Beato Giacomo Alberione

Opera Omnia

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VI
IL DOLORE NELLA CONFESSIONE

[38] Durante gli Esercizi spirituali i diavoli si mettono in moto per disturbarci, ma noi non li lasceremo vincere, e li cacceremo via scornati.
Per primo si mettono in moto i diavoli dello scoraggiamento che sono i più terribili; per secondo si mettono in moto i diavoli della distrazione per farvi pensare ad altro e quindi togliervi tutto il frutto dei santi Esercizi; per terzo si mettono in moto i diavoli della fiducia in se stessi. Ma voi non temete, non abbiate paura, li vincerete tutti, lasciate che si agitino, ciò che è necessario è l'aver buona volontà. Non è poi tanto difficile farsi santi. Cercate solo di pregare, di confidare in Dio con tutta semplicità. S. Giuseppe, il più grande dei santi, si è fatto santo nella semplicità, cercando di fare in tutto [39] | e sempre la volontà di Dio. Quando si lavora per farsi santi e si combatte l'amor proprio e si opera con tanta sincerità, non si può far a meno di riuscire. «Beato l'uomo che sinceramente cerca il Signore»1.
Per farsi santi, e prima per compiere bene questo corso di Esercizi, basta che voi abbiate il desiderio vivissimo di scancellare tutti i vostri peccati, il dolore grande di aver offeso il Signore, ed il proposito fermo di non offenderlo più. Sì, basta che non ci siano freddezze, offese, dispiaceri al Signore. Potremo sbagliare sì, senza farlo apposta, ma deviare mai.
Questa mattina consideriamo il dolore dei peccati e le qualità che esso deve avere. Il dolore è un disgusto, una tristezza, una melanconia infinita che l'anima prova di aver ancora disgustato il suo buon Dio, dopo aver ricevuto tanti tanti benefici.
Le qualità del dolore sono le seguenti:
1) Prima di tutto è necessario che il dolore sia vero e reale, non basta credere di averlo, questo sarebbe un inganno, una delusione, bisogna proprio sentirlo realmente. Qualche volta il dolore si manifesta con le lacrime, ma ciò non è necessario, per lo più si sente realmente, fortemente in cuore.
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2) Il dolore deve essere soprannaturale: non basta il dolore naturale come sarebbe ad esempio il dolore di aver subìto un danno, il dolore di aver fatto male perché questo ci ha portato [40] | qualche disgrazia, ecc. È necessario un dolore soprannaturale e cioè addolorarci perché col peccato abbiamo offeso Dio infinitamente amabile, nostro creatore e redentore: dobbiamo piangere perché abbiamo crocifisso un Dio con i nostri peccati. Dobbiamo addolorarci perché col peccato abbiamo perso un bene eterno, infinito, la felicità del paradiso, la Madonna, Dio, gli angeli, i santi.
3) Il dolore deve essere universale secondo i peccati commessi. Se sono peccati mortali bisogna essere pentiti ed avere il dolore di tutti, ma è bene averlo anche dei veniali. Non bisogna avere il dolore a metà. Se vi sono simpatie è necessario che il dolore sia tanto efficace da esser disposti a troncarle subito, così pure se ci sono antipatie, anche se ciò ci costa molto, è necessario che si tronchi subito. Bisogna che il dolore sia efficace, e cioè che ci disponga a prendere i mezzi a qualunque costo per togliere dall'anima nostra tutto ciò che non piace al Signore.
4) Il dolore dev'essere sommo, cioè bisogna che sia così forte, da disporci a subire qualunque male, piuttosto che offendere ancora il Signore. Bisogna essere disposti ad essere anche calunniati, perseguitati, fraintesi, odiati e disprezzati piuttosto che offendere anche menomamente il Signore.
Parliamoci chiaro: bisogna che vi decidiate una volta per sempre ad essere di Dio. Lo amate con tutto il cuore il Signore? Allora lasciate tutto [41] | quello che non è lui. Alcune vogliono fare vestizione e non svestirsi del mondo, delle abitudini del mondo, del modo di pensare che hanno i mondani; non si può tenere il piede in due staffe, né servire a due padroni. O vi mettete con tutte le forze a vivere la vita religiosa, a fare l'apostolato, o lasciate la Congregazione e vi mettete a fare altro. Quelle che si danno a Dio si danno veramente a lui, per lui sostengono ogni pena, per lui si crocifiggono.
