Beato Giacomo Alberione

Opera Omnia

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SPIRITO DI PREGHIERA
DEL B. GIUSEPPE CAFASSO

La preghiera fu per il B. Cafasso il più grande conforto ed aiuto in ogni contingenza della sua vita. Giovanetto ancora, soleva ritirarsi nei luoghi più nascosti della casa, ove dava sfogo alle sue ardenti aspirazioni verso Dio. Divenuto chierico e sacerdote, non era sazio di vivere egli stesso della vita di preghiera, ma col consiglio, colla predicazione e cogli scritti la inculcava anche agli altri.
«Il Beato - scrive Mons. Salotti - in un amplesso d'amore abbracciò Dio e l'umanità. Amò di un amore gagliardo e sublime Dio, dinanzi alla cui maestà camminò riverente in atto continuo d'adorazione. Amò con generosità senza pari le creature, diffondendo su queste i tesori d'un affetto premuroso che non conobbe limiti e confini. Nelle fiamme ardenti di questo doppio amore, che divamparono dalla sua anima di cristiano e di sacerdote, sta tutto il pregio della sua santità.
Durante il ministero sacerdotale non fece che conformarsi ai principi da lui dati.
«Per un uomo apostolico, diceva, la migliore preparazione ai propri lavori, la sua forza e consolazione nel corso di essi, il suo riposo dalle fatiche che quelli gli sono costate, è l'orazione... Chi è imperfetto e chi non ha il cuore pieno di Dio, chi non agisce con spirito veramente interno, quando ha lavorato, per riposarsi si va a gettare nel mondo, fra il tumulto, le conversazioni e i divertimenti; ma l'uomo apostolico va a trovare Dio, va a riposarsi in Dio. Se Egli ha benedetto le sue fatiche, ei va a deporre ai Suoi piedi i trofei e le corone conseguite con il Suo aiuto, ed a pigliare nuove forze per riportarne altre maggiori; se invece non è riuscito nelle sue imprese, va ad attingere maggiore coraggio per non lasciarsi abbattere e per ricominciare».
Centro della vita di pietà del Beato, come di tutti i Santi, fu l'adorabile Sacramento dell'altare.
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Ai piedi di Gesù Sacramentato, sia che celebrasse la S. Messa, o si prostrasse in lunga preghiera d'adorazione, il Beato non pareva più un povero mortale: il suo corpo stesso si trasumanava e assumeva atteggiamento angelico. Chi lo vedeva, era irresistibilmente tratto a riverenza. Tanto egli appariva rapito ed assorto nel Mistero adorabile, da far credere che avesse il dono di contemplare sensibilmente la santa Umanità del Signore.
«Non v'è tempo né più breve, né più dolce - soleva dire ai sacerdoti - di quello che si passa a trattare con Gesù, divino amico delle anime. E dov'è un tempo meglio impiegato? Quale altra azione più grande, più nobile, più eccellente, mentre in quel punto si vive più da angelo e cittadino del cielo, che non da uomo ed abitatore della terra? Oh, non dà noia né fastidio il conversare col Signore. Provate, gustate, vedrete... Mio Gesù, quand'è che brucerò del vostro santo amore?»
Tenerissima devozione portava alla B. Vergine. Egli scriveva: «Affido la mia vita all'amore ed alle cure della mia tenera Madre. Entro il suo cuore, io ripongo le ore mie estreme e gli ultimi miei sospiri. Sì, a fianco e fra le braccia di questa Madre io voglio partire da questo mondo e presentarmi alla mia eternità».

(Dalla Vita).

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