, in soddisfazione, in supplica. E mentre danno a Dio una gloria infinita, ricevono tutte le grazie che sono necessarie per camminare santamente e progredire ogni momento.
Vediamo quale sia la nostra fortuna e la nostra intenzione quando diciamo: Signore, io ti offro con tutti i sacerdoti che oggi celebrano il santo sacrificio, Gesù Cristo e me stesso, piccola vittima2. Se ogni secondo vi sono quattro Messe, ecco il
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grande vantaggio di ripetere questa orazione con fede, con amore ogni mattina. Non solo, ma noi dobbiamo concentrare le intenzioni specialmente sopra questo punto: riparazione dei peccati che si commettono con la stampa, la radio, il cinema, la televisione. Inoltre supplica perché siano santi tutti coloro che con l'impegno, con la tecnica o con la divulgazione attendono a diffondere il pensiero, e facciano questo grande ministero in spirito di fede, per elevare, non per abbassare l'umanità. E [ancora] impetrare a noi medesimi la grazia di compiere il nostro apostolato santamente, accompagnando le intenzioni, lo spirito, le mire di Gesù Cristo e della Chiesa.
Tutti, sin da questo momento, uniamoci nelle nostre intenzioni ai quattrocentomila sacerdoti che celebrano quotidianamente il santo sacrificio della Messa. Ogni mattina ripetiamo le medesime intenzioni che sono espresse in questa preghiera, anzi è bene che la ripetiamo adesso, e serva per fissare in questo momento, e per tutta la vita, l'offerta di quelle medesime intenzioni che sono espresse nella preghiera. Ci riserviamo di ripetere quindi ogni giorno: Signore, io vi offro in unione con tutti i sacerdoti3.

