Beato Giacomo Alberione

Opera Omnia

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26. SANTIFICARE LA MENTE *

Oggi è la festa di S. Giovanni della Croce e per intercessione di questo santo la Chiesa particolarmente ci fa chiedere [nell'Oremus della Messa] il perfetto rinnegamento di noi stessi. «Chi non rinnega se stesso non può essere mio discepolo»1, disse Gesù. Quando Gesù domandò a S. Giovanni della Croce che cosa desiderava in compenso del servizio che gli aveva prestato, del bene che aveva fatto, S. Giovanni della Croce rispose: Patire ed essere disprezzato per te, o Signore. Egli è il Dottore della mistica: [in lui] vanno d'accordo la mortificazione e la conoscenza delle scienze divine. Quando il Papa2 estese il culto di S. Giovanni della Croce a tutta la Chiesa cattolica canonizzandolo, fece rilevare queste due qualità: lo spirito di mortificazione e la illuminazione della sua mente, per cui egli è un grande maestro di spiritualità. Come teologia mistica si eleva su tutti gli altri Dottori, ed è il protettore di coloro che studiano questa scienza divina.
È vero che chi ama le cose terrene, le soddisfazioni della carne non può capire le cose divine, è vero che chi non ha il timor di Dio, non possiede gli altri doni dello Spirito Santo, specialmente i doni intellettuali, e questi doni bisogna coltivarli, non sprecarli.
Applicazioni. Non sprecare niente del dono dell'intelligenza, impiegarla nel servizio di Dio, non ammettere neppure conversazioni, neppure relazioni non necessarie perché diminuiscono l'intimità con Dio. La Comunione, la Visita di chi ha relazioni non necessarie saranno sempre superficiali.
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Non sparpagliare la mente3, non cercare notizie curiose di tante cose che non ci aiutano nello spirito, non comunicare notizie che disturbano, non propagare il male da una casa all'altra, ma il bene. Negli studi indirizzare tutto all'apostolato, dall'insegnamento dell'aritmetica a quello delle scienze più alte e della sacra Scrittura.
Noi non abbiamo bisogno di saper tutto, ma abbiamo bisogno di sapere le cose che riguardano Dio, il suo servizio e quindi il nostro apostolato. Impiegare in esso la nostra mente, lanostra energia, ma prima di tutto la mente. È doloroso considerare lo spreco che si fa della mente, non tanto per errori veri e propri, quanto piuttosto per le distrazioni, e perché si prende troppo da ragionamenti umani che guastano il gusto. Non dobbiamo renderci schiavi e preoccuparci di cose che non ci riguardano. Talvolta si fanno dei discorsi così vani che dimostrano che la mente è piena di cose umane e dà quello che fa.
Non sparpagliare l'intelligenza. Il dono divino della fede, della conoscenza della religione e della vita religiosa, non sciupiamolo; abbiamo poco tempo per farlo fruttificare, non sprechiamolo! Quando una [suora] si occupa di tante cose che non sono nella sua via, che cosa riserverà per il Signore? Ben poco! Invece bisogna dar tutto al Signore e soprattutto dargli la mente. Fare un buon esame di coscienza: Io sono raccolta nei miei pensieri interni? Corrispondo al primo fine della creazione che è conoscere Dio? Il primo comandamento dice di «amare Dio con tutta la mente»4 e il non osservarlo costituisce il peccato capitale di tutta la vita.
Coloro che occupano bene la mente nel servizio di Dio, come sono raccolte e profonde nella loro preghiera! Nell'apostolato sono più industriose, ingegnose, conclusive, capiscono anche la propaganda collettiva, la quale però non è una novità perché, tra l'altro, comprende anche l'istituzione delle biblioteche, cosa che si faceva già all'inizio della Congregazione.
Come tutte gelosamente custodite il cuore per darlo tutto al Signore, così custodite la mente per darla tutta a lui.
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Quello di occuparci degli altri, di veder il male dappertutto, di far l'assistenza agli altri, mentre non ne siamo obbligati, toglie la possibilità di pensare a noi, di unirci più intimamente a Dio. Non sparpagliare la mente! Esaminiamoci bene sui pensieri, sull'uso della mente, questa si spreca quando si sta a guardare ciò che fanno gli altri per giudicare, criticare, demolire. Tutti i peccati nascono dalla mente, come dalla mente nascono tutte le virtù.
Anzitutto dobbiamo amare Dio con tutta la mente cercando di conoscerlo sempre di più, di capire le cose spirituali. Questa intelligenza, questa conoscenza di Dio, alle volte l'hanno [anche] persone che non sanno scrivere: «Ti ringrazio, o Signore, che hai nascoste queste cose ai sapienti, e le hai rivelate ai piccoli»5.
Vediamo come il Signore ci illumina, non sprechiamo mai l'intelligenza! Facilmente si dice: Adesso non si è più come una volta, non si fa più così! Conservate lo spirito: i princìpi sono sempre uguali. Si impareranno le lingue delle varie nazioni, ma il principio di usare bene la lingua vale per tutte le lingue, per tutte le nazioni. Dare questo esempio di raccoglimento. Quante cose inutili passano per quella testa! Non voglio dire che si facciano subito dei peccati, non bisogna essere scrupolosi, ma voglio dire che spesso non si applica abbastanza la mente, invece ci vuole l'applicazione della mente alle cose vostre, dovete essere raccolte nella Visita, raccolte nell'apostolato. Quanti bei meriti nell'uso buono della mente! Un buon esame: Si usa bene l'intelligenza? Consideriamo: buttare dalla finestra cose preziose, biglietti da mille lire, sarebbe meno male che sprecare i doni preziosi fattici dal Signore. Che responsabilità avremo, se avremo fatto questo! Se l'abbiamo fatto durante la giovinezza, ora che conosciamo il valore della ragione, dei doni dello Spirito Santo che riguardano la mente, non facciamolo più. Non avere la mente vana, vuota: dalla vuotaggine della mente dipende la vuotaggine del parlare. Non siamo persone vuote, irragionevoli. L'uso di ragione l'abbiamo e l'avevamo
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anche quando abbiamo scelto la vita religiosa. Come edificano le persone che occupano bene la mente! La loro fronte è spianata e serena, come dice anche il Manzoni6, sono riflessive, sapienti.
Ma allora non si possono più fare gli scherzi? Certo, ma che procedano dall'amore. Nello scherzo ben fatto, c'entra anche la sapienza: è fatto per amore di Dio, è la mente che si occupa anche in tal modo di servire Dio in letizia e rende gradita, lieta la propria compagnia. Non mettiamoci nell'occasione di essere tentati: è naturale che se uno segue il pensiero cattivo, tutta la carne è eccitata, è naturale che si parli male degli altri, perché prima se ne è pensato male. Se con la nostra mente ci occupiamo delle cose divine, dopo ne parleremo, ci occuperemo di esse, anche l'esterno lo dimostrerà. Qualche volta avete della picheta7 nella testa, diceva un predicatore, per dire che non si ha nulla di sostanza, che cioè non si ha nulla di buono nella mente, nei pensieri. E anche la mancanza di santità sta lì. Esaminare la mente. Se la divozione a Gesù Maestro non risana la testa non produce i buoni effetti che deve produrre.
Preghiamo S. Paolo che ci ottenga la grazia di occupare bene la mente, che ci ottenga la sua penetrazione del Vangelo, la sua grande mente, la sua conoscenza del Maestro divino e l'applicazione del Vangelo alla vita individuale e sociale. Signore, sanate la nostra mente dalle sette malattie, perché la nostra mente ha sette malattie8.
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* Meditazione, stampata in trentaduesimo, pp.17-21, insieme ad altre meditazioni dal titolo: “L'Immacolata” (ritiro mensile), “Amare il Signore con tutte le forze”, una meditazione dubbia, una conferenza della Prima Maestra. È stata tenuta dal Primo Maestro, citato in calce, a [Roma], il 24.11.1953.

