Beato Giacomo Alberione

Opera Omnia

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16. BENEFICENZA, VOCAZIONI, CINEMA*

La fonte ordinaria per provvedere all'Istituto dev'essere l'apostolato. Vi sono dei pericoli, ma bisogna notare che vivere del proprio lavoro è volontà di Dio. Il Signore vuole che tutti si guadagnino il pane con il sudore della fronte, questa legge è anche per i religiosi1. Nostro Signor Gesù Cristo ha vissuto una vita di fatiche a Nazaret e durante il ministero pubblico, ma se consideriamo Gesù al banco di falegname a lavorare, veniamo a capire la lezione che ci ha dato. Per questo il santo Padre nella Costituzione alle suore2 ha detto per ben quattro volte che devono guadagnarsi il pane: la fonte del mantenimento ordinariamente è lì.
Per le opere dell'Istituto però, per il loro sviluppo, dobbiamo cercare la beneficenza, specialmente per le opere straordinarie. Avere questo riguardo: vi è in ogni casa qualche necessità, ma se si devono fare delle spese speciali, vedere che non tutto pesi su Casa Madre, altrimenti questa non può adempiere la sua missione che è: da una parte la direzione e dall'altra la formazione del personale.
Ma come facciamo? Facciamo così: un po' più di zelo, un po' più di industria e vedere se certe spese sono proprio necessarie. Se Casa Madre dovesse continuare a provvedere a tutte le case, l'Istituto non si fermerebbe del tutto, ma rallenterebbe molto il suo cammino, il suo sviluppo. Dobbiamo tutti industriarci, ciascuno al suo posto. Casa Madre farà certo la sua parte di madre, ma le altre case devono fare la parte di figlie: quando i figli possono, in una famiglia, aiutano.
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Nell'amministrazione però ci sia la giustizia piena: il Signore benedirà di più. La giustizia unita alla povertà farà progredire l'Istituto.
Dopo la beneficenza ricordare le vocazioni. Si fa già molto, ma si deve fare ancora di più, perché le necessità aumentano. È necessario, per avere vocazioni, che ciascuna dia all'Istituto quanto può di forze. Non che si debbano fare degli sforzi soverchi, la salute è un dono di Dio e bisogna curarla, ma dare quanto si può, ragionevolmente. Non sottrarre nessuna forza all'Istituto: se non si può camminare si cucia. Non dite che non sapete cucire né cucinare: è vergognoso, per una suora, per una donna!
Se non si può fare un lavoro, se ne fa un altro. Una non diminuisce di grado se da superiora diventa cuoca! L'orgoglio è tale che produce, nove casi su dieci, lo scoraggiamento. Un po' di virtù aggiusterebbe tante cose! Con un po' di amor di Dio, ci si può aiutare e sopportare di più a vicenda. Cosa vuol dire fare la vita comune se non si arriva a questo? Le lunghe sedute con la visitatrice spesso si riducono a delle mormorazioni una dell'altra.
A dirvi la verità, da un certo resoconto che ho, anche se sommario, mi sembra che ci siano troppi cambiamenti. [Ci sia ] un po' più di virtù! Certamente vi sono ragioni di cambiamenti, ma credo che si possano ridurre circa a metà. Quando cominciano [a verificarsi] queste cose in una Congregazione, la Superiora generale e il consiglio sono occupate in questo e impedite di attendere ad altro che sarebbe necessario per lo sviluppo della Congregazione. Le case siano come alveari in cui tutte aiutano, e il troppo peso non sia per una sola.
Non c'è più spirito! E si metta lo spirito, con la fedeltà alle pratiche di pietà, agli orari, con la carità vicendevole, e il compatimento per chi ne ha bisogno, ecc. Mettere a disposizione dell'Istituto tutte le forze e così il Signore benedirà di più e si troveranno più vocazioni. Si sa bene che se è faticoso essere sottomesse, è doppia fatica essere superiore, accettarla per amor di Dio, quando ciò è disposto dall'ubbidienza.
Cinema: sono contento che vada sviluppandosi sempre meglio, ci sono ancora tanti difetti, ma poco per volta va migliorando.
