Beato Giacomo Alberione

Opera Omnia

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22. MIRARE ALLA SANTITÀ*

Dovunque andiamo, troviamo sempre motivi di nuova riconoscenza al Signore per le grazie che egli effonde sul nostro Istituto. La riconoscenza non può essere [solo] a parole, ma con la corrispondenza. A grazie giornaliere, corrispondenza giornaliera: meditazione, propositi, Messa, Visita, Comunioni, ecc. Se la giornata è passata sotto l'infusione dello Spirito Santo, sotto l'influenza di queste grazie ci santifichiamo.
La santificazione sia pratica, non generica. Si pensa spesso che questa debba operarsi in avvenire e più da parte di Dio che nostra.
[Santificazione] pratica. Santificare le giornate, i mesi, gli anni e così tutta la vita. Oggi, farsi santi, non quando non avremo più difficoltà. Noi abbiamo dei concetti sbagliati di santificazione. Le difficoltà cerchiamo di eliminarle e diciamo: Quando vivrò in pace, tranquilla, allora mi metterò a farmi santa.
Le croci, le incomprensioni, le difficoltà, la poca salute, le fatiche, le tentazioni sono tutti mezzi per santificarsi. La santificazione non consiste nella preghiera serena, ma ne è il mezzo. Gesù prega per andare a patire, ha l'anima pronta, ma la carne debole. La preghiera ci deve portare a fare la volontà di Dio: «Padre, se è possibile... però sia fatta non la mia, ma la tua volontà»1.
Fatica, ufficio, apostolato, incomprensione, il complesso dei doveri quotidiani: in questo consiste la santificazione. Abbiamo fede che, chiamate alla santità, non vi è dubbio che il Signore ci darà le grazie. Molti sono i chiamati alla santità, ma noi chiamati alla vita religiosa lo siamo per una santità speciale, e non solamente a lavorare per noi stessi, ma per attendere
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anche agli altri. Quindi fede che siamo create per farci sante e [chiamate] ad una santità speciale.
La santità non sta nel pacifico possesso della virtù, ma nella lotta. E invece c'è un errore nel cuore, avviene il contrario: ciò che farà santa l'anima sarà il combattimento, perciò il libro favorito sia Il combattimento spirituale2. Avere fede, vincere noi stessi, sopportare le difficoltà, i pericoli, camminare avanti in quanto è possibile ancorché ci sia la pioggia, la nebbia. Quando non è possibile praticare una virtù, aspettare altra occasione, intanto non perdere tempo, ma fare un'altra cosa, attendere il momento giusto. Molta fede! Guidare la nostra testa. Il vivere di fede costa fatica. Fare come il pilota, l'autista che nel guidare badano a tener la testa ritta […]3. Guidare la testa: i pensieri siano di Gesù, conformati a Gesù Cristo. Gesù dice: «Beati quelli che soffrono»4.
La nostra santificazione [sta nel] compiere la volontà di Dio: fede nella mente, col cuore amare le stesse difficoltà, le lotte, e con la volontà amare la volontà di Dio. Gesù amò tanto gli uomini [fino a morire] sulla croce e quando, [rivolgendosi a S. Margherita Maria], mostrò il suo cuore [dicendo]: «Ecco quel Cuore che ha tanto amato gli uomini»5.
Fede nell'apostolato. Siamo mandati, e allora avremo le grazie.
La presentazione esterna [dei libri] potrà fare una certa impressione, ma avere fiducia più di tutto nel contenuto. Il pane eucaristico è un pane comunissimo, eppure contiene Gesù vivo, vero.
Quando noi diamo ciò che riguarda più direttamente la fede, dobbiamo credere che il Signore è impegnato a dare le grazie. Nello stesso tempo umiliarci molto: Da me nulla posso6. Umiliarci