Volete essere di Dio? Siatelo tutte e in tutto. Non fate delle vestizioni tanto per farle, perché poi in noviziato ed anche nell'esercizio del vostro apostolato vengono fuori certe cose e se ne scoprono certe altre che dicono chiaramente che uno prima di fare vestizione non si è svestito dei pensieri, dei sentimenti e dei desideri del mondo. Vi sono delle figliuole che dicono di essere
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di Dio, ma sono come erano prima di entrare in Congregazione; pensano come prima ed operano come prima. Dice il sacerdote che vi consegna l'abito nella vestizione: «Exue, filia, habitum veterem»2. Non potete amare nulla più del Signore. «Chi non mi ama più del padre e della madre e più ancora della propria vita, non è degno di me»3. Oh, vedete, S. Teresina che si è svestita veramente del mondo e che ha seguito alla lettera la parola del Signore! Essa per vivere la vita comune, raccomandata dalla Regola, ha odiato la sua vita, ed è morta per il Signore così giovane! Quale premio in cielo!
Riflettete bene, Figlie di San Paolo, e se [42] | decidete di darvi a Dio non abbiate più eccezioni. Datevi tutte a lui veramente e con generosità. Mia madre, quando tornavo a casa per le vacanze dopo gli esami, mi chiedeva subito: Questo anno per essere promosso, hai mica fatto dei voti? Oh, perché bisogna andare adagio a farli, ma se si fanno poi bisogna mantenerli. Essa aveva sempre paura che facessi delle promesse e poi non le mantenessi. Se vi date al Signore, se gli fate delle promesse, dopo bisogna che le manteniate, bisogna che neppure più una fibra del vostro cuore non sia del Signore.
Qualche volta sembra che facendo in un dato modo si cerchi la gloria di Dio, ma poi si vede che è l'amor proprio che ci tiene a far bella figura. Bisogna che amiate il Signore più di tutto e più di tutti. La volontà del Signore è superiore a ogni cosa. Non conta nulla il credersi a posto per aver ottenuto ciò che si desiderava. Otterrete sempre quando cercherete e farete la volontà del Signore. Procurate solo di essere tutte di Dio. Quando una divide il cuore, la grazia in lei diminuisce. L'amor di Dio e l'amor proprio non stanno insieme. «Io sono certo, dice S. Paolo, che né la vita e né la morte, né i demoni e né gli angeli, né le potestà, né i cherubini, né i serafini potranno separarmi dalla carità di Cristo»4.
Alle volte sotto aspetto di bene facciamo tante sciocchezze. Se la perfezione stesse nel fare molte preghiere, che sarebbe di chi non ne può fare? Se la perfezione stesse nel lavoro, come
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farebbe chi è ammalato? I santi si sono fatti tali amando [43] | il Signore e la sua volontà sopra ogni cosa, essi hanno amato il Signore sopra il padre e sopra la madre, sopra le loro passioni e sopra la loro vita.
Avevo chiesto un giorno ad un giovane sacerdote che si era fatto gesuita contro la volontà del padre che era vedovo e solo e che implorava il soccorso di lui, come avesse fatto a fare un passo così doloroso, se aveva riflettuto alle condizioni del padre e alle sue estreme necessità. Mi rispose: Il cuore mi sanguinava, ma ho voluto compiere un atto decisivo, ho spezzato le fibre del mio cuore e per rendere il sacrificio più completo ho voluto lasciare tutto e andarmene anche lontano missionario. A mio padre ci penserà Iddio.
Per amare il Signore delle volte bisogna strapparsi le fibre del cuore, bisogna sanguinare, sudare. Certa fede, alle volte si crede sentimento ed invece fa sudare, costa infinitamente di più che la fatica del lavoro.
La religiosa deve venire necessariamente a una decisione netta e precisa: quello che vuole il Signore accetto da lui, per me non preferisco né questo né quello, preferisco il Signore e la sua volontà.
Ora parliamo della vera integrità della confessione. In confessione bisogna dire tutto? Se si tratta di peccati veniali non è necessario, se invece si trattasse di peccati mortali è necessario dirli tutti. Se si tratta di dubbi dobbiamo accusarli nel modo che sappiamo, senza intenzione, né di diminuire né di coprire od altro. [44] | Trattandosi di peccati mortali, bisogna ancor dirne il numero, le circostanze che aggravano, ed anche la gravità delle stesse circostanze. I peccati veniali non è necessario dirli tutti, è però utile accusarli perché in questo modo si profitta di più, si ottiene un perdono più largo, una volontà più generosa nel fare il bene. I peccati veniali possono essere cancellati anche coi sacramentali.