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Basterebbe [una persona] addetta al noleggio con la superiora per vedere le pellicole. I film sono come i romanzi: e come non si devono leggere i romanzi, così non si devono vedere tutti i film. In primo luogo siamo qui per la nostra santificazione, non per vedere film: l'apostolato viene in secondo luogo.
Se si va estendendo poco per volta la propaganda collettiva, sarà più facile che tutte si interessino dei film, [perciò] essere fedeli a compilare il vademecum anche a questo riguardo. [Ci sia] maggiore intesa fra agenzia e subagenzia.
La Maestra fa bene3 quando rappresenta bene la Prima Maestra se fosse in quella casa.
I prezzi talvolta variano secondo le regioni; non credere troppo facilmente a chi porta ragioni per ottenere un ribasso di prezzo. Il parroco di una zona appartenente ad una agenzia, non dovrebbe essere servito se prima non si ha il permesso scritto dell'agenzia competente.
In generale per i film essere un po' rigorose, tenersi un po' indietro: ci sono esigenze molto diverse secondo i luoghi. Per esser revisori di libri ci vogliono condizioni speciali e a volte si è revisori solo per un dato genere, quindi non c'è da stupire che [per i film] ci siano diversità di giudizi, tanto più se questi giudizi sono lasciati in mano ai secolari. È meglio che ci dicano che siamo troppo stretti, anziché dicano che siamo larghi.
Sebbene in qualche casa non vi sia questa speciale forma di apostolato, tuttavia curarsene fin dove è possibile. Non tutto è perfetto, anzi nulla è perfetto, ma d'altra parte cercare di ridurre sempre di più i difetti e fare tutto il bene possibile.
Essere brevi, svelte, non stare a sentire tutti coloro che hanno voglia di chiacchierare, ne guadagnerete di più. L'Istituto ha il suo tesoro quando è uno, [quando] c'è unità di spirito e unità di pensiero.
Non [avere] tanti direttori spirituali. Non ho mai sentito una predica così bella, su questo punto, come quella fatta dal vescovo di Vicenza4 il giorno di S. Paolo: Il miglior direttore
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spirituale è il libro delle Costituzioni, ben inteso, ben spiegato. Molte direzioni spirituali si risolvono in deviazioni spirituali dallo spirito dell'Istituto, perché si esclude ciò che è essenziale dell'Istituto. Che cosa comprenderà il voto di ubbidienza, se non comprende ciò che si riferisce allo spirito? Non lasciamoci ingannare come Eva che voleva il meglio, sapere di più, essere come Dio. Ma non sarebbe stato meglio che non avesse mai conosciuto il peccato e il male? Diffidate sempre di chi vuole tante direzioni: il meglio per voi è l'osservanza delle Costituzioni. Le sante si sono fatte tali per aver osservato le Costituzioni del proprio Istituto e non per altro. Il Signore non chiede altro da noi: su questo punto tenete fermo anche per le sorelle.
Guastarsi lo spirito è peggio che se uno prendesse i soldi dell'Istituto e li buttasse dalla finestra. L'unità di spirito è il più grande tesoro: «Ut unum sint»5 ha ripetuto più volte Gesù dopo l'ultima cena. La disunione è il più grande male attuale della Chiesa. Preghiamo dunque per l'unità della Chiesa, ma preghiamo anche per l'unità dell'Istituto.
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* Predica del Primo Maestro tenuta alle superiore, durante gli Esercizi, [Roma]15 - 24 settembre 1953. Fa parte del plico di quattro meditazioni in dattiloscritto di cui si parla nella nota dell'asterisco, meditazione precedente, n. 14. Nel dattiloscritto, fogli 4 (18x24), il titolo è “Non dimenticare la beneficenza”.

1 Cf Costituzioni della Pia Società Figlie di San Paolo, ed. 1953, art. 161.

2 Cf Pio XII, Costituzione apostolica Sponsa Christi, 21 novembre 1950, AAS 43(1951), pp. 5-24.

3 Originale: è buona.

4 Mons. Carlo Zinato (1890-1974), vescovo a Vicenza dal 1943 al 1971.

5 Cf Gv 17, 22: «Perché siano una cosa sola».