Beato Giacomo Alberione

Opera Omnia

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XV
ESORTAZIONI FINALI

[83] È facile proporre, ma non è tanto facile mantenere: occorre quindi molta preghiera. In questi giorni dovete anche orientarvi bene nelle cose che riguardano l'apostolato. Avete lavorato anche per gli altri, mettendo fervore nell'anima vostra; tornando ora alle vostre case farete molto meglio, anche senza tante parole.
Voi avete fatto esperienza sul passato: utilizzate questa esperienza. Spesso si sbaglia, pur facendo quanto si può; ebbene, quando si conoscono gli sbagli bisogna evitarli. La storia è la grande scuola di Dio, i fatti avvengono per volontà sua. Abbiamo ancora infinite cose da migliorare, da imparare. È bene dire ogni mattina: «Quel che ho fatto finora è poco, incomincio ora a far bene»1. Vi sono le figliuole prudenti e le stolte. Queste man mano che si allontanano [84] | dalla confessione, dalla vestizione, dalla professione, si intiepidiscono, invece di infervorarsi. Arriverà lo sposo e le troverà con la lampada spenta e addormentate.
Man mano che ci allontaniamo dagli Esercizi bisogna che diventiamo più fervorose. Bisogna ogni giorno migliorare un pochino. I meriti più grossi si fanno quando si sente la tentazione, la noia, le difficoltà, quando siamo sole a combattere e tutto è freddo attorno a noi. È importante che man mano che si va avanti si aumenti nel fervore. Lo stato in cui staremo per tutta l'eternità è il grado di amore in cui ci troviamo in punto di morte.
Grazie da chiedere. Le virtù teologali: aumento di fede, di speranza, l'amore ardente che ci faccia amare Dio sopra ogni cosa e il prossimo come noi stessi. Non perdetevi dietro a letture superficiali, nutritevi bene di cibi sostanziosi, cioè di cose sode. Chiedete le virtù sostanziali, ossia specialmente le teologali e le cardinali. Quando si canonizza un santo, si esamina se ha avuto in grado eroico le sette virtù fondamentali, cioè le teologali e le cardinali.
Chiedere la fede, chiedere di vivere sotto il governo di Dio, di imitare gli esempi di Gesù. Credere nei Novissimi, nei mezzi
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di santificazione, credere che siamo qui per farci dei meriti, credere che questa vita è un viaggio.
Chiedere la speranza che sta nella certezza del paradiso. Alcuni non lo ricordano mai. Come fare [85] | ad andare avanti con coraggio, tra le difficoltà della vita, se non si pensa alla ricompensa? Sfido io, che sono tiepide! È da sciocchi lavorare per le creature. Le cose fatte per noi o per gli uomini non meritano niente. Bisogna invece cercare di guadagnare il più possibile. Brutta cosa non godere il mondo, né la vita, e poi condannarsi a non godere neppure Dio. Tutto ciò che fate, fatelo per Dio. Spesso sappiamo che Dio è stato offeso e poco ce ne importa, ma se invece offendono noi, ci infiammiamo. Non così faceva S. Paolo, e noi di chi siamo figli? Il paradiso è l'unica cosa nostra, eternamente nostra: sappiamo fissarci bene in mente il pensiero del cielo.
Chiedere aumento di carità. Amate davvero Dio o voi stesse? Se non avete l'amor di Dio, vi verrà a noia anche la vocazione, ed allora si dice: Dubito di essere chiamata; invece dubitate dell'amor di Dio. Talvolta si è fervorose, solo perché piace il lavoro: questo è segno che non c'è amore di Dio. Quando c'è molto calore, si fa come S. Paolo, come Gesù: nulla si risparmia, pur di far del bene alle anime. Spesso si chiedono tante grazie, ma si lasciano da parte le sostanziali. Assecondate il desiderio della Chiesa.
Vi sono tre grazie che bisogna chiedere sotto pena di peccato grave: cioè fede, speranza, carità, anche in punto di morte.
Giustizia: dare a ciascuno il suo. Fortezza: divenire coraggiose. Prudenza: essere prudenti come i serpenti. Temperanza: dominare il cuore, [86] | la fantasia, moderare gli occhi, l'udito, la lingua che è sorgente di infiniti mali e che guasta tutta la vita.
Voi avete la lingua lunga: ciò non è un danno; è un danno l'usarla in male; pregate, cantate meglio, esortate tutti. Bisogna usare bene i doni di Dio. Tutta la mortificazione sta nell'«Abstine et sustine»2.
A queste grazie principali si aggiungono quelle che riguardano la vittoria sul difetto predominante, l'aumento nelle divozioni della Casa.
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Prima chiedere che la nostra vita si avvicini sempre di più ad una perfetta comunione, quella che si farà poi in cielo. Guai a chi non progredirà bene e se si salverà dovrà fare un lungo purgatorio!
Divozione alla Regina degli Apostoli: invocandola sotto questo titolo, voi prenderete lo spirito di apostolato, rassomiglierete alla vostra Madre.
Domandare la divozione a S. Paolo: alcune hanno molte grazie, perché le chiedono. Ricordate che per fare l'Apostolato della Stampa bisogna considerare quali errori ci sono nel mondo, quali sono le verità che Dio vuole che si insegnino, metterle per iscritto e diffonderle. Questo è apostolato.
È vero che S. Paolo si sarebbe fatto giornalista3, ma di un giornalismo speciale, religioso. Ci sono tante cose nel mondo da fare: voi dovete fare le cose più fondamentali, non perdetevi in piccolezze, state al sodo; l'esteriorità, la figura [87] | conta niente. Per far questo dovete andare contro lo spirito del mondo. Non guardate le false devozioni; venite alla preghiera che onora Dio, riforma la coscienza, mette lo zelo.
Il vostro apostolato è Vangelo, è catechismo da stampare e diffondere: non lavorucci tipografici vari; non industria e commercio, ma gloria di Dio, ma anime, anime, anime!
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1 Cf Imitazione di Cristo I, 19, 1.

2 «Astieniti e sopporta».

3 Allusione all'espressione attribuita a Mons. Ketteler Emanuel (1811-1877). Sacerdote, Vescovo di Magonza (Germania), emminte teorico della dottrina sociale cattolica.