1 Cf Mt 16, 24.

2 S. Giovanni della Croce fu canonizzato da Benedetto XIII nel 1726, dichiarato Dottore della Chiesa da Pio XI nel 1926.

3 Per “sparpagliare” Don Alberione intende dissipare, sciupare la mente.

4 Cf Mt 22, 37.

5 Cf Lc 10, 21.

6 Manzoni Alessandro (1785-1873), nato a Milano, scrittore e poeta. Dopo profonda crisi spirituale, diventa fervido cattolico. Suoi capolavori sono: gli Inni sacri, le Tragedie, I Promessi Sposi. Qui si allude alla descrizione che il Manzoni fa del card. Federico Borromeo in I Promessi Sposi, cap. XXIII.

7 Picheta: vocabolo dialettale piemontese, che corrisponde all'italiano: vinello.

8 Le malattie della mente cui Don Alberione allude sono: irriflessione, ignoranza, dimenticanza, durezza, pregiudizio, errore, perversione, elencate in Le preghiere della Famiglia Paolina, ed.1996, p. 189. Nella Nota introduttiva di Anima e corpo per il Vangelo (ACV), Ed. San Paolo, Milano 2005, pp. 13-14, è scritto: “Non è facile risalire alle fonti cui Don Alberione attinge: è noto che egli, lettore molto solerte e attento, si nutriva di numerose opere e autori diversi. Ciò non toglie che si possano individuare alcuni scritti ai quali il Fondatore si è ispirato”. Ad esempio si dice che per le malattie della mente e specifici rimedi egli dipende dall'insegnamento del Can. Chiesa, cf ACV note 3, 4, p. 14. Inoltre l'argomento è trattato dallo stesso Chiesa in Introduzione all'ascetica, PSSP, Alba 1929, pp. 216-219.