Beato Giacomo Alberione

Opera Omnia

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30. LASSISMO O RIGORISMO30
1. In principio del 1950 avevamo proposto di passare quest'anno santamente, e specialmente di vivere in modo che fosse davvero un anno di innocenza, di pietà, di rettitudine. Perciò occorre che siamo innocenti, e puri di pensiero, di cuore, di vita; né lassismo né rigorismo, ma delicatezza di coscienza, sensibilità spirituale, rettitudine sincera davanti agli uomini.
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2. Si dice da taluni: oggi ci vuole altra educazione; altro modo di vivere, altra forma di disciplina... Rispondo:
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3. La santità è e consiste sempre nel vivere Gesù Cristo come è presentato nel Vangelo: via, verità e vita. Il male è sempre nel distaccarsi dal Vangelo, da Gesù Cristo, dagli esempi dei santi.
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4. La vita religiosa è sempre quella che ha insegnato Gesù Cristo, che propone al Chiesa, che hanno vissuto i religiosi santi, che è indicata dalle costituzioni. La delicatezza non è rigorismo, né scrupoli. Il lassismo non è modernità, ma mondanità di cuore.
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5. Comprendiamo bene alcune cose. Il metodo da usarsi con le giovani deve tener conto della loro età, della loro semplicità, della loro delicatezza. Il metodo da tenersi con le adulte deve tener conto della maggior virtù, dello spirito di responsabilità più sviluppato, dell'ufficio e delle cognizioni di cui le adulte sono in possesso.
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6. Viviamo con i nostri tempi; che hanno più mezzi di santificazione e di formazione, di apostolato, come di comunicazioni; ma insieme hanno maggiori pericoli, perché ogni ritrovato viene rivolto in male dal nemico delle anime. Spesso le persone hanno meno salute. Alle superiore perciò è necessario una più larga, attenta, caritatevole vigilanza; specialmente sulle letture, sul cinema, sulla radio, sulle relazioni.
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7. Non si introducano giochi grossolani, poco convenienti per le religiose, o tali che impegnino troppo la mente. La ricreazione sollevi lo spirito, riposi la mente, sviluppi l'organismo, specialmente gli organi più vitali.
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8. Non possiamo educare le aspiranti ad una vita che non sia attuale; dobbiamo fare il bene agli uomini attualmente viventi; quindi sempre la pastorella prende dal suo tesoro cose nuove e cose vecchie.
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9. In generale è bene che le superiore concedano una moderata libertà specialmente trattandosi di professe perpetue; però vigilino con diligenza, siano presenti agli atti comuni ed alle ricreazioni; ma sempre con spirito materno che cerca di prevenire ed impedire il male.
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10. Non si usino metodi polizieschi; né si dia facilmente ascolto a chi riferisce ogni difetto che vede nelle altre. Le suore da parte loro, ricordino che la libertà è concessa per fare meglio, e sviluppare la personalità e lo spirito di responsabilità; mai per fare nulla, o il male, o il minor bene.
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11. Vi è una necessità fondamentale ed essenzialissima: formazione di una coscienza più illuminata, più retta, più profonda, più delicata. E questa tanto più per chi aspira alla vita religiosa tra le pastorelle, e sarà esposta forse a pericoli.
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12. Il gravissimo male è che oggi alcuni considerano, come modernità e progresso, l'essere senza scrupoli (come essi dicono) o meglio di coscienza libera, indipendente, o il mettersi in occasioni prossime, o comunque necessarie di peccato; o la trascuratezza dell'esame di coscienza, della meditazione e della visita al santissimo Sacramento; e circa la povertà, disponendo del denaro indipendentemente; o il tenere relazioni non necessarie, pericolose, o anche semplicemente relazioni all'insaputa delle superiore; il ricercare comodità e soddisfazioni: cura esagerata della salute; vantarsi di uno spirito di indipendenza.
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13. Terribili lacci del demonio; dominio della legge e della carne; vero spirito mondano entrato nelle case religiose.
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14. Primo lavoro di ogni religiosa è il perfezionamento con lo sforzo costante, di emendazione dai difetti e di conquista della virtù.
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15. Secondo lavoro: la fedele osservanza della povertà, 'obbedienza interna ed esterna nella vita comune della pastorella. Mutare è pervertire; essere fedeli è assicurarsi quello che Gesù ha promesso: "Riceverete il centuplo e possederete la vita eterna" (Mt 19,29).
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16. La religiosa pastorella ha poi anche un'altra necessità, un altro dovere: 'apostolato. E' parte della vostra missione, mezzo di bene, strumento di propagazione del regno di Dio. Ad esso tutte siete tenute sebbene in diversa misura. san Paolo non disdegnava il lavoro manuale anche, e mostrava i calli delle proprie mani quando esclamava "Ciò che mi è necessario me lo sono procurato col lavoro di queste mie mani" (At 20,34).
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17. Vi sono prima errori di mente, poi errori di volontà, poi errori nel parlare, errori nelle tendenze del cuore, errori nella condotta. Ci si chiude la via della santificazione: dall'educazione si ricavano frutti scarsissimi; non si ha più la grazia di attirare le anime e di formare le vocazioni.
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18. Non si introducano con pretesto di ammodernarsi, singolarità ed abusi. Il progresso di ogni anima, della casa, di tutto l'istituto richiede due cose: primo, la fuga del peccato e delle occasioni di peccato, con un lavoro costante per l'emendazione; secondo, aspirazione risoluta, fattiva verso la santità.
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19. Il nostro Maestro è uno solo: Gesù Cristo, non il mondo. san Pietro e san Paolo lo hanno seguito con dedizione piena e costante fino alla morte. La nostra Madre è immacolata e piena di grazia. Guardiamo ai santi religiosi, guardiamo alla Chiesa, guardiamo alla santità canonizzata; guardiamo ai migliori; guardiamo alle costituzioni.
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20. Legge fondamentale di Gesù Cristo è la parola: "Chi mi vuol seguire, rinneghi se stesso, prenda ogni giorno la sua croce e mi segua" (Mt 16,24). O quell'altra pur tanto grave: "Chi non rinunzia a tutto quello che possiede non può essere mio discepolo" (Mt 10,37).
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21. Anche san Paolo ci dice che saremo eredi di Dio e coeredi di Cristo se però soffriamo con lui per essere con lui glorificato.
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22. Nell'istituto non vi è né educazione prima, né educazione seconda; non formazione d'una volta né formazione di adesso; non vi è né nuova né vecchia generazione, neppure vi è una educazione formazione e santità italiana e un'altra americana, asiatica, ecc.
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23. Vi è soltanto una santità sapiente che tiene conto di ogni circostanza di tempo, di luogo e di persona; ma che sempre porta ad amare Dio con tutta la mente, la volontà e il cuore. Il difetto è sempre difetto, la virtù è sempre virtù. Vi è soltanto una vita religiosa secondo che ha insegnato con l'esempio e con la parola Gesù Cristo. Egli è l'istituto, il legislatore, l'aiuto, il conforto, il premio del vero religioso.
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24. Per coloro che lo seguono con tutto il cuore "pace sopra di loro e la misericordia di Dio" che a tutte auguro e per tutte prego.

5 novembre 1950

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30 5 novembre 1950