Bisogna che scancelliamo la pena dei nostri peccati con la penitenza, e l'accusa sincera di essi è già gran penitenza: per questo la confessione si chiama sacramento della penitenza. Volete portare il cilicio? Fate piuttosto una buona confessione. Usate industrie per umiliarvi nella confessione e così farete penitenza, perché dando cinquantadue volte nell'anno una mazzata sulla testa dell'amor proprio finirete con l'ammazzarlo.
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Negli Esercizi la confessione può essere: ordinaria, straordinaria o generale.
Facciano la confessione ordinaria quelle anime che fossero molto scrupolose. Bisogna che esse procurino di correggersi perché lo scrupolo è un lavoro assai faticoso e negativo; bisogna invece far un lavoro serio, positivo, acquistando le virtù.
Le altre farebbero tutte bene a fare una confessione straordinaria, e cioè dagli Esercizi dell'anno passato, onde mettersi bene a posto ed essere pronte, se il Signore le chiamasse a sé.
Figliuole di San Paolo, dovete formare in paradiso una bella schiera, una bella casa: andateci tutte! Preparatevi in modo che giunte alla [45] | fine possiate dire: Ecco, se morissi adesso spererei di andare direttamente in paradiso!. Guardate di tanto in tanto quel luogo benedetto dove S. Paolo ha versato il suo sangue5, e pregate il Signore che in merito di quel sangue, cancelli il peccato, e metta obbedienza e virtù in Congregazione. Vedete come ha amato il Signore S. Paolo che ha piegato la testa davanti alla spada del carnefice!
Se poi un'anima non fosse tranquilla faccia la confessione generale. Una volta per sempre bisogna mondare l'anima da tutte le macchie, e negli Esercizi avete tutta la comodità di farlo.
Per qualcuna la confessione generale serve per eccitarsi più vivamente al dolore.
Ricordate soprattutto che dovete avere gran desiderio di farvi sante, con sincerità, con animo risoluto; ricordatevi che diventare religiose vuol dire voler farsi sante.
Ora vi devo dire qualche cosa riguardo alla confessione che si fa fuori degli Esercizi, nelle varie case.
Dovete confessarvi possibilmente negli otto giorni6. Non avete bisogno di tante confidenze. Si va per ricevere la grazia del sacramento; non chiedete delle spiegazioni superflue in confessione: voi non fate voto di obbedienza al confessore. Con la vita religiosa restano tutti annullati i voti che una potesse aver fatto nel mondo. Mi fanno proprio meraviglia tante figliuole che vogliono farsi suore e poi vogliono
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fare come le [46] | secolari. Non vogliate disfarvi, seguite ognuna con tranquillità la via che vi è stata tracciata.
Vi mancano ancora tante cose, non pensate di aver già acquistato abbastanza di virtù, perché se vi credete di averne già abbastanza, è finita: non progredite più. Non tutte le scarpe sono per i vostri piedi, così non tutto il bene che c'è da fare dovete farlo voi. Non fate nulla che non appartenga alla vostra missione, altrimenti andate fuori di strada. Fate volentieri e bene le cose che vi fanno fare, tante cose sembrano il meglio e poi non lo sono. Il meglio è fare la volontà di Dio. Non abbiate col confessore nessuna comunicazione esterna più di quella che avete con qualunque altro sacerdote.
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1 Cf Sal 119,2.

2 «Deponi, figlia, il vecchio abito secolare...». Cf Rituale della Pia Società Figlie di S. Paolo, [s.d.]. Il primo documento presso l'ArSt FSP reca la data del 1934.

3 Cf Mt 10,37-39.

4 Cf Rm 8,38-39.

5 Questo invito a guardare verso il luogo delle “Tre Fontane” presso le Acque Salvie sulla via Ostiense, conferma che gli Esercizi furono tenuti a Roma.

6 Cf Il Codice di Diritto canonico (1919), can. 595 I, 3 e le Costituzioni della Pia Società Figlie di San Paolo (1932), art. 103 stabiliscono: «Le religiose si confessino almeno una volta la settimana».