Eppure io non mi sento di trattenermi. Vi sono certi vizi che assecondati accompagnano fino alla morte e si ingrandiscono in esigenze, in potere: «Et dormiunt cum eo in pulvere»4, accompagnano fino al sepolcro e non cessano che quando il corpo è diventato inerte, inanimato. Occorre combattere i vizi, le passioni, tagliando la radice. La parola del Signore è chiara: «Mettere la scure alla radice»5, tagliare la radice dell'orgoglio, tagliare la radice dell'invidia, tagliare la radice della pigrizia, tagliare la radice della sensualità. Occorre non tagliare soltanto i rami della pianta, non soltanto scuotere le foglie e neppure tagliare soltanto una parte del tronco, [portare] la scure alla radice: scavare, andare a cercare fino le ultime radici della gramigna,
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metterle al sole, bruciare tutto. Solo coprire la passione e lusingarsi che essa non alzi più la testa, è cosa inutile. Quando sarà passato un certo tempo e il giovane si sarà fatto robusto, la passione si sarà irrobustita anch'essa, e quando alzerà la testa, sarà prepotente. Il giovane, arrivato alla maggior età, si crede formato, invece non è formato e, allorché sarà in una certa libertà e non avrà più il comando e l'assistenza per adoperare i mezzi a comprimere la passione, la passione che è stata così coperta e non sradicata alzerà la testa. Ed esigerà, alle volte così prepotentemente quasi che volesse rifarsi, rifarsi di essere stata per così lungo tempo compressa, tenuta come schiava impotente. Sì, e si vedono allora delle cose che non pareva possibile prevedere; non pareva possibile prevedere!
Occorre che noi abbiamo presenti gli esempi che si vedono, gli esempi dei santi e anche gli esempi di coloro che non hanno vinto la passione, non l'hanno sradicata. Quindi nelle Costituzioni è scritto: «Durante il noviziato sradicare»6. Ecco, la scure alla radice, radicitus: sradicare i vizi, mentre son deboli, resistere in principio, altrimenti la medicina si applicherebbe forse tardivamente, quando il malato è già troppo grave, e il male avanzato diviene incurabile.
Occorre che noi abbiamo un grande studio per eliminare i difetti, un grande studio per progredire: «studium pulchritudinis habentes»7, perché i difetti o sono piccoli e non fanno impressione forse esteriormente, o non si scoprono o si lasciano dominare. Ma le anime zelanti, le anime fervorose, coloro che hanno seria volontà di farsi sante, si comportano diversamente. Negli esami di coscienza rivedono i pensieri e i sentimenti contrari alla virtù, poi rivedono le parole e gli atti, ancorché qualche volta sembrino quasi difetti insignificanti. Sono attente, impegnate quotidianamente; ed ecco che esse, particolarmente nelle confessioni, ritornano sopra i difetti. Vedete il lebbroso: la lebbra è simbolo del peccato veniale, quando poi produce la morte, allora abbiamo la figura del peccato grave. I difetti non combattuti finiranno con l'arrivare al peccato grave, perché il
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seme si svolge, è come una piantina, e quella piccola pianta cresce e il tronco si eleva e i rami si estendono, e con il passar del tempo si avrà una grande pianta che produrrà i suoi frutti, frutti che non si volevano. Ma bisognava a suo tempo sradicare il difetto, quando era piccolo, e non c'era nessuna difficoltà a strappare la pianta, a strappare una pianta piccola, che è ancora un'erba... ma se il difetto crescerà... inutile!
Voi avete letto tante volte quell'esempio, è frutto di esperienza e di un'esperienza che si può dire quotidiana. Vedete come sono andati da Gesù Cristo il lebbroso e il centurione: con umiltà8. Quando andiamo a confessarci: umiltà, dire chiaramente quello che abbiamo commesso, accusarlo con sincerità, mai coprire. Coprire vuol dire difendere, vuol dire proteggere il difetto, alimentarlo: esso diverrà robusto. E non solo sincerità, ma particolarmente pentimento, dolore, volontà sincera di combatterlo. Le confessioni che son fatte più esteriormente come un atto qualunque di pietà, senza riflessione, senza esame quasi, e senza proposito perché manca anche il dolore, come dobbiamo catalogare simili confessioni?
Esame sincero, confessare candidamente a Dio il nostro peccato, e poi accusarlo sinceramente in confessionale, ma più di tutto: Signore, mondatemi! Signore, dite una sola parola e l'anima mia sarà salva!
Alle volte in confessionale si guardano molte cose e non si va a quello che è importante: la scure alla radice! Quindi domandiamo a S. Paolo la grazia di buoni esami di coscienza e di buone confessioni, particolarmente attorno a quello che è il nostro difetto predominante. Preghiamo: Cuore divino di Gesù, che avete detto: qualunque cosa chiederete al Padre9... Ripetiamo: Cuore divino di Gesù.... In un momento di silenzio ciascheduno di noi metta il nome del suo difetto predominante... Cuore divino di Gesù che avete detto...; Gesù Maestro, accettate il patto. 10
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* Prima trascrizione della meditazione predicata dal Primo Maestro alla Famiglia Paolina (A6/an 1a; ac 1b: segnatura archivistica di riferimento) a Roma e, dal tono di voce, si suppone, nella cripta del santuario Regina Apostolorum. Poiché la Pasqua nel 1953 ricorreva il 5 aprile, il riferimento al tempo pasquale fa pensare che sia stata tenuta nell'ottava di Pasqua. Il Fondatore infatti partì con la Prima Maestra il 13 aprile per l'Oriente.

1 Cf 1Cor 11, 25.

2 Offertorio Paolino, in Le preghiere della Famiglia Paolina, ed. 1996, p. 40.

3 Interviene l'assemblea nella recita della preghiera. Terminata questa, vi è cambiamento di tema, cambia anche il tono della voce, come se si trattasse di due momenti distinti

4 Gb 20, 11: «Con lui giacciono nella polvere».

5 Cf Mt 3, 10.

6 Cf Costituzioni della Pia Società Figlie di San Paolo, ed. 1953, art. 66.

7 Cf Sir 44, 6: «Dotati di gusto per la bellezza» (Volgata).

8 Cf Mc 1, 40; Mt 8, 8.

9 Cf Gv 15, 7. Interviene l'assemblea e recita la preghiera.

10 Segreto di riuscita, in Le preghiere della Famiglia Paolina, ed. 1996, p. 193.