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e dire: Ho così poca virtù, salute, intelligenza, ecc. E se ho qualche cosa, chi me l'ha dato? Tutto mi viene da Dio. Nella proporzione con cui diciamo: Da me nulla posso, possiamo dire: Con Dio posso tutto. Quante volte l'orgoglio, la persuasione di essere qualche cosa impediscono le grazie di Dio! Quando una si crede di essere qualche cosa, allora c'è il fallimento. Quanto impedisce l'amor proprio! Quanto più uno si umilia, allora con Dio può tutto. Quindi, prima parte: Da me nulla posso e con Dio posso tutto, per la santificazione e per l'apostolato: dare Gesù al mondo. Più una è indietro e crede di esserlo, allora Gesù dà la sapienza.
Mettere l'intenzione: fare tutto per amor di Dio e non per vanità, per ambizione. Gesù diceva: «Sono venuto per cercare la gloria di colui che mi ha mandato»7. Come dare la pace agli uomini se cerchiamo noi stessi nelle nostre giornate?
Cerchiamo vocazioni buone, vere. Ecco, vi possono essere delle intenzioni giuste e non giuste. Non cercare la dote, ma le doti, le qualità. Dare a Dio anime sante. Non cercare noi stesse, ma le anime.
Per amore di Dio voglio fare tutto. Idee giuste per l'apostolato. Dall'amore dipende tutto il risultato. Ci sarà sempre un poco di fumo, ma in sostanza quando tutto parte dal Tabernacolo e si segue l'esempio di S. Paolo, allora le cose sono benedette. Per amore di Dio voglio fare tutto. «Gloria in excelsis Deo...»8. A Dio l'onore, a noi l'umiliazione.
Pensiamo al momento che compariremo al giudizio. Pensiamo che il Signore ci ha liberati da tanti pericoli e ci ha condotti all'apostolato. Non capiamo [ora] certe cose. Chissà come saremmo se fossimo rimaste nel mondo, mentre siamo state le predilette di Gesù. Se tutte le Figlie di San Paolo comprendessero la loro pochezza e nullità, farebbero sentire la loro voce fino agli ultimi confini della terra!
Alle volte, credendo di essere qualche cosa, mettiamo i bastoni [nelle ruote] del carro della Provvidenza. Quindi, umiliazione: Da me nulla posso; fede: con Dio posso tutto; retta intenzione:
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e per amore di Dio voglio far tutto. Non vi sia altra disposizione: «Gloria in excelsis Deo…»: [procurare] il bene delle anime e la pace degli uomini.
Dio glorificherà l'anima che avrà avuto fede viva ed avrà operato per il Signore, [perciò] orientare la vita. Il treno potrà essere più o meno veloce, ma se sta sui binari, prima o dopo arriverà. Non andare fuori binario, se per caso succedesse qualche disgrazia, alzarsi con l'aiuto divino e camminare avanti senza voltarsi indietro, rimettersi bene sulle rotaie. Chiedere la misericordia di Dio.
Quindi: fede, umiltà, retta intenzione, cercare l'onore e la gloria di Dio, dolore dei peccati. Gesù ci ha messe sulle rotaie, è giusto quindi avere sempre il cuore umile e il dolore dei peccati. L'esame di coscienza è un punto fondamentale per eccitarsi al dolore.
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* Meditazione, in dattiloscritto, carta pesante, fogli 1 (22, 5x33), bianca e volta, tenuta a Barcellona (Spagna), il 14.11.1953 dal Primo Maestro, come risulta dall'originale. A mano, nei dattiloscritti successivi, è stato aggiunto il titolo “Santità pratica”.

1 Cf Lc 22, 42.

2 Cf Scupoli Lorenzo, Il combattimento spirituale, Pia Società S. Paolo, Alba 1935.

3 Originale: nel loro strumento.

4 Cf Mt 5, 4.

5 Parole rivolte dal Sacro Cuore alla sua confidente S. Margherita M. Alacoque.

6 S. Francesco di Sales accompagnava il segno di croce sulla propria persona dicendo: Da me nulla posso. Con Dio posso tutto. Per amore di Dio voglio fare tutto. A Dio l'onore, a me l'umiliazione. Don Alberione cambiò per noi l'ultima espressione: A Dio l'onore, a me il paradiso.

7 Cf Gv 6, 38.

8 Cf Lc 2, 14: «Gloria a Dio nell'alto dei cieli…».