Beato Giacomo Alberione

Opera Omnia

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25. LA PRUDENZA*

Oggi, festa di S. Geltrude1, l'Oremus ricorda le parole del Signore alla santa. Egli si era stabilito una gioiosa dimora nel cuore di questa vergine. Quando l'anima religiosa entra nell'intimità con Gesù Cristo, vi sono comunicazioni intime e gioiose che nessuno al mondo può provare di simili. È il Signore che bussa all'anima e dice: «Aprimi, amica mia, sposa mia»2.
Quando vi è questa intimità, che cosa significa? Significa che nell'anima è entrato un grande spirito di fede e cioè si crede all'amore di Gesù per noi, si crede che Gesù vuol moltiplicare i suoi doni all'anima e che attende che questa sia preparata a riceverli per mezzo dell'umiltà e della fede. Significa che si stabilisce una comunicazione di affetti e di desideri. Gesù lavora quell'anima e va togliendo man mano quello che vi è di brutto per renderla sempre più bella. [Significa] che Gesù può dimorare in queste anime come tra gigli, rose, viole. [C'è] scambio di offerta: questo è l'amicizia, [ossia] stima vicendevole e scambio di doni perché l'anima dona tutto il suo cuore a Gesù, ed egli aumenta sempre più le sue grazie e i suoi doni, ispira la sapienza, lo zelo, l'ideale, la pietà. Quando vi è amicizia, [questa] si nutre con lo scambio di doni fatti vicendevolmente.
Il Vangelo riporta la parabola del regno dei cieli che è simile a dieci vergini, di cui cinque prudenti e cinque stolte3.
La vita spirituale, cioè il regno di Dio nell'anima, [fa] in modo che il Signore sia padrone della nostra mente, volontà, cuore.
Le vergini prudenti si prepararono fornendo le loro lampade di olio e le stolte, no. Ma quando arrivò lo sposo, ecco che le
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prudenti accesero le loro lampade e [gli] andarono incontro e le stolte si accorsero che mancavano di olio. Si accostarono allora alle prudenti e chiesero che gliene imprestassero un po', ma le prudenti dissero: Non basterebbe né a noi né a voi, andate piuttosto a comprarvene. E queste andarono. Ma al ritorno lo Sposo disse loro: Non vi conosco.
«I vostri lombi siano cinti e accese le vostre lampade»4, conclude Gesù.
Impariamo ad essere prudenti e meno stolte: siamo prudenti quando guadagniamo meriti. Il numero delle vergini stolte è infinito, quello delle prudenti, non è così numeroso perché facilmente si ascoltano i nemici: il demonio, il mondo.
Conviene notare che occorre la verginità, sì, ma insieme a tanta prudenza. La prudenza che cosa indica? Ve ne è una che si chiama la prudenza della carne e che conduce alla morte; quella dello spirito [invece] è vita e salvezza. Prudenza della carne è, sulla terra, soddisfare noi stesse e cercare quello che ci è comodo, che ci accontenta, quello che il demonio ci suggerisce e che risponde di più ai nostri gusti, quello che in sostanza serve per la vita presente. La prudenza dello spirito invece guarda l'eternità e dice: Che mi gioverebbe guadagnare tutto il mondo? Che cosa mi gioverebbe essere stimato da tutti se poi avesse danno l'anima mia? E allora che cosa fa? Cerca sempre ciò che più giova all'eternità. Vale solo quello che si guadagna per l'eternità. Le giornate valgono solo per guadagnare il paradiso. Dando uno sguardo alla vita passata, alla fanciullezza, alla giovinezza, il tempo che cosa ci è giovato? È passato come un fumo, come neve che si scioglie.
La vita passa precipitosamente. Questi giorni ci giovano solo se acquistiamo meriti. E per i peccatori, che cosa vale la vita? Ad aggravare di più la loro coscienza di fronte a Dio.
La prudenza dello spirito fa guardare quello che giova all'eternità: se mi giova, lo faccio, se no, non lo faccio. Anche solo perdere i meriti è già una stoltezza perché è come gettare il denaro nella cartaccia, nel fuoco. Nelle cose naturali, sappiamo
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ragionare, ma nelle cose spirituali non ragioniamo perché non abbiamo fede.
La santità non si acquista così con delle buone parole, ma col tener da conto i momenti, perché ogni momento vale quanto vale Dio. Con un atto di amore si acquista Dio, come con un atto cattivo lo si perde. La santità consiste nel santificare il momento presente.
La tela è bella perché è ricamata con filo d'oro, ma se al posto dell'oro vi fossero delle ortiche, la tela perderebbe ogni suo valore. Vi sono giornate belle che contano come oro davanti a Dio e ve ne sono di quelle che vengono a diminuire i meriti, a intralciare con peccati veniali la grazia di Dio, allora la tela perde un po' del suo valore.
Noi ci sbagliamo sovente: crediamo che le prove, i mali, le tentazioni siano d'impedimento alla santità, oppure che ci metteremo a farci sante quando non ci saranno più questi impedimenti e difficoltà. Invece no, tutto è disposto da Dio: è appunto in questo che dobbiamo farci santi, farci dei meriti; in quei passi, in quei lavori, rinunziando a noi stesse, lì è il merito.
Tanto merito quanto sforzo [fai] per vincere e violentare te stessa. Le difficoltà, le ripugnanze e gli ostacoli non sono impedimento alla santità.
Il Padre celeste mandò il calice amaro e il Figlio lo accettò e andò a morire tra pene, tra un cumulo di pene sulla croce. Non pensiamo che ciò che incontriamo di ostacolo sia contrario alla santità. Prendiamo la via stessa che ha percorso Gesù e non lasciamoci sfuggire queste occasioni di merito. Non allontanare le prove e le difficoltà, ma accettarle. Quello che è passato è passato, conta solo quello che è rimasto di bene: le vergini prudenti raccolgono questi incontri per farsi sante.
Essere prudenti, sempre pronte ad incontrare lo Sposo perché non si conosce né il giorno né l'ora. «State preparate»5, dice Gesù. Non dice: Preparatevi quando sarete malati o vecchi, ma state pronti per qualunque momento piaccia al Signore di chiamarvi. Quanti hanno tramandato, e poi? Il Signore non ce l'ha promessa la vecchiaia: state preparate!
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Se una [persona] non studia da giovane, da vecchia non saprà; e quando non si sono fatti i meriti nella vita, non si troveranno in morte. Ma chi ha lavorato ogni giorno, chi ha passato ogni giorno come l'ultimo della vita, in punto di morte troverà i meriti guadagnati che le diranno: Non ti lasceremo perché siamo opera tua e ti accompagneremo all'eternità. Ciascuno avrà il premio proporzionato ai meriti che si è fatti.
Raccomandiamoci a Gesù, alla Regina degli Apostoli, a S. Paolo perché possiamo essere veramente prudenti di spirito. Che siamo sempre saggi! Ah, se fossimo prudenti!
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* Meditazione, in dattiloscritto, carta vergata, fotocopia, fogli 3 (18x21, 5), tenuta dal Primo Maestro a Marsiglia (Francia), il 16.11.1953. Nell'originale vi è semplicemente l'indicazione “Meditazione del Primo Maestro”. Un dattiloscritto successivo porta come titolo “La prudenza”.

1 Geltrude (o Gertrude) di Helfta-Germania (1256-1301/1302), monaca benedettina. Favorita di particolari rivelazioni, scrisse libri di ascetica.

2 Cf Ct 5, 2.

3 Cf Mt 25, 1-13.

4 Cf Lc 12, 35.

5 Cf Lc 12, 40.