Beato Giacomo Alberione

Opera Omnia

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1. CORRISPONDENZA ALLA GRAZIA *

Quest'oggi entriamo nell'intimo della casa di Nazaret dove Gesù cresceva in età, sapienza e grazia sotto l'occhio benedetto della santa Madonna e domandiamo anche noi la grazia di crescere in sapienza, grazia e meriti per il cielo, come crescono i nostri giorni in età.
Maria formò il corpo di Gesù, lo educò, lo istruì ed ammirava i suoi progressi meravigliosi in età, sapienza, grazia e merito. La benedetta nostra madre Maria non ebbe solo la grazia di far crescere il suo primogenito, ma allo stesso modo ha la grazia di far crescere tutti i suoi secondogeniti, terzogeniti che siamo noi; ella ci deve ottenere lo Spirito Santo. Guardate la Chiesa nascente come fu fatta crescere dalle sue preghiere, dal suo raccoglimento nel cenacolo e dallo Spirito Santo da lei invocato. Se vogliamo veramente crescere, facciamoci figli di questa nostra Madre.
Che significa questo che oggi vi dico? Molti non sono persuasi che, come si aumenta nei giorni, così bisogna aumentare in sapienza, maturità, prudenza, senno, virtù, grazia e merito. Molti pensano: Purché sia tranquillo in punto di morte! Pensano a liberarsi dal peccato e, in punto di morte, morire in grazia di Dio.
Bisogna invece crescere sempre, momento per momento. Adoperare bene ogni minuto, diligentemente, in ogni dovere e allora cresciamo. Ma occorre sempre molta diffidenza di noi stessi, pensando che tutto ci viene da Dio e a noi tocca corrispondere alla grazia: allora tutto cresce, sapienza, virtù, grazia e merito, nel nostro cuore.
Bisogna crescere ogni momento, non tramandare al punto di morte. Molti accumulano danari in vita, e pensano: In punto di morte lascerò una grossa somma al tale istituto, farò degli ospedali al mio nome, avrò così Messe e suffragi. A un tale fu chiesto: Perché non date ora che siete ancora in vita? Ma egli pensava a lasciare dopo morte, perché allora è facile staccarsi da tutto,
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perché tanto non si può portare dietro nulla e così si può essere generosi col tale istituto, ospedale, ecc.
È assai meglio una piccola candela davanti, che un falò dietro: vale molto più una Messa ascoltata in vita perché se ne ha il merito, che dieci celebrate in suffragio. Se quel ricco avesse dato due soldi a un povero, avrebbe avuto più merito di quel che avrà lasciando una grossa somma dopo morte.
Bisogna crescere in vita, non in punto di morte quando non c'è più tempo. Non fare tanti progetti di compiere il bene più tardi, perché noi con la speranza del più tardi, non facciamo né adesso né poi e ci lasciamo illudere dal demonio.
Meglio una piccola mortificazione adesso, un'elemosina, che aspettare il poi. È un'astuzia finissima del demonio che dice sempre: Poi, poi! Questo è un grande inganno in cui tanti cadono.
Diciamo: Se non mi faccio santa adesso, non mi faccio più [santa]. Se qualche peccatore ha avuto la grazia in punto di morte, per noi non sarà così perché abbiamo la grazia adesso, non possiamo tramandare; subito, subito, in questo momento stesso dobbiamo farci santi, non dopo colazione, se tardiamo anche un minuto, questo è già perso. Non bisogna peccare per sperare grazie poi, il Signore dà la grazia adesso e bisogna corrispondere subito. Ma in punto di morte farò tanti atti di amor di Dio, mi pentirò di tutto.... Sì, ma i più ora muoiono improvvisamente e l'aspettare il poi, non ha merito e spreca le grazie.
Cominciamo a fare il bene quando il Signore manda [l'occasione]. Noi diciamo: Mi faccio santa, ma più tardi. Così rimane soddisfatto l'amor proprio per quel desiderio che ciascuno ha del bene e dei meriti per il paradiso, e il demonio è contento del suo inganno.
Date al Signore la gioventù, la verginità del cuore e della mente, le forze e l'attività, ma per dare al Signore tutto questo bisogna crescere, corrispondere alle grazie di oggi. Solo questo dobbiamo guardare, il momento presente, perché il domani non sappiamo se l'avremo, il futuro è nelle mani di Dio e il passato non esiste più.
Cresciamo sempre, chiediamo la sapienza celeste e anche quella umana che è necessaria, la sapienza nell'apostolato, negli uffici e nelle cose interiori, la sapienza dell'esame di coscienza o [conoscenza] di noi stessi, che è il massimo della sapienza umana, mentre il sommo della sapienza divina è che Dio è
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rimuneratore dei buoni e dei cattivi e ci aspetta per darci un premio o un castigo alla fine della vita.
Alcune non sanno cosa chiedere quando si dice di chiedere la sapienza. Chiedetela sempre la sapienza, perché se sapeste tutte le lingue e possedeste tutte le scienze, ma non quella interiore, che è la conoscenza di noi stessi, sareste un niente, come dice S. Paolo1.
Quel professore con tanto di ciondoli d'oro sul petto, non è più del contadinello che esce dalla chiesa, dopo aver fatto la sua confessione e ricevuto la Comunione. La povera vecchierella che stenta a fare il passo tornando dalla chiesa dove ha fatto la Comunione è assai più di quella dama che torna al mattino dal veglione dove ha sciupato la notte. La sapienza non è il privilegio di chi ha studiato all'università, ma consiste nel conoscere se stessi e Dio. Conoscere se stessi è la più alta filosofia, conoscere Dio è la teologia.
S. Agostino, il grande dottore della Chiesa, pregava: «Domine, noverim me, noverim te: Fa' che io conosca la mia nullità e la tua grandezza»2. [Perciò:]
1) Tutte dobbiamo chiedere questa sapienza: conoscere noi e Dio è la somma sapienza, il resto adorna, abbellisce e feconda.
2) Bisogna chiedere la virtù, la forza di volontà; la virtù è forza e robustezza, non è fatta di sdolcinature, ma è la potenza di Dio che si comunica all'anima.
Vi sono anime elette che danno tanto, tanto al Signore; altre si contentano di parole. Dare al Signore tutto, vuol dire dargli quel che ci ha dato, offrirgli mente, cuore, tempo, salute, vita, forze, perché egli ce ne dia il merito.
3) Dobbiamo chiedere aumento di grazia, di amor di Dio, di vita di Dio in noi, di intimità con lui; chiedergli quel dono celeste che ci unisce a lui e i doni dello Spirito Santo, oltre la fede, la speranza e la carità.
4) Chiediamo più merito, per poter andare più in alto in paradiso. Il paradiso è fatto di gradini e su ciascuno di essi sta un coro degli angeli, ma fra i beati vi è differenza: «Stella a stella differt in claritate»3.
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Ebbene chiediamo di andare molto in su, diciamo alla Madonna che ci dia i meriti di Gesù affinché la vita di Gesù sia formata in noi, come dice S. Paolo: «Donec formetur Christus in vobis»4.
Cresciamo? Cresciamo sotto lo sguardo della Madonna? Si cresce così bene sotto l'occhio di una madre intelligente e premurosa!
Mettiamoci bene sotto lo sguardo di Maria santissima e diciamole che oggi la eleggiamo a nostra madre, perché ella si prenda tanta cura di noi, della nostra vita e della nostra vocazione.
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* Meditazione, in dattiloscritto, carta vergata, fogli 2 (21x31), tenuta dal Primo Maestro ad Alba il 9.1.1932. L'originale porta come titolo: “Meditazione del Primo Maestro”.

1 In realtà S. Paolo questo afferma a proposito della carità, cf 1Cor 13,1-2.

2 Cf S. Agostino: «Signore, che io conosca te, che io conosca me» in Soliloqui II, 1.

3 Cf 1Cor 15,41: «Ogni stella differisce da un'altra nello splendore».

4 Cf Gal 4,19.